San Peregrino
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About this ebook
La vicenda di san Pellegrino dà lo spunto per una filosofia del passo. Il cammino è intessuto di scarto ed ironia. Tutti i passi compaiono, a guisa degli attimi inesorabili del tempo, innumerevoli, e così l'incedere della scrittura risulta scattante, veloce, dedita agli stupori del piede che saggia il terreno, del narrare che sfiora l'elegia.
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San Peregrino - Lorenzo Barani
LORENZO BARANI è nato a Castelnuovo Rangone (Modena) nel 1948. Si è laureato in filosofia teoretica. Ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei. Ha fatto parte dal 2005 al 2008 della redazione della rivista di filosofia politica "Eupolis" diretta da Pietro Toesca. Collabora con la rivista Anterem ed è membro del Comitato Scientifico dell’Università di Anghiari. Tiene seminari e conferenze di filosofia.
Ha pubblicato:
1986 - Vita Spinoza, Edizioni Tam Tam, con un saggio introduttivo di Adriano Spatola
1989 - San Peregrino, Firenze Libri
1998 - Nietzsche e le cure dell’io. L’innocenza del tempo e la logica del risentimento, Firenze Libri. Atheneum
2009 - Derrida e il dono del lutto, Anterem Edizioni
2010 - Derrida e il dono del tempo, Moretti&Vitali
Lorenzo Barani
SAN PEREGRINO
La filosofia del piede
Artefazioni di Lorenzo Barani
logo BePubSan Peregrino
By Lorenzo Barani
Smashwords Edition
Prima edizione digitale 2013
BePub Pubblicazioni Digitali
ISBN 978-88-908434-19
Rilasciato sotto licenza Creative Commons
Opere artistiche: Lorenzo Barani
Progetto grafico di copertina: marleg.it
eBook Design e produzione:
www.2bcomunicazionedigitale.it
Ai vaganti di notte, ai magi, ai posseduti da Dioniso, alle menadi, agli iniziati…
A. 59, Eraclito di Efeso
image.pngPerché dopo ventiquattro anni ripubblicare San Peregrino?
Essenzialmente perché «Peregrino sta ancora camminando».
L’ho incontrato – cosa rara –, e mi è parso più dinamico e ironico che mai. La sua bella cera praticamente intatta. Impossibile, come allora, stargli dietro, tenere il suo passo, se non per breve tratto di via. E mentre cercavo di congratularmi con lui per la sua pratica talmente rigorosa dell’arte del piede – tale da dare risalto all’etica di quella sua particolare est-etica –, mi ha stupito la domanda scoccata come freccia d’Apollo, domanda impensabile un quarto di secolo fa. Che ne sai del camminare per Internet?
, mi ha chiesto.
Lì per lì, una domanda buttata come soprapensiero. E so bene, io, che Peregrino non è mai soprapensiero, ma procede in quell’elemento fino a che non l’ha percorso in ogni suo scorcio. Ritrovatomi solo, ero nel rovello, e mi chiedevo quali opportunità la Rete offre per l’arte del piede, quali difficoltà per la pratica della filosofia dell’inesausto incedere. E già mi rimboccavo le maniche, anzi mi allacciavo i calzari alati e lasciavo briglia sciolta all’immaginazione, per potergli stare dietro in questa nuova dimensione, per accompagnarlo nella nuova avventura. Peregrino si interrogava già sulle difficoltà di muoversi in un mondo ossessionato da un attivismo folle, sedotto da illusorie libertà e ammaliato da infinite disponibilità.
Ma tant’è. Intanto, non potevo eludere le sue aspettative e non compiere un primo passo, semplicemente porgergli il nuovo saio, una nuova veste informatica
.
Poi, quando sarà l’ora, vedremo che Peregrino non accelererà il passo, nonostante l’orizzonte più ampio, ma continuerà ad osservare con stupore le cose e la natura, a mangiare lupini, ad accarezzare le micie color albicocca e a darsi il tempo del proprio pensiero. Solo sarà più arduo tenergli il passo.
Casa Volpaia, 13 Maggio 2013
Lorenzo Barani
I confini dell’anima, nel tuo andare, non potrai scoprirli, neppure se percorrerai tutte le strade:
così profondo è il logos che le appartiene.
A. 55, Eraclito di Efeso
image-1.pngDELLA LEGGENDA
image-2.pngSchiaffo del diavolo
Si dice che Peregrino dovette subire i tormenti del diavolo. In una selva oscura
ricevette da Lucifero in persona un terribile schiaffo che lo fece prillare su stesso – percussit orribiliter in maxillam.
Che dire, lo schiaffo del diavolo lascia il segno, si stampa a fondo. L’urto scottante sconquassa la vista, l’ordine delle cose, indelebilmente. Si resta confusi. Poi una direzione vale l’altra. Si è perso il bandolo della matassa. Non ci si raccapezza più. Si invidia l’altrui sicurezza.
Nella percossa si scollano i nomi delle cose. Parti di anima vanno in frantumi e giacciono inappartenenti. Irriconosciuti frammenti – è la trappola. La nostalgia – smarrita immediatezza delle cose.
Affar serio lo schiaffo del diavolo. S’impone una risalita, un urgente bisogno di luce. È arduo inerpicarsi su per la luce.
Peregrino era già stato toccato da Lucifero al termine dell’infanzia, quando smise di compiere prodigi. Quel contatto segnò la vita. Il pensiero rimaneva fisso a quel punto. Non potevano capire, gli altri, la diversità. Giorno dopo giorno si sentiva diverso. Dall’esterno si sarebbe detto che ben poco fosse mutato, se non quell’aria svagata, assorta, assente.
Che il tempo scorresse era inessenziale. Un rimanere abbindolato di fronte a quell’istante, alla carezza infernale. Da lì lievitavano domande, vaghezze, da quel contatto con Lucifero. Tutto diveniva possibile. Nulla era stringente. Fluttuava lo spirito senza posa sballottato in qua e in là. Un essere esposti, penzolanti, un essere in preda al vento. Ondeggiamenti.
Era in un punto celato dell’universo, quel punto. Peregrino vedeva e sentiva in quel punto – che Lucifero degli angeli è il più fulgido in maestà. Splendido per sembianze fisiche. E che la bellezza è demoniaca, da cavare l’anima. Lucifero fascinoso fino all’ebbrezza. La bellezza – un ordito che trattiene in mirabile armonia le bellezze ideali. La bellezza che è via dell’ascesi. C’è perversione nell’ascesi – alleluia! L’ascesi culmine della perversione – alleluia!
Si perdeva Peregrino nella selva, dentro, nel labirinto. E il dubbio che Lucifero abbia il dominio sulla sapienza. Lucifero predomina. Non intendeva la sapienza di chi eccelle nella capacità del destreggiarsi – la consumata abilità d’inventare espedienti pratici. Piuttosto la sapienza della luce che getta l’occhio nelle tenebre. Rendere manifesto l’ignoto, e la potenza dell’altra faccia delle cose.
In quel punto del mondo capovolto, tuttavia in strana simbiosi con l’universo, lì è la corte di Lucifero. È maestro di parola, pensava. La conosceva già prima del mondo. Conosceva l’ordine delle parole, i loro nessi prima dell’esistenza delle cose. Già prima costruiva trame di parole, da perdersi, da rimanere impigliati in esse. Parole così profonde da apparire oscure. Parole che potevano intrattenere a piacere rapporti col significato. Eppure implacabili – frecce d’Apollo che mai sbagliano bersaglio. Parole rigorose e tuttavia libere dal dover corrispondere a cose. Parole allusive e oblique in