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Visioni private
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Ebook166 pages2 hours

Visioni private

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About this ebook

Genere: voyeristico con risvolti sentimentali
Ingredienti: noia, pornografia, desiderio di evasione, solitudine
Protagonisti:
- Roberta: ha 25 anni, lavora saltuariamente. Da cinque anni è iscritta all'università; è figlia unica e vive con i genitori. La sua principale preoccupazione è quella di non essere attraente e popolare quanto le sue amiche.
- Lorenzo: ha 46 anni. Ha lavorato come gestore di fondi di investimento e hedge found. Abita da solo in un bilocale.
Conduce uno stile di vita di basso profilo e trascorre le giornate a sfuggire alla noia. E' affetto da una dipendenza patologica dalla pornografia.

Intreccio:
Lorenzo mette a disposizione un appartamento a titolo gratuito, purché l'inquilina accetti di farsi riprendere 24 ore su 24 da un sofisticato sistema di telecamere.
Roberta invia la propria candidatura e viene scelta tra centinaia di ragazze.

Questo romanzo è consigliato a chi:
- non ha mai sentito parlare di dipendenza dalla pornografia
- nei luoghi pubblici si sente costantemente osservato
- non ha le idee chiare sul concetto di prostituzione
- si innamora di uomini poco raccomandabili, ma solo se sono i protagonisti di un romanzo

LanguageItaliano
Release dateSep 30, 2014
ISBN9781310420504
Visioni private
Author

Sabrina Folcia

Sabrina Folcia vive e lavora a Milano.I suoi romanzi raccontano la relazione tra uomini e donne nei suoi aspetti meno idilliaci, il rapporto con i genitori nelle diverse fasi della vita, il percorso attraverso il quale un'ossessione dà luogo a un delitto, le molteplici sfumature che può assumere la prostituzione.

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    Visioni private - Sabrina Folcia

    Visioni private

    di

    Sabrina Folcia

    Copyright 2014 Sabrina Folcia

    Altri romanzi di Sabrina Folcia:

    La vita è una cosa seria

    Canzoni per le notti di novembre

    Quando eravamo ragazze

    Tutto riguarda il sesso.

    Tranne il sesso.

    Il sesso riguarda il potere.

    Francis Underwood

    House of Cards

    Non è mai l'immagine stessa a essere inquietante

    ma la reazione che essa può suscitare

    David Freeburg

    Il potere delle immagini

    1.

    Non è una notte buia e tempestosa. Questo dato di fatto scardina l'assunto in base al quale gli avvenimenti epici, per venire considerati tali, abbiano bisogno di essere accompagnati dall'allerta della Protezione Civile.

    E invece niente perturbazioni all'orizzonte; neppure un temporale improvviso e dispettoso sfuggito al Servizio Meteo. La notte è di una chiarezza manzoniana, e senza vento peraltro. Se non ci fosse di mezzo il famigerato inquinamento luminoso, forse si potrebbe dire che il cielo è trapunto di una distesa infinita di stelle.

    Roberta, detta Robi, conosce bene la situazione, perché ha avuto modo di controllare. Sdraiata nel letto, gli occhi chiusi, sa che dietro il buio della sua stanza, dietro la tenda di cotone sbiadito, dietro la serranda scrostata ci sono le stelle. Le sembra quasi di vederle, le stelle, più numerose e brillanti di quanto non siano in realtà, e questo è un pietoso inganno della sua fantasia. Ha già visto troppe stelle, nella sua vita, perché la mente rinunci a travisare la banale realtà. Qualche volta, certo, può servire, ma non sempre è necessario. Questa notte comunque non è richiesto.

    Ne potrebbe persino venire fuori un falso ricordo e tra qualche anno Robi potrebbe raccontare a se stessa che la notte in cui ha deciso di andarsene di casa c'era un mucchio di stelle, tante come non se vedono più.

    Decide che, potendo scegliere, come falso ricordo sarebbe meglio una notte buia e tempestosa.

    Mentre la sua mente inventa le stelle Robi riconosce che a casa con i suoi sta bene. Poi si rende conto che ci sta bene davvero, ed è proprio questo il problema. Ci sta troppo bene.

    Le sue amiche non fanno altro che lamentarsi; sentendole parlare si potrebbe credere che la loro convivenza con mamma e papà sia un supplizio insopportabile, mentre lei è costretta ad ammettere - a se stessa prima che alle sue amiche – quanto mamma e papà le siano comodi. Ora dormono nella stanza accanto; Robi è sicura che stiano dormendo, mentre lei potrebbe rimanere sveglia per ore. Per Robi il sonno profondo e pacifico dei suoi genitori è sempre stato la dimostrazione che il loro atteggiamento calmo e pacato, la flemma con la quale affrontano la vita, non sono una posa, ma l'espressione autentica della loro personalità.

    Tra l'altro mamma e papà dormono perché sono le due e un quarto, e a questo punto Robi è rientrata a casa da non più di mezz'ora. Forse ai tempi delle sue prime uscite serali la mamma rimaneva sveglia ad aspettarla, fingendo di essere completamente assorbita da un romanzo avvincente, tanto da non essersi resa conto che nonostante l'ora tarda la figlia non era ancora tornata a casa; Robi non se lo ricorda, e potrebbe benissimo essere che fin dalle sue prime uscite serali la mamma si addormentava – come sempre e senza difficoltà - dopo il TG della notte.

    In quanto a suo padre, lui crolla molto prima.

    Per concludere, Robi non ha mai dovuto affrontare estenuanti negoziati per strappare il permesso di rientrare oltre una data ora, e di conseguenza non ha mai dovuto subire rimproveri e sanzioni disciplinari nell'infelice eventualità di un ritardo. Non ha mai dovuto giustificarsi per un brutto voto o rimanere in punizione le rare volte in cui ha marinato la scuola. E non ci sono state scenate nemmeno quando le è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza. Robi è pronta a giurare che i suoi genitori non siano mai ricorsi alle punizioni corporali, e anche se la memoria potrebbe trarla in inganno non riesce a immaginarsi la mamma che le tira uno schiaffo o il papà che le molla una sonora sculacciata.

    In ogni occasione in cui avrebbero potuto perdere la pazienza è stato come se fosse prevalsa la consapevolezza che le circostanze avrebbero anche potuto essere peggiori; in fondo si era tutti molto fortunati che si trattasse solo di uno stupido incidente di percorso, come ce ne sono tanti in tutte le famiglie.

    Insomma: Robi non può proprio lamentarsi dei suoi genitori, se non per il fatto che non c'è niente di cui lamentarsi.

    Se può fare praticamente tutto ciò che vuole pur vivendo con mamma e papà, perché andarsene? si chiede Robi. Forse è solo un po' stanca; in fondo alle due e mezza di notte, con un discreto tasso alcolico nel sangue, non si può pretendere di avere la mente lucida. Però non si può neanche escludere che proprio in queste condizioni il cervello funzioni meglio, o comunque in un modo diverso rispetto alle ore diurne, quando il mondo sembra obbedire a logiche ferree; davanti a un caffè non sarebbe possibile formulare un proposito del tutto incoerente come andarsene di casa quando ci si sta bene. E anche adesso, pur con le facoltà raziocinanti ottenebrate, Robi deve sforzarsi di non archiviare questo intento in modo affrettato, tanto le suona assurdo.

    Sa che lo deve trattenere il più possibile, perché al sorgere del sole potrebbe assumere i contorni di un sogno abortito sul più bello, quando si sta per arrivare al dunque. E questi – come tutti sanno – sono i sogni di gran lunga peggiori. Nel frattempo è consapevole di quanto sia necessario addormentarsi al più presto, se non altro perché alle sette si deve alzare.

    Prima di piombare nel sonno resta però un punto da chiarire bene: che cosa cambierebbe, nella sua vita, se invece di abitare con mamma e papà se ne stesse per conto suo?

    Prendiamo la serata appena trascorsa. Robi sa che il copione non subirebbe variazioni. Non sarebbe comunque lei quella che entra in un locale e tutti si voltano a guardarla, che riesce a farsi offrire da bere solo sbattendo le ciglia, e che alla fine rimorchia. Questa parte è generalmente interpretata dalla sua migliore amica Monica, detta Momi: una giovane donna che si vanta di essere venuta al mondo per sbaglio; la madre ne avrebbe fatto volentieri a meno, mentre il padre ne ha fatto a meno e basta.

    A dispetto del suo basso profilo, c'è da dire che Robi entra in contatto con individui travagliati e bisognosi di affetto – ma questa dell'affetto è un'interpretazione sua. Anche Matteo, il suo ex moroso, era un tipo così, un po' alla live fast die young, salvo che poi ha trovato lavoro in una compagnia di assicurazioni e adesso si fa le canne solo nel fine settimana.

    Ciò che queste persone hanno in comune è l'essere incontestabilmente intriganti, quando la loro vita non è soffusa di un'aurea di autentica tragedia che le rende irresistibili. I rappresentanti maschili di questa categoria sembrano costantemente in bilico su un baratro esistenziale, nel quale potrebbero piombare da un momento all'altro, e dal quale li può salvare solo la robusta dose di affetto di cui sopra. Per loro c'è sempre qualcosa che non gira nel verso giusto; non sorridono pressoché mai e sono pronti a dire o fare qualsiasi cosa pur di mettere in discussione i motivi – generalmente legittimi – che portano gli altri a sorridere.

    Per loro la vita è una cosa serissima, per questo avversano i discorsi futili, contestano i luoghi comuni, citano in modo pertinente episodi storici che dovrebbero fungere da monito, vantano una radicata identità politica, criticano i programmi televisivi; se sono credenti vanno a messa tutte le domeniche e si attengono scrupolosamente alla dottrina della chiesa, perché o tutto o niente; se sono dediti al lavoro non parlano d'altro, anche se solo per ricordare quanto siano del tutto incompresi in un contesto di persone prive di una motivazione che non sia economica.

    Probabilmente, da un punto di vista prettamente oggettivo, possono essere considerati simpatici come una spina nel fianco. Robi ne ha il vago sospetto, ma è anche convinta che per molti di loro sia solo questione di trovare la donna giusta. Lei vorrebbe tanto rientrare in questa categoria umana, ma l'esperienza le fa pensare che forse le manca qualcosa di essenziale per incastrarsi con uno di loro.

    Momi è prodiga di saggi consigli da migliore amica, tutti destinati però a cadere nel vuoto.

    -Tu sei proprio fissata con 'sti sfigatoni- le ripete quando l'occhio di Robi si posa su un nuovo esemplare di maschio incline all'autocommiserazione.

    Robi sospira.

    -Ma che ci trovi, dico io.

    Robi distoglie lo sguardo dallo sfigatone di turno.

    -E poi almeno ti filassero- rincara, nell'intento di scrollare i sensi di Robi, già sintonizzati sulla lunghezza d'onda dello sfigatone.

    E invece non ce n'è uno che si prenda la briga di innamorarsi di lei. Matteo, per esempio, le aveva sempre dato l'idea di usarla come ripiego, in attesa di tempi migliori. Nei sei mesi della loro storia non c'era stato un solo momento in cui Robi aveva creduto che potesse durare; non aveva nemmeno osato fantasticare su un futuro in comune - una casa, dei figli – principalmente perché mancava un presente in comune.

    Lui non la criticava mai apertamente, nondimeno Robi aveva la costante sensazione che niente di ciò che diceva o faceva potesse essere considerato soddisfacente. Momi aveva una teoria precisa in merito, e un giorno l'aveva resa nota a Robi. Secondo lei Matteo, e gli sfigatoni in generale, cercano una donna che li accudisca; cercano una mamma che dia una risposta a tutti i loro bisogni.

    Apparentemente sembrano maschi adulti perfettamente evoluti, dotati persino di una coscienza civile e sociale; dietro a questa parvenza di maturità si nasconde però un bambino di sei anni che frigna perché vuole la mamma. Si dichiarano a favore della parità, ma hanno bisogno di una donna che si dedichi solo a loro.

    Al mero scopo di mettere alla prova la teoria di Momi, Robi aveva allentato la presa su Matteo e lui era uscito dalla sua orbita senza nemmeno un saluto.

    Mentre Robi si sofferma per l'ennesima volta sull'ingiustizia di bramare l'uomo sbagliato, l'orologio del soggiorno batte le tre.

    Il sotto-insieme femminile dell'umanità travagliata è invece composto da donne volitive, tenaci, determinate, assertive, coraggiose e perseveranti. Robi sa che per forgiare una tale tempra è necessario aver patito, nella vita; è necessario sentirsi dire tanti no per avvertire il bisogno di reagire. Le sue amiche le danno l'idea di un branco di guerriere assassine e qualche volta fanno paura anche a lei. E ha ragione ad avere paura, perché nessun uomo la potrà mai far sentire inadeguata nella misura in cui ci riescono loro, soprattutto quando sono anche spregiudicate e un po' troie.

    E niente, in quanto a questo non c'è verso: è puro talento naturale.

    L'umanità dalla quale Robi si sente magneticamente attratta è quindi inavvicinabile: gli uomini che lei ama non la amano, e non potrà mai essere come le donne che ammira. Però continua a inseguire i primi e a mischiarsi alle seconde. Non rinuncia alla possibilità di arpionare uno sfigatone, mentre prende a braccetto Momi che svetta sulle sue tacco 12, con le gambe fasciate in paio di calze da sincope.

    Nonostante lo stordimento Robi riesce a ricondurre i suoi pensieri smarriti al punto da cui avevano preso l'abbrivio. Pur collocata in un alloggio autonomo, fuori dal raggio di azione dei suoi genitori, lei resterebbe la Robi di sempre. Non è che un appartamento per conto suo le possa rivoluzionare la vita, questo è evidente.

    Tornando alla serata appena trascorsa, per esempio, non sarebbe comunque lei quella impegnata nell'approfondire la conoscenza di un tizio incontrato per la prima volta qualche ora prima; Robi resterebbe la migliore amica che fuma seduta su un dissuasore di sosta, in paziente attesa di essere riaccompagnata a casa – dato che non ha ancora riavuto indietro la sua patente – mentre scruta un cielo sbiadito dal quale emerge

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