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Zappa en Regalia: Vita complicata di un Genio
Zappa en Regalia: Vita complicata di un Genio
Zappa en Regalia: Vita complicata di un Genio
Ebook128 pages2 hours

Zappa en Regalia: Vita complicata di un Genio

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About this ebook

A vent'anni dalla morte, un ricordo del tutto personale di Frank Zappa. Un omaggio alla sua vita orgogliosa e intransigente, alla fatica di essere un genio nell'America che tollera le sue menti critiche, ma imponendo loro prezzi insostenibili. I dischi. I cambi di formazione. La musica fatta di musiche. Le ambizioni “classiche”. Le presunzioni e le esagerazioni. Il rapporto esasperato col pubblico, e complicato con se stesso, la famiglia, i musicisti. La bulimia strumentale e tecnologica. L'eredità insostenibile per chiunque. La irrinunciabile difficoltà della fruizione. L'etica della musica, che vincola anche chi la ascolta. Un omaggio pieno di affetto per una non-rockstar difficile da amare, ma impossibile da non amare. Un compositore che attende ancora il suo posto nella memoria e nella storia della musica contemporanea: quello in cima, sopra a tutti gli altri.

"Non ci sarà mai più uno così. La sua è musica perenne, viva, musica esuberante da ventesimo secolo, musica di cose che si muovono, si spostano, nervosa e precisa, appassionata e affilata, scioccherella e complicata, anarchica e irriverente, indolente e eccitante, elegante e maleducata, cinica e struggente, sfuggente e presente, musica di città, di metropoli, di bassifondi, di cattedrali scolpite nell'aria e in stagione della vita quella musica inafferrabile e invadente, imprescindibile, inevitabile ci rapisce, ci rituffa nella vigilia di noi stessi, ci scaglia incontro ad una incognita di tempo da sprecare, e di sole, e di incontri, e di qualsiasi cosa tu possa lontanamente immaginare. Zappa ti cambia la vita anche da morto. Perché la sua musica morire non può e la fai vivere tu, che te la porti dentro prima ancora di saperlo. Quando finalmente la scopri, lo senti, capisci che suona per te, parla con te."

LanguageEnglish
Release dateDec 2, 2013
ISBN9781311223142
Zappa en Regalia: Vita complicata di un Genio
Author

Massimo Del Papa

Faccio il giornalista dal 1990. Ho scritto alcuni libri, di preferenza in formato ebook.

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    Zappa en Regalia - Massimo Del Papa

    Zappa en Regalia

    Vita complicata di un Genio

    Massimo Del Papa

    Copyright Massimo Del Papa 2013

    Published at Smashwords

    Indice

    Prologo

    Intro

    Zappamondo

    Zappate

    Tengo uno Zappa tanto

    Andare a Zappare

    Zapping

    Zappicando

    La Zappa sui piedi

    3834 Zappafrank

    Cuor di Zappa

    A Zappa Affaire

    Vittorie di Zappa

    Zappalbum

    Un pezzo del suo estremo

    Gianburrasca ritardato

    Zappologia

    Epilogo

    Preferisco utilizzare le apparecchiature elettroniche al posto dei musicisti. Fanno meno errori.

    Alcuni scienziati affermano che l'idrogeno, proprio perché così abbondante, è il mattone fondamentale dell'universo. Io dico che nell'universo c'è più stupidità che idrogeno.

    Non cago sul palco, non mi faccio le bambine, sono veramente un buon chitarrista. E sono anche un compositore.

    Informazione non è conoscenza, conoscenza non è saggezza, saggezza non è verità, verità non è bellezza, bellezza non è amore, amore non è musica. La musica è il meglio.

    Un Paese è veramente un Paese quando ha una compagnia aerea e una birra. E alla fine è di una bella birra che si ha più bisogno.

    Buona parte del giornalismo rock è composto da gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere.

    Senza deviazione dalla norma, il progresso non è possibile.

    Parlare di musica è come ballare di architettura.

    L'arte consiste nel fare qualcosa di nessun valore e in seguito di venderla.

    Perché devi aver per forza torto solo se alcuni milioni di persone la pensano così?

    Gli Stati Uniti sono una nazione di leggi: scritte male e applicate a caso

    Possa la tua merda prendere vita e baciarti

    Prologo

    Quando nasce un bambino destinato a esser genio, che strillo manda? Che suono fa? Forse c'è qualcosa di diverso dal resto della neonata umanità, forse dovrebbero inventare qualche marchingegno in grado di analizzare le frequenze o roba del genere. Eccolo, viene fuori questo coso tutto sporco, coperto di sangue e di placenta, unto, viscido, strilla disperato e sta dicendo: attento mondo, da domani non sarai più lo stesso, lasciami solo crescere e vedrai. Sono eventi rari, ne capitano pochi in un secolo, e poi, chissà perché, vanno a ondate. Ci fu un periodo, detto Rinascimento, che sembravano nascere tutti in Italia. Poi, alcuni secoli dopo, tutti in Germania, e tutti filosofi o musicisti. Poi i pittori, perlopiù francesi, impressionisti si chiamavano. Nel XX secolo ci furono due guerre e poi ci fu come uno scoppiettare di mortaretti, piccoli petardi che venivano fuori strillando e dicevano: mondo, ti faccio vedere io... Molti dall'utero rotolavano direttamente fuori dai canoni della ricostruzione borghese, coi suoi valori, le sue ipocrisie, i posti già assegnati. Piccoli genii ribelli crescevano fuggendo dalle scuole, sedendosi dietro i tamburi di una batteria, abbracciandosi a una chitarra, appendendosi a un microfono. Dalla disperazione dell'etnia nera nasceva il rock, figlio del blues, sorgeva dal basso la cultura popolare per ramificarsi in cento rivoli inediti, originalissimi, astrusi. Altri funzionavano meglio negli sport, proprio i neri, vedi caso. Qualcuno a 12 anni, in lacrime perchè gli avevano rubato la bicicletta, si infilò un paio di piccoli guantoni rossi e scosse il mondo. Adesso sembriamo un po' a corto di quella gente lì, per qualche misteriosa ragione di genii non se ne fabbricano più. Magari è solo un periodo. Magari è solo che, per nascere, nascono pure ma non trovano dove strillare, non riescono a crescere, li spengono prima. Magari il mondo s'è un po' stancato dopo l'overdose dei decenni precedenti. Ma ce ne fu uno, destinato a diventare il più potente di tutti. Il più eccessivo in tutto. Il più duro – persino di tuo marito. Arrivò il 21 dicembre del 1940, solstizio d'inverno, giorno pericoloso secondo gli astrologi. Arrivò strillando, e c'è chi giura avesse già un paio di mustacchi e un pizzetto sotto a un naso che non finiva più e una selva oscura di capelli. Crescendo, non sarebbe sembrato così strano. Anzi sarebbe sembrata la cosa più naturale in quel concentrato di stramberia, quell'alieno sulla terra che non smise mai di strillare.

    Intro

    Qui si narra di un Genio che fustigando con la musica il mondo ne ha deviato l'orbita pur restandogli sempre tangenziale.

    No, falsa partenza.

    Ricominciamo.

    Qui si narra di un Genio che fustigandolo ha deviato il mondo della musica pur restandogli perennemente tangenziale.

    No, cazzo, non va!

    Da capo.

    Qui si narra di un Genio che ha deviato il mondo dalla sua orbita con l'unica forza della sua musica, potente, sarcastica e sublime, restando sempre tangenziale a quell'orbita. Perché il Genio non cambia qualcosa: cambia tutto. Come diceva Picasso, egli non cerca: trova. C'è un prima e un dopo di lui, e dopo di lui non qualcosa, ma tutto, il mondo stesso, non può più essere uguale.

    E il Genio per poter correggere la traiettoria del pianeta deve restare sempre un po' sbilenco, estraneo, marginale, pure impattandola. Il Genio è un ricatto. Frank Zappa è il Re del Ricatto. È un rompicoglioni paranoico e inesausto, niente gli sta bene, su tutto ha da metter becco, anzi naso. Quel naso così greco-siciliano, che sorveglia un paio di mustacchi destinati a diventare un marchio di fabbrica, corredati da una mosca altrettanto (a)tipica e perciò, trattandosi di Zappa, paradigmatica.

    Certo, che sono uno schiavista. Arrivo al punto di rottura e non lesino insulti, anche personali: producono l'effetto desiderato. Zappa è House prima di House, applicato alla musica: pochissimi, forse nessuno, hanno notato che uno dei suoi momenti più devastanti è battezzato 13, come la bella praticante torturata dal medico Zoppo. Zappa invece del bastone ha la chitarra, ma il prodotto non cambia: è sempre il disadattato che diventa supereroe, quello che capovolge una lacuna in una sovrabbondanza. Come tale, egli è odiato dai suoi collaboratori-schiavi, i quali non possono fare a meno di lui, diventano lentamente come lui, sarebbero disposti a uccidere pur di farsi maltrattare, in una sindrome di Stoccolma epidemica; e c'è una fila autorigenerante davanti alla sua porta. Se sopravvivi con Zappa (o con lo Zoppo), nessuna porta può restarti chiusa. Ma è un gioco al massacro, il ricambio è vorticoso, pochissimi resistono, Zappa li spreme, li distrugge, li plasma, se non accettano questo allora soccombono. Ti dissolve. Ma il brivido di respirare il Genio, è impagabile.

    E il Genio è un perenne spiazzamento, è essere costantemente destabilizzanti di ogni soluzione in una sequenza dove nessun elemento si ripete mai. È una capacità di lavoro mostruosa, l'impossibilità di mettere a riposo la mente che prodigiosa continua a sgorgar musica, note, tempi, arrangiamenti, parole, sarcasmi, strumenti, tecniche di registrazione. Tutto imprevedibile, inusuale e inesausto. Tutto maledettamente complicato eppure così spontaneo. Così inevitabile. Molti dischi di Frank Zappa nascono dal vivo, sul posto, per folgorazioni sulle quali viene poi condotto un maniacale lavoro di cesello. La xenocronia, tecnica di inserimento di assoli estranei al contesto del brano (tutt'altro che un banale intervento di mixing, visto che le composizioni zappiane brillano per tempi composti e assurdi). Il lavoro, pionieristico e perfetto, al synclavier, protocomputer in grado di replicare strumenti, di rimpiazzare i musicisti. Il collage sonoro che ingloba e supera ogni genere musicale possibile. L'ironia estrema, immedicabile, patologica valvola di sfogo contro un'umanità che libera stupidità più che idrogeno.

    Il Genio. Frank Zappa è sempre tutto e soprattutto il contrario di tutto. I suoi spettacoli sono folli, ma la sua follia è terribilmente metodica, rigorosa; seria. I suoi musicisti sembrano rockstar ma suonano musica classica. Lui è rubricato come una rockstar ma basta ascoltarlo pochi secondi per capire che non ha niente a che fare con una simile dimensione, ogni suo passaggio, ogni sua nota è tesa a smarcarsi da un contesto giudicato superficiale e ipocrita. Sbeffeggia i freaks ma dei freaks è il monarca, non aderisce alla controcultura, giudicata perdente, vittimistica, ripiegata su se stessa, ma gli scatti dei suoi baffi spiritati, di lui seduto sul cesso diventano icone plenetarie dell'immaginario antagonista. La sua musica contemporanea non rinuncia ad una chitarra impareggiabile, che scolpisce maestose sculture aeree. Ed ogni tremenda severità finisce in divertimento, In ogni mia composizione, che tu riesca a trovarla o no, si nasconde una risata. Le sacre rappresentazioni sul palco sono farse che mascherano un afflato moralistico insopprimibile. Eppure Zappa non predica, non è un trombone, non caldeggia buoni sentimenti e buoni valori borghesi (anche se egli, da buon italiano, nel privato è conservatore, tradizionalista, ha bisogno di una famiglia, stramba quanto si vuole, ma presente, salda, affidabile). La sua politica è di opposizione ma non è mai antipolitica, lui chiude la sua vita accarezzando il sogno, pazzesco, di lucida follia, di candidarsi alle presidenziali americane, l'ultima parola della sua autobiografia affidata a Peter Occhiogrosso è: Non dimenticatevi di registrarvi, per andare a votare, l'invito che non si stancherà di ripetere per l'intero ultimo tour del 1988, con tanto di banchetti per la raccolta delle firme.

    Se c'è antipolitica nella poetica zappiana, ebbene è squisitamente politica. È il rifiuto di chi vede quel che c'è da vedere, non di chi preferisce voltarsi dall'altra parte. A volte scade nel gratuito ma non è un qualunquista, non critica per conto terzi, si batte sempre per qualcosa ed è pronto a pagarne il prezzo, strenuamente, in modo autolesionistico, su ogni fronte. Motiva le sue battaglie, è fluviale anche quando scrive parole, quando si rivolge ai giornali, che non sempre gradiscono; allora infarcisce, primo anche in questo, le buste dei suoi dischi di note talmente fitte che in realtà diventano autentiche riviste, giornali dentro ai dischi. Si considera un cronista musicale, che registra quello che nota e lo sottopone a giudizio, un reporter innamorato del bizzarro. Il suo sarcasmo, la sua satira, possono essere, senz'altro sono, eccessivi, triviali, osceni: mai futili, mai fini a se stessi: ascoltandolo dapprima inorridisci, poi t'accorgi che tanta volgarità affonda nella volgarità del mondo, dei fatti, i quali superano ogni fantasia ed ogni canzone. Don Chisciotte non contro i mulini a vento, ma direttamente contro il vento di una follia collettiva che scorge per primo, che a volte sopravvaluta, ma che c'è, non è Zappa a inventarsela. Per denunciarla, si affida a una musica densa, difficile e bellissima: perfettamente conscio che, se si incarica di un compito così gravoso, non può che produrre opera di livello altissimo, sempre e comunque, a dispetto delle censure e delle difficoltà. Non è un poppettaro, non è un punk, quelli li disprezza, li odia, li ridicolizza, ne scortica le pose, non gli dicono niente;

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