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Terraforming: Ultimo Avviso
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Terraforming: Ultimo Avviso

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“I sogni, la voglia di fantasticare e di costruire, sono la parte più bella di noi: quel che è rimasto del “bambino” che eravamo.”

Questo libro è dedicato a coloro che sanno sognare il futuro ed hanno forza di realizzarlo ed è il frutto di tante ore di lavoro, talvolta in momenti difficili e spesso durante la notte, momenti rubati al sonno in cui però le parole escono semplici e potenti, frutto dell’alleanza della mente col cuore, che, lavorando all’unisono, come quasi mai accade, superano i limiti dell’impossibile, convinti che oramai solo il tempo li separa dal traguardo finale, quello necessario alle mie dita a tradurre le emozioni e i sogni in parole.

“Terraforming: Ultimo Avviso”, pur essendo un romanzo ambientato nel futuro, è il naturale proseguo della mia prima opera “Ambiente: un pianeta per mia figlia”, un saggio sulla tematica ambientale. In questo libro ho pensato che un altro contributo che potevo dare alla lotta al cambiamento climatico per il futuro dei nostri figli, un altro piccolo passo, fosse quello di fornire dei “termini di paragone” chiari, reali o immaginari, che potessero destare nel lettore l’attenzione sulle conseguenze future del nostro agire quotidiano.
Nel libro faremo un viaggio insieme nel futuro prossimo e scopriremo cosa potrebbe accadere alla Terra, ma soprattutto alla nostra civiltà e ai nostri figli, a causa del riscaldamento globale in atto da decenni. Descrivere il futuro è chiaramente da considerarsi un racconto fantastico e perciò frutto della mia fantasia, ma sia ben chiaro che si basa in buona parte sulle proiezioni dei trend odierni e su quello che la scienza attuale prevede essere il nostro domani, soprattutto se oggi non faremo nulla per arginare il degrado e lo sfruttamento insensato del meraviglioso, ma delicatissimo, ambiente che ci è stato dato in prestito dai nostri figli: la Terra.

LanguageItaliano
Release dateJul 25, 2014
ISBN9781311802002
Terraforming: Ultimo Avviso
Author

Massimiliano Caranzano

Massimiliano Caranzano,nato a Loano (Savona) il 01 Settembre 1968 si è laureato nel 1993 a pieni voti presso l’Università degli Studi di Genova in Ingegneria Elettronica con un’innovativa tesi di laurea sull’utilizzo degli strumenti informatici in ambito di comunicazioni audio e video.Dopo due anni presso i laboratori CSELT dell’allora Gruppo STET è entrato a far parte di un’azienda americana, Cisco Systems, leader mondiale nel settore dell’Information Technology.Massimiliano Caranzano è un esperto di Collaborazione aziendale in ambito Information Technologies, di dinamiche internazionali e vanta una lunga esperienza di successo come speaker in eventi di livello mondiale.Fra i suoi numerosi hobby annovera da sempre un interesse particolare per le tematiche energetiche e della salvaguardia ambientale, sulle quali da tempo si impegna con passione al fine di garantire un futuro prospero agli adulti di domani: i nostri figli.Tanto interesse e passione lo hanno portato a scrivere nel 2012 il suo primo libro, “Ambiente: un Pianeta per mia Figlia”, presentato al Salone del Libro di Torino 2012, che raccoglie oltre una decina di anni di informazioni ed accadimenti sugli argomenti che meritano di essere portati a conoscenza dell’opinione pubblica.Unendo la passione per l’ambiente con le sue doti di oratore di fronte alla platea, Massimiliano tiene con grande energia workshops e seminari multimediali sulle tematiche ambientali e della green economy nelle scuole, nelle associazioni di settore, nelle sedi politiche, nelle imprese e per le famiglie e si assume una responsabilità in prima persona che altrimenti viene troppo spesso e inutilmente delegata alla politica e agli esperti: informare e creare consapevolezza in tutte le persone sulle conseguenze ambientali, economiche, politiche e sociali della crisi climatica per costruire un futuro migliore per la sua Carlotta, con la speranza che molti altri cercheranno di fare altrettanto per i propri figli.

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    Terraforming - Massimiliano Caranzano

    "I sogni, la voglia di fantasticare e di costruire, sono la parte più bella di noi: quel che è rimasto del bambino che eravamo."

    Questo libro è dedicato a coloro che sanno sognare il futuro ed hanno forza di realizzarlo.

    Terraforming: Ultimo Avviso, pur essendo un romanzo ambientato nel futuro, è il naturale proseguo della mia prima opera Ambiente: un pianeta per mia figlia, un saggio sulla tematica ambientale.

    E’ il frutto di tante ore di lavoro, talvolta in momenti difficili e spesso durante la notte, momenti rubati al sonno in cui però le parole escono semplici e potenti, frutto dell’alleanza della mente col cuore, che, lavorando all’unisono, come quasi mai accade, superano i limiti dell’impossibile, convinti che oramai solo il tempo li separa dal traguardo finale, quello necessario alle mie dita a tradurre le emozioni e i sogni in parole.

    Con questi due libri ritengo al momento di aver concluso il ciclo dedicato all’ambiente, ma si tratta comunque di un arrivederci a tutti i miei lettori perché sono impaziente di iniziare a lavorare sull’ultima delle mie passioni, che tanto mi sta’ coinvolgendo e che permette alla mia mente curiosa di esplorare, nutrirsi e fantasticare. Di questa nuova fatica conosco già molto, compreso il fatto che richiederà tantissimo tempo, ma voglio ringraziarvi per l’affetto dimostratomi svelandovi il titolo:

    Before Us

    Frasi per riflettere

    "Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico"

    "…qualsiasi cosa sia insostenibile, non è sostenibile per sempre"

    "Gli unici errori dai quali si può imparare sono quelli a cui si sopravvive"

    "Il futuro è una scelta, non una fatalità. Ignorare i problemi di oggi significa perdere l’occasione di poterlo cambiare"

    "Ognuno di noi è chiamato a decidere se essere parte del problema o della soluzione"

    Conto alla rovescia

    L’ultima volta che il pianeta si avventurò in condizioni climatiche simili, i mari divennero acidi e rilasciarono grandi quantità di metano nell’atmosfera e si estinsero circa il 76% delle specie viventi… questa è paleoclimatologia, cioè storia, non teorie.

    Quello che era cominciato come un temporale estivo, si era già trasformato in uno dei figli del dio caraibico Hurican… la categoria cinque non era sufficiente, ne serviva un’altra per descrivere quello che si avviava a diventare l’uragano perfetto: Categoria E.L.E

    Alle ore 8.05 a.m. del 15 luglio 2020, Codice 31 bussò alle porte del Golfo dei Caraibi ed usò la mano pesante…

    Lo strike che Codice 31 aveva riservato avrebbe dimostrato all’arroganza umana quanto precario fosse l’equilibrio sul quale si reggeva la sua società degli sprechi e dei consumi…

    il comando a Norfolk ricevette la notizia che la super portaerei nucleare ammiraglia Constellation, prima e unica della classe Ford, riportava seri danni e diversi compartimenti allagati e la nave antisom USS Sniffer stava rapidamente affondando: Codice 31 aveva saputo colpire là dove nessuna arma costruita dall’uomo sarebbe mai riuscita, dimostrando, o forse ricordando, all’arroganza umana, quanto pericoloso fosse scatenare la furia degli elementi e giocare a sfidare l’ambiente...

    in sala controllo ebbero il tempo di vedere il bagliore iniziale attraverso le telecamere della stazione e dopo sullo schermo calò il buio, mentre il pannello degli allarmi si accese come un albero di Natale…l’Europa era a buio

    un vero e proprio squarcio si aprì nella lamiera, con un fragore da far rabbrividire perfino il più temprato abitante dell’artico… il ghiacciaio aveva improvvisamente accelerato il suo lento incedere verso il mare, assumendo un’andatura degna di un marciatore olimpionico e stava trascinando con sé tutto quello che c’era sulla sommità della sua coltre di quasi un chilometro di ghiaccio…

    molto presto ci troveremo di fronte ad un esodo di tali dimensioni ed estensione che quelli descritti nella Bibbia, al confronto, faranno sorridere…

    "Il tempo della prevenzione è finito, il tempo della conservazione dello status quo anche, ci rimane, forse, solo quello per cercare di salvarci" U.N President.

    Introduzione

    Se prendete tre bacinelle di acqua, una fredda, una tiepida e una calda, mettete una mano in quella fredda e una in quella calda per qualche decina di secondi, poi immergete entrambe le mani in quella tiepida, il vostro cervello percepirà due temperature diverse tra la mano destra e quella sinistra. Se ci pensate bene la cosa sembrerebbe non avere senso: la temperatura dell’acqua è infatti la stessa, le mani sono entrambe vostre e fanno riferimento allo stesso cervello. Come si spiega quindi la differente percezione? La spiegazione potrebbe in prima battuta sembrare strana, ma la realtà è che la mente e il corpo umano sono abituati a giudicare e percepire le differenze e il contrasto, piuttosto che i valori assoluti, motivo per cui le due mani immerse nell’acqua tiepida sentono la differenza rispetto alla temperatura dell’acqua delle bacinelle in cui erano immerse fino a qualche secondo prima.

    Vorrei poi sottolineare che non è solo il corpo, con le sue percezioni sensoriali, a comportarsi così, ma anche la mente. L’uomo, nella sua esperienza di vita quotidiana, cerca sempre di avere dei termini di paragone validi per rendersi conto di quello che accade o se qualcosa accade. Questo approccio tende a funzionare molto bene in tutti quei casi in cui il cambiamento, il contrasto, è netto e marcato, o comunque le variazioni accadono su orizzonti temporali di breve medio termine, tali da essere percepiti dalla mente umana. Quando invece i cambiamenti sono graduali, accadono nel corso di molti anni, specialmente se comparati alla vita media di un uomo, allora il rischio è che il nostro cervello letteralmente non li noti, non se ne accorga o quantomeno tenda a ignorarli e quindi a sottovalutarli, non preoccupandosi delle conseguenze e non reagendo opportunamente.

    E’ evidente che la questione climatica, con i suoi cambiamenti graduali e il suo impatto devastante, che però si manifestano lentamente, nell’arco di decenni, se non di secoli, ricade chiaramente in questa categoria di casi in cui il cervello dell’uomo è, per così dire, ingannato e non riesce quindi a percepire il pericolo incombente e a comportarsi opportunamente.

    Va poi considerata la dimensione globale del fenomeno del riscaldamento climatico, che fa si che i comportamenti errati tenuti dall’uomo in un determinato luogo del pianeta spesso producano effetti e conseguenze a livello ambientale in luoghi lontani e remoti e quindi, ancora una volta, difficili da percepire per il cervello di chi è all’origine del problema.

    Ciò che appare lento e lontano, anche quando è pericolosissimo, potenzialmente letale, come quello che sta accadendo all’ambiente della nostra casa Terra, difficilmente scatena nella razza umana lo stimolo, la spinta ad agire nel breve termine, modificando i propri comportamenti; purtroppo il cambiamento climatico ha queste caratteristiche.

    In questo libro, che è il naturale complemento del primo che ho scritto, Ambiente: un pianeta per mia figlia, ho pensato che un altro contributo che potevo dare alla lotta al cambiamento climatico per il futuro dei nostri figli, un altro piccolo passo, fosse quello di fornire dei termini di paragone chiari, reali o immaginari, che potessero destare nel lettore l’attenzione sulle conseguenze future del nostro agire quotidiano.

    Nel libro faremo un viaggio insieme nel futuro prossimo e scopriremo cosa potrebbe accadere alla Terra, ma soprattutto alla nostra civiltà e ai nostri figli, a causa del riscaldamento globale in atto da decenni. Descrivere il futuro è chiaramente da considerarsi un racconto fantastico e perciò frutto della mia fantasia, ma sia ben chiaro che si basa in buona parte sulle proiezioni dei trend odierni e su quello che la scienza attuale prevede essere il nostro domani, soprattutto se oggi non faremo nulla per arginare il degrado e lo sfruttamento insensato del meraviglioso, ma delicatissimo, ambiente che ci è stato dato in prestito dai nostri figli: la Terra.

    Prologo - Il Pianeta Rosso

    Quand’ero ragazzo, l’accesso all’informazione era tutt’altro che facile: non esisteva internet e dovendo leggere molto per motivi di studio, non avevo ancora apprezzato il piacere della lettura per diletto. Non c’erano neanche canali televisivi tematici, come invece abbiamo oggi, quali national geographic, per cui ogni qual volta veniva trasmesso un documentario che potesse alimentare la mia sete di sapere ed il mio già indomito spirito di apprendimento, era quasi un evento da festeggiare.

    Una volta ne vidi uno interessante e affascinante sul pianeta rosso, Marte, che mi colpì fin da subito, al punto da ricordare ancora benissimo gli argomenti trattati. Forse in tutto questo è complice lo spirito del sognatore che alberga in ogni ragazzo e che, per fortuna, non mi ha ancora abbandonato del tutto; quello stesso spirito che allora mi fece volare con la fantasia attraverso lo spazio, fino a immaginare il giorno in cui l’uomo avrebbe messo piede sul pianeta rosso. Era, infatti, il periodo delle incredibili missioni della Nasa e della nuova navetta spaziale Space Shuttle, che lasciavano intravvedere, a noi ragazzi, orizzonti futuri incredibili; forse, col senno di poi, mi rendo conto che furono un po’ troppo rapidamente traslati dai fumetti e dalle animazioni di stampo giapponese che, con le loro astronavi e robot, spopolavano fra i ragazzini di quel periodo.

    D’altro canto Marte, pur non essendo chiaramente abitabile da esseri umani in condizioni normali, è quanto di più vicino al nostro pianeta il sistema solare abbia da offrire; inoltre esistono sulla Terra zone, come l’Antartide, i deserti e le vette himalayane, dove le condizioni sono abbastanza simili a quelle marziane e l’uomo è comunque riuscito a sopravvivere.

    Mi ricordo che la prima parte del documentario descriveva le caratteristiche fisiche del pianeta Marte e lo faceva paragonandolo alla nostra amata Terra, nell’ottica di evidenziare cosa mancasse al pianeta rosso per accogliere la vita così come la intendiamo noi umani.

    Oggi, grazie ad anni di studio e ai progressi tecnologici che hanno caratterizzato gli ultimi decenni, conosciamo molto di più di Marte. Allora era il periodo in cui le prime immagini del suo suolo venivano inviate a terra dalle sonde Vickings, che la mente umana e la sua primitiva tecnologia degli anni settanta, con grande dispendio di energie, era riuscita a mandare sul pianeta rosso, attraverso un viaggio lungo e pieno di peripezie, assolutamente degno di quelli che i vichinghi, di cui le sonde portavano il nome, seppero affrontare nel passato per raggiungere e conquistare terre remote.

    In un primo momento, alcune di quelle immagini del suolo marziano sembrarono raffigurare rovine di edifici, monumenti o addirittura statue con volti umani e scatenarono immediatamente infiniti dibattiti sulla possibilità che, in un remoto passato, una civiltà evoluta avesse preso vita sul quarto pianeta del sistema solare. In realtà quelle immagini ci descrivevano un terreno arido, desertico, completamente privo di acqua, dal colore rosso a causa della sua composizione chimica, privo di vita, apparentemente immobile, illuminato da una luce strana, con un cielo praticamente senza nuvole e un orizzonte molto diversi da quelli che conosciamo sulla Terra. Ed è proprio partendo dal cielo, o meglio dall’atmosfera marziana, che si possono comprendere le differenze che rendono la Terra ricca di vita, di colori e Marte morto e monocromatico.

    Guardando le immagini della terra dallo spazio non si può non notare quanto sottile sia quello strato di atmosfera che circonda la nostra casa sferica e al tempo stesso la separa dal buio dello spazio siderale, permettendo la vita. Un’immagine analoga dell’atmosfera marziana presa da un’orbita bassa, immediatamente evidenzia la differenza tra un pianeta vivo, come la Terra, e uno morto… o quasi, come Marte.

    Atmosfera terrestre

    A causa della sua ridotta massa, la gravità su Marte è solo il 38% di quella terrestre e, in parte, ciò determina un’atmosfera molto più rarefatta di quella terrestre, con una pressione atmosferica che non è neanche un centesimo di quella cui siamo abituati sulla Terra.

    Atmosfera marziana.

    La sua aria è completamente priva di gas leggeri come l’idrogeno, che invece compone il 77% di quella terrestre, e contiene pochissimo vapore acqueo, solo lo 0,03%; l’atmosfera marziana non riesce, agendo come una coperta, a mitigare le escursioni termiche tra il giorno e la notte, che di conseguenza passano da -63 a -110 gradi centigradi, rendendo evidentemente ardua la sopravvivenza sulla sua superficie gelata.

    Sembra paradossale, ma al pianeta rosso manca proprio un poco di quell’effetto serra che invece tanti danni sta arrecando alla nostra casa terrestre.

    L’atmosfera marziana è poi decisamente poco respirabile, essendo composta al 95% da diossido di carbonio, da un 2,6% di azoto e solo 0,13% di ossigeno, mentre sulla Terra la percentuale di questo prezioso gas è del 21%. Da questo punto di vista l’aria su Marte avrebbe bisogno di maturare ed essere trasformata nel tempo, com’è successo alla nostra, grazie alla comparsa della vita e alla sua rigogliosa diffusione nei mari e sulle terre emerse.

    A Marte manca poi un altro importante elemento nell’atmosfera, che funge da scudo protettivo per la vita sulla superficie e che noi fortunati abitanti della Terra abbiamo: lo strato di ozono. La sua pressoché totale assenza permette alle letali radiazioni ultraviolette solari, capaci di sterilizzare ogni forma di vita, di raggiungere la superficie. Pensate quanto insensato è il comportamento dell’uomo che per anni ha cercato di distruggere il proprio scudo vitale creando un buco nell’ozono terrestre con le emissioni nocivi della sua incivile civiltà industriale!

    Recenti studi sulla geologia del pianeta rosso indicano però che la sua atmosfera non è sempre stata così sottile e rarefatta e sembrano anzi confermare come, tra i 4.500 e 3.500 milioni di anni fa, nell’era marziana chiamata Noachian, il suo clima fosse più caldo e umido. La spessa atmosfera primordiale di Marte, composta di diossido di carbonio, garantiva pressioni atmosferiche sulla superficie simili a quelle della Terra di oggi, intorno ai 1000hPa ed era in grado, grazie a piccole percentuali di metano e alle nuvole composte di ghiaccio secco, di produrre un effetto serra sufficiente a riscaldare il pianeta, mantenendo condizioni sulla superficie decisamente più adatte allo sviluppo della vita.

    Ma che fine ha fatto l’aria di Marte?

    Qualcuno di voi forse ricorda un film del genere disaster movies di qualche anno fa: The Core. La trama descriveva le disastrose conseguenze causate dalla scomparsa del campo magnetico terrestre dovuta all’improvviso arresto della rotazione del nucleo ferroso fuso della Terra e i fantasiosi tentativi degli umani di rimettere in moto la dinamo terrestre. Ebbene, su Marte è accaduto proprio questo: sfortunatamente il pianeta ha perso col tempo il proprio campo magnetico, la sua dinamo si è fermata. La magnetosfera terrestre invece si estende fino a 50.000 Km nello spazio, ben oltre quindi la nostra atmosfera e forma uno scudo protettivo dalle particelle cariche del vento solare, preservandola e garantendo la vita.

    L’atmosfera marziana è quindi esposta da miliardi di anni agli effetti combinati delle radiazioni UV e del vento solare; i raggi ultravioletti ionizzano gli strati alti dell’atmosfera, ovvero li caricano elettricamente, e poi entrano in gioco le velocissime - possono viaggiare anche a 800 Km/sec - particelle del vento solare, le quali, essendo a loro volta cariche elettricamente, agganciano elettrostaticamente e trascinano via nello spazio l’atmosfera. Già nel lontano 1989 la sonda spaziale automatica Phobos, inviata dall’allora Unione Sovietica, documentò quanto appena descritto, rilevando particelle di atmosfera marziana disperse nello spazio mentre attraversava la scia del pianeta rosso.

    La progressiva riduzione dell’atmosfera marziana ha avuto come principale conseguenza il drastico raffreddamento del pianeta e la scomparsa dell’acqua dalla sua superficie. A voler essere più precisi bisognerebbe dire che non c’è acqua allo stato liquido, viste le bassissime temperature marziane, di parecchie decine di gradi sotto allo zero.

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