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La folle vita di Didì Sancisi
La folle vita di Didì Sancisi
La folle vita di Didì Sancisi
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La folle vita di Didì Sancisi

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About this ebook

“Didì, stammi bene a sentire, purtroppo non ho molto tempo, è da giorni che chiedo di te, ma credevano che chiamassi mio figlio e mia moglie. Quando non li hanno trovati, hanno capito che io volevo te. Stammi a sentire, amico mio, il maestro Cacaceci mi ha incaricato di dirti alcune cose quando avresti raggiunto la maggiore età, purtroppo devo dirtele adesso e solo Dio sa quanto avrei voluto vederti grande! La tua mamma doveva sposarsi con un giovane di famiglia nobile, ma quando si seppe che era in attesa di un bambino, senza peraltro aver fatto nulla di male se non qualche bacio nel sottoscala, fu allontanata dalla sua città e mandata in questo paese. Quello che doveva diventare tuo padre la cercò disperatamente, fino a che non fu ucciso in una stradina di Bologna, Via Sfregatette, dalla caduta di un satellite spia Russo. Ora ti ritrovi con uno zio, il fratello di tuo padre, prendi l’indirizzo dentro al portafoglio. Troverai tutto nella valigia in quell’angolo, è tutto tuo, è l’unica cosa che posso donarti oltre al mio amore. Ora vai Guido, vai a studiare, diventa Uomo e ricordami”. Con un ultimo sospiro Gastone tace, la mano che serra il polso di Guido si rilascia e tutto finisce. Una morte orrenda per chi ha lasciato solo amore, una strada buia con un capolinea ancora più buio.

LanguageItaliano
Release dateOct 10, 2011
ISBN9788897268314
La folle vita di Didì Sancisi
Author

Guido Sancisi

Sancisi Guido, primo di due fratelli nato a Bologna nel 1948, si trasferì nel 1960 a Bari per seguire il padre Renato funzionario della Banca D’Italia. Conseguì il diploma di Maturità Scientifica e la frequenza al quarto anno di Giurisprudenza. Nel 1975 la fa-miglia ritornò a Bologna, dove conobbe l’attuale moglie e si sposò nel 1976. Dal matrimonio sono nate due bambine, Marilena e Alice Maria. Ha lavorato in un Istituto di Credito fino al 2000 e ora è pensionato. Si trasferì a Gradara nel 2009 per stare vicino ai nipotini Nicolò e Siria che abitano a Gabicce Mare.

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    La folle vita di Didì Sancisi - Guido Sancisi

    Copyright © 2011 by Guido Sancisi

    ISBN 9788897268314

    MELIGRANA EDITORE

    Via della Vittoria, 14

    89861 - Tropea (VV)

    Tel. (+39) 0963 600007 - (+39) 0963 666454

    Cell. (+39) 338 6157041 - (+39) 329 1687124

    info@meligranaeditore.com - redazione@meligranaeditore.com

    www.meligranaeditore.com

    Seguici:

    INDICE

    Frontespizio

    Colophon

    Guido Sancisi

    Dedica

    Procreazione

    Iniziamo da 0. Primi giorni di vita

    A casa!

    Primi anni di vita

    Il carattere di Didì

    Il suo primo concorso

    Si va in collegio!

    Primo giorno di scuola!

    In classe, incontro con il Maestro e i compagni

    È ora di pranzo

    Considerazioni, propositi, avvertimenti

    Un incontro burrascoso

    Finalmente solo

    Secondo giorno di collegio

    Secondo giorno di scuola

    A colloquio col maestro

    Ultimo giorno di scuola

    La residenza estiva di Didì

    Compagni estivi e non di Didì

    Ultimo anno delle elementari

    Il pacchetto misterioso

    Verso la licenza elementare

    L’ultima sorpresa

    Verso la pubertà

    Primi turbamenti

    Grossi guai in arrivo

    13 anni, terza media

    Una visita inaspettata

    Gli esami di terza media

    Inizio della fine

    Note

    Guido Sancisi

    Sancisi Guido, primo di due fratelli nato a Bologna nel 1948, si trasferì nel 1960 a Bari per seguire il padre Renato funzionario della Banca D’Italia. Conseguì il diploma di Maturità Scientifica e la frequenza al quarto anno di Giurisprudenza. Nel 1975 la famiglia ritornò a Bologna, dove conobbe l’attuale moglie e si sposò nel 1976. Dal matrimonio sono nate due bambine, Marilena e Alice Maria. Ha lavorato in un Istituto di Credito fino al 2000 e ora è pensionato. Si trasferì a Gradara nel 2009 per stare vicino ai nipotini Nicolò e Siria che abitano a Gabicce Mare.

    Contattalo:

    sancisiguido@libero.it

    Dedica

    Che io sappia, nessuna dedica ha mai superato le dieci righe, perciò questa non è una dedica, anche perché non saprei come scriverla.

    Questo che scrivo è solo quello che mi viene spontaneamente, è una specie di ringraziamento, invece di un fiore che prima o poi appassisce, Vi offro quello che ho scritto.

    Da quando ero piccolo, mi sono sempre piaciute le favole, volevo essere di volta in volta re, mago, cavaliere, paladino e anche burattino e gelataio.

    Da grande volevo essere avvocato, medico, scienziato.

    Sono diventato bancario, per circa venti anni ho lavorato, credo, onestamente e ora da pensionato sono ritornato a essere quello di tanti anni fa, sono sempre io, con le stesse idee e le stesse fantasie di quando ero piccolo.

    Infantile? Certamente, ma infantile vuol dire credere nelle cose belle, nell’amore, nella gratitudine, nelle favole. Ed io credo fermamente in tutto questo, ora forse ancora di più, perché crescendo sia di fisico sia di esperienza ho capito quello che da sempre i genitori insegnano ai figli, anche senza parole, solo con lo sguardo: l’amore.

    Ma amore forse è una parola troppo grossa, troppo importante e usata molto spesso impropriamente, perciò lasciatemi dedicare tutto questo a tutti quelli che mi hanno voluto e che mi vogliono bene, a tutti quelli che mi sopportano con tanto affetto, ma soprattutto alle donne della mia vita, anche se mio padre non si può proprio considerare una donna! Comunque…

    A queste donne, grandi o piccole che siano, dico solo: grazie.

    Un grazie di vero cuore, permettetemelo, lo devo alla Banca in cui ho prestato servizio, in quegli anni ho capito che la famiglia è l’unica cosa bella a cui tornare dopo una giornata di lavoro; ai miei colleghi e superiori che in tanti anni mi hanno fornito materiale a profusione per quello che ho intenzione di scrivere, a tutti quelli che hanno sempre riso e che rideranno sempre sulle disgrazie degli altri.

    Non può esserci introduzione migliore a questo volumetto che un brano del famosissimo Henry Bergson sul significato del comico. Egli ha scritto: Ciò che la vita e la società esigono da ciascuno di noi è un’attenzione costantemente sveglia che discerna i contorni della situazione presente e una certa elasticità del corpo e dello spirito che ci metta in grado di adattarci a essa.

    Procreazione

    Fantozzi è in Paradiso, un Paradiso magari sbagliato, ma in tema con tutta la sua vita. Nonostante questa morte improvvisa, il mondo non può reggere a una simile disgrazia, come non ha retto alla morte di Superman e dell’Uomo Ragno; come non potrebbe resistere alla morte di Topolino o Paperino o della Coca Cola!

    Per questo, il disegno divino, o come si voglia chiamare, ha fatto venire alla luce venerdì 2 settembre il piccolo Sancisi Guido, meraviglioso bambino nato dopo ben dodici mesi di dolorosa e appassionata gestazione materna, perché considerata da parte di tutti i luminari della scienza interpellati, una gravidanza isterica.

    I motivi di questa diagnosi, analisi di laboratorio e visite ginecologiche accompagnate da numerose Tac e Risonanze magnetiche, furono che la Signorina Sancisi era completamente e innaturalmente priva dell’apparato genitale riproduttivo. Questo piccolo problema, che tuttavia la rendeva ugualmente corteggiatissima, perché di una bellezza e intelligenza sconvolgenti, la privò dell’unico sogno della sua vita, trovare un uomo tutto per lei.

    Di uomini ne trovò a decine, ma non appena lei li rendeva edotti del suo piccolo problema, essi con una scusa qualsiasi la abbandonavano per altre conquiste, magari meno belle e intelligenti ma prolifiche. Trovò uomini di tutti i generi, belli e brutti, alti e bassi, magri e grassi, bianchi o colorati, con membri immensi o minuscoli, ma nessuno la volle sposare! Nacque, così, con questo miscuglio di semi Didì, diminutivo di Guido, affascinante caso medico non ancora risolto.

    Iniziamo da 0. Primi giorni di vita

    L’Ospedale cittadino non era né attrezzato né preparato a un parto ritardato, quindi tutti lo considerarono un parto normale e Didì è posto per 5 giorni nell’incubatrice riscaldata, nel reparto maternità. Pochi minuti prima della sua venuta alla luce, partorì

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