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La strategia del canguro: L'Australia tra l'alleato americano ed il partner cinese.
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Ebook163 pages1 hour

La strategia del canguro: L'Australia tra l'alleato americano ed il partner cinese.

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Agli occhi degli Europei, l’Australia rimane un Paese lontano, un luogo quasi d’esilio. I problemi strategici dell’Asia-Pacifico sono sempre infatti stati presi poco in considerazione dai mass-media nostrani. Tuttavia, diversi avvenimenti, come la crescita della Potenza cinese e la crisi nucleare coreana, hanno riacceso l’interesse del Mondo occidentale.
La fine degli Anni 2000 ha visto il ritiro delle truppe americane e dei loro alleati dal Medio Oriente con la fine della guerra contro il “terrorismo”. Gli Stati Uniti hanno, da quel momento in poi, cominciato a riassestare i loro obiettivi strategici verso l’Asia per far fronte ad una Repubblica Popolare Cinese che sempre più afferma la propria influenza in una regione che considera sua. Dal 2011 però Washington, ricordandosi di essere anch’essa una “Potenza del Pacifico”, ha iniziato a portare avanti una politica più attiva nell’area, non intendendo permettere alla Cina di mettere a rischio i suoi interessi.
È in tale contesto che l’Australia si è impegnata a ridefinire la sua strategia geopolitica ed a voler affermare il suo ruolo di Potenza regionale. Il partenariato commerciale con la Cina, tuttavia, ha permesso all’Australia, alleata degli USA dal 1951, di evitare la crisi economica che ha colpito tutti i Paesi industrializzati dal 2008. Camberra si trova oggi posta così di fronte ad un dilemma di posizionamento strategico, cioè l’essere un Paese occidentale inserito nel mondo asiatico. Ciò la porta spesso ad essere combattuta tra la sua appartenenza culturale e la sua appartenenza geografica. Inserita nel cuore di una regione nella quale le tensioni sono in aumento, l’Australia è così obbligata a fare una scelta tra il suo più importante alleato politico-strategico e la sua principale partner commerciale.

LanguageItaliano
Release dateJan 24, 2015
ISBN9781311912923
La strategia del canguro: L'Australia tra l'alleato americano ed il partner cinese.

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    La strategia del canguro - Charlotte Balssa

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    Se l’importanza economica della zona del Pacifico asiatico è conosciuta sin dagli anni ’90 del XX secolo, il suo interesse dal punto di vista della sicurezza internazionale è emerso più tardivamente.

    Osservati dall’Europa i problemi strategici dell’Asia sembravano sfocati, soltanto episodicamente messi in luce dalle crisi provocate dalla Corea del Nord o dai contrasti territoriali fra la Cina ed i suoi vicini. Tuttavia, con la fine del primo decennio del XXI secolo, connotato dalla lotta contro il terrorismo e dagli sforzi occidentali nel Medio Oriente, le priorità sono cambiate. Nel 2011, gli Stati Uniti hanno tenuto a sottolineare di essere anche una Potenza del Pacifico e che non intendono far sì che gli interessi cinesi prevalgano sui propri. Ciò si è tradotto, in concreto, nell’annuncio di un progressivo dispiegamento del loro apparato militare da ovest verso est e nell’approntamento di una strategia di difesa nei confronti dei conflitti aeromarittimi. Questo ripensamento strategico ha avuto conseguenze sia sugli alleati di Washington, sia sulla percezione delle minacce a livello globale.

    Gli Europei si interrogano ora sul significato che potrà avere, sulla loro sicurezza futura, il disimpegno americano dalla propria area, mentre i Paesi dell’Estremo Oriente sono costretti a prendere posizione nel nuovo sistema di equilibrio mondiale imperniato sulla dialettica fra Washington e Pechino.

    La rinnovata attenzione degli osservatori internazionali sulla regione è dunque legittima ed è testimoniata dall’alto numero di giovani universitari, che scelgono di studiare aspetti trascurati della riconfigurazione geopolitica in corso d’opera. Le ricerche condotte da Charlotte Balssa sulla politica dell’Australia si inseriscono in quel filone di analisi, che intende studiare il ruolo di quegli attori secondari della scena politica internazionale, che potrebbero, tuttavia, acquistare in un prossimo futuro sempre maggiore importanza. A questo proposito il ruolo strategico dell’Australia è particolarmente interessante. Si tratta infatti di un Paese occidentale inserito in un contesto asiatico, fedelissimo alleato degli Stati Uniti dal 1951.

    L’Australia si è sforzata, a inizio secolo, di ripensare il proprio ruolo in chiave maggiormente autonoma e la domanda se essa possa realmente pretendere di diventare una potenza regionale è il problema centrale del presente saggio. Rispondere a questa questione ha come implicazione naturale l’individuazione degli obiettivi politici, coltivati dal Paese, e delle risorse, che esso intende mettere al servizio del loro raggiungimento.

    È tuttavia essenziale non perdere di vista i margini di manovra, di cui realmente dispone l’Australia, tenendo conto dei suoi legami con gli Stati Uniti da una parte e dei suoi rapporti economici con la Cina dall’altra. L’analisi di Charlotte Balssa ha il merito di mettere in luce il dilemma, che investe Canberra, nel definire il proprio ruolo di fronte alla nuova strategia americana. Dilemma analogo a quello di un altro partner storico di Washington: la Corea del Sud. Malgrado si trovi in un contesto ancor più complesso rispetto a quello dell’Australia, anche Seoul cerca di prendere infatti le distanze dagli Stati Uniti, allo scopo di innalzarsi al ruolo di mediatore regionale, senza tuttavia perdere la garanzia della protezione americana.

    Se le loro situazioni di partenza costituiscono un limite all’emersione sullo scacchiere internazionale di questi giovani attori statuali, cionondimeno essi si interrogano sulla possibilità di coltivare diverse opzioni strategiche. Esemplare è il dibattito interno in Australia, le scelte effettuate dai suoi dirigenti politici possono portare ad una significativa ridefinizione della strategia del Paese. Le loro ambizioni regionali costituiranno un interessante oggetto di osservazione e il presente saggio di Charlotte Balssa è un ottimo punto di partenza.

    Nicole Vilboux

    Nicole Vilboux è una ricercatrice associata presso la Fondation pour la Recherche Stratégique di Parigi, inoltre insegna politica della sicurezza, teoria delle relazioni internazionali e politica estera degli Stati Uniti presso l’Ecole des Hautes Etudes Internationales e l’Institut Catholique di Parigi. È autrice di saggi e articoli quali: Réemption ou prévention - Un débat d’aujourd’hui, Paris, Economica, 2007; Le débat aux États-Unis sur la PESD in P. Buffotot e J. Klein (Dir.), Vers une politique européenne de sécurité de défense, Paris, Economica, mars 2003; De la dissuasion à la défense: conséquences des nouvelles orientations stratégiques américaines pour l’Europe, in Yves Jeanclos (Dir.), La sécurité de l’Europe et les relations transtlantiques au seuil du XXI siècle, Bruxelles, Bruylant, 2003; Les stratégies de puissance américaines, Paris, Ellipses, 2002.

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    Introduzione

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    La prima percezione degli Europei sull’Australia è il sentimento di distanza che la separa dal Vecchio Continente. Questa distanza assoluta ha avuto un’enorme influenza sullo sviluppo di questo Paese, posto agli antipodi rispetto all’Europa e soprannominato spesso down under.

    Quanto questa lontananza sia totale appare evidente sin dalla scoperta del suo territorio e dalla decisione di farne una colonia penale. L’Australia fu esplorata, per la prima volta, dal navigatore britannico James Cook nel 1770. Fu lui a prendere possesso, in nome di Re Giorgio III, di questo territorio ed a battezzarlo con il nome di Nuovo Galles del Sud. L’idea di farne terra d’asilo per i galeotti fu invece di Lord Sydney e risale al 1786, che propose al Re la creazione di una colonia penale, in seguito allo sviluppo di focolai epidemici nelle carceri britanniche ed alle rivolte politiche, che minavano la Gran Bretagna all’epoca.

    Nel 1787, una prima flotta, comandata dal Capitano Arthur Philip, lasciò l’Inghilterra per sbarcare l’anno successivo sul territorio australiano, portando con sé settecento galeotti.

    I politici britannici pensavano che inviando così lontano i prigionieri, si sarebbero sbarazzati di qualunque turbamento di ordine politico. Furono più di 160.000 i condannati, inviati, fra il XVIII ed il XIX secolo, in questo lontano territorio. Gli ex prigionieri, le donne e gli altri funzionari del Regno, che progressivamente li raggiunsero, posero le basi della costruzione del Paese, il cui nome ufficiale, dal 1901 data della sua indipendenza, è Commonwealth d’Australia.

    La sua enorme distanza dal Vecchio Continente, oltre a definirne la storia, è il motivo della scarsa conoscenza che del Paese ne hanno gli Europei.

    A parte i triti cliché sull’Australian Way of Life, l’Australia è un Paese poco conosciuto ed ancor meno studiato in Europa. Nel settore delle relazioni internazionali, il ruolo giocato da questo Paese sulla scena politica internazionale è molto trascurato. Esistono nondimeno degli specialisti dell’Australia, fra questi va citato Fabrice Argounes, autore dell’unico libro sulla geopolitica australiana in lingua francese.

    Si può ancora citare David Camroux, ricercatore in Scienze Politiche e laureato all’Università di Sydney. L’Australia meriterebbe, invece, un più attento interesse degli studiosi, specie perché essa rappresenta un alleato importante della Francia, nel Pacifico, tenuto conto della loro prossimità geografica alla Polinesia Francese nella fattispecie. L’Australia è la terra dei paradossi: gigantismo geografico e debolezza demografica, superpotenza del Pacifico meridionale e nano politico agli occhi del resto del Mondo.

    In effetti, ai suoi 7.692.000 chilometri quadrati di superficie non corrispondeva, nel 2013, che una popolazione di soli 22,8 milioni di abitanti.

    L’Australia è un paese occidentale (in procinto di diventare multiculturale), che si è sempre sviluppato in un’area oceanica, ma che ormai tenta di estendersi anche in quella asiatica. Se la distanza che la separa dal Continente europeo è gigantesca, l’Australia si trova tuttavia a poche braccia di mare dalla vicina Indonesia. Prossima alla Nuova Zelanda ed alle piccole isole del Pacifico meridionale, essa è stata immaginata, per molto tempo, come un estremo lembo dell’Occidente. Più recentemente però si è cominciato a considerarne la sua integrazione con i paesi situati geograficamente a nord di essa.

    Dodicesima potenza economica mondiale, il suo sistema produttivo non ha risentito degli effetti di quella crisi del 2008, che ha invece duramente colpito gli Stati europei. Dal 1991 la sua economia cresce ad un ritmo medio annuo del 3,5%. Il Paese è ricchissimo di risorse naturali richieste dalle Potenze asiatiche in piena espansione. A trainarne l’economia è in particolare il settore dell’estrazione mineraria e del gas, ormai indipendente dagli investimenti asiatici. L’Australia è riuscita con il tempo a rendersi indispensabile ai suoi due grandi partner economici, Cina e Giappone. La sua integrazione economica con l’Asia è comunque recente, sino alla metà del XX secolo, il Paese è infatti rimasto legato ai suoi storici partner economici europei ed americano, cui è rimasto legato per ciò che riguarda il settore della difesa. La Gran Bretagna ha, per lungo tempo, esercitato un ruolo di protezione nei suoi confronti, surrogata poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dagli Stati Uniti. La politica estera di Canberra è profondamente influenzata dalla difficoltà di difendere un territorio così vasto come il proprio. Date le proprie debolezze demografiche e materiali, essa non resisterebbe da sola ad un’invasione esterna su vasta scala. Questa particolarità, associata al timore di un attacco ai suoi interessi, la spingono a conservare un legame preferenziale con gli Stati Uniti a scopo difensivo. Washington è così considerata da Canberra indispensabile alla propria sicurezza, come Pechino alla propria prosperità economica (il 30% delle esportazioni australiane sono dirette verso il territorio cinese).

    L’Australia si muove ed agisce all’interno della vasta regione, conosciuta come Pacifico asiatico, i cui confini vengono fissati nell’Asia settentrionale sino alla parte orientale dell’Oceano Indiano. Questa regione presenta diversi profili di instabilità fonte di preoccupazione per il governo australiano, che teme per l’integrità del proprio territorio. Le maggiori minacce sono costituite dalle tensioni territoriali nel Mar della Cina e nel programma nucleare nordcoreano. Ad incutere timore è però anche l’accresciuta potenza militare della Repubblica Popolare Cinese, vissuta con disagio dai suoi vicini, Australia compresa, per le conseguenze che essa potrebbe produrre.

    Da qualche anno, l’ordine mondiale vive un periodo di transizione profonda: le Potenze del passato devono misurarsi con l’emergere di nuovi attori politici, la cui crescita è innervata da elementi antioccidentali.

    La potenza cinese, dagli anni ’90 del 900, ha iniziato un programma di rafforzamento militare e espansione, che incute forti timori nei Paesi della regione, fra cui l’Australia, costringendoli

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