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L'incidente Chiappero: Pescottino: Delitti di Provincia 4
L'incidente Chiappero: Pescottino: Delitti di Provincia 4
L'incidente Chiappero: Pescottino: Delitti di Provincia 4
Ebook90 pages1 hour

L'incidente Chiappero: Pescottino: Delitti di Provincia 4

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About this ebook

L'apparenza inganna. Pucci, investigatore privato, viene chiamato da due anziane sorelle a risolvere l'enigma di un duplice incidente mortale di molti anni prima in cui era rimasto vittima anche il loro padre. Ben presto, l'investigatore si troverà coinvolto in una intricata matassa il cui bandolo si trova molti anni più indietro, ma che porterà a notevoli colpi di scena. Il romanzo è il quarto episodio della serie "delitti di provincia".

LanguageItaliano
Release dateMay 9, 2013
ISBN9781301691456
L'incidente Chiappero: Pescottino: Delitti di Provincia 4
Author

Annarita Coriasco

Annarita Coriasco, italian poetress and writer.Annarita Coriasco, scrittrice, ha ricevuto due volte il premio “Courmayeur” di letteratura fantastica. Le sono stati attribuiti i premi internazionali “Jean Monnet” (patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dall’Università di Genova e dalle Ambasciate di Francia e Germania) e "Carrara - Hallstahammar". Ha ricevuto l'onorificenza di "Cavaliere" dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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    L'incidente Chiappero - Annarita Coriasco

    L’incidente Chiappero – Pescottino: delitti di provincia 4

    Annarita Coriasco

    © Annarita Coriasco 2013

    Edizione Smashwords

    Prima edizione

    Smashwords Edition,

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

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    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    L’incidente Chiappero – Pescottino: delitti di provincia 4

    Era febbraio, l’ultimo giorno di carnevale. Nello studio ricavato dalla stanza destinata all’unica sua figlia Paola, ormai definitivamente ubicata in quel di Torino, Giacomo Pucci, maresciallo dei Carabinieri in pensione, stava sbadigliando sulle ultime foto che il suo aiutante Stenti aveva carpito all’ennesima coppia fedifraga. Il viavai dei carri allegorici, dei bimbi e festanti vari, si faceva sentir bene anche lì all’estrema periferia di Foli. Si univa allo spignattare in cucina della moglie Franca, tutta intenta nella preparazione dei dolcetti di carnevale che in Piemonte vanno sotto il nome di bugie.

    Quando suonò il campanello erano quasi le undici di mattina. Un’occhiata alla pendola a muro glie lo confermò prontamente. Franca non si mosse subito, forse pensando ad uno scherzo, giustappunto di carnevale. Poi, un tramestio di ciabatte, tacchetti e voci basse. Franca bussava ed entrava nel contempo come suo costume. Una ragazzina vestita da Lady Oscar con tanto di fioretto in plastica in mano lo guardava seria.

    - E’ la figlia della vicina di zia Rosa, Jennifer Carcamona. Ti ricordi? –e rivolta alla ragazzina –Su, dagli il biglietto, da brava –e ancora rivolgendosi a Pucci –Ha detto che te lo doveva consegnare di persona... E’ vero, Jennifer?

    Si sentì un flebile si. La bimba posò velocemente un biglietto sulla scrivania e, senza attendere nulla e nessuno, si dileguò velocemente nel corridoio. Il maresciallo e la moglie sentirono aprire e chiudere la porta d’entrata dell’appartamento senza aver tempo di proferire verbo. La rincorsa invero piuttosto lenta della signora Franca, non era giunta neppure alla porta dello studio. Nel frattempo Pucci aveva afferrato la missiva e ne rimirava la carta da poco prezzo, piegata in due e chiusa con lo scotch a celare il contenuto. Non vi era alcuna busta.

    - Non la leggi? –la moglie del maresciallo era tornata sui suoi passi e lo sovrastava, seduto com’era ancora alla scrivania. Senza dir niente, Pucci sconfisse lo scotch con l’unghia del pollice e lesse a scena muta.

    - Embè? –chiese la consorte, decisamente curiosa.

    - Niente. E’ Maria Grazia Pescottino, la farmacista... –rispose Pucci incontrando gli occhi avidi di spiegazioni della moglie.

    - Ma che vuole? –insisté lei strappandogli il foglio di mano. –Ti vuole parlare e ti invita a casa sua... –si stupì subito dopo –Ma che sarà?

    Pucci fece spallucce, si alzò e si diresse sbadigliando verso la cucina.

    - Non le hai ancora fritte? –chiese alla moglie che sopraggiungeva, riferendosi alle bugie.

    - Quelle due stanno sempre per conto loro... Perché ti avranno invitato? –ribatté lei ignorando la domanda culinaria.

    - Ma che ne so. Non sarai mica gelosa... –ridacchiò Pucci versandosi del caffè in un bicchiere.

    Il fatto era che le due anziane farmaciste vivevano sole e incontrastate da anni in un misterioso appartamento, sopra la decrepita farmacia, in uno dei palazzi di loro proprietà. Erano smodatamente ricche (pareva), e incontrovertibilmente avare e zitelle. Il loro defunto padre, già farmacista, era stato con loro iperprotettivo ed era divenuto assai anziano prima di morire in un incidente stradale molto controverso, qualche anno prima. I tre, per giunta, erano afflitti da un’importante menomazione oggi rimediabile, ma ai tempi immoti delle loro nascite era stata malformazione senza alcun appello: il piede equino.

    - Non sarà mica per quell’incidente di diversi anni fa –insinuò la moglie di Pucci.

    - Può darsi –rispose Pucci –Per quel che ne so il caso non è ancora chiuso.

    Nel tardo pomeriggio, ora dell’appuntamento, calava di già la notte. Il cielo era senza stelle e una nebbiolina gelida si stava posando sulle strette strade semideserte del paese. Poche le auto, praticamente inesistenti i passanti. Le rare vetrine deserte di curiosi. I lampioni asfittici di luce, rischiaravano appena le gelide tenebre. Pucci suonò, rabbrividendo, il citofono del portone di fianco alla farmacia chiusa. Una vecchietta che passava sottobraccio ad una tipa nerboruta, lo osservò stupita mentre pigiava il bottone avvolto dall’incerta luce del lampione a forma di palla da biliardo. Le due donne parlottarono e sparirono all’angolo non viste dal maresciallo. La serratura scattò e la luce del pianerottolo pure. Pucci salì le scale di pietra antica, consumate da chissà quante paia di piedi scomparsi. Vide senza osservare le mura un po’ scrostate, le ringhiere di ferro brunito. Il pianerottolo che seguiva le due rampe di scale terminava dinanzi ad una unica porta. La scala proseguiva in assi di legno e andava molto probabilmente al solaio.

    La farmacista Enrica Pescottino si presentò e lo fece accomodare con modi garbati e gentilissimi, addirittura stucchevoli. Era piccola di statura e magra. Alla luce rossastra del lampadario del disimpegno, pareva una maschera di cera. Zoppicando vistosamente e trascinando la gamba offesa, lo precedette sino al salotto, come lo chiamò lei stessa. In realtà era una piccola sala da pranzo gremita di sedie alte, stucchi un po’ fatiscenti, tendaggi opachi, vecchi mobili colmi di centrini e svariati ninnoli. Una chaiselongue addossata alla parete di fondo e un quadro enorme che teneva quasi tutta la suddetta parete

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