Oltre il Peccato
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About this ebook
Un filo invisibile ma incredibilmente robusto unisce l'adultera evangelica ad una giovane donna milanese alla fine degli anni '80. Entrambe hanno peccato, ed entrambe hanno saputo andare oltre il loro peccato grazie all'incontro con Gesù: reale per la prima, inconsapevole ma altrettanto vero per la seconda.
Un racconto intenso e serrato che descrive bene come il Cristo evangelico sia ancora attuale, e quale segno profondo lasci nelle coscienze di chi ha saputo ascoltarlo davvero, producendo profondi cambiamenti sia personali che sociali.
Una storia d'amore difficile e grande proprio perché ha saputo superare la prova più significativa: abbattere il muro dell'incomprensione, in nome della libertà e della responsabilità.
Maria Cecilia Tagliabue
Maria Cecilia Tagliabue vive a Milano dove è nata nel 1964. Laureatasi in lingue e letterature straniere, ha conseguito anche il diploma in counseling, disciplina che lavora sulla relazione e la prevenzione della patologia psichica. Sposata e madre di quattro figli, ha vissuto per vent'anni in Calabria esercitando la professione di counselor e coltivando la sua passione per la musica e la letteratura. Ha presentato libri di autori quali: Isabella Bossi Fedrigotti, Carmine Abate, Maurizio Serra, Stenio Solinas e Mariolina Venezia. Esordisce come scrittrice con il racconto autobiografico Oltre il Peccato.
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Oltre il Peccato - Maria Cecilia Tagliabue
PREFAZIONE
Qual è il legame tra un’adultera palestinese vissuta nel 33 d.C, e una giovane milanese ventenne alla fine degli anni ottanta?
Come può l’incontro tra quell’adultera e Gesù aver inciso sulle scelte di Lucia?
L’attualità sconcertante del Vangelo rivive nella storia di Lucia, nel suo amore per Diego, nella sua scelta di portare avanti una gravidanza improvvisa… una storia d’amore e libertà che trasporta i protagonisti oltre il peccato nella pienezza della loro umanità.
PALESTINA 33 D.C.
Era un’adultera! Nient’altro, solo un’adultera.
Dopo la sentenza, sembrava che il suo intero essere si fosse contratto e concentrato in quell’unica parola. Lei sapeva di avere peccato: sua madre le aveva insegnato bene la Legge. Aveva sempre avuto in mente a cosa sarebbe andata incontro per aver ceduto alla tentazione di lasciarsi amare da un uomo che anche lei desiderava, e così aveva accettato il giudizio senza disperazione, quasi con freddezza, come certe prede immobilizzate di fronte al loro predatore, ed era in attesa della terribile punizione come di un qualcosa di inevitabile.
Quello che invece l’aveva sommersa come un’ondata, troncandole il respiro e lasciandola stordita, era stato sentire la sua vita come risucchiata in quei pochi attimi di passione che avevano annullato tutto. Spazzata via dai marosi della colpevolezza, la bambina che era stata era scomparsa, così come erano scomparse la giovane donna obbediente, la moglie sottomessa, la madre amorevole, l’amica comprensiva, la cittadina esemplare: sparite, annientate.
Forse per arginare la disintegrazione di sé, la sua mente fu un ribollire di memoria nel disperato tentativo di preservare la sua persona: e lei si ricordò di essere stata una bambina buona e dolce, che sentiva su di sé lo sguardo di comprensione profonda della madre, con cui aveva un legame che andava ben oltre le parole.
Finché la mamma era stata in vita, lei si era sentita avvolta e protetta da quella complicità fatta di gesti quotidiani condivisi, di parole, di sorrisi, di amore espresso con gli occhi e concretizzato in una carezza, in un breve contatto di mani, in un piccolo sfiorarsi che comunicava direttamente con il suo cuore: e i giorni erano stati belli.
Ma poi la mamma se n’era andata, stroncata all’improvviso da un male misterioso, e l’aveva lasciata troppo sola in una famiglia tutta maschia: il padre e tre fratelli. Quanto dolore nel distacco, nella mancanza di quella dolce e confortante presenza che le aveva sempre comunicato sicurezza! Si era sentita come una barca di pescatore alla deriva, come un agnellino senza la guida sicura del suo pastorello.
Per onorare gli insegnamenti di obbedienza a lei trasmessi dalla madre, ella non aveva battuto ciglio quando il padre l’aveva data in moglie, appena quindicenne, a Jacob, giovane di buona famiglia, bello e benestante.
Con uno strano distacco, come se si stesse osservando dall’esterno, ella percepì che una folla urlante la stava trascinando verso il luogo del supplizio, ma questo presente che la riduceva e che la frantumava non la interessava. Le era invece indispensabile ripercorrere la sua vita per non dimenticare chi fosse. Ella ritornò al suo matrimonio: nessuno aveva capito che Jacob era innamorato solo di sé stesso, e