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Danke, Frau Merkel
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Danke, Frau Merkel

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Danke, Frau Merkel ci ricorda che siamo alla vigilia di una nuova fase della costruzione dell’Unione Europea e che dovremmo trovare il modo per rilanciare l’occupazione ed attuare un nuovo periodo di crescita della nostra economia.
Se vogliamo combattere la disoccupazione e riprendere a crescere, oltre che attuare le riforme per rendere più efficiente lo Stato, fare economia, combattere l’evasione fiscale, colmare il ritardo digitale, spendere meglio i fondi europei e rinnovare la scuola, sarà inevitabile, nei prossimi decenni, anche trovare la formula per ridurre gradualmente il debito pubblico mobilitando, se necessario, anche l’enorme ricchezza delle famiglie abbienti.
Noi abbiamo bisogno dell’Europa che ci può garantire la pace, favorire la crescita, stimolare la modernizzazione del Paese e restituire l’entusiasmo perduto. Faremmo bene a prendere come modello la Germania che lo sforzo di modernizzazione del Paese lo ha già attuato da qualche anno con successo. Ed infine dovremmo prendere lo spunto dal prossimo semestre europeo, gestito dall’Italia, per stimolare una metamorfosi collettiva con l’obiettivo di cementare l’unione dei popoli e non deludere le aspettative dei nostri figli.

LanguageItaliano
Release dateMay 28, 2014
ISBN9788868150631
Danke, Frau Merkel
Author

Diego Balducci

Diego Balducci, medico, è autore di numerose pubblicazioni. Con Più sani, più ricchi ha dato seguito ad un recente volume dal titolo Sempre in forma, edito da Lindau, per ribadire il molto che ciascuno di noi può fare, correggendo lo stile di vita e l’alimentazione, per vivere più a lungo e, quello che più conta, conservare il benessere.Per il 2013 è attesa, inoltre, l’uscita di Problemi di biopolitica in una società di longevi sani (ebook).Opere pubblicate:1949 - Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma,La Sapienza1950 - Specializzazione con Lode in Pediatria dell’Università di Roma, La Sapienza.1952 - Incarico dal Ministero della Sanità di organizzare il Centro di Virologia presso l’ospedale di S. Camillo per isolare i primi virus influenzali e valutare le risposte dei primi soggetti vaccinati.1955 - Assistente in Batteriologia e Malattie da Virus presso l’Università di Sheffield in Inghilterra per eseguire i primi isolamenti di virus in colture di cellule umane e animali.1956 - Classificato primo al concorso di assistente di Microbiologia dell’Istituto Superiore di Sanità con l’incarico di progettare e dar vita al Laboratorio di Virologia. Ha diretto questo laboratorio per undici anni, rendendo possibile in Italia la produzione e il controllo dei vaccini contro l’influenza e la poliomelite.1957 - Libera Docenza in Microbiologia dell’Università di Roma,La Sapienza.1966 - Libera Docenza in Virologia dell’Università di Roma, La Sapienza.1967 - Ha fondato e diretto l’Italdiagnostic per produrre e vendere, primo in Europa, colture cellulari e diagnostici per le malattie da virus esportati in quarantadue Paesi.1970 - Specializzazione con Lode in Patologia dell’Università di Roma, La Sapienza.1975 - Ha fondato e diretto l’ISMUNIT (Istituto Immunologico Italiano), come espansione dell’Italdiagnostic, che ha prodotto il vaccino contro l’influenza a virus intero e a sub unità (Miniflu). Le prime gammaglobuline per uso endovenoso brevettate(Venogamma) e l’interferon con leucociti umani (Alfaferone) che è stato il primo farmaco che ha guarito le epatiti da virus.1991 - Presidente onorario e consulente scientifico della Schiapparelli Diagnostici Ismunit.1996 - Consulente scientifico della Analyzer Medical System di Guidonia (Roma).2003 - Ha fondato la Life Line Lab di Pomezia (Roma).Autore di sessantacinque pubblicazioni scientifiche e dei seguenti volumi:1954 - “I 40 ANNI”, ed. Raggio.1960 - “LE COLTURE DEI TESSUTI IN BIOLOGIA”, ed. Il Pensiero Scientifico (tradotto anche in inglese).1963 - “TISSUE CULURE IN BIOLOGICAL RESEARCH”, ed. Elsevier.1993 - “L’INDUSTRIA DELLA SCIENZA”, ed. Il Mulino.2007 - “I MICROARRAYS PER LO STUDIO DELLE BASI CHIMICHE DELLA VITA”, ed. Life Line.2008 - “SEMPRE IN FORMA”, ed. L’Età dell’Acquario.2010 - “L’ITALIA POSITIVA”, auto pubblicazione.1949 - Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma,La Sapienza1950 - Specializzazione con Lode in Pediatria dell’Università di Roma, La Sapienza.1952 - Incarico dal Ministero della Sanità di organizzare il Centro di Virologia presso l’ospedale di S. Camillo per isolare i primi virus influenzali e valutare le risposte dei primi soggetti vaccinati.1955 - Assistente in Batteriologia e Malattie da Virus presso l’Università di Sheffield in Inghilterra per eseguire i primi isolamenti di virus in colture di cellule umane e animali.1956 - Classificato primo al concorso di assistente di Microbiologia dell’Istituto Superiore di Sanità con l’incarico di progettare e dar vita al Laboratorio di Virologia. Ha diretto questo laboratorio per undici anni, rendendo possibile in Italia la produzione e il controllo dei vaccini contro l’influenza e la poliomelite.1957 - Libera Docenza in Microbiologia dell’Università di Roma,La Sapienza.1966 - Libera Docenza in Virologia dell’Università di Roma, La Sapienza.1967 - Ha fondato e diretto l’Italdiagnostic per produrre e vendere, primo in Europa, colture cellulari e diagnostici per le malattie da virus esportati in quarantadue Paesi.1970 - Specializzazione con Lode in Patologia dell’Università di Roma, La Sapienza.1975 - Ha fondato e diretto l’ISMUNIT (Istituto Immunologico Italiano), come espansione dell’Italdiagnostic, che ha prodotto il vaccino contro l’influenza a virus intero e a sub unità (Miniflu). Le prime gammaglobuline per uso endovenoso brevettate(Venogamma) e l’interferon con leucociti umani (Alfaferone) che è stato il primo farmaco che ha guarito le epatiti da virus.1991 - Presidente onorario e consulente scientifico della Schiapparelli Diagnostici Ismunit.1996 - Consulente scientifico della Analyzer Medical System di Guidonia (Roma).2003 - Ha fondato la Life Line Lab di Pomezia (Roma).Autore di sessantacinque pubblicazioni scientifiche e dei seguenti volumi:1954 - “I 40 ANNI”, ed. Raggio.1960 - “LE COLTURE DEI TESSUTI IN BIOLOGIA”, ed. Il Pensiero Scientifico (tradotto anche in inglese).1963 - “TISSUE CULURE IN BIOLOGICAL RESEARCH”, ed. Elsevier.1993 - “L’INDUSTRIA DELLA SCIENZA”, ed. Il Mulino.2007 - “I MICROARRAYS PER LO STUDIO DELLE BASI CHIMICHE DELLA VITA”, ed. Life Line.2008 - “SEMPRE IN FORMA”, ed. L’Età dell’Acquario.2010 - “L’ITALIA POSITIVA”, auto pubblicazione.

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    Danke, Frau Merkel - Diego Balducci

    Diego Balducci

    Published by Meligrana Editore on Smashwords

    Copyright Meligrana Editore, 2014

    Copyright Diego Balducci, 2014

    Tutti i diritti riservati

    ISBN: 9788868150631

    Meligrana Editore

    Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)

    Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041

    www.meligranaeditore.com

    info@meligranaeditore.com

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    INDICE

    Frontespizio

    Colophon

    Licenza d’uso

    Diego Balducci

    Copertina

    PARTE PRIMA - UNA CRISI EPOCALE

    Cenni di storia - Siamo di fronte ad un bivio - Origine della crisi negli Stati Uniti - Effetti della crisi in Europa - Ruolo dell’euro - Guerra delle valute - Infrazioni ed errori riguardanti i fondi dell’Unione - Le agenzie di rating - I paesi a tripla A e gli altri - Il debito pubblico italiano - La crisi italiana - L’assillo dello spread - Bilanci regionali fuori controllo - Il buco nero della Sanità - La Germania di Angela Merkel - Alcune sostanziali differenze organizzative

    PARTE SECONDA - COME PREPARARCI, NOI ITALIANI

    Affrontare la crisi con coraggio e buonsenso - Noi abbiamo bisogno dell’Europa - In cerca di noi stessi - L’eredità che abbiamo preso in consegna - Quali sono i nostri compiti - La riduzione del debito pubblico - Ridurre i costi della politica - Tare e difetti da correggere - Riscoprire le nostre migliori virtù - Riconsiderare le competenze delle regioni - Restituire l’entusiasmo ai giovani - Facilitare le assunzioni - Favorire l’internazionalizzazione - Svecchiare l’agricoltura per crescere nell’agroalimentare - Mobilizzare la ricchezza delle famiglie - Rilanciare l’economia con la crescita - La scuola del futuro - Perfezionare la valutazione e la gestione della ricerca -

    Una generazione da non perdere - Sviluppare l’economia per l’esportazione -

    Il piano per attrarre investitori stranieri - Expo 2015: una grande opportunità - Spendere bene i fondi europei - Scelte difficili - Alzare l’asticella della morale - Rinnovare la classe dirigente - Accelerare la durata dei processi - Colmare il ritardo digitale - Valorizzare la cassa depositi e prestiti - Il gioco: un record che non ci onora - Una data da ricordare

    PARTE TERZA - COSTRUIRE L’EUROPA

    Maastricht venti anni dopo - Curare il malessere antieuropeo - Verso un mondo di grandi comunità - Governare il fenomeno dell’immigrazione - Il ruolo della politica fra passato e futuro - Cementare l’unione dei popoli - L’ideologia europea - Necessaria una metamorfosi collettiva - La nostra patria è l’Europa - Una nuova fratellanza europea - Diventare simili - Promuovere l’occupazione giovanile - Ribellione al declino - Rilanciare l’industria europea - Grandi opere per la crescita - Il programma per la ricerca Horizon 2020 - L’unione bancaria - Guerra ai paradisi fiscali - Il ruolo della Germania - L’Europa che sogniamo

    Altri ebook di Meligrana Editore

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

    Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la propria copia.

    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    Diego Balducci

    Diego Balducci, medico biotecnologo, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche e saggi. È stato assistente in virologia presso l’Università di Sheffield in Inghilterra. Ha progettato, dato vita e diretto per undici anni il laboratorio di virologia dell’Istituto Superiore di Sanità rendendo possibile in Italia la produzione ed il controllo dei vaccini contro l’influenza e la poliomielite. È autore, tra l’altro, del primo trattato a livello mondiale sulle tecniche di coltura in vitro delle cellule umane e animali, pubblicato dalla Elsevier nel 1963 con il titolo Tissue culture in biological research.

    Contattalo:

    meristemia@tiscali.it

    PARTE PRIMA

    UNA CRISI EPOCALE

    Cenni di storia

    In passato, a cominciare dagli imperatori romani fino a Napoleone ed anche Hitler, ci sono stati vari tentativi di creare, con l’uso della forza, una vasta comunità di popoli europei. Invece quello che stiamo vivendo, e di cui siamo protagonisti, nonché membri fondatori, è la realizzazione del primo grande progetto di fusione che si sta cercando di realizzare con mezzi pacifici.

    In alcuni influenti circoli politici, specialmente in Francia, alla fine della seconda guerra mondiale, incominciò a circolare l’idea che valesse la pena di cercare di superare la tradizionale rivalità tra le varie potenze europee per evitare le conseguenze disastrose dei conflitti. Fra i padri fondatori del progetto d’integrazione europea va ricordato oltre al francese Schuman anche l’italiano Spinelli che, in un periodo caotico del dopoguerra, si sforzarono di diffondere l’idea che fosse la soluzione migliore anche per combattere la disoccupazione e fare in modo che il comunismo, considerato dispotico e antidemocratico, si estendesse dall’Europa orientale a quella centrale e occidentale.

    Il 18 aprile 1951 fu firmato a Parigi il trattato della CECA (Comunità Europea del Carbone e Acciaio). I Paesi firmatari furono: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo. Olanda.

    Questo trattato istituì la libera circolazione dei prodotti in questione e, fatto storico importantissimo, un’Alta Autorità, come organo comune con funzione esecutiva, un’Assemblea di 78 deputati, con potere di controllo e un Consiglio di Ministri, nominati dai 6 governi nazionali e una Corte di Giustizia.

    Il 3 giugno 1955, alla conclusione della Conferenza di Messina, organizzata dal ministro degli esteri Gaetano Martino, personaggio di spicco, e convinto artefice della costruzione della comunità europea, fu sottoscritto l’impegno di massima di creare due istituzioni: Comunità europea dell’energia atomica e Comunità Economica Europea.

    Venne, quindi, dato incarico a una commissione presieduta dal belga Spaak, di dar seguito ai contenuti della Conferenza di Messina e di preparare un rapporto su come proseguire i negoziati.

    Si arrivò così, il 25 marzo 1957, alla firma dei trattati di Roma che decisero di istituire due organismi:

    - CEE, ovvero Comunità Economica Europea, che aveva il compito di promuovere il mercato comune e armonizzare le legislazioni economiche nazionali al fine di realizzare una crescita stabile e duratura. L’attuazione del trattato fu demandata a una Commissione di 9 membri (due per i tre Paesi più estesi e uno per i tre più piccoli). Completavano tale primo sistema comunitario anche un’assemblea parlamentare di 142 membri, nominati dai Parlamenti nazionali, e la Corte di Giustizia. Ma il nome di Parlamento europeo fu adottato solo nel 1979 quando, per la prima volta, si svolsero le prime votazioni a suffragio universale.

    - EURATOM che aveva il compito di mantenere la produzione di energia dall’atomo in costante crescita anche in previsione di un prevedibile esaurimento delle fonti energetiche estrattive.

    Hanno presentato domanda di adesione negli anni seguenti alla Comunità:

    - 1973: Danimarca, Irlanda, Regno Unito.

    - 1981: Grecia.

    - 1986: Spagna, Portogallo.

    - 1995: Austria, Finlandia, Svezia.

    - 2004: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta, Cipro.

    - 2007: Bulgaria, Romania

    - 2013: Croazia.

    I 12 membri, che allora componevano la Comunità Europea, firmarono il 7 febbraio 1992 il trattato che prese il nome dalla cittadina olandese di Maastricht, sede della trattativa. Con tale trattato si è voluto accelerare l’integrazione degli Stati componenti all’insegna di un’unione più forte e più stretta dei popoli europei e nacque così l’Unione Europea. Diverse competenze comunitarie vennero ampliate stabilendo, fra l’altro, la creazione dell’Istituto monetario europeo e della Banca Centrale Europea (BCE) e si crearono così le premesse per la nascita della moneta comune, l’euro, che entrò in circolazione dal primo gennaio 2002.

    Con tale trattato fu anche sottoscritto l’impegno che ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare alcuni parametri di convergenza:

    - Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.

    - Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60% (Belgio e Italia furono esentati).

    - Tasso d’inflazione non superiore dell’1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.

    - Tasso d’interesse non superiore al 2% del tasso medio degli altri Paesi.

    Con tale trattato oltre l’euro furono decisi anche altri simboli dell’Unione e più precisamente:

    - La bandiera con 12 stelle dorate, corrispondenti ai mesi dell’anno, che sono disposte in cerchio come simbolo di unità e simboleggiano gli ideali di solidarietà fra i popoli.

    - L’inno tratto dall’Inno alla gioia della nona sinfonia di Beethoven.

    - Il motto dell’Unione che è Unità nella diversità.

    - La celebrazione del Giorno dell’Europa fissata per il 9 maggio, in ricordo della prima dichiarazione pronunciata nel 1950 dal ministro degli Affari Esteri francese Robert Schuman, che si considera essere l’atto di nascita dell’Unione europea.

    In precedenza, il 14 giugno 1985 a Schengen, era stato firmato da Belgio, Francia, Germania. Lussemburgo e Olanda il trattato che aboliva i controlli delle persone alle frontiere, rendendo possibile la libera circolazione dei cittadini. Inoltre aveva lo scopo di migliorare la collaborazione delle forze di polizia al fine di potenziare la lotta alla criminalità organizzata. Tale trattato entrò in vigore il 26 marzo 1995.

    L’Italia ne divenne membro il 27 novembre 1990 e lo fece entrare in vigore il 26 ottobre 1997.

    Gli ultimi entrati, nel 2012, sono stati Romania e Bulgaria.

    Attualmente sono presenti nell’area di Schengen un totale di 30 Paesi europei.

    Il trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007, ha apportato ampie modifiche al trattato sull’Unione Europea provvedendo al riparto di competenze tra l’Unione e gli Stati membri e al rafforzamento dei diritti fondamentali. È entrato ufficialmente in vigore il 1° dicembre 2009.

    Nel 2012 all’Unione Europea è stato assegnato il Premio Nobel per la pace per il successo conseguito nello sforzo per la pace e la riconciliazione ed anche per la democrazia e i diritti umani.

    Siamo di fronte ad un bivio

    L’idea di creare una vasta area di libera circolazione delle merci e dei servizi eliminando le barriere esistenti, conquistò sin dall’inizio nell’Europa occidentale un ampio sostegno. Solo la Bundesbank cercò, in un primo momento, di ostacolare il progetto, sollevando l’opinione pubblica contro la sua introduzione. Ma l’euro fu il prezzo preteso dai francesi per avallare la riunificazione dei due Stati tedeschi, est e ovest, e tenere la Germania tutta attaccata all’Europa. La nascita dell’euro, fortemente voluto dai francesi anche per combattere l’egemonia del dollaro, fu comunque considerato un passo economicamente utile anche perché ci si rese subito conto, dopo due guerre tremende, e con milioni di morti, che economie reciprocamente interdipendenti, non avrebbero più rivissuto tali esperienze del passato.

    Così l’adozione dell’euro, come moneta comune, fu giustamente salutata dai vari Stati come un importantissimo atto politico di particolare valore nella costruzione dell’Unione Europea. Un passo avanti tendente a realizzare, attraverso una confluenza di interessi e di prospettive, la fraternizzazione di popoli che per secoli e millenni si erano combattuti per le ragioni più diverse. L’obiettivo era quello di dar vita a una nuova forma più concreta di collaborazione economica e commerciale anche in prospettiva di una competizione sempre più accesa, non solo con i Paesi che utilizzano il dollaro e lo yen, ma anche con altre vaste aree di Paesi emergenti come Russia, Cina, Brasile e India. Il poter utilizzare una moneta, certamente più stabile, dava maggiore concretezza e forza a tutti gli operatori in quanto era una conquista che apriva nuovi scenari potenzialmente molto interessanti.

    Tutti e sei i Paesi fondatori dell’Unione Europea, fra cui l’Italia, lo adottarono automaticamente. Altri, come la Spagna, il Portogallo, l’Austria, ne fecero domanda in seguito e dovettero attendere qualche anno in più per poterne usufruire. Per essere accettati bisognava dimostrare di avere un certo equilibrio dei bilanci statali e rispettare un determinato rapporto di cambio della propria moneta, così come, d’altra parte, era stato per i Paesi fondatori. Comunque, se pure con qualche difficoltà iniziale, derivante in parte da un imprevisto eccessivo aumento dei prezzi di molti prodotti, tutto proseguì per il meglio e sembrò cosa fatta e ben riuscita.

    In Italia, fra l’altro, tirammo un sospiro di sollievo perché, così facendo, si riduceva enormemente per noi il costo del denaro, che tutti i mesi praticamente ci serviva e ci serve per prolungare e rinnovare le scadenze del nostro enorme debito pubblico. Infatti, i tassi di interesse che con la lira oscillavano tra il 10 e il 15%, si portarono al di sotto del 5%. Nessuno, però, si rese conto del fatto che alcuni nodi sarebbero, prima o poi, venuti al pettine dato che, il rinunciare a stampare una propria valuta, in momenti di crisi avrebbe potuto creare grosse difficoltà.

    E, infatti, attualmente, per una serie di ragioni che cercheremo di spiegare, anche noi europei, siamo stati coinvolti da una grave crisi finanziaria, che ha avuto origine negli USA e ci ha costretto a dover tempestivamente affrontare gravi problemi di gestione che hanno esposto alcuni Paesi, fra cui il nostro, a condizioni di inaccettabili svantaggi competitivi.

    L’euro ha improvvisamente reso evidente che l’Europa non è omogenea. Qualcuno ha ventilato l’ipotesi che sia stato proprio l’euro a provocare la recessione imponendo l’austerità.

    In quasi tutti i Paesi dell’eurozona è cominciato così a serpeggiare il dubbio sulla possibilità di poter mantenere in vita una moneta come l’euro che Georg Soros, saggio finanziere di origine ungherese, giustamente considera essere incompleta. Infatti, come sta avvenendo, non potendo essere gestito con unità d’intenti, in caso di crisi come l’attuale, ha innescato una serie di eccessivi squilibri finanziari fra Paesi dotati di ampie risorse finanziarie, come la Germania, o i bilanci in equilibrio, come l’Olanda la Finlandia, e gli altri, compresi tutti i Paesi mediterranei che, in condizioni economiche meno solide, da molti mesi sono costretti a dover varare provvedimenti urgenti per evitare il peggio.

    Praticamente sta succedendo che la grave crisi della Grecia, che rappresenta solo il 2% del PIL europeo, arrivi a contagiare altri Paesi, compresa l’Italia, mettendo in dubbio la sopravvivenza della stessa moneta unica. A confronto un fatto analogo negli USA sarebbe impensabile perché anche se fallisse un grande Stato come la California, questo non determinerebbe mai la fine del dollaro.

    In alcuni Paesi membri, Germania in testa, in un primo momento, è stata anche ventilata l’ipotesi che valesse la pena far ritornare la Grecia alla sua valuta, la dracma. Alcuni esponenti politici di spicco specialmente svedesi e finlandesi, sostengono, infatti, trattarsi di una soluzione, difficilmente evitabile, che non avrebbe avuto ripercussioni gravi sugli altri utilizzatori dell’euro.

    Non hanno però calcolato gli effetti della speculazione che si scatenerebbe sull’euro da parte dei mercati finanziari, mettendone in dubbio la sopravvivenza. Comunque, dovendo prendere decisioni di estrema gravità, si è preferito temporeggiare anche perché sia la Germania, e poi anche la Francia, essendo già in periodo preelettorale, si sono dimostrate piuttosto riluttanti ad accollarsi altri esborsi di sostegno.

    Nell’incertezza sono trascorsi circa due anni, prima che ci si convincesse che l’abbandono dell’euro, anche da parte di un solo Paese, avrebbe potuto determinare l’avvio dello smantellamento dell’Unione Europea. Allora, in qualcuno dei Paesi virtuosi, come la Finlandia, ha cominciato a serpeggiare la tesi dell’opportunità di conservare un euro forte solo in Germania e negli Stati virtuosi del nord Europa, che avendo i bilanci più in equilibrio, non erano tartassati dalla speculazione, e un euro debole per l’Irlanda e i Paesi mediterranei.

    Si sarebbe così determinata una rottura che avrebbe causato di sicuro uno strascico di risentimenti e ostilità con conseguenze imprevedibili forse anche tragiche.

    Fortunatamente, di fronte a questa alternativa, il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, dopo una riunione del comitato direttivo, si è preso la responsabilità di affermare con forza: L’euro è irreversibile ed ha sostenuto la tesi che fosse necessario e urgente sottoscrivere nuove regole di collaborazione e convivenza. Inoltre, dopo qualche giorno, ha annunciato anche che la Banca Centrale, malgrado l’opposizione della Bundesbank, sarebbe intervenuta senza limiti in difesa della moneta comune. Queste ferme dichiarazioni hanno avuto un immediato effetto positivo bloccando la speculazione che da diversi mesi si era accanita contro i Paesi più esposti, Italia inclusa.

    La Germania guidata dalla cancelliera Merkel, essendo il maggior Paese creditore per gli investimenti fatti in Europa, in cui va circa il 40% del suo export, anche grazie all’adozione dell’euro, si è trovata così di fronte all’alternativa: continuare a essere il Paese guida dell’Unione e difendere l’euro oppure voltare le spalle alla solidarietà verso i più deboli con il rischio di creare condizioni che avrebbero potuto portare allo sfaldamento dell’euro con conseguente smantellamento del mercato comune.

    Una parte dell’opinione pubblica tedesca accusava i Paesi periferici più indebitati causa dei loro mali sostenendo che, per esempio, non si potevano aumentare le loro pensioni perché si dovevano dirottare miliardi di euro per tamponare le falle nei bilanci di Paesi gravati dai debiti. Nella memoria collettiva tedesca hanno inciso fortemente i dati greci dei deficit falsificati e, quindi, la certezza di essere stati truffati.

    Mai il progetto europeo è stato sottoposto a una tale pressione, né così apertamente rimesso in discussione. Mai tanti cittadini hanno cominciato a criticare la costruzione europea. Mai il progetto europeo si è trovato sul banco degli accusati e così poco difeso.

    La crisi ha però dimostrato che il perseverare fra i dubbi non è la soluzione auspicabile e che se non diamo più potere a una entità europea di tipo federale, rischiamo di far tramontare per sempre l’idea di un’Europa politicamente unita.

    Cohn-Bendit è intervenuto scrivendo: "Per noi è arrivata l’ora della controffensiva. Un’offensiva per più e non meno Europa. Una scelta per una Europa unita, piuttosto che un’unione divisa e anacronistica degli Stati-nazione".

    Comunque, fortunatamente, a seguito di una serie di riunioni degli organi tecnici, il 2 marzo 2012 i rappresentanti di 25 Stati su 27 (tutti tranne Regno Unito e Repubblica Ceca), per sostenere la solidità dell’euro, hanno firmato un nuovo accordo fortemente vincolante denominato Fiscal Compact.

    È un trattato con le nuove regole che sarebbe entrato in vigore nel 2013, se ratificato da almeno 12 Paesi. Comprende le modalità per attuare la disciplina di bilancio per l’Eurozona. Tra gli aspetti più salienti c’è il vincolo al pareggio di bilancio, sanzioni quasi automatiche da parte del Consiglio nei confronti dei Paesi in deficit eccessivo, la riduzione di almeno il 5% l’anno del debito pubblico che dovrà arrivare sotto al 60% del prodotto interno lordo e nuovi poteri alla Corte di Giustizia.

    Se queste misure, che per i Paesi indebitati come l’Italia sono gravosissime, avranno l’effetto sperato di rafforzare la moneta comune e correggere gli squilibri che hanno messo a rischio perfino l’Unione Europea, si potrà finalmente dar vita a una gestione unica con un unico ministero del Tesoro e con la possibilità di sostituire con Eurobonds i titoli sovrani dei singoli Stati.

    Per ora non possiamo fare a meno di rallegrarci che ci si sia resi conto in tempo e, di fronte alle alternative che andavano maturando, si sia scelto di riprendere il cammino verso l’Europa unita dove tutti condividono i principi di democrazia, la libertà individuale ed il rispetto della legalità.

    Se riusciremo a superare con successo le difficoltà attuali, certamente il processo di integrazione, culminato nel 1992 con la firma del trattato di Maastricht e con l’adozione dell’euro, subirà un’accelerazione e da questa crisi usciremo più forti e più maturi.

    Il filosofo e sociologo tedesco Zygmunt Bauman, riflettendo sulle prospettive dell’ Unione Europea recentemente ci ha comunque fatto rilevare che: "La storia dell’Europa è un’avventura infinita. Lo stato moderno per emergere ha dovuto combattere, spesso anche in modo violento, contro gli interessi locali. Ci sono voluti cento anni perché questo processo venisse a compimento, ma non

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