Turchia, ponte d'Eurasia
By Aldo Braccio
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Agli occhi di molti italiani e di molti europei, la Turchia rappresenta una sorta di "altro da sé" continuamente evocato in termini di preoccupazione e di confronto polemico. Per altri, l'immagine del Paese è quella di un'entità adagiata nell'indolenza passiva alla periferia del mondo occidentale.
La realtà di questi ultimi anni - in particolare dal 2002 in poi - è invece completamente diversa : recuperate le sue radici e la sua immensa tradizione culturale la Turchia sta gradatamente ma sicuramente riconquistando la sua centralità geopolitica e il suo ruolo di ponte e di cerniera fra Europa e Asia.
Ankara - non più in contrasto ma come erede legittima di Istanbul/Costantinopoli/Bisanzio - sta contribuendo a ridisegnare le vaste e strategiche regioni situate fra il bacino mediterraneo e l'Asia centrale, svincolandole da un'anacronistica dipendenza atlantica e favorendo diversi equilibri mondiali. Conoscere meglio la Turchia sarà l'occasione per conoscere meglio noi stessi e il nostro futuro.
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Turchia, ponte d'Eurasia - Aldo Braccio
Prefazione
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Il decennio 2000-2010 ha certamente rappresentato per la Turchia – in corrispondenza con il cambiamento del quadro politico internazionale – un periodo di importanti novità politiche, oltre che culturali ed economiche. La posizione stessa del Paese è generalmente sentita come diversa: più centrale e strategica rispetto al mondo circostante, piuttosto periferica e di confine rispetto al mondo occidentale con cui ha prevalentemente interloquito nel corso del ventesimo secolo.
Vengono in mente, a questo proposito, le affermazioni di Samuel Phillips Hungtington, che già nel 1993 presentava il destino del Paese della Mezzaluna come antagonista dell’Occidente, prevedendo la sua rinuncia «al frustrante e umiliante ruolo di mendicante per l’ingresso in Europa».
La realtà è certamente più complessa, ma i segnali provenienti da Ankara a partire soprattutto dall’inizio della guerra irachena (2003) sono molteplici e concordanti e vanno in una certa direzione, che è quella di una riacquistata autonomia di fronte alle sollecitazioni esterne.
Se gli sconvolgimenti del biennio 1989-1991, sfociati nella fine del sistema mondiale bipolare, avevano, tutto sommato, poco influito sulla collocazione internazionale della Turchia, confermandone e semmai consolidandone il ruolo strategico di avamposto delle Potenze occidentali, l’inizio del nuovo secolo ha visto invece un’evoluzione e dei cambiamenti interessanti e significativi.
Il saggio di Aldo Braccio offre un compendio di tali segnali, interpretandoli secondo una prospettiva culturale (riscoperta dell’ottomanesimo e del pluralismo, in luogo dell’identarismo nazionale turco) e geopolitica (relazioni con il mondo arabo, con quello russo, e con gli altri Paesi dell’area), senza rinunciare a tracciarne i risvolti economici e di politica energetica.
Certo, i cambiamenti in corso avvengono in un quadro di riferimento che presenta elementi di continuità con il passato: su tutti la persistenza dell’appartenenza alla NATO, che a oggi non è messa in discussione dal governo liberale-conservatore dell’AKP. La Turchia non ha neppure smesso di guardare con interesse all’Europa, in un percorso di integrazione che ha trovato diverse difficoltà e incomprensioni e che viene spesso rallentato da ricorrenti ondate di diffidenza reciproca.
Il quadro complessivo, ad ogni modo, è cambiato e sta cambiando, e non può essere sottovalutato: trattandosi di un’area strategica e centrale all’interno della massa eurasiatica (e di un ponte
fra le sue due componenti, come suggerisce il titolo dell’opera) quello che accade in Turchia acquisisce un particolare e specifico rilievo.
La storia dei turchi – dalla loro provenienza asiatica alla formazione di un grande Impero multietnico quale quello Ottomano, fino alla moderna costituzione della Repubblica di Turchia – comprende un racconto complesso e affascinante che ha sempre colpito l’immaginazione degli europei. Spesso è però mancata la conoscenza approfondita ed equilibrata di tale storia e dei suoi attuali sviluppi, e sono utili perciò i contributi di approfondimento presenti in testi che, come questo che vi accingete a leggere, offrono una chiave di lettura attenta e non banale. Ad esempio, il tema del cosiddetto fondamentalismo islamico viene trattato in modo inconsueto per il lettore: sentito nell’immaginario occidentale prevalente come una minaccia e un elemento di disturbo del vivere civile, esso viene qui prospettato come frequente esercizio retorico ispirato dalla diffidenza nei confronti dell’Islam tout court, un sedicente e malinteso spirito laico può allora diventare – paradossalmente – strumento di discriminazione e di chiusura nei confronti dell’altro (che, nel caso della Turchia, è in primo luogo il cittadino di fede islamica).
Al pregiudizio di natura religiosa si accompagna, non infrequentemente, quello riguardante il popolo turco in generale, visto come irriducibile al tipo umano europeo; ma tale orientamento non considera – come si noterà nel saggio – la reale complementarietà storica, etnica e culturale – oltre che geopolitica, fra Europa e Turchia, pur in presenza di precisi tratti distintivi.
Antonello Folco Biagini
Antonello Folco Biagini (Foligno, 1945) è uno storico e accademico italiano. Dopo la laurea ha iniziato la carriera nel mondo universitario intervallando una prolifica ricerca scientifica con una variegata attività didattica, svolte nelle Università di Perugia, Messina, Roma La Sapienza
, Roma S. Pio V
, Roma Lumsa
, Szeged (Ungheria) e Cluj-Napoca (Romania). Fra le sue opere citiamo Italia e Turchia (1904-1911): gli ufficiali italiani e la riorganizzazione della gendarmeria in Macedonia, Roma, USSME, 1977 e Storia della Turchia contemporanea, Milano, Bompiani, 2002-2005.
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Introduzione
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Con il titolo Turchia, ponte d’Eurasia
, apparso sul primo numero (ottobre 2004) di Eurasia – Rivista di studi geopolitici
, Carlo Terracciano chiariva – da profondo, impareggiabile studioso di geopolitica qual era – «l’imprescindibile ruolo della Turchia nei rapporti fra Europa e Asia, svolto nel corso dei secoli, è quello di collegamento e di mediazione fra due realtà diverse ma complementari».
Riprendendo quel titolo e quelle suggestioni, il presente saggio intende offrire un contributo sull’effettivo cambiamento di rotta della Turchia, avvenuto a partire – più o meno – dall’inizio del Ventunesimo secolo.
La Turchia è cambiata, sta cambiando e contribuisce certamente a cambiare – in meglio, se la sua azione troverà riscontro a livello internazionale – il Mondo intero. Infatti, diversi sono gli scenari che fanno da sfondo alla sua iniziativa geopolitica: da quelli europei a quelli vicino orientali, a quelli centrasiatici.
Certamente, un interesse particolare e immediato per noi italiani merita lo scenario legato all’area mediterranea. Questo piccolo
mare non più nostro – così ben raccontato da Fernand Braudel nelle sue opere – conserva intatta la sua importanza simbolica e strategica: crocevia di tre continenti, esso è diventato – da luogo di comunicazione e di mediazione di un tempo – un simbolo di divisione e di conflitto. Su