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L'Orizzonte dei Re
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L'Orizzonte dei Re

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Meditando sugli antichi cerimoniali egizi, ci soffermammo a considerare quanto gli arcaici concetti di magia, riferiti al valore della potenza creativa costruita sulle due componenti: “Idea” (Sia) e “Logos” (Hu), fossero oggettivamente conoscibili nell’antico Egitto. Da quella prima idea iniziale, si sviluppò un percorso di ricerca che andò ben oltre gli aspetti percettivi degli spazi templari: spaziando nei campi dell’architettura, della religione, dell’astronomia e degli antichi cerimoniali nel tentativo di arrivare a comprendere il significato più “intimo” delle più importanti evidenze templari che la cultura egiziana dell’Antico Regno ci ha lasciato; le Grandi Piramidi della IV dinastia.

LanguageItaliano
Release dateJul 13, 2013
ISBN9788890611551
L'Orizzonte dei Re
Author

Roberto Fiorini

Roberto Fiorini nasce a Bologna e vive a Ravenna. Matura la sua esperienza nel settore dello studio e della pianificazione ergonomica degli spazi di lavoro in ufficio, attraverso una trentennale collaborazione con le principali aziende produttrici del settore che inizia negli anni ’70 con la Castelli Spa, dove si impiega in ruoli di area tecnica commerciale. Dagli anni ’90, in seguito all’acquisizione dell’azienda da parte di Haworth Inc., una delle più importanti multinazionali americane del settore, e fino al 2009, sviluppa e coordina in qualità di Dirigente, i Servizi Tecnici Commerciali centrali oltre a vari progetti di start-up aziendali e divisionali in Italia e all’estero. Studi di Architettura, Laurea in Scienze Aziendali con indirizzo in Management e Organizzazione, appassionato di storia, ergonomia, antropologia ed archeologia, pubblica nel 2003 il saggio L’Orizzonte dei Re, Spazio Tempo e Rito nella Grande Piramide, in cui affronta il tema dello spazio esistenziale nelle architetture templari delle prime dinastie egiziane. Interessato a temi di sostenibilità ambientale, nel 2010 opera all’estero nel settore delle energie rinnovabili e, nel 2011, fonda in Italia la LWS Lean Workspace. Azienda che si occupa di diffondere e promuovere i concetti di Lean Workspace da lui definiti in Esistenza, Spazio e Ufficio, Guida alla progettazione esistenziale degli spazi di lavoro, pubblicato nel 2011, dal quale sviluppa il suo recente saggio dal titolo: Kaizen Office. Sistemi per l’autodifesa dagli sprechi nella produzione del valore verso le nuove frontiere dell’efficienza sostenibile. Ovvero: Attualizzazione dei principi del Gemba Kaizen nel lavoro d’ufficio della post modernità. Pubblicato nel 2012

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    Book preview

    L'Orizzonte dei Re - Roberto Fiorini

    SOMMARIO

    SOMMARIO

    I.Introduzione

    II.I RITI DI APPROCCIO

    III.GLI EGIZIANI ED I LORO RE

    A.Leggende preistoriche

    B.Il periodo predinastico (5000-3185 a.C.)

    1.Lista dei re predinastici

    C.Dall’età Thinita all’Antico Regno (3185-2715 a.C.)

    1.Lista dei re della I , II e III dinastia

    D.I sovrani della IV dinastia

    1.Lista dei re della IV dinastia

    IV.I MAESTRI COSTRUTTORI

    A.Le Scuole di Heliopolis e di Menfi

    B.I Grandi Maestri d’Arte e i loro metodi

    1.Imhotep

    C.La Regola di Maat

    V.LA PIRAMIDE: l’evoluzione di un modello

    A.Il Tempio a Valle, il Corridoio Cerimoniale e il Tempio Funerario

    B.L’accesso alla piramide

    C.LA PIRAMIDE DI MEIDUM

    1.La prima piramide regolare

    2.Il Tempio a Valle

    3.Il Corridoio Cerimoniale

    4.Il Cortile Perimetrale

    5.Il Tempio Funerario

    6.La Piramide Satellite

    D.LA PIRAMIDE A DOPPIA PENDENZA

    1.Il grande laboratorio di Snefru

    2.Il Tempio a Valle

    3.Il Corridoio Cerimoniale

    4.Il Cortile Perimetrale

    5.Il Tempio Funerario

    6.La Piramide Satellite

    E.LA PIRAMIDE ROSSA

    1.La Piramide Nord

    2.Il Tempio a Valle

    3.Il Corridoio Cerimoniale

    4.Il Cortile Perimetrale

    5.Il Tempio Funerario

    6.La Piramide Satellite

    F.LA GRANDE PIRAMIDE

    1.La piramide di Khufu: il modello finale

    a)La Storia

    b)I colori e i materiali

    2.Il Tempio a Valle

    3.Il Corridoio Cerimoniale

    4.Il Cortile Perimetrale

    5.Il Tempio Funerario

    a)Il Trial Passage

    6.Le Piramidi delle Regine e la Necropoli Reale

    7.Gli ambienti interni

    a)La Camera Sotterranea

    b)La Grande Galleria

    (1)La teoria dell’osservatorio astronomico

    (2)Il pozzo di servizio

    c)La Camera della Regina

    (1)La nicchia ed i canali stellari

    d)La Sala delle Saracinesche

    (1)L’Occhio Sacro

    e)La Camera del Re

    VI.LA CAMERA DELLA LUCE

    A.I condotti solari

    B.La stagione della rigenerazione

    1.Alcune notazioni astronomiche

    VII.IL TEMPIO DELLA RINASCITA

    A.L’animazione del Tempio

    B.Il mito della ricostruzione del Tempio

    VIII.RITI FUNERARI E DI INTRONIZZAZIONE

    A.Analisi dei riti funerari e dei relativi ambienti rituali

    1.I Sacerdoti

    2.Le Cerimonie di approccio alla piramide

    3.Il rito di apertura della bocca

    4.Il periodo dell’anno

    5.La Cerimonia di incoronazione

    6.Thot e la montagna Sacra

    IX.L’ACQUA E LA BARCA DI RA

    A.Nun, la divinità arcaica

    B.Le Barche rituali

    C.L’Ascensione nella Grande Piramide

    D.Ascesa su Nun

    X.IL SEGRETO DELLE PIRAMIDI

    A.L’orientamento sacro

    B.La rappresentazione cosmica

    C.Il terzo stadio dell’essere

    XI.Appendice

    1.La Piramide di Meidum - Scheda tecnica

    2.La Piramide a Doppia Pendenza - Scheda tecnica

    3.La Piramide Rossa - Scheda tecnica

    4.La Piramide di Khufu - Scheda tecnica

    XII.BIBLIOGRAFIA

    Prefazione

    ….L’uomo dunque è un essere animato, e non per il fatto che è mortale in una sua parte, deve essere considerato inferiore, ma al contrario sembra forse arricchito della sua mortalità, per avere, così composto, maggiore abilità ed efficacia per un fine determinato…

    (Ermete Trismegisto, Discorsi di Ermete Trismegisto Corpo Ermetico e Asclepio, a cura di B.M.Tordini Portogalli, Milano 1991, p.136)

    Forse questo è il viaggio che ogni ricercatore pervaso da mille dubbi sull’esistenza e sul significato dell’essere, prima o poi intraprende.

    Al termine del suo cammino avrà trovato le risposte che cerca o, forse, solo il suo destino.

    Ma tutto ciò non ha importanza.

    Per l’uomo ciò che più importa è la conquista della consapevolezza di esistere per un fine.

    Questo dà il vero senso alle sue azioni: uno scopo più alto della semplice umana sopravvivenza.

    Chissà come deve cominciare un viaggio come questo, chissà dove orientare la ricerca; ciò che io so è che il mio viaggio inizia nei luoghi delle origini del pensiero e del simbolo, le origini della storia e della sapienza, le origini del tempo: nell’antico Egitto.

    Roberto Fiorini

    Bologna, Agosto 1997

    Introduzione

    Meditando sugli antichi cerimoniali egizi, ci soffermammo a considerare quanto gli arcaici concetti di magia, riferiti al valore della potenza creativa costruita sulle due componenti: Idea (Sia) e Logos (Hu), fossero oggettivamente conoscibili nell’antico Egitto.

    Roccati scrive: "Il pensiero magico del III millennio in Egitto si costituisce sulla base di strumenti operativi che rappresentano la della civiltà. A livello orale si era già posta attenzione alla fissazione del linguaggio dalla cui analisi sono fissati rapporti di causa ed effetto. La parola diviene qualcosa di reale ed assoluto, che vive ed ha la stessa concretezza dell’oggetto cui si riferisce. La sua forza evocativa è tale che più che riflettere la realtà, è in grado di crearla…"¹.

    Questa ipotesi ci poneva nella condizione di supporre che la suggestione creata da un evento rituale in un particolare contesto spaziale (ad esempio il Tempio) inteso come scenografia amplificatrice del pensiero (Idea <Sia>), attraverso la forza evocativa del Logos <Hu>, avrebbe condizionato a tal punto i parametri percettivi del fruitore da consentirgli di ridefinirne i volumi ed abbatterne i confini.

    Partimmo dunque da queste considerazioni sull’uomo e sulla arcaica relazione con il suo Tempio per intraprendere un viaggio orientato alla ricerca delle chiavi interpretative di questo rapporto ancestrale.

    In realtà il nostro percorso di ricerca non avrebbe potuto avere questo come unico fine; noi non possiamo affermare che le architetture templari siano state pensate, nemmeno in parte, per questo specifico scopo. Quello che però vorremmo tentare di sostenere, è che sia stato il pensiero simbolico a guidare le scelte progettuali dei sacerdoti costruttori dell’Antico Regno. Ossia la volontà di consolidare in templi funerari di tale foggia e attraverso una sorta di fortissimo processo sincretico, la summa simbolica teologica per eccellenza: i simboli immanenti della loro teogonia per forma, dimensioni e perfezione di realizzazione. Tutto questo, in una sorta di concentrato simbolico archetipico di tale valenza da costituire forse la premessa agli aspetti percettivi di cui parlavamo poc’anzi: "Poiché ci sono innumerevoli cose che oltrepassano l’orizzonte della comprensione umana, noi ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire o comprendere completamente. Questa è una delle ragioni per cui tutte le religioni impiegano un linguaggio simbolico o delle immagini…²"

    Da quella prima idea iniziale, si sviluppò quindi un percorso di ricerca che andò ben oltre gli aspetti percettivi degli spazi templari: spaziando nei campi dell’architettura, della religione, dell’astronomia e degli antichi cerimoniali nel tentativo di arrivare a comprendere il significato più intimo delle più importanti evidenze templari che la cultura egiziana dell’Antico Regno ci ha lasciato; le Grandi Piramidi della IV dinastia.

    Nel viaggio che ora percorreremo insieme, conosceremo i Maestri Costruttori egiziani, visiteremo i Templi arcaici della relazione suprema con il divino osservandone le loro strade astrali, vedremo il Tempio incarnato del faraone e navigheremo sulla barca Sacra di Ra per intravedere infine, l’Orizzonte dei Re e degli Dèi: la loro luce, la loro essenza ed il loro amore…

    Ci faranno da guida durante il nostro cammino, le parole di un grande Maestro che con il suo lascito di memorie e di scritti ci ha indicato la Via per questa ricerca: Renè A. Schwaller De Lubicz:

    …I nostri numeri sono universali, le nostre misure sono stabilite per poter rettificare la retta in curva, i piani in volumi, la lunghezza in tempo, il cielo nell’uomo, la genesi in vita… Tutta l’opera della creazione sta nell’uomo; metti l’uomo al suo posto nel Tempio. Egli è nato ed egli morrà: tra questi due estremi egli vive. Questa vita è l’espressione della Coscienza. ³

    I RITI DI APPROCCIO

    Nei grandi simboli della storia templare egiziana e nei misteriosi percorsi di approccio alle camere più segrete dei templi funerari reali dell’Antico Regno, sono forse celati gli insegnamenti di un’arte antica; di una scienza sacra rappresentata dal rito e dal suo svolgimento, nella loro logica sequenza temporale.

    In quella dimensione il Tempo sacro era scandito dalla cadenza degli eventi necessari alla celebrazione del rituale; e tali eventi si potevano concretizzare solo attraverso l’assoluto rispetto del cerimoniale espresso con gli spazi dei templi, e generato in sintonia con la loro architettura. Atti necessari affinché si giungesse a creare nella progressione cerimoniale, attraverso il sacerdote tramite e soggetto, il collegamento con la divinità.

    E’ esemplificativa a riguardo la frase di Schwaller De Lubicz il quale, interpretando l’insegnamento del Sacerdote Maestro Muratore egiziano verso un’invisibile discepolo, indica: "..lega due mura affiancate soltanto se l’Idea passa attraverso andando da una sala all’altra".

    I grandi simboli dell’antichità per il solo fatto di esistere in quella particolare forma e dimensione rappresentavano essi stessi un grande veicolo di pensiero mistico per gli iniziati di allora. Il loro aspetto esteriore e l’intima relazione che si creava con il simbolo stesso, partecipandolo fisicamente (…si pensi al sacerdote che entra nel tempio o nella piramide…) erano allo stesso tempo veicolo e seme della creazione del rapporto tra l’uomo ed il divino.

    Questa sorta di rapporto, perpetuatosi nei secoli attraverso l’architettura sacra e sviluppatosi ulteriormente nel medioevo tra le corporazioni degli scalpellini, ha sempre colmato di significati sia l’arte del fabbricare sia la vita stessa dei costruttori, dai Maestri Muratori ai semplici Apprendisti.

    Non è improprio pensare che, così come nell’Antico Regno egiziano i più alti dignitari erano nominati: Signori dei Segreti, così nel Medio Evo tra le corporazioni degli scalpellini e successivamente nella tradizione massonica, i Maestri erano coloro che possedevano la conoscenza l’insieme del progetto, del tutto. Essi conoscevano le parti ed il fine: Il Progetto e, nella loro mente, viveva l’idea completa della realizzazione finale... Il Significato delle cose nelle sue parti e nel tutto.

    Così è ipotizzabile che anche gli egizi fossero estremamente coscienti di quanto lo spazio costruito potesse influenzare deterministicamente l’uomo che lo viveva, e che gli Spazi Sacri, ovvero le relazioni tra la loro forma e volume (ed ancora: tra le diverse forme e dimensioni in termini di spazi di percorrenza, tempo di attraversamento, altezza di ogni locale, colore e materiali di cui essi erano rivestiti), avessero parte determinante nell’evocare i diversi stati d’animo di coloro che potevano fruirne in un dato momento.

    Una vera e propria architettura rituale quindi, tale da consentire agli iniziati in virtù di quanto già premesso, una sorta di progressiva dipartita dallo stato terreno durante il loro cammino cerimoniale; tale da permettere il sopraggiungimento della meta del rapporto estremo, l’incontro con la divinità.

    Oltre alla summenzionata metrica spaziale, si può evincere, alla luce dei parametri sopra riportati, quanto fossero importanti nelle sequenze rituali, gli aspetti relativi alla purificazione della mente del soggetto, il quale per tramite del simbolo-tempio ed all’interno di esso, attraverso precisi eventi spazio-temporali, poteva ascendere a vari livelli di sublimazione utili al raggiungimento dello stato di purezza necessaria per lo svolgimento della cerimonia.

    Ugualmente importante per gli antichi sacerdoti, era il valore (il potere) della parola pronunciata all’interno della dinamica rituale; in questo senso Sergio Donadoni ha scritto: "…Alla parola, il rito affianca un’azione…e sia l’uno che l’altra valgono per risonanze allusive, per richiami che non hanno veste esplicitamente razionale. Il valore del rito è spesso chiuso nel rito stesso, e rappresenta una esperienza per cui , ai partecipanti tutto assume naturalmente un senso immediato, la cui chiave è assai di rado nel testo..." .

    Nei rituali magici egiziani dell’Antico Regno, troviamo indubbiamente il seme e il fondamento della magia a noi nota, tramandataci dalla tradizione medievale; e che sappiamo filtrata attraverso il sincretismo alessandrino operato negli ultimi secoli del millennio prima di Cristo.

    Le tracce di questa antica magia si intravedono, infatti, nei dettami che affermano il primato del potere della parola, nella pura dimensione d'emulazione dell’atto creativo primordiale, cioè nell’atto volitivo del demiurgo che dichiara la sua volontà.

    Nel lessico magico: Una parola di potenza per essere legata ad un essere o ad una cosa deve con il suo nome rappresentarne la quintessenza […] perciò l’immagine di un essere o di un oggetto rappresentato […] diviene la cosa stessa quando il mago pronunciandone il nome con la voce giusta ma-khru la fa uscire alla voce, per khru. Saper impiegare la voce giusta come una forza per fare uscire alla voce quanto ideato nel proprio cuore (vale a dire: nominato dalla propria intelligenza) era quanto apprendevano gli iniziati e la scienza che studiava queste applicazioni della forza volitiva venne denominata magia. Chi non possiede la conoscenza non può utilizzare la forza del Verbo creatore e la sua voce non sarà che un suono vuoto... ⁶.

    La situazione nel tempo cambiò e sappiamo che sul finire della V dinastia qualcosa accadde ed il potere della parola legato alla forza dell’architettura e dei suoi volumi, improvvisamente, non bastò più.

    L’ultimo sovrano della V dinastia, il re Onnas (o Unis) per la prima volta scolpì le pareti della sua camera sepolcrale, con una serie di testi rituali religiosi, di formule magiche che erano state fino ad allora esclusivo patrimonio della tradizione orale sacerdotale.

    L’architettura funeraria mutò quindi con quell’atto e, forse, si arricchì dello straordinario veicolo di pensiero mistico ed eterno che diventò in seguito sinonimo per eccellenza di Simbolo nel lessico dell’arcano magico-religioso: il linguaggio geroglifico.

    Questa mutazione potrebbe rappresentare il momento in cui da un concetto di valore della parola pronunciata, legata alla forza del soggetto architettura come espressione simbolica di relazione con il cosmo, si passa ad un perdurare dell’atto in eterno, mediante la Parola scritta.

    Concordiamo in parte con Bauval, quando nel suo Il mistero di Orione citando il progressivo scomparire della tendenza alla costruzione di grandi piramidi dice: E’ evidente che i sacerdoti architetti della V e VI dinastia non ponevano più l’accento sulla piena espressione architettonica, ma piuttosto sulle proprietà magiche possedute dai geroglifici. La nuova tendenza spiega l’improvvisa apparizione dei testi delle piramidi dopo le gigantesche costruzioni della IV dinastia e, naturalmente, le più misere e ridotte strutture delle nuove tombe. La parola scritta sostituiva, almeno in parte, molti elementi architettonici come, per esempio, i condotti stellari della piramide di Khufu: non c’era più bisogno di costruire collegamenti cosmici con le stelle di Orione quando era possibile soddisfare la stessa esigenza con i magici segni dei geroglifici. dire o scrivere per gli egiziani avevano lo stesso valore di fare ed il Libro dei morti scritto su papiro o disegnato sui muri di tombe molto più semplici, deteneva ai loro occhi, doti magiche sufficienti a permettere la rinascita…

    Che la conoscenza egiziana abbia nutrito l’umanità per millenni è oramai assodato da tutti gli storici. Il problema reale consiste invece nella comprensione di tale conoscenza giacché l’antico Egitto non ne ha mai fornito le ragioni, le chiavi interpretative, o per lo meno non lo ha fatto nei termini accessibili alla logica contemporanea.

    Schurè scrive: L’Egitto è il santuario dei principi che racchiude l’Arca delle Idee-Madri e dei simboli generatori.⁸.

    L’analisi del progetto delle massime architetture funerarie egizie che ci accingiamo a fare, può forse fornire la chiave interpretativa della loro conoscenza: "E’ il monumento architettonico, consacrato al culto fondato sulla simbologia del Mito, che sottolinea questa certezza (relativa ad una grande civiltà di eccezionale durata) dimostrando una scienza le cui applicazioni s’irradiano in tutti sensi […] Il Tempio faraonico non è mai stato studiato nel suo significato di opera parlante, in quanto esso rimane muto davanti alla domanda posta da una mentalità razionale ed analitica […] La conoscenza […] può essere trascritta […] attraverso il monumento architettonico […] attraverso una contemporaneità del piano e del volume" e ancora: Il legame tra i diversi elementi dati deve verificarsi intuitivamente... L’approccio quindi all’Architettura sacrale antica, richiede una lettura non cerebrale o logica, bensì intuitiva dei volumi e degli spazi che definirono il soggetto dell’opera.

    Lo sforzo necessario sarà immedesimarsi nella condizione di fruitori di un volume per la cui comprensione è necessario superare i limiti usuali della percezione cosiddetta razionale. Riusciremmo così ad intuirne le valenze, a percepirne le forme, a vederne i confini come in una grande ricostruzione anamorfica dove il progetto globale, l’insieme geometrico-esoterico, si rivelerà lentamente davanti ai nostri occhi nel tempo necessario alla sua comprensione.

    Forse così potremmo intravedere spiragli di conoscenza celata e oggi sepolta da millenni di oscurantista ragione delle cose…

    R.A. Schwaller De Lubicz ci dice ancora a riguardo: " ..Gli antichi… in quanto matematici avevano riconosciuto l’impossibilità di tramandare la Conoscenza ai tempi futuri sotto la sola forma della matematica teorica a meno che quest’ultima non divenisse geometria spaziale.. "¹⁰.

    L’intero piano di vita egiziano, nella scrittura geroglifica è sintetizzabile in una retta, con un solo e univoco tracciato lineare che si definisce esclusivamente secondo il senso della percorrenza. La rappresentazione assoluta dello spazio-tempo, del senso del divenire, del futuro e del destino ineluttabile, esisterà dove le figure raffigurate volgono il loro sguardo. Il passato, l’atto compiuto, cioè quello che lasciano alle loro spalle cui raramente si rivolgono, è quello che sta dietro di loro. L’attimo istantaneo ma eterno della rappresentazione invece, testimonia il momento cerimoniale: il momento sacro dell’oggi senza tempo perché bloccato per l’eternità.

    Lo sguardo verso il futuro indica anche l’inizio della narrazione (direzione di lettura geroglifica): un inizio che diviene immediatamente passato con lo scorrere del testo narrativo e in cui il passato diviene futuro nella sintesi simbolica degli opposti.

    Perciò il futuro diventa passato nel preciso istante in cui si verifica la sua umana interiorizzazione e il passato, inteso come verso opposto all’orientamento del simbolo, ne diventa la chiave interpretativa, in quanto futuro narrativo del messaggio scritto. Assman scrive: "L’egizio si orienta nel tempo in un modo fondamentalmente diverso dal nostro. Il passato è davanti a lui, mentre il futuro è dietro di lui, alle sue spalle. Incede per così dire a ritroso nel tempo, con lo sguardo rivolto al passato. Per questo deriva la memoria morale non dalla promessa che lo vincola per l’avvenire, ma dalla gratitudine che è rivolta al passato ed è la risposta ai benefici ottenuti come agli impegni contratti…".¹¹

    Futuro presente e passato: sintesi eterna della vita condensata nel loro modello espressivo. Questo è il loro linguaggio, la loro arte e la loro poesia. Questo è il loro concetto di avvicendamento e di continuità della stirpe umana nel tempo eterno, un concetto filosofico scolpito nei loro pittogrammi e nella forma dei loro templi: un messaggio antico da decifrare che va molto al di là della semplice traslitterazione.

    Vorremmo citare un solo esempio della grande forza espressiva contenuta nel codice geroglifico: essa è racchiusa nella straordinaria parola che dà significato al concetto di esistenza umana. Il codice è composto dualisticamente da due segni Ankh (tecnicamente un rafforzativo del significato vita) e da due (anche qui rafforzativo) orecchie bovine che nelle parole denotanti azioni ad esse connesse indicano l’azione di ascoltare.

    Il significato di questa doppia combinazione si traduce in una allegoria simbolica in cui si attribuisce letteralmente al concetto di esistenza, l’azione completa dell’ascoltare la vita.

    Ma gli stessi simboli, secondo una interpretazione di livello superiore, iniziatico, si rivestono di altri significati allegorici: il segno Ankh era, esotericamente il simbolo della vita eterna. Il nodo fisico posto al centro della croce ansata rappresentava il nodo esoterico tra la complessa entità umana e la più alta sfera cosmica dello spirito. Il patto tra l’uomo e la sua mortalità e per questo la porta d’accesso alla rigenerazione perenne dell’anima.

    L’Ankh è quindi la rappresentazione del destino dell’uomo, del suo karma

    GLI EGIZIANI ED I LORO RE

    Leggende preistoriche

    Diodoro Siculo (56 a.C. circa) indica in 18.000 anni la durata del regno degli dei e degli eroi sull’Egitto, e in 15.000 anni il successivo governo dei Re umani per un totale di 33.000 anni: "…Alcuni di loro raccontano che, secondo il

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