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Cinque Scarpette di Cristallo
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Cinque Scarpette di Cristallo
Ebook516 pages6 hours

Cinque Scarpette di Cristallo

By Brown, Clifton, Heffington and

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About this ebook

Una fiaba famosa, cinque autrici emozionanti, una raccolta da amare!
Cosa succederebbe, se Cenerentola fosse così timida da non riuscire a sopportare l'idea di partecipare al ballo reale? O se la scarpetta fosse giusta... ma la ragazza sbagliata? E cosa potrebbe indurre Cenerentola a cacciare un principe impostore dal suo trono? E se lavorasse su una stazione spaziale orbitante di un pianeta ctonio, a estrarre il prezioso cenerello? Cosa può fare Cenerentola, un'umile cameriera, per un prigioniero intrappolato da una fata crudele in uno spaventoso circo?
Ecco Cenerentola come non l'avete mai incontrata prima, con indosso le sue scarpette di cristallo verso originali avventure indimenticabili!

LanguageItaliano
Release dateApr 24, 2015
ISBN9781507108697
Cinque Scarpette di Cristallo

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    Cinque Scarpette di Cristallo - Brown

    ––––––––

    PUBBLICATO DA:

    Rooglewood Press

    Cinque Scarpette di Cristallo

    Copyright © 2014 by Anne Elisabeth Stengl

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di salvataggio dati o trasmessa in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo (per esempio elettronico, tramite fotocopie o registrazioni) senza il permesso scritto dell’editore. Unica eccezione sono brevi citazioni nelle rassegne stampa.

    Questa è un’opera di finzione. Nomi, personaggi, avvenimenti e dialoghi nascono dalla fantasia di ogni autore e non devono essere interpretati come reali. Qualsiasi somiglianza con eventi o persone reali, viventi o defunte, è puramente casuale.

    Illustrazione di copertina: nizhava1956

    _____________

    ––––––––

    SOMMARIO

    PREMESSA

    Ciò che gli occhi vedono

    Cristallo infranto

    Il lato negativo dell’amore

    Una fiaba di cenere

    Il ballo del Signore della Luna

    ––––––––

    Premessa

    Poche fiabe sono amate quanto Cenerentola. C’è qualcosa nella sua avventurosa ascesa dalla miseria al successo che tocca il nostro cuore, incoraggia i nostri spiriti e ispira i nostri sogni. La sua è una storia semplice, ma forse è proprio la sua semplicità a rendere innegabile il fascino della protagonista. Noi lettori vogliamo vederla trionfare, sempre, in qualsiasi rifacimento della sua sensazionale storia.

    Perché Cenerentola non racconta solo di scarpette di cristallo. Sono dei simboli, le scarpette, strumenti utilizzati per raggiungere l’obiettivo della protagonista, facilmente intercambiabili con altri strumenti di pari importanza simbolica. La spada laser di Luke Skywalker, l’arco da caccia di Katniss Everdeen, i guantoni da pugilato di James J. Braddock... Le scarpette cambiano, ma la storia è universale. Dubito molto che i lettori potranno mai stancarsi di leggere racconto di Cenerentola in tutte le sue varianti.

    Con questa convinzione, ho deciso di lanciare il concorso di scrittura creativa Cinque Scarpette di Cristallo. Ci sarebbero moltissime meravigliose fiabe tra cui scegliere per un concorso di questo tipo, ma nessuna è più affascinante e plasmabile di Cenerentola. I concorrenti si sono sfidati nel creare nuove versioni della fiaba che tutti noi conosciamo, partendo dai temi più famosi e amati: il ballo del principe, la matrigna e le sorellastre, la zucca che diventa carrozza, la fata madrina e, naturalmente, le scarpette di cristallo. E giocando con questi dettagli hanno creato delle storie nuove e imprevedibili.

    I risultati sono stati sorprendenti. Sono arrivate iscrizioni da tutto il mondo. Scrittori di tutte le età e con diverse esperienze hanno creato versioni originalissime di Cenerentola. C’erano racconti misteriosi, dell’orrore, d’amore e comici. C’erano romanzi storici, fantastici o rifacimenti moderni. C’erano storie di magia, del terrore, drammi di una tristezza straziante. C’erano profonde allegorie e avventure ambiziose, steampunk e fantascienza. Insomma, quasi tutti i generi sono stati rappresentati nella selezione di opere che la Rooglewood Press ha ricevuto.

    E la cosa più sorprendente di tutte: non c’erano due storie simili.

    Oh certo, erano tutte Cenerentola. Ma la genialità della fiaba originale è stata resa ancora più evidente dal fatto che ogni scrittore ha potuto creare qualcosa di unico partendo dallo stesso racconto.

    Restringere il numero di queste opere fino ai cinque vincitori finali è stato un compito molto più arduo di quanto avessi previsto. Ma le cinque storie che ora tenete in mano sono davvero la selezione perfetta.

    Ciò che gli occhi vedono è la storia d’amore di questa collezione. Un racconto dolce narrato con una voce vecchio stile, perfettamente adatta al soggetto. Il delicato stile di scrittura di Elisabeth Brown abbonda di buonumore. I personaggi che descrive non si possono non amare, anche quando agiscono tutti in disaccordo con tutti. Quando finii di leggere questa storia per la prima volta, seppi con certezza che non solo sarebbe stata una delle vincitrici, ma anche la storia perfetta con cui aprire questa raccolta. Qualcosa di tenero, di dolce... e ciò nonostante una svolta sorprendente rispetto all’originale, che sicuramente i lettori apprezzeranno.

    Per contrasto, Cristallo infranto non è per niente una storia delicata. Si tratta di una commedia esilarante che ha attirato la mia attenzione fin da subito. I personaggi sono talmente esagerati, e così comicamente impegnati nei loro vari complotti, che non vedevo l’ora di voltare pagina e scoprire che cosa sarebbe accaduto a ciascuno di essi. Emma Clifton ha un senso dell’umorismo che solletica la fantasia e non mancherà di ispirare ai suoi lettori un sorriso, o un ghigno, o una risata.

    È stata però l’eroina della storia centrale, Il lato negativo dell’amore, che mi ha rubato il cuore e si è assicurata il posto d’incarnazione perfetta del mio ideale di Cenerentola. Alisandra Carlisle non è una vittima delle difficili circostanze. Anzi, è una donna in missione, e nessuno la dissuaderà dal suo obiettivo, non la matrigna cattiva, né le terribili sorellastre, e nemmeno il suo stesso reame! Alis non avrebbe ricevuto in sorte tali avventure senza la vivacità della sua creatrice. Lo spirito brioso e la narrativa vivace di Rachel Heffington sono davvero deliziosi.

    L’ultima storia che ho letto per questo concorso è stata Una fiaba di cenere. A quel punto pensavo di aver letto ogni possibile variazione sulla storia... e invece mi sbagliavo. Stephanie Ricker mi ha fatto conoscere un mondo così particolare e tuttavia così credibile da non averne mai abbastanza. La fantascienza può essere un genere difficile da adattare a una fiaba, eppure questa autrice di talento ha saputo scrivere con un forte senso di autenticità, tale da coinvolgermi completamente nelle vicende della stazione spaziale sul pianeta Aschen. Ma è il gruppo di accattivanti personaggi, che lavorano insieme per contrastare il disastro, che fa davvero la differenza. I lettori avranno la netta sensazione che ci siano altri pianeti, oltre il nostro, in attesa di essere esplorati.

    Tutti i lettori amano una sensazione inquietante ogni tanto, ed è esattamente quello che avranno da Il ballo del Signore della Luna di Clara Diane Thompson. Dopo pochi paragrafi, ero già incantata. Questa giovane autrice ha scritto una storia misteriosa e magica, una storia che parte da molto più lontano del materiale originale... e tuttavia riesce a legare insieme in modo soddisfacente tutti i più importanti elementi di Cenerentola. I segreti del Signore della Luna e del suo ballo sicuramente intrigheranno i lettori, offrendo sussulti e brividi lungo il viaggio.

    Ognuna di queste cinque storie è molto diversa dalle altre, eppure il tema di Cenerentola le unisce tutte in modo splendido. Non potrei essere più contenta sia per gli scrittori sia per i racconti di questa selezione. Cenerentola continuerà a brillare come protagonista incontrastata in molti fantastici rifacimenti del suo racconto. Ma mi aspetto che queste sue particolari incarnazioni, Arella, Evelyn, Alisandra, Elsa e Tilly, si guadagnino un posto speciale nel cuore di tutti gli appassionati di Cenerentola.

    Quindi, senza ulteriori indugi, vi presento le storie vincitrici del concorso Cinque Scarpette di Cristallo.

    Anne Elisabeth Stengl

    ––––––––

    Per nonna Brubacher

    1

    Vi prego, non fatemi andare, implorò Arella con i suoi grandi occhi supplicanti.

    La sua matrigna sospirò. È una questione di galateo. Non si può rifiutare un invito al ballo reale del principe.

    Ma io sono insignificante, madre. Nessuno si accorgerà della mia assenza! insistette Arella, speranzosa. Voi e le ragazze sarete sicuramente una rappresentanza più che degna e sufficiente della nostra famiglia.

    A eventi importanti come questo, bambina mia, si notano sempre tutti i presenti e tutti gli assenti. Ti assicuro che la tua assenza verrebbe considerata un affronto personale a tutta la famiglia reale. E non sarebbe un comportamento che prenderebbero alla leggera. Le linee dure dell’espressione della duchessa Germaine si ammorbidirono. Inoltre, Arella, tu sei ben lungi dall’essere insignificante. Tu sei una delle ragazze più belle del regno e il principe di certo ti noterà.

    Il viso di Arella si riempì di preoccupazione. Non voglio che mi noti, disse sommessamente.

    Drusilla, sorellastra maggiore di Arella, le rivolse un sorriso comprensivo. Ma Anastasia, la più giovane, alzò gli occhi al cielo. Bontà divina, Arella, perché no? Che cosa potresti chiedere di meglio?

    Drusilla vide le sorellastre scambiarsi sguardi tesi. Quelle due erano diverse come il giorno e la notte: Anastasia era vivace e frizzante, Arella tranquilla e riservata. Anastasia non avrebbe mai potuto capire perché Arella odiava questi eventi, e Arella non avrebbe mai potuto capire perché Anastasia li amasse tanto. La personalità di Drusilla si situava quasi in mezzo a questi due poli opposti e agiva da cuscino, ammortizzando gli scontri e facendo del proprio meglio per capire entrambe le sorelle e mantenere la pace.

    È solo che... non voglio incontrarlo. Tutto qui, rispose infine Arella, rivelando il proprio disagio sul viso aperto. Non potremmo dire che sono malata? O in viaggio a visitare qualche parente lontano?

    Dovresti sapere che è meglio non mentire, disse la duchessa. Con la fronte corrugata in un cipiglio preoccupato, la donna mise una mano gentile sulla fronte di Arella. Sei davvero malata, bambina mia?

    No, mi sento bene, madre, ammise Arella. È che non mi piacciono proprio i balli.

    Tu sei un’aristocratica, e come tale non ti è sempre consentito agire secondo le tue simpatie o antipatie. Sei tenuta a partecipare, e parteciperai. Non posso permetterti di comportarti in modo egoista e maleducato, Arella. Non sarebbe degno di tuo padre.

    Sì, madre, mormorò Arella, con gli occhi bassi e pieni di lacrime. Drusilla, sempre attenta, vide quel luccichio e s’incuriosì. Era stata la menzione del padre di Arella a provocarle quell’improvviso dolore? O la povera ragazza era semplicemente arrabbiata per non essere riuscita a fare a modo suo? Difficile dirlo, anche per Drusilla, che si sforzava come sempre di interpretare il carattere reticente di Arella.

    La duchessa contemplò la figliastra con un misto di compassione e di esasperazione. Su, su, bambina! Non può essere così grave. Dopo tutto, sarà l’evento più importante per molti anni. La famiglia reale non baderà a spese. Saranno presenti molti nobili stranieri e dignitari provenienti da tutto il mondo.

    Arella non sembrava minimamente allietata da questa prospettiva.

    Avremo tutte dei vestiti nuovi! Gli abiti più belli che abbiamo mai avuto.

    La faccia sconsolata di Arella rimase impassibile.

    E prenderemo una carrozza d’argento, trainata dai nostri migliori cavalli.

    Nessuna risposta.

    E i valletti!

    Ancora niente. Che cosa voleva quella ragazzina? La duchessa scosse la testa. Va bene. Se è davvero tanto doloroso per te, ti permetto di lasciare il ballo a mezzanotte, ma non prima. E solo se mi prometti di fare del tuo meglio per essere piacevole di fronte al principe e ai nobili. D’accordo?

    Sì, madre, sussurrò Arella.

    Almeno la matrigna aveva approvato l’idea di Arella di farsi da sola il proprio vestito, offrendole un po’ di consolazione. Arella sedeva sul pavimento polveroso della soffitta tra scatole e bauli, ricordando la conversazione avuta con la duchessa quella mattina.

    Non vuoi venire in sartoria con noi? le aveva chiesto stupita la duchessa Germaine.

    Preferirei indossare uno dei vestiti di mia mamma, aveva chiesto Arella. Lo modificherò, in modo da non farlo sembrare troppo vecchio.

    La duchessa aveva chinato la testa. Dopo tutti quegli anni, ancora non riusciva a capire quella ragazzina. Puoi indossare gli abiti di tua mamma in qualsiasi momento. Ma qui si tratta di un’occasione speciale. Non vuoi qualcosa di nuovo, qualcosa di simile a tutte le altre ragazze?

    No, era stata la risposta di Arella.

    La duchessa Germaine, stanca di combattere, aveva infine acconsentito. Era stato già abbastanza difficile convincerla ad andare al ballo. Arella era così bella che non avrebbe avuto alcuna importanza se non fosse stata vestita all’ultima moda, anzi, forse indossando uno degli abiti di sua mamma si sarebbe sentita più a proprio agio. Va bene. Vorresti accompagnarci almeno per aiutare le tue sorelle a scegliere i loro abiti?

    Se posso confezionare il mio, forse dovrei iniziare subito a lavorarci.

    Va bene, aveva ripetuto la duchessa, sospirando rassegnata. Drusilla, Anastasia e io stiamo uscendo, cara. Torneremo per l’ora di cena.

    Ora Arella stava frugando in soffitta, in compagnia solo di uno dei suoi vivaci gattini. Amava l’odore delle cose di sua mamma: lavanda dalle bustine nascoste tra i vestiti, cuoio dai bauli decorati, e poi una dolcezza quasi impercettibile... Era il suo vecchio profumo? Tirò fuori vestito dopo vestito, inspirando profondamente l’odore di ciascuno. Troppo pizzo. Troppo sfarzoso. Troppo antiquato...

    Ah! Ecco quello giusto.

    L’abito color rosa era semplice, abbastanza elegante da somigliare agli altri abiti presenti al ballo reale, ma non abbastanza da attirare troppo l’attenzione. Studiandolo con attenzione, Arella pensò che la mamma probabilmente l’aveva indossato come abito da colazione. Era quella la moda, allora.

    Arella sorrise. Probabilmente non avresti mai pensato che tua figlia l’avrebbe indossato al ballo reale del principe ereditario, sussurrò. Accarezzò il tessuto liscio fantasticando. Era uno dei preferiti di sua mamma? A suo papà piaceva che la moglie lo indossasse? Arella chiuse gli occhi, cercando di evocare l’immagine di sua mamma in quel vestito, alla disperata ricerca di un ricordo.

    Ma non ne trovò. L’unico viso che riusciva a vedere era quello del ritratto appeso nella sua camera da letto.

    Arella ripose con cura i lunghi abiti nel vecchio baule polveroso, poi prese l’abito che aveva scelto e scese le scale della soffitta. Una piccola fascia e del pizzo sul fondo dovrebbero renderlo adatto al ballo, decise Arella. Giunse fino alla stanza del cucito e si mise al lavoro. Se proprio era obbligata ad andare al ballo, che almeno potesse indossare qualcosa che le piacesse.

    Che cosa ne pensate? chiese Drusilla alla madre e alla sorella, appoggiando la seta liscia al corpo. Sperava che il verde chiaro regalasse un po’ della sua luminosità agli occhi scuri e ammorbidisse l’accecante rosso dei capelli. Esaminandosi nello specchio, dovette mestamente ammettere che ancora gli occhi erano scuri e i capelli rossi, come sempre.

    Mi piace, rispose Anastasia. Il verde fa risaltare i tuoi occhi.

    Drusilla la guardò dubbiosa. Davvero? Non pensavo.

    Prova un verde più scuro, suggerì la duchessa. Penso che si adatterebbe meglio alla tua carnagione. Dicendolo allungò alla figlia maggiore un altro campione di seta.

    Quando Drusilla lo sollevò, la duchessa annuì al nuovo colore. Molto meglio. Penso che dovresti scegliere questo.

    Anastasia e la sarta confermarono quell’impressione. Drusilla arricciò il naso, non particolarmente convinta, ma se la madre e la sorella dicevano che stava meglio... Va bene, allora, si arrese scrollando le spalle. Verde scuro sia.

    Molto bene, signora, disse la sarta, prendendo la seta e aggiungendola all’ordine color lavanda che Anastasia aveva già scelto. E come li vorreste cuciti?

    Sono abiti da sera per il ballo del principe, rispose la duchessa Germaine. Confezionateli secondo l’ultima moda: gonna piena, bustino, molto pizzo. Dopo tutto, è l’evento più importante dell’anno. Forse del decennio! e sorrise entusiasta alle sue figlie. Acquistare vestiti nuovi era sempre una cosa eccitante.

    Tranne che per Arella.

    Il sorriso della duchessa si affievolì, quando pensò alla figliastra. Certo, era comprensibile che la ragazza volesse indossare qualcosa di sua mamma. Sebbene la duchessa Germaine avesse tentato di occupare il posto che spetta a una mamma nel cuore della ragazza, Arella aveva sempre mantenuto un riserbo silenzioso, soprattutto dopo la morte del duca, avvenuta solo un anno dopo il matrimonio con Germaine, quando Arella era ancora una bambina.

    Drusilla notò l’incertezza nel sorriso di sua mamma e seppe che si stava nuovamente preoccupando per Arella. Quella ragazza! Avrebbe potuto anche andare con loro dalla sarta, quel giorno, a comprarsi un bel vestito azzurro da abbinare ai suoi occhi chiari. O anche solo accompagnarle per aiutarle a scegliere la seta migliore.

    Invece se ne stava tutta sola in una soffitta polverosa, a scegliersi probabilmente l’abito più semplice che potesse trovare. Non che importasse: era bellissima, e un vestito normale non avrebbe potuto nascondere questo fatto al principe. Eppure, sarebbe stato bello se si fosse lasciata coinvolgere dalla sua famiglia, tanto per cambiare.

    Drusilla sorrise, sperando di alleviare la preoccupazione della duchessa. E tu, mamma? Non compri un vestito nuovo per il ballo? È l’evento del decennio, dopo tutto.

    La duchessa Germaine rispose al sorriso di sua figlia. "Uno degli abiti dello scorso anno andrà benissimo per me. Non sono certo io che potrei essere scelta come sposa per il principe!"

    Nemmeno io, pensò Drusilla dietro il sorriso. Né per il principe né per nessun altro, se è per questo. Ma pensa, mamma, rispose vivacemente, a tutta la nobiltà che ci sarà! Non vorrai essere l’unica a indossare un vestito della scorsa stagione, vero?

    Anastasia aggiunse il proprio parere. Oh, compra un vestito insieme a noi, mamma. Sarà così divertente! Guarda questa seta, è perfetta con la tua carnagione, disse sollevando un tessuto color pesca.

    La duchessa si mise a ridere. Bontà, bambina, sono troppo vecchia per indossare un colore così! Ma penso che sì, mi comprerò un vestito nuovo. Indicò un tessuto dal ricercato color argento. Quello, se non le spiace, signora Montgomery. E poiché siamo qui, tanto vale ordinare qualcosa anche per Arella, come questo azzurro che ben si abbina ai suoi occhi. Forse ha cambiato idea e vorrà un vestito nuovo, alla fine. Le faremo una sorpresa.

    Drusilla bussò delicatamente sulla porta socchiusa, poi vi fece capolino. Arella? chiamò.

    Avanti, rispose la voce gentile della sorellastra. Arella alzò lo sguardo da dove era seduta, uno sgabello basso circondato da nuvole di seta rosa. Un soffice gattino grigio riposava su una poltrona accanto a lei, mentre un altro giocava con un rocchetto di filo sul pavimento. Hai bisogno di qualcosa?

    No, rispose Drusilla, prendendo in braccio il gattino addormentato e sedendosi al suo posto. Il fagottino peloso le si rannicchiò subito in grembo e ricominciò a dormire. Sono venuta solo a vedere come stavi.

    Oh, rispose Arella, sempre concentrata sul proprio lavoro. Abbastanza bene, grazie. Vi siete divertite?

    È stato molto bello. I bustini sono ancora di moda, ma le maniche sono molto cambiate. Apparentemente le maniche lunghe sono diventate orribili, ora. Drusilla sorrise alla sorellastra. Non che faccia alcuna differenza per te.

    Non molto, ammise Arella. Non mi sono mai piaciuti i bustini, ma nemmeno le maniche lunghe. Sono sempre d’impaccio.

    Hai bisogno di aiuto? Qualcuno che ti infili l’ago? Che ti faccia qualche commissione? Che ti tenga compagnia? chiese Drusilla con voce allegra, accarezzando il gattino sonnolento.

    Arella sorrise, ma scosse la testa. No, grazie. Ho tutto quello che mi serve qui, e non c’è poi molto da fare.

    Drusilla guardò le dita agili della sorellastra muoversi abilmente tra i tanti strati del tessuto. È uno dei vestiti di tua madre? domandò, più per fare conversazione che per vera curiosità.

    Sì, rispose Arella. Penso che sia molto bello.

    Lo è, confermò Drusilla, ammirando ciò che poteva intuire dell’abito drappeggiato sulle ginocchia di Arella. La prima duchessa di Abendroth doveva essere stata una donna con un ottimo gusto, i suoi vestiti erano tutti costosi e impeccabili. E quello, nonostante il taglio semplice, non faceva eccezione. Che cosa gli stai facendo?

    Aggiungo solo un po’ di pizzo sul fondo. E una fascia.

    Niente bustino? scherzò Drusilla.

    Niente bustino, rispose Arella. Rimase pensosa per un momento, poi aggiunse dubbiosa: Pensi che nostra madre approverà?

    Approverà? O capirà? si chiese Drusilla. Fece una pausa prima di rispondere. Penso che voglia che tu ti senta a tuo agio. I loro occhi s’incontrarono: l’azzurro puro e innocente di Arella con la profondità gentile color nocciola di Drusilla.

    Arella annuì. Pensi che si noterà se non sarà così?

    Mia cara sorella, ti si nota ovunque tu vada e comunque ti vesti. Quindi indossa ciò che vuoi.

    Arella sospirò. Vorrei che fosse una festa in maschera, disse. I costumi sono molto più interessanti.

    Dimentichi lo scopo di questo ballo, disse Drusilla con una risatina. Credo che il principe stia cercando una bella ragazza per farla diventare sua moglie. Delle maschere sarebbero scarsamente d’aiuto in questo sforzo.

    Arella fece una smorfia. Allora è stupido che io debba esserci. Non lo sposerei nemmeno se me lo chiedesse davvero.

    Non l’hai ancora mai incontrato, disse Drusilla, inarcando un sopracciglio. Forse ti sconvolgerà con il suo fascino.

    Non lo farà.

    Se lo dici tu.

    Un attimo di silenzio indugiò nella stanza. Rendendosi conto che la sua sfuggente sorellastra non avrebbe aggiunto altro, Drusilla si alzò. Restituisco la poltrona a Dormiglione, allora. Rimise il gattino sulla sedia, diede un bacio veloce sulla testa di Arella e uscì dalla stanza.

    Arella guardò Drusilla uscire. E pensò: nessun principe mi sconvolgerà con il suo fascino. Nessuno può farlo.

    Seduto nel salotto materno, il principe Frederick ascoltava senza troppa convinzione la regina che leggeva la lista delle ragazze idonee a essere sposate che sarebbero state presenti al ballo reale. Il principe aveva terminato gli studi e stava per festeggiare il suo ventesimo compleanno. Pertanto, secondo la tradizione, avrebbe dovuto sposarsi. E la sua sposa sarebbe stata una delle nobili signorine che avrebbero ballato nel castello due settimane dopo.

    La principessa Miranda: sareste una bella coppia, ma non eccezionale. E poi il regno di suo padre è troppo piccolo per essere un alleato utile. Alice, figlia del duca di Stelstek: costituzione troppo debole. La famiglia di Amala de Perperand non è abbastanza ricca. Oh, la figlia dell’imperatore di Verdemons! Sarebbe una scelta eccellente.

    Il principe ascoltava l’apparentemente infinita lista di nomi e descrizioni, ma nessuna delle ragazze sembrava colpirlo. Gli attraversò la mente il pensiero buffo che era come comprare un cavallo. L’unica differenza era che una moglie, una volta scelta, sarebbe rimasta con lui per il resto della sua vita, diversamente da un cavallo. La donna scelta avrebbe avuto il potere di renderlo felice o infelice, il potere di rendere il suo reame, il suo intero reame, forte o debole.

    Sospirò.

    La regina Thalia alzò lo sguardo dall’elenco e inarcò le sopracciglia sottili. Ti sto forse annoiando, figliolo? La voce, controllata e melodiosa, comprendeva un debole accenno di rimprovero.

    Certo che no, mamma, la rassicurò rapidamente Frederick. Mi stavo solo chiedendo cosa sarà della mia vita se sceglierò quella sbagliata. Tamburellò nervosamente con le dita sulla gamba.

    Non scegliere quella sbagliata, allora, rispose la regina con calma.

    Frederick le regalò un mezzo sorriso, ma senza sentirsi sollevato. Tra così tante? Come potrei?

    Figlio mio, quando ti sposerai, non solo prenderai una moglie per te, ma anche una regina per il reame. Assicurati che sia degna di essere una regina. La regina Thalia riportò lo sguardo sull’elenco, pronta a riprendere da dov’era stata interrotta. Anna von Dalber, nota per essere molto carina. Elissa Galott, figlia del conte di Middlefield...

    Frederick aveva trovato quel consiglio poco utile, ma sua madre non era una donna cui porre due volte la stessa domanda. Evidentemente, avrebbe dovuto farsi bastare quelle informazioni.

    Una donna degna di essere una regina. Serrò la mascella. Per quanto potesse essere ardua, Frederick non si era mai tirato indietro davanti a una sfida. L’avrebbe trovata.

    2

    La notte del ballo si avvicinava rapidamente: mai abbastanza rapidamente per Anastasia, fin troppo per Arella. Quando il fatidico giorno infine arrivò, Arella sentì lo stomaco annodarsi sempre più stretto man mano che le ore passavano. Se solo fosse riuscita a trovare una scusa, un modo per sgattaiolare fuori nelle scuderie o in giardino per poi sparire! Ma sapeva che purtroppo era impossibile.

    Nel primo pomeriggio il parrucchiere si accinse a preparare le quattro dame. Anastasia conteneva a stento il proprio entusiasmo. Quello sarebbe stato il suo primo ballo, e che primo ballo! La duchessa sorrideva alle sue esuberanti chiacchiere. Ho paura che nessun altro ballo sarà mai all’altezza di questo, bambina mia, le disse ridendo. Qualsiasi esperienza farai in futuro, ti sembrerà noiosa.

    Anastasia era certa che non potesse essere vero. Sarebbero state diverse, forse, ma mai noiose. E anche se fosse stato vero, cosa importava! Qualsiasi noia futura sarebbe valsa la meraviglia di quella sera. Il principe avrebbe ballato con ogni ragazza presente?

    Santo cielo, no! le rispose la duchessa, con grande delusione di Anastasia. Non avrebbe abbastanza tempo per prestare attenzione a tutte. Però vi presenteranno a lui una per una. E ci saranno molti altri giovani nobili che potranno prestare attenzione a voi.

    Veloce al broncio ma ancor più veloce all’allegria, Anastasia si guardò allo specchio con i suoi occhi scuri scintillanti. Che il principe ballasse o meno con lei, sarebbe comunque stata la migliore serata della sua vita.

    Arella taceva, cosa non certo insolita per lei. Mentre il parrucchiere sapientemente le gonfiava i capelli in una massa di riccioli d’oro, la ragazza lottava con il panico che le cresceva nel cuore. Sapeva, e l’aveva detto anche Drusilla, che quella sera avrebbe ballato con il principe. Non poteva negare la propria bellezza. Ma come ci si doveva comportare, ballando con un principe? O con qualsiasi altro nobile? Anche se aveva debuttato ufficialmente in società l’anno precedente, Arella aveva accuratamente evitato di partecipare a quanti più balli possibili. La folla la faceva sentire goffa e timida. Le mancava proprio quello smalto che le sue sorellastre avevano da tempo acquisito.

    Se solo fosse Anastasia quella bella, pensò angosciata. Lei sì che sa come ci si comporta con un principe. Arella strinse i denti. Oh, per pietà, non voglio essere la vergogna della mia famiglia!

    Drusilla in silenzio allungò un braccio e strinse la mano della sorellastra. Arella fece un respiro profondo. Almeno ci sarebbe stata Drusilla con lei tutta la notte.

    Arella, intervenne con allegria la duchessa, com’è venuto il tuo vestito?

    Molto bene, madre. È di là, nel mio camerino, rispose la ragazza.

    E ti piace? le chiese.

    Sì, madre. E dopo un attimo aggiunse: È rosa.

    Molto bene, bambina. Sei sicura che non ti dispiaccia non averne uno nuovo?

    Sì, madre.

    Meraviglioso. Vai pure a cambiarti, allora. La duchessa Germaine aveva sperato che Arella mostrasse qualche segno di disappunto, per poi sorprenderla con il nuovo abito che le aveva comprato! Invece, Arella sembrava ancora felice della sua scelta, quindi la duchessa aveva deciso di non interferire.

    No! gemette Arella, ferma in piedi sulla soglia, inorridita.

    Smise di respirare dopo aver aperto la porta, sconvolta dalla scena che le si parò davanti. Aveva cucito e sistemato il vestito, faticando molto, aveva lisciato via tutte le grinze con gesti amorevoli, aveva annusato più di una volta il profumo di sua madre... Poi aveva chiuso la porta e se n’era andata.

    Dimenticandosi che i suoi vivaci gattini erano nella stanza. Apparentemente amavano anch’essi il profumo di sua madre.

    Dormiglione! gridò. Pimpante! Come avete potuto?

    Uno dei gattini corse a nascondersi sotto il tavolo, mentre l’altro si allungò pigramente, infilzando con le unghie la seta pregiata dell’abito, che giaceva spiegazzato sul pavimento. Arella corse a raccoglierlo. I gattini avevano rosicchiato il fiocco in vita e avevano graffiato con le unghie tutta la gonna. Arella chiuse gli occhi, desiderando ardentemente che quella scena scomparisse come un brutto sogno. Ma quando li riaprì, vide che nulla era cambiato. Il vestito non era più indossabile, con la fascia rovinata e una manica mezza strappata. Che cosa faccio adesso?

    Dalla stanza accanto Drusilla aveva sentito le sue grida di disappunto e si avvicinò. Arella? Va tutto bene?

    No. Arella si girò verso di lei, alzando l’abito devastato. Non sapevo che i gatti mangiassero i vestiti.

    Oh, Arella! esclamò Drusilla, entrando nella stanza. L’abito di tua madre! C’è qualcosa che si può fare per sistemarlo?

    No, sospirò Arella. Non c’è abbastanza tempo.

    Drusilla esitò un attimo, incerta sul da farsi. Poi prese l’abito e afferrò la mano della sorellastra. So io cosa fare. Non sarà l’abito di tua madre, ma dovrà bastarti. Condusse quindi Arella lungo il corridoio fino alla stanza della duchessa. Bussando chiamò, Mamma?

    Avanti, rispose la duchessa. Drusilla e Arella entrarono, e con loro l’abito strappato.

    Il vestito di Arella, spiegò molto semplicemente Drusilla. I gattini l’hanno rovinato.

    Oh, cara! gridò la duchessa Germaine. Ma è terribile!

    Che cosa posso fare? chiese Arella, gli occhi pieni di ansia.

    La duchessa studiò l’abito danneggiato. Beh, di certo non vorrai indossare questo, vero? e sorrise, sollevando un sopracciglio con aria misteriosa. Ma io potrei avere qualcosa di adatto. Quindi estrasse dal proprio guardaroba l’abito azzurro che aveva ordinato. Mi chiedevo se ti sarebbe mai servito.

    Arella accettò il vestito, riuscendo anche a fare un piccolo sorriso come gesto di gratitudine. Grazie, madre. Lo stile era completamente diverso dal semplice abito che avrebbe voluto indossare, ma non sembrava avere molta scelta, in quel momento. Si voltò per tornare al proprio camerino.

    Un’ultima cosa, bambina, la chiamò la duchessa. Ecco, e diede ad Arella una scatola da scarpe. Le scarpette di cristallo che indossai io molto tempo fa, quando re Hendrick diede il suo ballo reale. A dire il vero, dovrebbe indossarle Drusilla...

    ...ma I miei piedi sono troppo grandi! rise Drusilla, incoraggiando la sorellastra a prenderle. Non ti dispiace indossarle al posto mio, vero?

    No, rispose Arella. Mi dispiace però che non possa indossarle tu.

    Drusilla agitò una mano, indifferente. Non importa. Ma basta chiacchiere... abbiamo un ballo e dobbiamo ancora vestirci! Mise poi un braccio intorno alle spalle della sorellastra e la guidò fuori dalla stanza.

    Con gli occhi pieni di lacrime che non riusciva a sopprimere, Arella stringeva la scatola da scarpe con entrambe le mani. Nonostante il vestito di sua mamma rovinato e il terrore che provava per l’ormai imminente ballo, incontrò il caldo sorriso di Drusilla e le sorrise a sua volta.

    Il cuore di Arella prese a battere più forte e più veloce, mentre scendevano dalla carrozza e si avviavano su per la scalinata del palazzo. Il nodo allo stomaco si strinse ancora di più e la ragazza dovette sforzarsi per mantenere un’espressione del viso calma. La stoffa della gonna frusciava e i tacchi delicati delle scarpette di cristallo ticchettavano a ogni passo. Sembrava una principessa, ma non lo era e non voleva certo esserlo.

    Si fermarono all’ingresso della sala da ballo. A tempo debito il nunzio le avrebbe annunciate e loro sarebbero entrare per incontrare il principe. Arella cercò di controllare il battito cardiaco mentre aspettavano, guardando il principe che salutava i numerosi nobili. Mia madre mi ha promesso che sarei potuta andare via a mezzanotte. Non è troppo tempo da sopportare.

    3

    Il principe Frederick represse uno sbadiglio e la fila avanzò di un passo. Alice Laroche di Stelstek, sentì pronunciare al nunzio. Frederick s’inchinò cortesemente sulla mano di una giovane ragazza con la faccia bianca e i capelli lisci.

    Sono lieto di incontrarvi, disse. Non era una bugia, non esattamente. Era come quando si augura buongiorno a qualcuno, ma per lo più non ci si preoccupa se quello sarà davvero un buon giorno per lui. La ragazza ridacchiò, sbattendo le ciglia pallide. Il principe si costrinse a reprimere una smorfia: davvero tutte le ragazze pensavano che fosse una tattica efficace per risultare attraenti? Alice passò oltre, lanciandosi alle spalle uno sguardo civettuolo, o che almeno sperava fosse tale.

    No. Sicuramente non Alice.

    La duchessa Germaine Abendroth, la signorina Drusilla Bessette, la signorina Arella Abendroth e la signorina Anastasia Bessette, tuonò il nunzio. La duchessa avanzò, con le figlie al seguito.

    Frederick si trattenne a stento dal restare a bocca aperta davanti alla ragazza più bella che avesse mai visto avvicinarsi.

    Quando incontrò il suo sguardo, cominciò a innervosirsi. Non credo sia giusto che una ragazza possieda in sé così tanta bellezza... rifletté.

    Le quattro donne fecero una profonda riverenza avvicinandosi ed egli restituì un inchino ancora più profondo. Duchessa, signorina Bessette, signorina Abendroth, signorina Anastasia, sono molto contento che siate potute venire. Voi in particolare, dissero i suoi occhi ad Arella.

    Lei lo guardò un istante prima di abbassare lo sguardo con modestia.

    Per niente smorfiosa. Questa mi è nuova, pensò. Spero di poter avere il piacere di ballare con ognuna di voi, prima che la notte finisca. Sarebbe stato scortese invitarne una sola, soprattutto perché vi era coinvolta una sorella maggiore, anzi una sorellastra, a quanto pareva.

    Gli occhi di Anastasia si spalancarono per la gioia. Ballerò con il principe! pensò in visibilio.

    Drusilla si sentì solo sbalordita. Devo solo ringraziare la bellezza di Arella per questo invito, capì subito. Guardandola, vide il viso della sorellastra colorarsi di rosso, rendendola ancora più leggiadra. Il principe era ovviamente già affascinato. Drusilla sorrise a se stessa, ma si sentì anche preoccupata: ad Arella sarebbe piaciuto il principe?

    Mormorando Saremo onorate, la famiglia si allontanò. La duchessa sorrideva con orgoglio. Tutti e tre le sue figlie erano state invitate a ballare dal principe in persona. Davvero un successo!

    Devo ballare con lui! sussurrò ansiosa Arella a Drusilla nascondendosi dietro il ventaglio, lontana dalle orecchie del principe, che continuava a inchinarsi alle giovani donne e ai loro genitori, guardando però di frequente in direzione di Arella.

    Proprio quello che vorrebbe ogni altra ragazza qui presente, sussurrò Drusilla. Non era il momento di permettere ad Arella di crogiolarsi nella sua solitudine. Che le piacesse o no, avrebbe dovuto comportarsi come si conveniva.

    Perché non può ballare con ogni altra ragazza qui presente, allora? piagnucolò Arella.

    Perché tu sei la più bella.

    Odio essere la più bella!

    Era la frase più veemente che Drusilla le avesse mai sentito pronunciare. Temo che tu non abbia scelta. Balla con lui, sii d’accordo con quello che dice, sorridi un po’ e poi tutto sarà finito. Sicuramente sei in grado di farlo, no?

    Arella si morse il labbro.

    Sarà proprio come ballare con un qualsiasi altro giovane, continuò Drusilla. Non agitarti. Andrà tutto bene.

    Arella lanciò un’occhiata per niente convinta a Drusilla. Odierei ballare anche con qualsiasi altro giovane!

    La loro conversazione fu interrotta dall’arrivo e dal saluto di un amico della duchessa.

    Drusilla sospirò. Te ne prego, Arella, comportati bene.

    A Frederick sembrò che la serata si trascinasse per un’eternità. Almeno la parte della serata che lo separava dal ballo con Arella.

    Prima aveva sofferto per tutte quelle presentazioni formali e ora doveva danzare con un elenco infinito di nobili dame per ordine della madre. La figlia dell’imperatore di Verdemons,

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