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Lezioni di tango raccontate da una principiante
Lezioni di tango raccontate da una principiante
Lezioni di tango raccontate da una principiante
Ebook89 pages1 hour

Lezioni di tango raccontate da una principiante

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I tremori e le incertezze, le folgorazioni e le palpitazioni attraverso cui passano tutti i principianti della danza più bella del mondo, non a caso dichiarata “Patrimonio culturale dell’Umanità” dall’Unesco, sono raccontati con uno stile ironico ma appassionato attraverso 16 lezioni – a metà tra diario intimo e bozzetto sociale – che toccano tutti gli aspetti, le convenzioni e le “regole” del tango.

Un universo affollato e passionale, divertito e divertente in cui s’affacciano tanti protagonisti: grandi maestri (le lezioni sono interrotte da gustose “cortine” nelle quali sono descritti alcuni dei più popolari e amati dai tangueri) e volenterosi allievi, «principianti e avanzati, principesse e prestatori d’opera, artigiani e michelangeli, principi e ranocchi, cesellatori e guastatori, caballeros e seguidore».

Un libro che smentisce il luogo comune – alquanto sgradito ai tangheri – secondo cui il tango «è un pensiero triste che si balla»: semmai, il tango secondo Manginobrioches è «una danza felice che si pensa».
Recensione “El Tanguero”:

Venticinque racconti che si leggono d’un fiato scritti da Anna Mallamo in arte “Mangino Brioches” in cui ritroviamo esattamente tutte le vicissitudini di una “principiante” alle prese con le sue prime Lezioni di Tango.

In fondo siamo tutti “principianti irrimediabili, faremo tutti prima o poi un passo falso che ci farà sembrare gorilla o betoniere, azzarderemo un gancho che andrà a buon fine dentro l’abbraccio di qualcun altro, colgheremo e volcheremo con sprezzo del pericolo e pure dell’estetica”.

Divertente, brioso, ironico ma appassionato ogni capitolo racconta una lezione di tango, una milonga, una cortina apprezzando la verità delle emozioni e la forza della scrittura.

Un esame, attraverso le parole, del comportamento del corpo alle prese con un mondo nuovo fatto di passi lunghissimi! Un libro per tutti ,”principianti e avanzati, principesse e ranocchi, cesellatori e guastatori, adoni e sarchiponi, caballeros e seguidore...” raccontato da una scrittrice affamata di tango secondo cui il tango “non è un pensiero triste che si balla” ma secondo Manginobrioches è “una danza felice che si pensa”.

Alcuni racconti del libro, edito da Città del Sole Edizioni, e da Enrico Massetti in versione ebook, sono riportati sul blog di Anna manginobrioches.splinder.com che vi consigliamo di andare a sbirciare, davvero bello!

LanguageItaliano
Release dateMay 25, 2014
ISBN9781312009165
Lezioni di tango raccontate da una principiante

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    Lezioni di tango raccontate da una principiante - Anna Mallamo

    Lezioni di tango

    raccontate da una principiante

    Anna Mallamo

    manginobrioches

    © Città del Sole Edizioni di Franco Arcidiaco

    Via Ravagnese Sup., n.60/A

    89131 Reggio Calabria

    Tel 0965 644464 - fax 0965 630176

    e-mail: info@cittadelsoledizioni.it

    www.cittadelsoledizioni.it

    Stampa:

    Tipolitografia Antonino Trischitta - Messina

    Novembre 2010

    Prima edizione ebook

    Enrico Massetti Publishing

    Gennaio 2014

    Libri, ebook, DVD e CD/mp3 rari di Tango

    http://tango-dancers.com

    Premessa piccola piccola

    Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti.

    Ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza.

    Pina Bausch

    Un libro sul tango, un libro di tango certamente è un paradosso, forse un ossimoro: il tango non si parla, si fa. E il corpo ha un modo tutto suo di sbarazzarsi delle parole.

    Ma c’è anche un modo delle parole d’inseguire certi miracoli del corpo, di cercare di comprenderli e raccontarli. E questo spiega la fame di tango raccontato che prende tanti di noi tangueri, bulimici che non siamo altro.

    Queste lezioni alla rovescia, raccontate da chi impara, sono nate assieme al mio tango. Tornata a casa da quell’abisso che erano le prime lezioni e soprattutto le prime milonghe – si spalancavano mondi, e sembravano tutti irraggiungibili, o raggiungibili solo con cammini lunghissimi, di otto passi in otto passi, verso l’infinito e oltre – dovevo travasare l’eccesso di cuore, raccapezzarmi nell’alfabeto muto che il corpo stava imparando a mia insaputa, e spiarlo con l’unico mezzo a me noto, le parole.

    Ho chiamato qui lezioni anche cose che lezioni non sembrano, ma lo sono: il tango è un pedagogo illimitato, non la smette d’insegnarci cose, anche fuori dalle lezioni e persino fuori dalle milonghe. Così come i suoi migliori maestri insegnano soprattutto ballando, prima di parlare o senza nemmeno parlare. E ci sono ballerini modesti che possono insegnarti anche più d’un maestro blasonato, e tanghi modesti che possono darti quello che tutti noi, indistintamente – principianti e avanzati, principesse e prestatori d’opera, artigiani e michelangeli, prìncipi e ranocchi, cesellatori e guastatori, adoni e sarchiaponi, caballeros e seguidore – continuiamo a cercare: frammenti di tango perfetto, frammenti di felicità.

    Non troverete traccia, in queste pagine, delle gallerie degli orrori tangueri, i tipi da milonga, i bestiari che pure sono così divertenti, a bordopista. È una scelta etica, equa e solidale: siamo tutti principianti irrimediabili, faremo tutti prima o poi un passo falso che ci farà sembrare gorilla o betoniere, azzarderemo un gancho che andrà a buon fine dentro l’abbraccio di qualcun altro, colgheremo e volcheremo con sprezzo del pericolo e pure dell’estetica. È il modo del tango di farci umani, troppo umani.

    Ridiamo tutti, dei tipi tangueri, che è cosa innocente ma a volte può seminare davvero esclusione e discordia, creare quelle barriere etniche tra avanzanti e arretranti che non sono belle né giuste e sono una malapianta del tango (il famigerato nazitango che alligna in tanti luoghi).

    Sì, sono un’idealista e voglio la pace nel mondo. Cominciando dalla ronda.

    Infine, queste parole, già sparse nel mio blog – manginobrioches.splinder.com – e in altri luoghi della Rete, sono state talora una ronda virtuale da cui sono entrati e usciti molti ballerini, molti abbracci, molte mirade, molti cabecei. Spero di incontrarli tutti, di nuovo. E sono quasi certa che sarà possibile: tra le tante cose che il tango m’ha insegnato, c’è la certezza che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto prima o poi si ritrova in una ronda.

    Questo libro è per mio padre Pino, ballerino d’altri secoli e altri mondi, e per mio figlio Axel, che ha avuto molta, molta pazienza e m’ha insegnato il potere dei flores del alma.

    Anna brioscia

    Lezione uno: PRINCIPIANTE IN OTTO MOSSE

    è semplice, ma non è facile - Carlos Gavito

    tangueri.png Che una ci va con la testa piena di cose false: «il tango è un pensiero triste che si balla», «Piazzolla odia i ballerini perché ha un difetto a un piede», «il tango è maschilista», «attenti al tango, perché divide le coppie e ne riunisce di altre».

    Che una poi arriva alla palestra, che è una palestra con odore di palestra – gomma, sudore, spugna, caucciù – e rumori di palestra, ma non si sente precisamente in una palestra (anche perché in nessun luogo vai senza portarti dietro quello che hai letto e immaginato, e andiamo in giro carichi come muli di tavolini, sale di specchi, orchestre a plettro, vasi di gardenie, scorci di Buenos Aires. Anche nelle palestre seminterrate sulle colline dello scirocco).

    Che una poi entra titubante, e si domanda cosa la stia portando lì, anche se lo sa benissimo, perché c’è scritto, nero su bianco, lì nel bigliettino «cose da fare per la vecchiaia»:

    «Tango argentino, tagliatelle, greco antico, rose», e dunque meglio pensarci per tempo.

    Che una pensa proprio le cose che pensa nella vita, la vita là fuori, fuori dalla palestra: non ho un partner, forse non ho le scarpe adatte, forse inciamperò davanti a tutti, non conosco nessuno, non avevo niente da mettermi.

    E poi, invece.

    E poi invece il maestro sembra quasi argentino, anche se è di Faro Superiore, e ha le scarpe più luccicanti che io abbia mai visto, e in quegli otto passi – sono otto passi base, «imparateli bene, che poi li dovrete dimenticare» – ti fa balenare un intero alfabeto delle passioni: cortes y quebradas, salidas, mordida, ocho adelante, medialuna…

    L’hai sempre saputo, che si vive di pause, trasalimenti, comandi impercettibili, impartiti con gesti che nessuno vede, parole mai pronunciate. Lo sapevi già, ma qui ne hai la prova. Di più: qui lo sanno tutti.

    Otto passi, e c’è tutto: lui ti guida, e tu lo capisci soprattutto dalle pause; lui invade il tuo spazio, ti costringe

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