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Valle: Libro 2 Della Serie Heku
Valle: Libro 2 Della Serie Heku
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Valle: Libro 2 Della Serie Heku

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About this ebook

Valle, il secondo libro della serie Heku, segue Chevalier ed Emily nei suoi sforzi di integrarsi nella specie. Scoprirà nuove cose sul loro ontano e problematico passato e si troverà a faccia a faccia con un fazione intelligente, ma feroce, i Valle, che lotteranno per prendere il controllo dell’ultima erede Winchester e faranno di tutto per catturarla, anche se significherà uccidere quelli che le sono cari.

Un cambio improvviso nella politica della fazione degli Equites minaccerà di mettere Chevalier in una posizione di potere ma anche di distruggere la sua relazione con Emily.

Il passato violento degli heku perseguiterà Emily che comincerà a chiedersi quanto sia pericolosa per lei la sua alleanza con gli Equites ma anche quale pericolo rappresenti lei stessa per loro.

Un compito affidatole dagli Anziani Equites alla fine le darà un senso di appartenenza e comincerà il lungo processo di integrazione nel mondo misterioso degli Heku.

LanguageItaliano
PublisherT.M. Nielsen
Release dateApr 28, 2011
ISBN9781458128942
Valle: Libro 2 Della Serie Heku
Author

T.M. Nielsen

T.M. Nielsen doesn't necessarily consider herself an author. She's an every-day woman who had a story to tell. Never intending to let anyone else read it, she decided to put it all down on paper. What she ended up with is a fascinating tale filling books full of drama, adventure, action, romance, and excitement.When asked why she decided to publish, she stated, "I want for others to be able to forget about problems in life and to lose themselves in my world... the world of the heku. While I write, I laugh, cry, grin, gasp, and my heart races. I want others to experience that too."T.M. Nielsen is a computer tech by trade and lives with her husband and two beautiful daughters. She's the author of Amazon.com's bestselling series The Heku Series and the Dimensions Saga, along with a Heku Series spin-off book called Return of the Encala. She's been listed numerous times on Apple's Breakout Books and on Amazon.com's top 20 in Fantasy.**** From TM ****I updated my books all the time! Check back often for new, cleaner versions. I can't afford an editor, but any time I hear of an error, I fix it immediately.

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    Book preview

    Valle - T.M. Nielsen

    Chapter 1 - I Valle

    Emily si stirò nel grande letto e si rese conto di essere sola. Si mise seduta e si guardò intorno nella camera, lui non c’era. Sospirò e si sdraiò di nuovo, il letto le sembrava una meraviglia quella mattina e non aveva voglia di alzarsi. Pochi minuti dopo, rotolò giù dal letto in tutta fretta e corse in bagno.

    La nausea mattutina era diventata più forte negli ultimi giorni e aveva passato gran parte delle sue giornate seduta sulle piastrelle del pavimento. Chevalier non lo sapeva, era riuscita a nasconderglielo; temeva la sua reazione, anche se era perfettamente normale.

    Em? chiamò Chevalier.

    Emily si schiarì la gola e rispose: Vengo tra un secondo.

    Ti ho portato la colazione, Gordon ha mandato su focaccine e sugo di carne. Emily sentì il suono di un vassoio che veniva posato sul tavolino vicino al fuoco e dovette combattere contro l’improvviso urto di vomito al pensiero del sugo di carne. Fu troppo, però e fu costretta a girarsi di nuovo verso il wc.

    Emily? lo sentì correre in bagno, la voce preoccupata.

    Vai via, riuscì finalmente a dire.

    Ti posso far portare qualcosa? Si inginocchiò accanto a lei, mentre appoggiava la guancia sul pavimento fresco. Porta via quel cibo, gli disse e poi chiuse gli occhi.

    Forse dovresti vedere un medico, sospirò Chevalier.

    Sto bene, solo non portare cibi in questa camera. Desiderava che se ne andasse per poter fare un pisolino sul pavimento.

    Chevalier fu fuori dalla porta, portò via il vassoio dalla camera e tornò accanto a lei prima che Emily si accorgesse che se n’era andato.

    Lascia che ti metta a letto, le disse, facendole scivolare le mani sotto il corpo.

    No, qui va meglio. Spostò la faccia in un punto nuovo e sospirò di sollievo quando la piastrella fredda le rinfrescò la guancia.

    Chevalier la osservò per qualche minuto, desiderando di poter fare qualcosa.

    Vattene, disse lei di nuovo.

    Se hai bisogno di me, chiama, e uscì esitando.

    Chevalier uscì in anticamera e disse ad Anna di lasciarla stare. Scese nel suo ufficio, alzò la cornetta del telefono e fece velocemente un numero.

    Il Dottor Edwards, per favore, disse in tono urgente.

    È con un paziente, posso aiutarla?, chiese l’infermiera.

    No, gli dica che è Chevalier e glielo dica adesso. La donna capì dal tono della voce che era un tipo con cui era meglio non scherzare.

    Un attimo, per favore. La voce era irritata.

    Qualche minuto più tardi il Dr. Edwards era al telefono: Sono il Dottor Edwards.

    Dottore, sono Chevalier, dall’Isola.

    Sì, la ricordo. Sembrava sinceramente contento.

    Mia moglie, è incinta e…

    Sì, lo so, l’ho vista la scorsa settimana.

    Chevalier fece una pausa, con un leggero sorriso sul volto: Sì, immagino di sì. Ora sta piuttosto male, potrebbe venire?

    Male come per dire che ha la febbre, o male come dire che ha la nausea? Chiese il medico, preoccupato.

    Nausea.

    Sono le nausee mattutine, starà bene più o meno fra un mese.

    Un mese?! Chevalier non riusciva a credere che il medico potesse dirlo con un tono così noncurante.

    Sì, datele cracker e Sprite, la aiuteranno.

    Bene, lo farò. Scrisse le due voci su un foglio di carta.

    Chiami se peggiora. Finché mangia e guadagna peso starà bene, disse ancora il medico, gentilmente.

    Certo, ok, e riattaccò.

    Uscì dall’ufficio e chiamò un giovane heku che passava di lì: Tu... vieni qua.

    Il giovane heku si voltò verso di lui, terrorizzato. " S… sì, Signore?

    Sai pilotare uno yacht?

    Sì, Signore.

    Ce n’è uno ormeggiato a sud del molo, prendilo, vai immediatamente in città e compra queste cose. Quando torni, consegnale ad Anna, gli ordinò dandogli la lista, prima di tornare nella camera di Emily.

    Emily non era ancora a letto, girò l’angolo e stava per dirle che l’avrebbe portata a letto quando la vide profondamente addormentata sul pavimento. Si sedette accanto a lei e si appoggiò alla parete ad aspettare.

    Passarono parecchie ore e Chevalier si stava chiedendo se non fosse il caso di spostarla sul letto quando sentì Anna nella stanza accanto. Si alzò in silenzio per andarle incontro: Ha preso tutto?

    Anna annuì e mise sul tavolino una scatola di cracker e un bicchiere di Sprite fredda: Non ha specificato la quantità, però, Signore, quindi ha portato sedici scatoloni di cracker e sessantaquattro bottiglie grandi di Sprite.

    Chevalier sorrise, era contento della quantità. Preferiva averne troppo che non abbastanza.

    Anna guardò verso il bagno: Come sta, Signore?

    Chevalier diede un’occhiata alla porta e poi si girò verso Anna: Sta dormendo sul pavimento.

    Dovrebbe spostarla sul letto, non starà comoda.

    Ho cercato di farlo, disse Chevalier, un po’ irritato che Anna ritenesse che non ci aveva pensato da solo. Dice che si sente meglio sul pavimento.

    Mm, sospirò Anna e uscì dalla camera.

    Chevalier ritornò in bagno ed Emily lo guardò dal pavimento. Si abbassò e la sollevò: Puoi ritornare sul pavimento dopo aver mangiato.

    Ah… non riesco a mangiare, gli disse e appoggiò la testa nell’incavo del suo collo.

    Ordini del dottore... Sprite e cracker. La appoggiò sulla sponda del letto e le passò un cracker.

    Emily lo prese e lo guardò un po’ prima di dare un morsetto.

    Mi sa che dovrai fare un po’ meglio di così.

    Se sta giù, mangerò un altro boccone. Disse, senza muoversi.

    Chevalier la studiò. Era pallida, ma per il resto sembrava che dormire sul pavimento non le avesse fatto male. Notò una punta di irritazione nella sua voce, ma riuscì a non ridere.

    Diede un altro morso e poi sospirò: Per favore, vai via.

    La guardò e alzò un sopracciglio: E se dico di no?

    Lo fissò torva, e Chevalier riuscì di nuovo a impedirsi di ridere.

    Mi stai facendo impazzire, Chev. Diede un altro morso al cracker.

    Non me ne vado, non se stai male. Magari posso aiutarti.

    Non sono malata... e tu hai fatto abbastanza. La voce era gelida.

    Chevalier ci pensò un attimo e poi pensò che fosse meglio andarsene. Non sapeva perché la sua irritazione lo intenerisse, ma sapeva che Emily non avrebbe trovato divertente la sua osservazione.

    Ok, chiamami se ti serve qualcosa, allora e le baciò la fronte prima di andarsene.

    Emily prese un sorso di Sprite, poi si alzò e si vestì; non lo avrebbe mai ammesso con Chevalier, ma si sentiva meglio dopo aver mangiato qualcosa.

    Riuscì finalmente a riprendersi d’animo e uscì per andare alla stalla. Sapeva che lì non ci sarebbe stato nessuno a fare commenti o a osservarla come se dovesse morire da un momento all’altro.

    Peanut venne a salutarla quando entrò ed Emily si sedette sul fieno per accarezzarlo: Come va, Peanut?

    Il gatto si raggomitolò in grembo, nel suo posto preferito e fece le fusa mentre lei lo accarezzava.

    "Allora, penso che l’abbia sentito anche tu, no? Chiese, parlando con Peanut mentre gli accarezzava la testa.

    Il gatto guardò su e poi si rannicchiò contro il suo petto.

    Mi sono messa nei pasticci, la consolava parlare con il gatto, e per un attimo si chiese se non fosse un po’ strano: Proprio quello di cui avevo bisogno, un bambino, eh?

    Il gatto si irrigidì e lei tolse la mano: Cosa c’è che non va?

    All’improvviso, Peanut arcuò la schiena e diede una zampata con fuori gli artigli, lasciandole un profondo graffio sanguinante lungo il braccio.

    Dannazione, Peanut, urlò e spinse via il gatto prima di alzarsi. Peanut corse verso il fondo della stalla, dopo averle sibilato di nuovo contro.

    Emily ritornò verso casa per pulirsi il graffio: Buon giorno, disse Kyle andando incontro.

    Sì, come vuoi, brontolò passando oltre.

    Kyle si fermò un attimo, poi la seguì: Cosa c’è che non va? Sento odore di sangue.

    Si girò verso di lui furiosa: Vediamo, potrebbe essere che sono stata messa incinta, o che sono appena stata assalita dal mio gatto.

    Kyle fece un largo sorriso: Favoloso, Em! Aspetta… quale gatto? La faccia si fece seria.

    Vedremo se è tanto favoloso quando potrò smettere di dormire sul pavimento del bagno, gli disse, andandosene. Si fermò quando sentì la sua mano sul braccio.

    Quale gatto?

    Il mio gatto, Peanut, là nella stalla. Cercò di andarsene, ma Kyle la tenne ferma.

    Cosa c’è?!

    Kyle studiò i graffi sul braccio. Vieni con me, disse tirandola verso l’ufficio di Chevalier.

    No, gli disse, piantando i piedi. Non sono dell’umore giusto, Kyle, voglio solo pulire questo graffio e poi tornare indietro a dar da mangiare alle mucche.

    Emily, noi non abbiamo un gatto. Disse, tirandole il braccio.

    Piantala, Kyle, urlò e strappò via il braccio rabbiosamente.

    Cosa sta succedendo? chiese Chevalier avvicinandosi.

    Kyle sta dando fuori di testa perché il gatto della stalla mi ha graffiato, disse, dando un’occhiataccia a Kyle.

    Chevalier rimase immobile: Che gatto?

    Scherzi di natura! sbraitò Emily e se ne andò via infuriata, chiedendosi come fosse possibile preoccuparsi tanto per un gatto.

    Emily, fermati. Disse Chevalier, mettendole una mano sulla spalla. I gatti odiano gli heku, non si avvicinerebbero mai. Non c’è modo che un gatto viva sull’isola.

    Sì’, beh, è il mio gatto, forse sa che voi non entrate nella stalla. Disse, ancora irritata.

    Kyle, trova il gatto, ordinò Chevalier e Kyle corse immediatamente verso la stalla.

    No, non fargli male, urlò Emily, correndogli dietro.

    Emily, disse Chevalier, raggiungendola immediatamente e fermandola: Nessun gatto si avvicinerebbe mai a un heku. Non so se te l’avevo detto, ma Ulrich aveva un Familiare, un gatto. È Sam.

    Che cos’è Sam?

    Il Familiare di Ulrich e la sua forma naturale è un gatto.

    Il mio Sam?

    Annuì.

    Bene, lo ucciderò io stessa, allora, disse, dirigendosi verso la stalla.

    Lascia che ci pensi Kyle, se non riesce a trovare Sam, dovremo probabilmente portarti via di qui in tutta fretta, disse Chevalier sbraitando ordini verso le ombre in una lingua sconosciuta.

    Perché? si girò verso di lui, improvvisamente nervosa.

    Una delle minacce di Ulrich nei miei confronti, era che se tu fossi rimasta incinta di un heku, sarebbe venuto e ti avrebbe portato via. Le stava tenendo la mano, ora, tirandola gentilmente verso le scale.

    Non lo farebbe! disse, furiosa ma Chevalier non rispose.

    Non c’è segno del gatto, disse Kyle, raggiungendoli.

    Chevalier ruggì: Deve essere Sam. Kyle annuì, confermando.

    Allora quanto abbiamo? Una settimana, prima che vengano a prenderla? Chiese Kyle.

    Forse meno, Sam deve trovare il modo di lasciare l’isola per informare Ulrich e poi ci vorranno alcuni giorni prima di arrivare qua. Chevalier stava calcolando mentalmente le forze di difesa dell’isola.

    Possiamo combatterli, siamo il Clan più grande degli Equites, disse Kyle, a muso duro.

    No, non voglio che tuo Clan corra dei rischi per me, disse Emily. Si ritrasse stupita quando entrambi gli heku la guardarono.

    Sei una di noi, Em, e noi proteggiamo i nostri, disse Kyle dolcemente.

    Emily roteò gli occhi: Non mi prenderà. Non farò la parte della damigella che sviene quando tentano... mi difenderò.

    Non puoi difenderti da così tante persone, lascia che lo facciamo noi, le disse Kyle.

    Emily annuì: Bene, quando avrete finito di pianificare una guerra, venite a prendermi.

    Quando se ne andò, Kyle guardò Chevalier e sorrise: È stizzosa.

    Chevalier non poté reprimere una risatina: Sì che lo è.

    Congratulazioni!

    Il volto di Chevalier si illuminò e Kyle non poté impedirsi di sorridere: Inaspettato, anche.

    Già lo immagino.

    Andiamo a cercare quel gatto, disse Chevalier, di colpo serio. Kyle annuì ed entrambi andarono verso la stalla.

    Chapter 2 - Travis

    Dopo numerosi incontri e sessioni con gli Anziani, si stavano facendo i piani per allontanare Emily e portarla in una località segreta. Emily era irritata per tutto il procedimento e passava la maggior parte del suo tempo nella stalla. L’atmosfera era tesa in tutto il castello, a causa del suo forte profumo, che Chevalier le aveva finalmente spiegato. Si sentiva meglio all’aperto, lontana dagli Heku.

    Entrò nella sua camera dopo essere stata fuori per tutta la giornata e sorrise quando vide le rose e un biglietto sul letto. Annusò i fiori e lesse la nota:

    Em,

    Ignoriamo gli Anziani e andiamocene via insieme sulla barca. Lì saremo al sicuro e non dovremo sopportare le guardie o preoccuparci di nient’altro che di noi stessi.

    Vieni appena hai fatto i bagagli e puoi scappare via senza farti notare,

    Chev.

    Emily fece un salto di gioia. Non avrebbe dovuto scappare ed essere sorvegliata dagli heku ventiquattro ore al giorno, sette giorni la settimana. Sarebbe stata dove preferiva, fuori, sull’oceano con Chevalier. Si sbrigò a fare la valigia, poi andò verso il guardaroba, dove aveva nascosto le lenzuola che aveva usato l’ultima volta che aveva dovuto andarsene. Fu abbastanza facile legarle al balcone, poi scavalcò agilmente e si calò al suolo.

    Si nascose nell’ombra per tutto il percorso, muovendosi velocemente per le strade dell’isola. Con l’avvicinarsi del crepuscolo, c’erano molti punti in cui nascondersi e arrivò ben presto in vista del molo. Sembrava tutto tranquillo e sapeva che le guardie in servizio non le avrebbero fatto domande mentre passava e si dirigeva verso la spiaggia.

    Sera, Travis, disse Emily mentre girava l’angolo dell’alta palizzata di cemento e saliva sul molo.

    Rimase senza fiato, c’era sangue su tutto il molo. Vide pezzi di heku ammucchiati in una macabra pila proprio mentre qualcuno la afferrava da dietro. Si divincolò per poter dare un calcio al ginocchio del suo assalitore, ma questi le mise un panno sul viso e lei cominciò a scivolare nell’incoscienza. Proprio mentre l’oscurità l’avvolgeva, vide una testa rotolare dalla pila: era Travis.

    ***

    Allora siamo pronti credo, disse Chevalier al gruppo nella sala conferenze. Partiremo domani mattina.

    Kyle annuì e poi lasciò libere le altre guardie in servizio che avevano ricevuto l’ordine di scortarli al luogo previsto.

    Mi sentirò meglio quando ce ne saremo andati dall’isola, disse Kyle, salendo le scale con Chevalier.

    Sono d’accordo, grazie alle esitazioni degli Anziani c’è voluto troppo per preparare questo piano. Era ancora irritato per le loro reazioni lente.

    I due entrarono nella stanza di Emily. Chevalier vide le sue scarpe e andò nel bagno: Ei, Em?

    Guardò in bagno e fece una smorfia quando non la vide.

    Chevalier!, gridò Kyle dietro di lui, agitatissimo.

    Chevalier si girò mente Kyle gli porgeva le rose e il biglietto che aveva trovato sul letto di Emily. Lesse la nota e la accartocciò tra le mani, con gli occhi che bruciavano rossi per la furia.

    Suonò l’allarme in città, l’allarme che annunciava un attacco. Chevalier emise un basso brontolio e corse al balcone e saltò giù, atterrando duramente sul terreno. Kyle lo tallonava mentre correvano verso il molo. Si fermarono di colpo quando videro il sangue e i corpi in un’alta pila sulle tavole di legno.

    Kyle si abbassò e raccolse un panno. Annusandolo, si girò verso Chevalier: È cloroformio, disse e lo passò al Giustiziere.

    Chevalier prese il panno e lo annusò, inalando a fondo: Anche Emily... l’hanno catturata, Kyle.

    Il cuore di Kyle sprofondò mentre guardava l’oceano e non vedeva nient’altro che onde, mentre il sole tramontava.

    Altri arrivarono sul molo e cominciò una breve veglia, mentre seppellivano i resti delle quattro guardie del molo e dei loro cani. Le persiane furono chiuse in tutta l’isola, furono fermati gli orologi e le luci furono spente.

    Trovami la posizione degli Anziani dei Valle, ora! gridò a Storm, che era appena arrivata sulla scena.

    Storm non rispose, ma corse velocemente a fare quello che le era stato chiesto. Non aveva mai visto tutta quella rabbia nel Giustiziere e la spaventava.

    ***

    Emily riuscì finalmente a tirarsi fuori dalla nebbia. Non sapeva perché le girasse tanto la testa e si sentisse stordita e disorientata. Mentre cambiava posizione nel letto, si sentì ancora più confusa. Il letto era duro e le coperte rigide e ruvide.

    Chev?, sussurrò nel buio, biascicando.

    Lui non rispondeva e la stanza sembrava più silenziosa di quanto ricordasse. Alla fine, aprì gli occhi e si sedette di colpo, guardandosi attorno nella piccola stanza.

    Chev? Kyle? chiamò più forte, cominciando a farsi prendere dal panico.

    Emily saltò fuori dal letto, ma quando i piedi toccarono il pavimento, le sembrò che si muovesse sotto di lei e cadde, con la testa che girava. Dopo un po’ riuscì a mettersi in ginocchio e poi a tirarsi in piedi usando il letto come sostegno. Una lampada da tavolo era l’unica fonte di luce nella stanza, ma riuscì a vedere che il colore dell’arredamento della stanza era blu scuro e grigio. Non c’erano finestre, e si sentì in trappola.

    Incespicando, riuscì ad arrivare alla porta che si aprì su un’altra stanza che non conosceva. La stanza era buia e dovette cercare lungo la parete per trovare un interruttore. Si guardò attorno, confusa mentre cercava di capire dov’era.

    Questa stanza era più grande dell’altra. C’erano una TV e un divano da una parte e una piccola cucina dall’altra. Non c’erano finestre nemmeno qui e il tema dei blu e dei grigi si ripeteva anche in questa stanza. Vide una porta metallica sul lato più lontano, vicino alla TV, riprese l’equilibrio e andò alla porta. Quando non riuscì ad aprirla, cominciò a picchiare dei colpi.

    Smise dopo parecchi minuti, quando non rispose nessuno, e tornò verso la stanza. La TV era spenta e non c’era nessun suono, il silenzio era inquietante. Andò oltre il divano e passò la mano lungo un’alta libreria piena di libri, poi si guardò attorno, cercando una traccia di qualcosa di familiare.

    Con la coda dell’occhio notò qualcosa di strano nell’angolo più lontano, qualcosa che si muoveva. Si avvicinò e guardò in alto: era una telecamera ed era di fronte a lei. Si spostò di lato e la telecamera la seguì.

    Emily ebbe un’idea su come attirare l’attenzione. Prese una delle sedie della cucina e la tirò contro la telecamera, staccandola e lasciando al suo posto solo fili penzolanti.

    Andò in bagno e controllò, lì non c’erano telecamere. Esitando, rientrò nella camera che assomigliava a una caverna e vide una telecamera di fronte a lei. Usò di nuovo la sedia e la fece cadere dal muro.

    Emily?, chiamò qualcuno dalla stanza più grande.

    Emily uscì dalla camera, sempre con la sedia in mano, pensando sarebbe stata utile per difendersi. Si fermò quando vide tre heku vicino alla porta metallica. Indossavano tutti maschere chirurgiche. Arricciò il naso quando si avvicinò e sentì un forte odore di mentolo.

    Chi siete? Chiese, sempre tenendo la sedia.

    Siamo qui per proteggerti, Bambina, disse quello davanti.

    Allora lasciatemi andare.

    No, starai con noi per un po’. Sostituiremo le telecamere e sarai punita se le distruggi di nuovo, disse, calmo.

    Emily si accigliò: Scusami?

    Una punizione, seguirai le regole o ne pagherai le conseguenze.

    Siete Equites?

    I tre si guardarono l’un l’altro nervosamente: Lascia stare le telecamere. Questo è l’unico avvertimento.

    Emily gettò la sedia che aveva in mano contro l’heku di fronte, ma questi la bloccò facilmente.

    Ultimo avvertimento, Emily, disse e poi se ne andarono, chiudendo a chiave dietro di loro la pesante porta metallica.

    Emily cominciava a capire. Non ne era sicura ma i Valle dovevano averla catturata. Si sedette sul divano e si raggomitolò in una palla. La mente era ancora annebbiata, e non riusciva a ricordare come era stata catturata; non sapeva se si era trattato di un attacco in piena regola e se Chevalier era ancora vivo. Nascose la testa nelle braccia e sentì tirare leggermente la pelle, guardò e vide la traccia di una piccola puntura, come quelle lasciate da un ago.

    Non sapeva che giorno o che ora fosse. Non c’erano orologi nella stanza, ma poco dopo che i tre erano usciti, entrarono cinque di loro. Due l’afferrarono e la immobilizzarono contro il muro, mentre gli altri tre sostituivano le telecamere. I due che la tenevano per le braccia stavano lontani dalle sue gambe, così non poteva nemmeno tentare di dare qualche colpo decente. Appena le telecamere furono sostituite, i cinque se ne andarono tranquillamente, senza mai dirle una parola.

    Quando uscirono, afferrò un’altra sedia e ruppe di nuovo le due telecamere. Gli occhi fiammeggiarono quando si aprì la porta e tenne la sedia davanti a sé pronta a difendersi. I tre heku entrarono di nuovo nella stanza, indossando le maschere e odorando di mentolo.

    Ti avevamo avvisata, Bambina, disse il primo, tranquillo.

    Emily tenne pronta la sedia davanti a sé: Venite a prendermi.

    Le furono addosso e lei riuscì a fratturare l’osso della mascella di quello più piccolo prima che la immobilizzassero. La obbligarono a stendersi sul letto e tirarono delle cinghie di cuoio, legandola al letto. Le cinghie imbottite alle caviglie e ai polsi la costringevano in una scomoda posizione a X.

    Emily urlò di collera quando uscirono dalla stanza e sentì la serratura che si chiudeva.

    Tirò e strattonò le cinghie, ma non riuscì a far scivolare fuori le mani o i piedi. La schiena cominciò a farle penosamente male mentre si riposava per riprendere fiato prima di cominciare di nuovo a cercare di liberarsi. Passarono ore prima che rinunciasse e il suo corpo esausto soccombesse al sonno.

    Emily si svegliò di colpo quando mani morbide e calde cominciarono a lavorare sulle cinghie che le legavano i polsi. Guardò su e vide un uomo sconosciuto, un mortale. Fece una smorfia e continuò a lottare contro le cinghie.

    Aspetta, lascia che ti liberi, disse l’uomo, lavorando sulle cinghie.

    Non toccarmi! urlò lei.

    Vuoi rimanere così? le chiese, guardandola. Emily lo ignorò quando lui riprese a sciogliere le cinghie.

    Dopo qualche minuto, era libera dal letto e si alzò velocemente per affrontare l’uomo.

    Chi sei? chiese, osservandolo attentamente.

    Mi chiamo Tim. Sai come siamo finiti qui? chiese e si guardò intorno.

    Emily lo guardò con un’espressione confusa: Tu non lo sai?

    L’uomo scosse la testa: Non ne sono sicuro. Stavo solo andando al lavoro quando alcuni tizi mi hanno afferrato e mi hanno spinto in un furgone.

    Ah, disse Emily, senza abboccare.

    Usciamo di qui, disse Tim, andando verso il salotto. Provò a girare la maniglia della pesante porta e poi cominciò a dare colpi: Fateci uscire!

    Non venne nessuno, quindi Emily si limitò ad osservarlo. Le telecamere ora seguivano Tim invece di lei e lui si girò a guardarle.

    Prima di tutto... ci liberiamo di quelle, disse, guardandosi attorno per cercare qualcosa da usare.

    È quello che mi ha fatto finire legata al letto. Ho rotto le telecamere una volta di troppo, gli disse, stando lontana da lui. Non si fidava ancora di lui: A proposito, io sono Emily.

    Tim si limitò a farle un cenno e cominciò a cercare per la stanza.

    Cosa stai cercando? gli chiese Emily.

    Qualcosa da usare come arma. Ci deve essere un modo per uscire da qua.

    Emily si sedette sul divano e lo guardò mentre cercava in tutti i cassetti e in tutti gli armadietti, sfogliando persino i libri in cerca di qualcosa da usare. Alla fine accese la TV e sbuffò quando si accorse che la trasmissione non era in inglese.

    È finlandese? chiese Tim, guardando la TV.

    Emily scrollò le spalle. Afferrò un libro e cominciò a leggere, continuando a guardare con la coda dell’occhio Tim che camminava su e giù per la stanza.

    Devi sapere qualcosa, le disse, girandosi verso di lei.

    Beh, io non so niente. Gli rispose Emily, irritata.

    Sei di Atlanta?

    No.

    Conosci qualcuno di Atlanta?

    No.

    Da quanto tempo sei qui?, chiese, sedendosi accanto a lei sul divano.

    Non vedo orologi qua, e tu? scattò lei. Penso un giorno o due.

    Cadde un silenzio imbarazzato, mentre Emily leggeva e Tim guardava la TV senza il sonoro. Ogni tanto si davano un’occhiata. Era ovvio che nessuno dei due si fidava dell’altro. Quando sembrava che fosse passato un sacco di tempo, Emily si alzò e andò in camera, seguita da Tim.

    Emily immaginava che Tim avesse qualche anno più di lei. Era alto più o meno come Keith, ma non era così muscoloso. Aveva una bella abbronzatura che contrastava con i suoi capelli biondi, begli occhi azzurri e un sorriso attraente.

    Eh no, tu non vieni, il letto è mio, gli disse, sdraiandosi.

    Perché? Chiese Tim. C’è posto per tutti e due.

    Te lo sogni! disse Emily, tirandosi addosso le coperte".

    Bene, disse Tim e andò a prepararsi un letto sul divano.

    Emily si svegliò al profumo di pancake e andò verso la stanza più grande.

    La colazione è pronta, disse Tim sorridendo.

    Emily lo guardò sospettosa. Non si fidava di lui e non credeva nemmeno impossibile che le avvelenasse il cibo, ma cominciava a sentire la nausea e non vedeva cracker in giro.

    Qui, siediti, le disse Tim, mettendo un piatto di pancake sul tavolino.

    Grazie disse lei, poi esitò prima di sedersi.

    Per farmi perdonare per ieri sera, ero solo nervoso, e chiedo scusa. Si sedette con un piatto per sé.

    Mangiarono in silenzio e il cibo caldo aiutò lo stomaco di Emily a calmarsi.

    Grazie, erano buoni, disse Emily alzandosi e cominciando a lavare i piatti.

    Lascia, faccio io, le disse Tim, alzandosi.

    Io lavo, tu asciughi e gli lanciò uno strofinaccio.

    Mi sembra giusto, poi vediamo come possiamo uscire da qui. Guardò di nuovo verso la porta.

    Non sono sicura che sia possibile. Hai qualche idea di dove siamo? Chiese, prendendo un piatto e lavandolo.

    Cosa vuoi dire?

    Non siamo trattenuti in qualche campo governativo o da qualche lunatico. Tutta questo è stato organizzato attentamente e portato a termine con determinazione, disse a bassa voce.

    Tu ne sai più di me... mettimi al corrente, disse Tim, osservandola, con i piatti puliti ma ancora bagnati che si accumulavano nel lavello.

    Non mi fido abbastanza di te da dirtelo. Finché non riesco almeno a capire come rientri nello schema, terrò le cose per me. Finì e andò a sedersi con il suo libro.

    Questo non è giusto. Com’è che tu sai più di me di questa faccenda? Si sedette accanto a lei.

    Perché sono più sveglia di te, disse, continuando a guardare il suo libro.

    Tim socchiuse gli occhi: "Dimmi una cosa... perché noi?

    Emily sospirò e lo guardò: Non so perché tu... e per quanto riguarda me, non sono affari tuoi,

    Mentre faceva finta di leggere il libro, il cervello di Emily lottava per ricordare quando era stata catturata. Era accaduto qualcosa di terribile, se lo sentiva in fondo allo stomaco, ma non riusciva a ricordare che cosa. Girò la testa quando gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Non riusciva a ricordare se era accaduto qualcosa a Chevalier o perfino a Kyle. E se nessuno la stava cercando? E se questa era la sua nuova vita, tenuta nascosta e tormentata da questi heku?

    Emily sentì lo stomaco che si rivoltava, quindi andò verso il bagno con aria indifferente, chiuse la porta a chiave e poi si lasciò cadere sul pavimento. Non sapeva per quanto tempo aveva fatto la spola tra il pavimento fresco e il wc, ma apparentemente abbastanza a lungo da far insospettire Tim.

    Stai bene, là dentro? le chiese, bussando alla porta.

    , riuscì a dire debolmente.

    Ok, le rispose, ma non sembrava convinto.

    Appena sentì che lo stomaco si era calmato a sufficienza, andò direttamente in camera e si sdraiò sul letto.

    C’erano corpi allineati lungo il molo. Dovunque guardasse vedeva facce conosciute, che la guardavano con occhi ciechi. C’era sangue che gocciolava dalle tavole di legno, facendo diventare l’acqua rosso scarlatto. Cercò tra i corpi cercando di trovarlo. La osservavano, lo sentiva. Quando si girò, c’erano ancora più corpi ammucchiati. Qualcuno stava uccidendo tutti quelli che conosceva.

    Emily, Emily, svegliati. Tim la scuoteva adagio.

    Emily sobbalzò e si mise seduta di colpo, con il corpo che tremava.

    Avevi un incubo, disse Tim, ancora seduto sul letto accanto a lei. Allungò il braccio e glielo mise attorno, facendo una prova per vedere se lei l’avrebbe respinto.

    Quando non lo fece, la abbracciò più stretta: È tutto ok, è finito, le sussurrò, cullandola lentamente.

    Emily voleva che la lasciasse andare, ma aveva bisogno di calore. Le braccia che la circondavano era sconosciute e estranee ma le davano un po’ di conforto; appoggiò la testa sulla sua spalla e pianse.

    Chapter 3 - Decisioni

    Ci state mettendo troppo tempo! Chiedo una risoluzione immediata. Sono già sette giorni, Chevalier guardava corrucciato gli Anziani, Equites e Valle, seduti davanti a lui.

    Facciamo quello che possiamo. C’è una linea sottile che divide il tentativo di riavere Emily e impedire una guerra su vasta scala, gli disse Selest.

    Non mi interessa se causa la terza guerra mondiale, purché la riportiamo a casa sua. Spostò la sua attenzione sugli Anziani Valle, che si guardarono l’un l’altro e si parlavano a voce troppo bassa perché Chevalier potesse sentire.

    Cosa state facendo per risolvere questa faccenda? Hanno attaccato e ucciso le mie guardie senza essere provocati e poi hanno rapito mia moglie! ruggì Chevalier.

    Tua moglie? Chiese Selest.

    Sì, mia moglie. Voltò verso di lei gli occhi furiosi.

    Pensavo fosse legata a Kyle.

    Tu pensavi quello che ti ho detto io... ‘carte blanche’ ricordi? È mia moglie ed è incinta di nostro figlio. La sua voce si fece un po’ più bassa.

    Gli Anziani Equites si girarono e avvicinarono le teste, parlando velocemente tra di loro.

    Leonid fu il primo a girarsi: Quali altre bugie ci hai detto Chevalier?

    Vi ho detto quello che era necessario per fare il mio lavoro. I miei ordini erano di osservare Emily Russo e scoprire se aveva poteri speciali, ricordò loro.

    E...

    E non discuterò di questa faccenda davanti a loro. Lanciò uno sguardo truce agli

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