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Destino Eterno
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Destino Eterno

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La Saga dell’Anello di Rubino

Promesse Eterne - Libro 1
Destino Eterno - Libro 2
 

Sinossi:

Sarah è costretta a fare i conti con il vero significato del termine ‘immortale’. I suoi poteri sono instabili e richiedono una guida esperta. Re Taggert è ormai prossimo alla morte e Victor ne erediterà presto il trono. Ma un avversario pericoloso non si arresterà di fronte a nulla pur di vincere, e Sarah sa che Ethano va fermato a tutti i costi.

Il piano di sposare Victor per ottenere l’anello di rubino le si ritorce contro man mano che i sentimenti per il re guerriero crescono. Pur cercando di lottare contro l’attrazione che prova per il marito immortale, Sarah si batte per salvare i suoi cari.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJun 15, 2015
ISBN9781507112496
Destino Eterno

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    Destino Eterno - Chrissy Peebles

    1

    Il castello si estendeva in lontananza, stagliandosi contro i raggi luminosi del mattino. Il gruppo non dormiva né toccava cibo da giorni, eppure Sarah non provava fame né stanchezza; voleva solo incontrare la principessa Gloria.

    L’aria, carica del profumo di rugiada e fiori schiusi, prometteva una giornata calda. Sarah arrancava per tenere il passo con gli altri, ma arrivata a mezza strada dovette fermarsi: qualcosa in un angolo remoto della mente la bloccò. Si guardò intorno, come se la leggera brezza mattutina potesse aiutarla a percepire la nota stonata, ma non le servivano i sensi per intuire il problema. «Re Victor è qui!» sussurrò.

    «Cosa?» Frank girò lentamente su se stesso, scrutando il fogliame. «Sei sicura sia lui?»

    Lei annuì, lo sguardo fisso sugli alberi circostanti.

    «Abbiamo tre stiletti, potremmo anche farne buon uso» disse Adam, afferrando saldamente un pugnale.

    «Uno stiletto?» gli fece eco Beth. «Contro un essere immortale? Praticamente come difendersi da uno squalo con uno stuzzicadenti!»

    Senza aspettare la risposta di Adam, Sarah mosse qualche passo verso i fitti cespugli che correvano alla sua destra. Sapeva che non avrebbe dovuto avventurarsi lì da sola, eppure non riusciva a restarsene calma in attesa della catastrofe, anche perché lei era immortale ma i suoi amici no. Un movimento, quindi dei colpi sordi dietro uno dei cespugli, la fecero trasalire. Con dita tremanti scostò le foglie e diede una sbirciatina nella luce diurna dall’altra parte.

    Steven, apparso al suo fianco, seguì il suo sguardo oltre la vegetazione. «Io non vedo niente.»

    «Io invece sento la sua presenza. Non so come spiegarlo, so solo che... è vicino.» Scosse piano la testa e fece un respiro profondo. Aveva la pelle d’oca. In qualche modo la mente di Victor era collegata alla sua, e le sembrava che centinaia di parole al limite della coscienza aspettassero di essere ascoltate.

    «Non potresti usare quei tuoi poteri mentali su di lui, ripagandolo con la stessa moneta? Se c’è uno che lo merita è proprio quel tipo lì.»

    «Non ho idea di come funzionino» rispose lei con un sorriso amaro. «Sono una novellina, ricordi? Magari poi gli chiedo se conosce qualche corso da frequentare.»

    Frank le cinse le spalle con un braccio e la tirò a sé. «Se Victor è vicino, allora dobbiamo allontanarci il più possibile. Non gli daremo modo di trovarti.»

    Chiuse gli occhi per un istante, lasciando che il suo odore muschiato le invadesse le narici. Il calore cancellò poco a poco i segni di una lunga notte e le schiarì la mente.

    «Togli le mani di dosso a mia moglie!» tuonò la voce di Victor nell’aria mattutina.

    Quel tono pericoloso la fece rabbrividire. Esitò, chiedendosi se la mente le stesse giocando qualche scherzo, ma poi Adam protestò.

    «Non è tua moglie! Nel nostro mondo, questo matrimonio non sarebbe mai esistito. Non costringiamo la gente a sposarci con minacce di morte, noi! Siamo molto più civili, e Sarah non è di tua proprietà, pazzoide!»

    Un vento leggero mormorò tra gli alberi, agitando lievemente le foglie. Sarah trattenne il respiro mentre osservava la sagoma scura avvicinarsi da lontano. Il cappuccio ne copriva i lineamenti, ciò nonostante lei sapeva bene chi fosse.

    «Ma qui non siamo nel vostro mondo, o sbaglio?» disse Victor, fermandosi a qualche metro da lei. «In questo mondo, quell’anello è vincolante. Nessuna corte reale dissentirebbe mai."

    Steven si parò di fronte a Sarah, come per proteggerla. «Hai in mente qualche punizione esemplare per lei? Tipo un’esecuzione pubblica?»

    «Non la toccherai!» strepitò Frank. «Fai un altro passo e sei un uomo morto» minacciò, tirando fuori un pugnale. Dal modo guardingo in cui si avvicinava a Victor era chiaro che, se costretto, avrebbe fatto valere quella minaccia.

    Victor non batté neanche ciglio mentre la lama, a mezz’aria, incombeva a qualche centimetro dal suo regale petto. «E tu chi sei per credere di potermi fermare?» Se ne stava lì alto e dritto come un fuso, il suo tono di voce tradiva un leggero divertimento. Sollevò la testa e il cappuccio scivolò indietro, scoprendo i capelli neri lunghi fino alle spalle e gli occhi cupi. Comunicava potere e forza, quasi li stesse sfidando ad attaccarlo. L’invito era chiaramente deducibile dal suo sguardo, ma nessuno si mosse a raccoglierlo.

    «Non puoi semplicemente trascinarla via come un misogino cavernicolo», disse Beth afferrando il braccio dell’amica. «Deve essere una sua scelta.»

    Victor allungò una mano e Sarah si sentì mancare il respiro; il suo sguardo si era ammorbidito, gli occhi la supplicavano di ascoltare. «Vieni con me, mia regina, e nessuno correrà rischi.» La nota pericolosa nel suo tono sembrò svanire quando si rivolse a lei. O bluffava per allontanarla dagli amici, oppure era sincero.

    Lei esitò per un istante, incerta se arrendersi all’attrazione che provava per lui, e all’inevitabile, o se lottare schierata al fianco degli altri. E poi la vide: una fame difficile da definire. «No!» Scosse energicamente la testa, spingendo da parte il bisogno di stare con Victor. Cercava solo di manipolarla per allontanarla dal branco, proprio come un astuto leone con la preda. Non voleva che varcasse il portale e le aveva detto senza mezzi termini che non sarebbe mai più tornata a casa.

    Con mani tremanti, Steven mosse piano il pugnale davanti a sé, come una sorta di cavaliere intento a proteggere l’onore della sua fanciulla. «Non la tratterai da prigioniera di guerra, e di sicuro non la seppellirai nel tuo cimitero reale... non te lo permetteremo!»

    Beth gli diede un colpetto nelle costole. «Steven! Non parlare così.»

    Gli occhi del giovane si guardarono intorno frenetici, tradendo la paura e i nervi che lo attanagliavano. «Perché? Dobbiamo sbarazzarci di lui qui e subito! Altrimenti farà di Sarah un esempio ... per avvisare tutti di non contrariarlo, se non vogliono finire anche loro sottoterra.»

    «Nessuno ucciderà nessuno» intervenne Sarah, quindi rivolta a Victor aggiunse: «Ti prego, va’ via. Non voglio vedere soffrire nessuno.»

    Le labbra di Victor si strinsero in una linea severa. Era ovvio che detestasse non averla vinta. «Sei tanto bella quanto testarda e sconsiderata.»

    «Sta’ indietro, Sarah!» Frank la spinse dietro di sé, con il pugnale sempre puntato contro Victor. «Hai davanti tre uomini forti e due donne perfettamente in grado di prenderti a calci nel sedere. Il che fa cinque contro uno, se mai avessi dimenticato il pallottoliere a casa. Stalle alla larga, o ti sventro subito come il porco che sei!»

    Lo sguardo di Victor rimaneva fisso su Sarah, i suoi occhi la attiravano e assorbivano ogni goccia di diffidenza nella sua mente. «Sarah, i tuoi amici non hanno idea di cosa siano capaci gli uomini di re William. Quando avranno finito con te, si sbarazzeranno senza fatica dei tuoi fedeli protettori. Se ci tieni alla loro salvezza, verrai con me senza protestare.»

    In un angolo della mente quelle parole risuonavano sincere, esortandola a comprendere la gravità della situazione, eppure Sarah non era sicura di potersi fidare di lui. Come potrei? Abbiamo passato meno di un giorno insieme.

    «Lasciala stare!» urlò Adam.

    «Occhio! Ha una daga nello stivale!» lo avvertì Beth.

    «Ascoltatemi.»

    Al commando di Victor, Sarah scattò sull’attenti.

    «Potrei affrontarvi tutti senza problemi e distruggervi senza armi ma, come vedete, non l’ho fatto. E non lo farò, per rispetto verso mia moglie. So quanto tenga alla vostra amicizia. Dovete però comprendere che la sua vita è in pericolo imminente, e io sono il solo in grado di proteggerla.»

    Gli importa davvero o è tutta una farsa? Era la prima volta che lo rivedeva in persona dopo il banchetto nuziale, e quel fantastico bacio. Era uno sconosciuto, ma pur sempre suo marito. Fissò le onde nere dei capelli al vento, il corpo muscoloso, le labbra risolute. Era bello – no, era uno schianto – ma, soprattutto, era pericoloso. «Temo di dover rinunciare, caro» disse, arretrando di un passo.

    Lui tese la mano e il rubino quadrato scintillò nella luce. «Sei mia moglie e io sono tuo marito. Mi hai fatto promesse vincolanti e hai accettato l’anello dell’immortalità. Pertanto, è mio dovere – e mio privilegio – proteggerti a tutti i costi. Ascolta la voce della ragione, Sarah. Se io, da solo, ti ho trovato con tanta facilità, allora possono riuscirci anche gli Immortali, e re William.»

    «Niente da fare, amico, nessuno di noi crede alle balle che stai raccontando» disse Frank con tono carico di sarcasmo. «E poi, perché dovrebbe aver bisogno di te quando ha già me? Anch’io so come proteggerla.» Inclinò la testa e sussurrò: «Scappa, Sarah. Lo trattengo io.»

    «Senza di voi? Neanche per sogno.»

    «Non avete idea del pericolo che correte. Non posso lasciare le nostre vite nelle mani di semplici umani» rispose Victor, muovendo un passo minaccioso in avanti.

    «Ti avevo avvisato!» sibilò Steven.

    Come al rallentatore, Sarah guardò la lama affondare nel torace di Victor e lacerare pelle e muscoli quasi fossero nient’altro che aria. Per un istante, il mondo le si annebbiò davanti agli occhi; quindi seguì il dolore, come se all’improvviso un milione di lame le stessero attraversando il corpo.

    Victor sussultò e, nello stesso istante, Sarah urlò e si accasciò al suolo, afferrandosi il petto, con lo sguardo rivolto verso di lui. L’intensissimo dolore continuò a diffondersi per tutto il corpo, mozzandole il fiato. Boccheggiava, agonizzante, e i polmoni minacciavano di esplodere per la mancanza di ossigeno.

    «Piantala, idiota!» urlò Beth a Steven. «È chiaro che qualunque cosa tu gli faccia si ripercuote su di Sarah.»

    Gli occhi di Victor restavano limpidi, solo le linee dure intorno alla bocca tradivano il dolore.

    Come fa a rimanere tanto calmo e concentrato mentre per me è pura agonia? Ma la risposta non importava poi tanto. Doveva dimenticare il dolore e perorare la causa di Steven: Victor avrebbe potuto ucciderlo in un batter d’occhio. Protese una mano tremante verso di lui, implorandolo con la mente di ascoltarla quando il suo sguardo si fece truce. «Victor, mi dispiace che il mio amico ti abbia aggredito. Davvero, sta solo cercando di proteggermi. Ti prego, non rivalerti su di lui per punirlo.»

    Lui si limitò a fissarla a lungo, senza tradire alcuna emozione. Ma nonostante le linee del viso ancora tese, Sarah colse un lievissimo accenno di assenso.

    Lo guardò dritto negli occhi; non aveva emesso neanche un gemito. «Come mai non sei finito per terra considerato che sei stato tu a ricevere la pugnalata?"

    «Sono più vecchio e molto più esperto. E adesso preparati» la avvertì, estraendo il pugnale in una sola mossa.

    Sarah si lasciò sfuggire un sonoro lamento mentre il dolore si intensificava all’ennesima potenza, offuscandole la mente.

    «Avete finito con i vostri giochi?» chiese Victor.

    Frank aiutò Sarah ad alzarsi.

    Colta da un’ondata di vertigini, lei gli si aggrappò con forza. «Perché mi sento come un sacco da pugile?»

    «Dovrei ucciderti anche solo per aver toccato mia moglie» sibilò Victor, «ma per amor suo... ti lascerò vivere, con i tuoi compagni.»

    Sarah emise un sospiro di sollievo e decise di ignorare la tensione intorno a lei; si stava manifestando con ondate lente, segnalando qualcosa che non le riusciva di mettere bene a fuoco. Osservò Victor sollevare la mano con una smorfia compiaciuta, le dita tagliarono l’aria come se stesse benedicendo i suoi amici. Il vento si raccolse intorno alle loro teste e il debole ululato di prima culminò in uno stridio spaccatimpani. D’un tratto, Frank e gli altri caddero al suolo, immobili, come se quello stesso vento gli avesse soffiato via le gambe.

    «Ossignore! Sei impazzito?» Crede di potermi conquistare con questi giochetti? Sarah si inginocchiò a controllare il polso di Frank; batteva, lento e costante, ma batteva. Grazie al cielo. Controllò anche quello di Beth, forte e regolare. «Che cosa gli hai fatto? Beth è incinta, razza di bruto!»

    Victor incrociò le braccia sul petto, guardandola con disinvoltura. «Stanno solo dormendo.»

    La luce rimbalzò su una lama lucida nel prato. Se solo fosse riuscita a distrarlo, pensò Sarah, forse avrebbe potuto afferrarla senza che se ne accorgesse. Lentamente, mosse la mano mentre parlava. «Se possiedi simili poteri, perché non li hai usati in cima al dirupo?»

    «Ero troppo distante.»

    Strinse forte il pugnale, tirandolo verso di sé finché non lo sentì contro la gamba, pronta a nasconderlo sotto il mantello.

    «Lascialo andare!» disse lui. «Credevi davvero che non me ne sarei accorto?»

    D’un tratto l’arma le volò via dalle mani per finire in quelle di Victor. Stava usando uno dei suoi trucchi paranormali e lei contemplò brevemente l’idea di ignorare quel comando. Non le piaceva che qualcuno le dicesse cosa fare, men che meno un uomo. Ma poi si ricordò che erano ancora nel suo territorio, nel suo tempo, in un momento della sua vita. Lei ne era estranea, e senza conoscenza di quel mondo, di quel tempo, o dello strano legame tra lei e Victor, non sarebbe stata capace di portare se stessa e gli altri via di lì tutti interi. Si alzò, lenta. Un pensiero le attraversò la mente. Piano B: scappa!

    «Fai pure, tanto ti acchiapperò di nuovo» la ammonì Victor.

    Aveva giusto allora formulato quel pensiero, eppure lui ne era già consapevole. Sollevò lo sguardo sui suoi occhi blu, che la imploravano di obbedire. Poi, con la mente che lavorava freneticamente al piano C, indietreggiò di qualche passo.

    Lui tese la mano di scatto e disse imperioso: «Vieni con me.»

    Sarah abbassò lo sguardo sugli amici. «Non li lascio qui.»

    «Ma non capisci? Se resti con i tuoi compagni, diventeranno bersagli anche loro. Non sai della considerevole taglia sulla tua testa? Se ci tieni a loro, e vuoi salvargli la vita, le vostre strade devono separarsi qui.»

    Lei scosse la testa, centinaia di pensieri le attraversavano la mente. Forse era solo un bluff e Victor non voleva zavorre. «Perché non possiamo portarli con noi? Di sicuro quei tuoi incredibili poteri riuscirebbero a persuadere qualche abitante del villaggio ad aiutarci.»

    «Servirebbe solo a rallentarci, e a esporre le loro vite a un ulteriore, inutile rischio. Gestire te è già abbastanza difficile.»

    Sarah si sentiva confusa, annaspava. Per un attimo, pensò che lui potesse avere ragione: meglio lasciarli lì. Se i cavalieri di re William o gli Immortali li avessero uccisi a causa sua, non avrebbe mai potuto sopportarlo. Victor diceva il vero: lei rappresentava un gran pericolo per i suoi amici.

    Le afferrò la mano come se percepisse che stava per cedere. «Non posso proteggerti in Dornia, ma ho un esercito distaccato qui vicino. Dobbiamo circondarci di molti uomini per tenerti in vita, perciò andremo in quella direzione. Ho un paio di idee per depistare il nemico, ma non potremo tenerlo a bada per molto. Dobbiamo tornare in Tastia, lì sarai al sicuro.» Il suo tono di voce, basso e calmo, quasi persuasivo, dissipava uno a uno i dubbi di Sarah.

    «Tastia? Il posto in cui risiederò per uno, due o tre secoli a venire?»

    Lui annuì, quindi aprì la bocca per parlare ma lei sollevò una mano.

    «Se non altro sei onesto.» Lo considerava il tratto più importante in un uomo. Le avevano mentito così tante volte che la franchezza di Victor era un vero e proprio balsamo, anche se le comunicava notizie tutt’altro che piacevoli.

    «Mi dispiace per tua sorella. Ho avvertito il tuo dolore quando hai scoperto della sua morte.» Le sfiorò brevemente la guancia con le labbra, come per baciarla, quindi si ritrasse con la stessa velocità. Le sue emozioni si risvegliarono, contagiandola e avviluppandola fino a risucchiarla del tutto.

    È forse... empatia e al tempo stesso compassione? Perché gli importa della mia perdita? Mi conosce appena, e non ha mai incontrato Liz, pensò Sarah, eppure è rattristato per la sua morte.

    Le prese il viso tra le mani. «Mi dispiace davvero.»

    Una lacrima solitaria le rigò la

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