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L'EQUILIBRISTA
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L'EQUILIBRISTA

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About this ebook

Un giovane prete di provincia in piena crisi mistica e una donna, uccisa dopo avergli rivelato di essere vittima di una insolita banda di estorsori. L’improvviso rapimento di Padre Marco mentre si stava dirigendo nella caserma dei Carabinieri per deporre sull’uccisione della donna e scaraventato sul fondo di un lurido furgone, sono il preludio al terribile quanto straordinario viaggio che i protagonisti affronteranno tra l’Italia e l’Albania, per concludersi al confine con la Grecia, viaggio colmo di peripezie, avvenimenti scabrosi, radicali cambiamenti, amori e uccisioni.
In equilibrio tra due mondi completamente differenti tra loro, due uomini lotteranno sino a svelare il mistero che solo l’odio poteva aver creato.

LanguageItaliano
Release dateJan 5, 2012
ISBN9781466173057
L'EQUILIBRISTA
Author

Andrea De Monaco

Andrea De Monaco, nato nel 1972 ad Abbadia San Salvatore, una piccola e verdeggiante cittadina toscana alle pendici del Monte Amiata. Diplomatosi alla maturità tecnico-commerciale si dedica a molteplici attività lavorative e sportive detenendo vari brevetti, ma contemporaneamente sviluppa l’indole artistica scrivendo poesie, di cui alcune pubblicate nel 1998 sull’antologia LATINITAS, edita da Cronache Italiane e nel 1999 sull’antologia LETTERE D’AMORE E D’AMICIZIA, edita da Ibiskos Editrice. Nel 1994 comincia a scrivere il suo primo romanzo, L’Equilibrista, che inizia e lascia in sospeso dopo una manciata di pagine fino a quando, nel 2005, trovatosi a vivere per un breve periodo ad Alessandria e grazie alla spinta di varie energie, lo conclude per poi auto-pubblicarlo nel 2010 sul sito ‘ilmiolibro.it’. Appassionato di teatro si dedica alla recitazione con un gruppo amatoriale di Novara e alla ricerca della consapevolezza di sé a cui ogni individuo dovrebbe aspirare.

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    Book preview

    L'EQUILIBRISTA - Andrea De Monaco

    CAPITOLO 1

    Le rondini sorvolavano il paese in piccoli stormi mentre il sole, sbucando dagli Appennini, si apprestava a riscaldare quella tiepida giornata di fine maggio.

    Perfino Cetta quella mattina era allegra. Si recò nella stanza di Padre Marco e dolcemente gli toccò un braccio lasciando il giovane prete sorpreso, ma felice per quella gentilezza inattesa.

    Cetta era una vivace signora oramai sulla settantina, con ancora una folta chioma bianca ben curata, ma senza presunzione, e un viso vellutato, attorniato da qualche ruga dovuta a quell’espressione un po’ severa di colei che ha vissuto un’intera vita al fianco della parrocchia, gestendo qualunque situazione con estrema padronanza e riservatezza; due qualità molto apprezzate dal Vescovo.

    Padre Marco si dedicava alla propria vocazione rappresentando Dio in una piccola cittadina di circa seimila anime, ai piedi del Monte Amiata, circondato da colline verdeggianti e paesaggi tipicamente toscani.

    Quella mattina il sole scaldava dolcemente l’aria, dando gioia ai numerosi animali distesi a godere quel piacevole calore primaverile. I balconcini del borgo di mezzo erano decorati con gerani rossi e viola, e nel viale regnava il silenzio; da lontano arrivava solo un lieve rumore, ritmato e regolare, accompagnare lo scopettone di ginestra che con forza lo spazzino faceva scivolare lungo le scanalature delle pietre, disposte con divina maestria.

    Buon giorno padre.

    Buon giorno Alberto. Mi scusi, ma non posso fermarmi…vado di corsa!

    Lei padre ha sempre voglia di scherzare. Arrivederci.

    Arrivederci, gridò il prete correndo all’indietro sorridendo.

    Attraversò il centro storico salutando le poche persone che a tale ora incrociò sulla via, arrancando in un saliscendi di vicoli stretti e contorti. Oltrepassò la porta di borgo e raggiunta la parte alta del paese, imbucò un sentiero che lo immergeva completamente in un bosco di castagni fittissimi spingendosi fin su in alto, nei faggi, dove la pace non aveva eguali.

    Ogni mattina percorreva gli stessi chilometri per arrivare all’altezza del Primo Rifugio. Lì la faggeta, con i fusti dritti e lisci, si mischiava alle villette di sasso, rifinite in legno. Semideserte.

    La nitidezza del sottobosco lo incantava trasmettendogli un’energia indescrivibile, capace di demolire ogni sua preoccupazione, di sciogliere lentamente la marea d’emozioni calcificate in tanti anni di vita clericale, avvinghiate ad un malessere non focalizzato che l’opprimeva talvolta profondamente.

    Corse una decina di minuti ancora e si fermò in uno spiazzo a rilassare i muscoli, indolenziti per la fatica, rapito dal canto degli uccelli e il calpestio dei cerbiatti su quel manto uniforme di rami e foglie secche; in quei momenti invidiava le famiglie che tra quei boschi trascorrevano giornate meravigliose, ma il ricordo di ciò che era lo travolgeva ogni volta abbattendosi su di lui come l’ascia si abbatte furiosa su un ciocco di legno, distruggendo all’istante quei pensieri insulsi.

    Si ricordò dell’appuntamento che lo attendeva in paese per le dieci e si precipitò giù per il sentiero che lo avrebbe ricondotto a casa. I sassi affioravano fitti dal terreno, ma lui continuava a scendere incurante del pericolo di potersi rompere la testa cadendo tra quelle ruvide rocce vulcaniche, tenendo gli occhi fissi in terra, mentre con il braccio si detergeva il viso.

    Dopo una mezz’ora arrivò in paese.

    Entrato in casa si svestì rapidamente gettando gli indumenti a destra e a manca, come se stesse seminando fretta, tappezzando sia il canterano che le sponde in ferro battuto del letto ad una piazza e mezza, animate da due angioletti sospesi su una nuvoletta dipinti di celeste e bianco, e scuriti da quasi un secolo di vita. Aprì l’armadio, bucherellato dalle termiti, e tirò fuori un ricambio di biancheria intima, per poi infilarsi sotto la doccia bollente.

    Cetta, vedendo il caos serpeggiare indisturbato all’interno della stanza, si fermò sbigottita. Si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia al petto, e attese Padre Marco uscire dal piccolo bagno incastonato in un angolo della camera, tra due pareti che anticamente accoglievano un armadio a muro.

    Le pare questo il modo di comportarsi? urlò la donna appena lo vide sbucare dalla porta, nascosto nel cappuccio dell’accappatoio, facendolo sobbalzare. Si dovrebbe vergognare! Un uomo della sua età che…

    E si bloccò per un istante; ma il fuoco che le ardeva dentro la spinse a continuare come se stesse facendo la predica ad un figlio dopo una malefatta. …che lascia così in disordine la propria stanza, da sembrare un campo di battaglia.

    Padre Marco tentò di prendere la parola, ma la donna continuò a blaterare sparendo senza neanche salutarlo e lui si trattenne dallo scoppiare a ridere. Poi distolse l’attenzione da quella vicenda e si concentrò sull’appuntamento, a cui rischiava di giungere in ritardo.

    *******

    Erano le undici quando, percorrendo il chiostro per raggiungere il proprio appartamento, Padre Marco decise di tornare indietro e passare dalla sacrestia. Aprì la porta che dava accesso alla parte inferiore della chiesa e vide una donna, immobile con le braccia lungo i fianchi, che fissava monotona la statua della Vergine Maria.

    Era una signora di bell’aspetto, di poco sopra alla quarantina, vestita con normalissimi jeans, scarpette color fucsia e una giacca di cotone con delle figure geometriche ricamatevi sopra. I lunghi capelli ricci, di un castano molto chiaro, erano legati con una molletta dorata e gli occhi erano coperti da un paio d’occhiali da sole con la montatura grande, molto signorile.

    Padre Marco si fermò a fissarla; in chiesa non l’aveva mai vista, sebbene il ricordo di averla già incontrata lo rapì per qualche istante.

    Padre, vorrei confessarmi! disse, appena si accorse della sua presenza.

    Torni stasera prima…

    La prego! È importante!

    Poi si tolse gli occhiali scuri dal viso e tremante li ripose nella borsetta di cuoio.

    Padre Marco le si avvicinò per congedarla, ma i suoi occhi erano rossi attorniati dall’ombroso alone del trucco. Così la pregò di inginocchiarsi all’esterno del confessionale. Aprì la finestrella che dava sulla griglia metallica e si fece il segno della croce incoraggiandola a fare lo stesso.

    Era molto agitata e portando la mano destra a disegnare la croce su quel corpo ancora ben curato, balbettò qualcosa a mezza voce e rimase in silenzio. La vergogna le impediva di confidarsi con chiunque, perfino con Dio.

    Allora! Cosa c’è di tanto urgente che non può attendere la messa delle cinque? domandò Padre Marco, rompendo quell’inquietante silenzio.

    La donna esitò abbassando lo sguardo a terra. Roteò la testa per vedere chi ci fosse in chiesa, ma non c’era nessuno, e lentamente fissò la griglia; i suoi occhi però erano persi all’infinito come se aldilà di quella barriera metallica ci fosse un altro mondo, oscuro, che la faceva rabbrividire.

    Non so da dove cominciare, padre. Ho bisogno di parlare con qualcuno, di confidarmi altrimenti…non sono molto religiosa ma so che lei è tanto disponibile con tutti ho sentito che non giudica che sa ascoltare e magari consigliare anche se non lo so neanche io di cosa ho bisogno forse solo di qualcuno che mi stia ad ascoltare solo di questo solo di questo non lo so!

    Non ce la fece a trattenere le emozioni, che buttò fuori tutto senza riprendere fiato, ansimando. Così chiuse gli occhi e spalancò la bocca ingurgitando aria in una crisi d’ansia. Avrebbe voluto alzarsi ma le gambe non le rispondevano, erano stanche, inchiodate su quelle assi di legno. Poi tornò in sé cercando di mettere a fuoco il volto del prete attraverso le minuscole fessure della griglia, ma senza riuscirvi, e proseguì.

    "Fino a poco tempo fa abbiamo condotto…io e mio marito…una vita serena, perlomeno economicamente. Abbiamo un’attività qui in paese, con la quale ci siamo potuti comprare una casa crescendo nostra figlia senza farle mai mancare niente. Ce l’ha lasciata mia madre dopo la sua morte, l’attività, e non chiedendo nulla a nessuno abbiamo lavorato compiendo enormi sacrifici.

    Non siamo credenti, padre, ma crediamo fortemente nel rispetto della vita e degli esseri umani, e non so davvero come sia potuta accadere una cosa del genere proprio a noi che…"

    Ma si fermò sentendo il cuore palpitare per l’enorme sforzo e scoppiò a piangere.

    Padre Marco scansò la spessa tenda di velluto color porpora e scattò fuori dal confessionale. Prese la mano della donna e aiutandola a sollevarsi la invitò a seguirlo in sacrestia per bere un po’ d’acqua e continuare la confessione in un luogo meno angusto di quel buco buio e poco familiare.

    La donna si rannicchiò su se stessa coprendosi il viso con la mano; non voleva che il prete la vedesse in quelle condizioni.

    Le diede un po’ di carta e lei cominciò a picchiettarsi gli occhi delicatamente assorbendo le lacrime che le scendevano lungo le guance, bagnandole il collo. Avere vicino Padre Marco la faceva sentire al sicuro. Poi afferrò il bicchiere d’acqua che il prete le porse e la divorò in un batter d’occhio, tant’era la secchezza che aveva in bocca.

    Il problema, padre, è sorto cinque mesi fa, proseguì la donna. Quelle persone passavano ogni tanto dal mio negozio e mi guardavano in un modo…in un modo inquietante. Inizialmente non diedi alla cosa molta importanza, perché da noi cose di questo genere non erano mai capitate.

    Cose di che genere!? intervenne il prete, confuso. Non riesco a capire di quali persone mi stia…

    Sia paziente, padre! È molto difficile per me trovare il coraggio di raccontarle tutto...ma quelle persone dopo qualche tempo ritornarono. Cominciarono a dire che era un bel negozio e che rimetterlo a posto ci sarebbe costato molto denaro. Mio marito, ingenuamente, gli disse che il negozio era già a posto; ma quell’uomo ghignando rispose che sarebbe stato proprio un peccato se avesse preso fuoco, o se qualche vandalo, chissà, fosse entrato per rubare e lo avesse distrutto! Capisce, padre?

    Padre Marco rimase immobile, a fissare il muro di fronte a lui con il viso contratto. Poi lentamente si rivolse alla signora.

    In un paesino come questo…una storia del genere è inverosimile. Se non me la stesse raccontando lei di persona e non credo sia uno scherzo, altrimenti di pessimo gusto, sarei tentato a non crederci.

    Si portò la mano sul mento e scrutò attentamente i suoi occhi. L’iride le brillava colpita dal sole, che filtrava attraverso la piccola vetrata al centro della sacrestia rappresentante San Marco mentre alzava al cielo una colomba. Però, se così fosse, continuò Padre Marco, "non è certo questo il luogo migliore per continuare questa conversazione.

    Incontriamoci nel pomeriggio. Faremo due passi all’aria aperta e…mi racconterà il resto della storia; sempre che lei sia d’accordo."

    La donna distolse lo sguardo. Era confusa e sentiva la paura salirle dalle gambe arrancando fino allo stomaco. Si rendeva conto di aver raccontato tutto ad un uomo che non conosceva affatto e che ormai non poteva più tirarsi indietro, finché tornò sul volto del prete rimasto immobile in attesa di una sua risposta.

    Non lo so padre. Ho paura. Se quella gente ci vedesse insieme, potrebbero pensare che le sto raccontando tutto.

    Ed è vero! disse Padre Marco, strappandole un lieve sorriso.

    Poi si misero d’accordo su l’ora in cui ritrovarsi e si salutarono. La donna avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, ma s’infilò gli scuri occhiali da sole e si allontanò dalla chiesa come un fantasma, fissando chiunque lungo la strada osasse rivolgerle lo sguardo.

    Padre Marco rimase in sacrestia, in silenzio, a riflettere su ciò che aveva udito, basito alla sola idea che in un paesino cosi tranquillo, potessero accadere tali nefandezze.

    *******

    S’incontrarono in chiesa con un leggero ritardo e dopo essersi salutati stringendosi la mano, Padre Marco la invitò a salire sulla sua auto.

    La donna si guardò intorno. Poi nascondendosi il viso con il bavero della giacca montò in macchina, rincuorata dall’idea di passeggiare in un luogo tranquillo dove nessuno li avrebbe potuti vedere.

    Trascorsero tutto il tempo in silenzio, osservando il paesaggio che si scagliava frastagliato a perdita d’occhio, impegnati a non slittare sul sedile ad ogni tornante che scendeva verso valle. La donna aveva gli occhi fissi sulle colline di creta che animavano la campagna. Non sapevano come riprendere il discorso, e il contesto non era incoraggiante: una spigolosa macchina che scricchiolava ad ogni piccola variazione del terreno, con la cappotta apribile manualmente attraverso una leva che faceva scorrere la gomma su dei piccoli assi di metallo. La classica macchina giovanile ma non sportiva, con gli ammortizzatori cosi morbidi da spaventarsi ogni qualvolta Padre Marco abbordava una curva un tantino più forte del dovuto, ma altrettanto affascinante da sembrare un’automobile d’altri tempi, con il cambio posto sul cruscotto. Quando la vedevi arrivare pareva un topolino, a cui mancavano solo i baffetti.

    Dopo venti minuti, Padre Marco parcheggiò l’auto in un piccolo spiazzo abitato da platani altissimi e rimasero ad osservare il lago che gli si presentava di fronte. Camminarono lungo le sue sponde verdeggianti percependo nell’aria il piacevole profumo di primavera portare a spasso il forte odore degli alberi, con i primi fiori che uscivano dal lungo letargo invernale. La loro bellezza ricopriva un intero prato, per poi dirigere la visuale su un frutteto dove tutte le gemme si schiudevano in un coro di colori stupendi, mescolati ai riflessi arcobaleno che apparivano sullo specchio dell’acqua.

    In lontananza spiccavano maestose le vette degli Appennini ancora innevate, nonostante il mese di maggio fosse agli sgoccioli. L’inverno era stato rigido. Solo da pochi giorni il clima cominciava a rispettare la primavera, entrata di diritto oramai da più di due mesi.

    Le colline circostanti stavano cambiando il loro aspetto, dando l’illusione di appartenere ad un affresco magicamente animato dal vento. Vi era una dolce armonia, rotta a tratti dal debole rumore di una motosega che ripuliva un boschetto di cerro.

    In quel luogo Padre Marco ci veniva soprattutto quando i pensieri gli attanagliavano il cervello.

    Quando raggiunsero l’altra sponda del lago, la donna era rilassata, quasi sorridente nonostante la situazione in cui si trovava. Le tensioni che le contraevano tutti i muscoli del corpo si sciolsero dolcemente e il volto lentamente si distese.

    Sapeva che era solo un’illusione, ma decise di godersi comunque quell’attimo di tranquillità, da sola, senza i propri familiari. E Padre Marco non la interruppe.

    Si tolse gli occhiali scuri dal viso e mostrò due occhi azzurri dare luce ad un volto grazioso, con lineamenti morbidi.

    S’imbarazzava ancora all’idea di raccontare quell’assurda storia ad una persona che, pur essendo un prete, non conosceva affatto. Poi nel confessionale c’era la griglia, che li separava e la proteggeva permettendole di esprimere intimamente le proprie emozioni, anche se in sacrestia vedere Padre Marco in volto l’aveva rassicurata.

    Mi faccia capire meglio, iniziò Padre Marco, interrompendo quel piacevole momento di silenzio. Quell’uomo, oltre a minacciarvi, vi ha chiesto qualcosa?

    Sì! rispose lei con voce ferma, senza aggiungere altro.

    Padre Marco si portò la mano destra sulla fronte e chinò il capo in avanti. La sua esistenza era imprigionata in un delizioso quadretto idilliaco, dominata da ridicole convinzioni perbeniste che non lasciavano spazio a tali mostruosità.

    Vuole farmi credere che questa persona vi minacciò di distruggere il negozio, se non le aveste pagato un…

    Un pizzo, padre, proprio quello! intervenne la donna, dissipando quei dubbi che con difficoltà il prete cercava di cacciare dalla testa. Quell’uomo ci minacciò apertamente, ma non subito. Prima fu molto gentile. Ci offrì la sua protezione, la sua e quella dei bastardi che erano con lui.

    La donna tremava e a stento riuscì a continuare. Stiamo vivendo nel terrore; ogni giorno, ogni santissimo giorno che passa la paura aumenta sempre di più, oltre a dover pagare molti soldi per far godere quelli là.

    E si fermò, liberando le lacrime; ma il prete non badò alle emozioni della donna e continuò.

    Quanti soldi vi hanno chiesto?

    Pochi inizialmente, ma col passare del tempo sempre di più. Sono partiti con duecento mila lire ogni due settimane, ed ora pretendono la metà degli incassi. Non sappiamo più cosa fare, è una cifra talmente alta che non ce la facciamo neanche a pagare le spese. Ci hanno preso per la gola, padre, e non vogliono mollare, concluse, con la voce stridula. E sobbalzò toccandosi il torace per la forte fitta che sismicamente la stava invadendo.

    Era talmente stanca e nauseata che barcollò. Padre Marco l’afferrò al volo e delicatamente l’adagiò sull’erba.

    La donna rimase con gli occhi spalancati, ad osservare le nuvole in cielo; ce n’era una che gonfiava pompando schiuma densa e bianchissima. In realtà lei stava correndo stringendo i denti, per raggiungere in un solo balzo l’altra sponda e fuggire via.

    Poi d’un tratto sembrò risuscitare. Si tirò a sedere e fece alcuni respiri profondi.

    Credevo d’averla perduta.

    Fece eco la voce del prete, risuonandole nei timpani come se qualcuno avesse fatto vibrare una sfilza di campanacci.

    La donna si sistemò nervosamente la giacchina. Si voltò verso di lui e con un cenno della mano lo invitò a sederle accanto.

    Grazie padre.

    Non mi deve ringraziare. Quando l’ho vista tentennare…

    Non intendo per quello che ha fatto ora, lo interruppe, ma per ciò che sta facendo. Per avermi portata in un luogo dove…

    Ma non riuscì a trovare le parole per esprimere ciò che sentiva. Era talmente grande la sofferenza, che la sua vita, in quel preciso istante, le sembrò meravigliosa tanto da non poter esternare le emozioni che provava senza rischiare di banalizzarle in un semplice intellettualismo, spicciolo e mediocre.

    Padre Marco si portò l’indice sul naso e le sorrise.

    Lui stesso veniva inondato da simili sensazioni. Ogni volta che si recava in quel luogo ‘magico’ e passeggiava lungo le sponde del lago, veniva travolto da qualcosa di indescrivibile nascergli all’altezza del cuore, per poi propagarsi dappertutto creando un piacevole effetto d’espansione, lasciandolo euforico per alcune ore.

    Tornando al nostro racconto, riprese il prete, completamente immerso nella vicenda, perché non vi siete rivolti ai Carabinieri?

    Ci minacciarono, padre. Avrebbero fatto del male a nostra figlia se ci fossimo avvicinati alla caserma dei Carabinieri; anche solo per pagare una contravvenzione.

    Si fissarono, entrambi con la fronte corrugata. "Non sappiamo più cosa fare. Mio marito non sa che sono venuta da lei, e almeno per il momento non deve venirlo a sapere.

    Se non troviamo al più presto una soluzione, commetterà una follia. È disperato. Farà una pazzia, me l’ha già detto."

    Lei questo non deve permetterlo, esclamò il prete, con decisione. "Lo convinca a stare tranquillo, che troveremo una soluzione. Non vi abbandonerò, glielo prometto.

    Ora dobbiamo tornare, o mi verranno a cercare perché salterò completamente la messa del pomeriggio," concluse Padre Marco, sdrammatizzando l’atmosfera appesantita da quell’assurda vicenda.

    Mentre tornavano a casa nessuno parlò. Si godettero finalmente il paesaggio, come se in quel laghetto avessero scaricato il macigno che all’andata gravava sulle loro spalle.

    Padre Marco parcheggiò l’automobile accanto alla chiesa e la donna scese salutandolo chinando il capo in avanti, in segno di gratitudine, per poi allontanarsi coprendosi gli occhi con le scure lenti da sole e il bavero della giacchina sul collo.

    Quel pomeriggio stava finendo e l’aria diventò frizzante. Il cielo si dipinse di colori caldi, finché il sole sparì lentamente alle spalle della montagna.

    Padre Marco rimase tutta la sera con la testa chissà dove. Si risvegliò da quella specie di trance sentendosi chiamare per la cena, non ricordando neppure di aver celebrato la messa.

    A tavola non proferì parola. Mangiò distrattamente tutto ciò che Cetta gli mise nel piatto, senza degnarla neppure di uno sguardo. Poi si alzò e sparì come un lampo su per le scale, rinchiudendosi in camera sua.

    *******

    CAPITOLO 2

    Nei giorni seguenti Padre Marco s’isolò completamente.

    Si rintanò nel proprio studio a reperire documenti che potessero aiutarlo a tirare fuori quella gente dalla maledizione in cui erano incappati e l’unica vita sociale a cui partecipava, era quella a cui era obbligato.

    Meditava

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