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Il primo giorno di lavoro: Facce da curriculum
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Il primo giorno di lavoro: Facce da curriculum

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About this ebook

Cosa può accadere ad un giovane durante il suo primo giorno di lavoro? Diciannove racconti fotografano situazioni paradossali, grottesche, spesso divertenti e a volte terribili.
La precarietà di un paese che potrebbe vantarsi di appartenere al terzo mondo. Contiene inoltre alcune indispensabili ed improbabili lettere di presentazione e di raccomandazione.
Con scritti di Susanna Camusso (Presidente Nazionale CGIL) e di Ascanio Celestini.

LanguageItaliano
Publishernoubs
Release dateMar 22, 2012
ISBN9788886885218
Il primo giorno di lavoro: Facce da curriculum

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    Book preview

    Il primo giorno di lavoro - Massimo Avenali

    PRESENTAZIONE

    Pensieri di donne al lavoro - Susanna Camusso

    Il primo giorno che entro in fabbrica - Ascanio Celestini

    IL PRIMO GIORNO DI LAVORO

    Lo scavo archeologico - Alessandra Fortini

    La nuova forza lavoro - Alessandro Petrini

    Direzioni opposte - Alessia Orlando

    La vestizione - Angela Elia

    Ho conosciuto Pasolini - Antonio Secondo

    Manuale dell’esordiente pubblicitario - Daniele Lombardi

    Sweet home Reggio Emilia - Domenico Cosentino

    Un diamante è per sempre - Emanuela Tumiatti

    Ipotesi di lavoro - Enrico Arlandini

    Lavoro offresi - Francesca Levo Calvi

    Il fortunato dieci per cento - Giulia Evolvi

    Beppe va al lavoro - Giuseppe Delfino

    Dall’altra parte dei banchi - Lara Fontana

    Promoter con orario part-time - Martina Pugno

    Da grande farò il Deejay - Marzia Cikada

    Lungo la linea tratteggiata - Piero Mariella

    Area 12 - Silva Sanna

    Non è da tutti - Stefano Catini

    Semplicemente disperata - Valentina Petretti

    LETTERE DI PRESENTAZIONE/RACCOMANDAZIONE

    Uno spiccato senso dello spettacolo: lettera di presentazione - Adelmo Monachese

    Una donna dalle misere capacità intellettuali: lettera di raccomandazione - Agnese Monaco

    Mi sa che sono fatto apposta: lettera di presentazione - Denia Di Giacomo

    Uno straordinario potenziale: lettera di presentazione - Enrico Faraoni

    La quintessenza dell’inutilità: lettera di raccomandazione - Fabrizio Bini

    Una piccola richiesta d’aiuto: lettera di raccomandazione - Gianluca Bedini

    Sono una persona mediocre: lettera di presentazione - Giulia Rinotti

    La patonza deve girare: lettera di raccomandazione - Ivana De Marchis

    La picciotta è brillante: lettera di raccomandazione - Lara Fontana

    Spero che tu mi risponda veloce: lettera di raccomandazione - Ludovica Mazzuccato

    Il mio amico ci tiene molto: lettera di raccomandazione - Luigi Brasili

    Senza mezzi termini: lettera di raccomandazione - Maria Luisa Maricchiolo

    Affinché la nobil anima: lettera di raccomandazione - Maurizio Signorelli

    Sono pur sempre laureata: lettera di presentazione - Riccardo Maggi

    Tra tutti i giornalisti perditempo: lettera di raccomandazione - Simona Martini

    Un quarto d’ora di sano divertimento: lettera di presentazione - Stefano Faccini

    AUTORI DEI RACCONTI

    AUTORI DELLE LETTERE

    NOTIZIE SULL’OPERA

    ****

    PRESENTAZIONE

    Il lavoro, tema sempre più predominante quanto sfuggente, in questa antologia risalta in tutta la sua forza vissuta e/o visionaria. Due fototessera con i volti anonimi di un uomo e di una donna, pubblicati sul sito delle Edizioni Noubs in collaborazione con il blog sensopposto.it, ora non più attivo, hanno dato il via al concorso Facce da curriculum. Autori da tutta Italia si sono fatti coinvolgere nell’immaginare per quei volti un curriculum e una lettera di presentazione o di raccomandazione, e hanno raccontato un primo giorno di lavoro, inventandolo oppure ricavandolo dalle proprie esperienze.

    Dalla selezione effettuata sui numerosissimi testi pervenuti, è scaturita un’antologia scoppiettante, divertente, grottesca, provocatoria, spesso terribile, come può esserlo il mondo precario del lavoro e della vita di giovani e meno giovani. Il testo si divide in due parti: una con i racconti del primo giorno di lavoro, la seconda con le lettere di presentazione e raccomandazione. Gli scritti sono organizzati, in maniera piuttosto irriducibile alle logiche del cosiddetto mondo del lavoro, secondo l’ordine alfabetico dei nomi propri degli autori.

    Il libro è introdotto da un intervento della presidente nazionale della CGIL Susanna Camusso, letto a Vieni via con me, la trasmissione televisiva di Fazio e Saviano, e dal racconto del primo giorno di lavoro dell’operaio di Fabbrica, testo teatrale scritto da uno degli attori più legati a tali questioni, Ascanio Celestini. Ringraziamo la Camusso e Celestini per aver integrato il libro con i loro interventi, e per la loro costante disponibilità a dare voce a queste tematiche.

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    ****

    PENSIERI DI DONNE AL LAVORO

    Susanna Camusso

    Io sono l’invisibile. Durante la notte o all’alba, pulisco il luogo dove lavorerai

    Curo la vita e la morte, mi chiamano badante, sono prigioniera di un permesso di soggiorno

    Ho firmato un foglio di dimissioni in bianco. Previene la gravidanza

    Cerco lavoro. Meglio nascondere laurea e master, giuro di non avere specializzazioni

    Corro a casa, ma la pizza con il mio capo era  necessaria per la carriera

    Guardo la fabbrica e so che il mio lavoro è andato in Serbia

    Invento, ricerco. Aspetto un biglietto aereo per l’estero..

    Curo, accudisco, lavo, stiro e tanto altro: chissà se è  un lavoro...

    Sono nata nel sud, posso scegliere tra obbedire o emigrare

    Avevo un lavoro, poi hanno tolto il tempo pieno (e il sostegno) a scuola

    Rispondo a un annuncio di lavoro: sarò abbastanza carina? E abbastanza giovane?

    Passo le ore ad una cassa, sorrido. Ma non era domenica?

    Quanti asili si possono fare con i soldi del Ponte sullo stretto?

    Sono un dottore. Non sono un primario

    Quando lavoro produco lavoro, potete spiegarlo  a economisti e governanti?

    Ho inventato nuove professioni

    Ho conquistato le otto ore

    Ho conquistato il tempo del matrimonio, della maternità, dell’allattamento

    Ho conquistato il diritto di sentirmi uguale nel lavoro, restando differente

    Felice il giorno in cui non dovrò conquistare niente di più, staranno meglio anche gli uomini.

    (intervento letto alla trasmissione RAI Vieni via con me, 22 novembre 2010)

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    ****

    IL PRIMO GIORNO CHE ENTRO IN FABBRICA

    Ascanio Celestini

    Che è il primo giorno che entro in fabbrica, quel 16 marzo. Timbro il cartellino alle 22.00 precise ed entro alla fabbrica. È il turno di notte.

    Mi cambio allo spogliatoio e mi affaccio alla finestra dello spogliatoio.

    Ché la finestra dello spogliatoio della fabbrica è l’ultimo preciso punto della fabbrica che dal centro della fabbrica vedi il di fuori della fabbrica. Dalla finestra dello spogliatoio si vede l’edicola tabaccheria di Assunta, che fa pure da bar e spaccio.

    Parto, traverso il piazzale di cemento armato della fabbrica, passo accanto al perastro, l’albero di pere selvatiche che sta piantato nel piazzale, alla panchina accanto al perastro e vado verso la fonderia.

    Mi hanno messo agli alti forni, alla fonderia. Mansione di scorazzino: devo scopare il carbone nell’altoforno.

    Mi hanno detto che il mio capoturno è Fausto. Si chiama Fausto quello che devo incontrare. Lui deve impararmi il lavoro.

    La prima cosa che mi dice Fausto è che c’è da imparare che - alla fabbrica ci sta un centro e il centro della fabbrica è l’altoforno. Tutta la fabbrica è costruita per fare funzionare bene l’altoforno e il gas prodotto dall’altoforno trasformato in corrente elettrica manda avanti tutta la fabbrica. La fabbrica c’ha un centro e quel centro è l’altoforno, dice Fausto.

    E noi stiamo al centro della fabbrica.

    Ma la seconda cosa che mi dice Fausto è che sicuramente si sono sbagliati a prendermi a lavorare a me. Mi dice che da ottobre hanno licenziato già 300 operai. E che ne licenzieranno altri 3000 in cinque anni. Che a quelli come me che non c’ho figli e non c’ho famiglia, che a quelli come me che sono tutto sano… siamo i primi che ci licenziano.

    Figuriamoci se li vanno ad assumere quelli come me.

    (tratto dal racconto teatrale Fabbrica, Roma, Donzelli Editore, 2003, pp. 3-4)

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    ****

    IL PRIMO GIORNO DI LAVORO

    LO SCAVO ARCHEOLOGICO

    Alessandra Fortini

    Eccoci, lo sapevo. Mi si è di nuovo rotta un’unghia… ma perché proprio stasera?!

    Driiiin… Driiiin…

    No, non ora, maledetto telefonino, con questa suoneria a dir poco arcaica…!

    Driiiin… Driiiin… Driiiin…

    Beh, in fondo, a ben pensarci, studio Archeologia, quindi è una suoneria piuttosto adatta, no? E va bene, ora rispondo.

    - Sì? Ah, ciao… no, no, non disturbi… oddio, solo un pochino, sai, mi stavo facendo la ceretta all’inguine. No, non vado in vacanza al mare, molto più eccitante: domani parto per la prima campagna di scavi archeologici! Sì, è fantastico, chissà quanta gente ci sarà… ragazzi, è ovvio. No, non so il numero preciso dei partecipanti, so solo che dovremmo essere alloggiati in dei bungalow. In aperta campagna, sì… in mezzo alle capre. No, ma io sono pronta, eh! Ho già preparato tutto: la borsa da portare sul campo – com’è eccitante solo a dirsi! – poi la valigia rossa con i fiori rosa, sì, dai, quella di Hello Kitty, ma come non te la ricordi! E poi ho lo zainetto, per lo stretto indispensabile, il borsello, l’iPhone, il palmare di papà, alle volte si guastasse il mio cellulare. Sì, sì, tanto è aziendale… e basta. Quante scarpe? Ne ho prese quattro paia per ricambiarmi, un paio di decolté, nel caso in cui qualche sera si uscisse, ed un solo paio da lavoro. Sì… no, cioè, le ho cercate bianche, perché la mia tuta è lilla, ma non c’è stato verso di trovarle, allora ne ho preso un banalissimo paio marrone chiaro, con rifiniture nere. No, che c’entra, certo che ho pensato alla comodità, è solo che… sai com’è… non riesco a rinunciare alla bellezza. I guanti! Già, brava, mi hai fatto ricordare una cosa fondamentale: non posso mica rischiare di buttar via mesi e mesi di manicure! Ok, dai ora ti lascio. Non, stasera non esco. Questi vogliono trovarsi alla stazione alle sei domattina… ma ti rendi conto, alle sei! Chi glielo farà fare di alzarsi così presto… dai, allora ciao. Ti chiamo da là… dal posto delle capre. Bacini, bacetti, smack! Ciao ciao. -

    Uffa. Per essere alla stazione alle sei, visto che è a dieci minuti da casa mia, dovrò alzarmi almeno alle cinque. Oh no… chissà che occhiaie domattina… devo sbrigarmi con questa ceretta… Ahii! Maledetta… va bene che devo studiare gente morta qualche migliaio di anni fa, però mica voglio sembrare io la troglodita pelosa! Aspetta, quelli erano in preistoria, io, invece, sto per partecipare ad uno scavo medievale, quindi non erano più trogloditi pelosi… beh, pelosi forse sì. Ed anche trogloditi, ne sono certa! Mica ce l’avevano il telefonino loro!

    Ed è sulla scia di questi pensieri che la giovane studentessa si addormenta la sera prima del giorno più importante della sua vita universitaria, fino a quel momento: lo scavo archeologico, occasione in cui avrebbe avuto potuto mettere in atto tutto il suo sapere teorico, unendolo ad abilità e senso pratico.

    Il giorno dopo…

    Oh no… di già… ma smettila di suonare! Cellulare del cavolo. Sì. Mi alzo, dai, sennò non ce la faccio a far colazione, vestirmi e truccarmi. Certo che, se evitassi di far colazione, potrei restare cinque minuti in più a letto… ma sì, un grammo in meno fa sempre la sua figura… ritardiamo la sveglia.

    Cominciamo bene… Ma l’ora di partire arriva comunque.

    Bene, devono essere loro. Cinque… sei… set… otto persone alla stazione, con bagagli a seguito, ecco un bel ragazzo che scende dalla macchina. Adesso mi presento: mi raccomando, «non avrai mai una seconda occasione di dare la prima impressione», ricorda… evidentemente loro non conoscono questa massima: ma come sono vestiti questi? Capisco l’amore per l’antichità, ma non fino a condividere l’armadio con quello di uno stilista d’anteguerra! Sì, comunque, è bene che mi presenti.

    - Ehi, ehi! Scusate, buongiorno, state aspettando la navetta dell’Università? -

    - Sì, navetta! Non siamo mica fuori dalla discoteca! Comunque sì, stiamo aspettando, perché? -

    - Perché sono iscritta allo scavo di Castel di Montorsolo, quindi volevo sapere se anche voi… insomma…-

    Ma perché mi guardano così?

    -… dovete recarvi là. -

    - Sì, anche noi. O forse sarebbe meglio dire solo noi, visto come ti sei conciata. - Risate sommesse e generali.

    Ma cosa stanno dicendo! Ho messo le cose più sportive che ho! Bell’accoglienza. Non sarà facile questa cosa, se vero è che il buongiorno si vede dal mattino!

    Arrivano altre persone, di cui alcune con il treno. Poi gli organizzatori sui loro mezzi e, dopo circa trenta minuti di sguardi bassi e sottili, si sale sul pulmino dell’Università.

    - Allora, salve, ragazzi e ragazze, ciao a tutti. Io sono Sauro, il responsabile dello scavo del Castello di Montorsolo, come sapete il programma di scavo è partito due settimane fa, il 15 di Luglio e terminerà il 30 di Settembre. Alcuni di voi sono iscritti a tutti i turni, fino alla chiusura dello scavo, altri parteciperanno solo ad alcune settimane di lavoro. Mi raccomando, lo sapete già, soprattutto chi non è alla prima esperienza di scavo: abbigliamento comodo e sportivo, oppure, per dirla breve, le cose più vecchie che avete. -

    Mi ha guardata! Mi ha guardata!! Forse pensa che io non sia al mio primo scavo ed abbia una certa esperienza!

    - Bene, siamo pronti? Contiamoci… sei… dieci, undici… quindici, sedici. Siamo tutti. Alfonsi? Baratti? Cetulli?… Forierini?… Parconi?… Zanzoli? Bene, allora: otto con me, quattro ed altri quattro con i miei colleghi, salite nelle fuoristrada. Chi viene con me metta i bagagli dietro e salga adesso.

    - Oh, che accoglienza calorosa… e piano! Perché mi spingono tutti? -

    - Scusa, scusami tanto, eh! ma se mi vieni addosso non riesco a caricare la mia roba! Anzi, non è che potresti darmi una mano con la valigia, per favore? Io da sola non ci riesco…-

    E io dovrei alzare quel giardino fiorito con la faccia schiacciata di un gatto bianco che mi fissa? Ehi, bellina, guarda che se non ce la fai ad alzare un valigia, col cavolo che potrai compicciare qualcosa a lavoro!

    Trattiene a stento le lacrime, la pluripremiata studentessa con la media del 29 e mezzo.

    Che viaggio imbarazzante. E terribile. E questa la chiamano navetta? Ma lo specchietto retrovisore ciondola ed oscilla ad ogni curva! E quelli laterali sono frantumati, a rosata, come se qualcuno ci avesse tirato contro dei sassi. E questi sedili, oddio, cigolano e sono tutti bucati. Finirò con il macchiarmi da qualche parte, me lo sento. Meno male che questa è la tuta dell’anno scorso. E poi perché queste ragazze sono così ostiche nei miei confronti? Guardale, fanno capannello perfino dentro un bussino, mi immagino come saranno fuori! Eh sì, la bellezza e l’invidia vanno sempre di pari passo, non è vero, brutte galline starnazzanti? Che bei paesaggi che ci sono da queste parti, mi chiedo come mai non li abbia mai notati prima, eppure, mi è stato insegnato a lezione che lo spirito d’osservazione è fondamentale… proviamo a guardare meglio… Ohuhh! Che testata al finestrino, ma come guida questo Saro, Sauro, o come si chiama! Ecco, ecco che imbocchiamo una strada sterrata: che emozione, sento già l’odore dell’avventura!

    - Un coniglietto! -

    Tutti ridono.

    - Non è un coniglietto, è una lepre! -

    - Una lepre? No, non è possibile, gli animali selvatici non si avvicinano così all’uomo. -

    - Ah no? E secondo te come mai i ragazzi che sono là dal primo turno la notte devono stare attenti a non lasciare fuori niente che sia commestibile, sennò i cinghiali vanno a fargli i festini sotto la finestra? -

    - Cinghiali?! Oh mio Dio! Ditemi che non è vero, ditemi che non è vero! Io adoro gli animali, ma non così vicini, davvero, sono abituata a stare in città io… come faccio… come farò! -

    - Ehi, senti, non preoccuparti: se non li disturbi, loro non attaccano, è semplice. -

    - Figurati se vado a disturbarli, io scappo a gambe levate, appena li vedo! -

    - Magari, allora, cerca di levarti quelle scarpe con la zeppa che sembrano da ginnastica ma non lo sono. Eviterai di spaccarti una caviglia prima ancora di iniziare a lavorare…-

    Ma che carini che sono… si preoccupano per me. Gliele farei mangiare le mie scarpe!

    Giunti alla meta, i ragazzi sono invitati a scendere dai mezzi di trasporto ed iniziano le spiegazioni sulle minime regole di convivenza negli alloggi. Sotto gli occhi di tutti i già residenti nei bungalow, i nuovi arrivi vengono fatti sfilare nel cortiletto centrale.

    - Allora, ragazzi - Fischio - occhi e orecchie a me: questi sono i vostri bungalow. Sono da quattro posti, in camere da due persone. -

    Che figata! Chissà chi mi toccherà come compagna o… come compagno!

    - I bagni sono esterni, in un unico bungalow dove troverete lavandini e docce. -

    Che cosa? Come sono esterni?

    - Le docce sono quattro, quindi cercate di organizzarvi con i turni, portate il minimo indispensabile per lavarvi e usate meno acqua possibile, chiaro? Maschi e femmine, ascoltatemi: condividete lo stesso ambiente, poco sudicio per i primi e poche lamentele per le seconde. -

    Non posso crederci!! Non voglio crederci… io ho anche le difese immunitarie basse…

    - Per i turni di pulizia, ovviamente, dovrete fare da soli. Lo Stato Italiano ci passa a mala pena i fondi per mangiare, ed è miracoloso avere ancora dei siti aperti in cui scavare, figuriamoci se c’è l’impresa di pulizia! Ora, sceglietevi un compagno o una compagna ed occupate i letti, quelli là sono i bungalow vuoti. Ci troviamo tra un quarto d’ora di nuovo qui, per andare sullo scavo. Ci sono domande? Sì, te, dimmi…-

    - Ma si comincia a scavare oggi? -

    - Non scaveremo propriamente, ma comincerete a prendere confidenza con l’ambiente, quindi portatevi la roba da lavoro in ogni caso, soprattutto le scarpe antinfortunistiche. Altre domande? No, bene. A più tardi. Puntuali, eh! -

    Ecco, i ragazzi, le nuove promesse del panorama archeologico, ed ecco i tanto attesi bungalow.

    "Ma,

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