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Il Vento dell'Amore: Saggio
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Il Vento dell'Amore: Saggio

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Il taglio dell'opera è storico. L'autore considera che la nota comune fra l'Antico e il Nuovo Testamento è il governo della storia da parte di Dio e che la Parola, secondo il sentire degli scrittori veterotestamentari, si rivela progressivamente nei secoli attraverso fatti storici, i quali inducono alla riflessione teologica. Il saggio tratta di Dio- Amore, già presente nell'Antico Testamento anche se non ancora nettamente come nel Nuovo Testamento. Dopo una premessa sull'influenza della storia sulla Bibbia, l'autore retrocede, rispetto all’epoca di Gesù, fin al 1200-1000 a.C., secoli in cui sorge in Palestina una prima tradizione orale che si rifletterà nella Bibbia. Passando per i duecento anni successivi, quelli dei primi re, discende ai secoli VIII - VI a.C., in cui sono scritti gl’iniziali testi profetici, in certe parti già annunciatori del Dio amoroso, ed è steso un abbozzo del Deuteronomio, perduto e ritrovato nel tempio nel 622 a.C. sotto il re Giosia: nel Deuteronomio Jahvè è Dio della Legge, difensore anzitutto del popolo minuto e in particolare dei poveri, a differenza di quello formalista-legalista, in primo luogo desideroso di culto, del libro Levitico. L'autore parla quindi della deportazione a Babilonia del popolo d’Israele e dell’età della liberazione e del rimpatrio e del secondo tempio. Tratta poi di quel lungo periodo, detto in senso stretto del Giudaismo, che inizia nel VI secolo a.C. giungendo a oltrepassare d’un quarantennio il tempo di Gesù, periodo in cui si mette per iscritto la maggior parte dell’Antica Scrittura giunta a noi: è questa un’epoca essenziale per la formazione della coscienza politico-religiosa giudaica e per l’abbandono definitivo del politeismo. L'autore parla poi delle tradizioni che gli studiosi considerano fonti sia del Pentateuco, sia dei successivi sei libri biblici detti storici anche se non esenti da idealizzazioni, secondo il modo antico, apologetico, di fare storia. Torna quindi ancora indietro nel tempo per discendere quindi nuovamente verso gli anni di Gesù, trattando del politeismo presso gli Ebrei, del primo monoteismo (non giudaico ma ideato, per ragioni meramente politiche, dal faraone Akhenaton), della miglior comprensione dell’amore di Dio da parte d’Israele, della nascita della speranza in un messia profeta, sacerdote, re e del sorgere dell’idea della vita eterna. La ricerca teologica del popolo ebraico, che secondo i fedeli è ricerca divinamente ispirata, scopre sempre più nel tempo un Dio diverso da quelli pagani prima adorati dagli Ebrei accanto a uno Jahvè che mostrava a sua volta l’inquietante caratteristica di voler essere temuto e servito pena gravi castighi. Finalmente, o parallelamente considerando le anticipazioni d’Osea e di qualche altro profeta, la ricerca religiosa arriva alla consapevolezza d’uno Jahvè fondamentalmente amoroso, di quel Dio cioè che sarà pienamente rivelato da Gesù come il puro Amore.

LanguageItaliano
Release dateMay 25, 2015
ISBN9781311241351
Il Vento dell'Amore: Saggio
Author

Guido Pagliarino

Guido Pagliarino è laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino con una tesi di ricerca storica pubblicata a cura dell’Istituto di Storia Economica e Sociale. Di particolare interesse durante i suoi studi erano state la medesima disciplina e la Storia delle dottrine economiche e sociali, sotto le guide dei compianti professori Carlo Cipolla e Mario Abrate. Negli anni, insieme ad altri interessi culturali, è continuato quello storico e Pagliarino ha pubblicato diversi saggi su pensiero e storia cristiani. È autore inoltre di romanzi e versi. Per la sua opera edita fin al 1996, nel 1997 gli è stato assegnato il "Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri". Trascurando i volumi più antichi, l'autore ha pubblicato negli anni 2000 i seguenti libri, in parte scritti nel decennio precedente: a) Editi dalla 0111 Edizioni: Il mostro a tre braccia e I satanassi di Torino, due romanzi brevi, 2009 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) ISBN 978-88-6307-195-5 - Svolte nel tempo, 2011 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) (PRIMO ASSOLUTO sezione "Narrativa edita" al Premio Creativa VI Edizione : http://www.edizionicreativa.it/content/cms/db/pages/54/risultati%20premio%20creativa.pdf ) libro: ISBN 978-88-6307-350-8 e-book: ISBN 978-88-6578-039-8 b) Editi da GDS Edizioni: - Vittorio il barbuto, romanzo breve, 2010 ISBN 9788896961537 - Creazione ed Evoluzione, saggio, 2011 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) (MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA al "Premio Nazionale di Arti Letterarie 2010, sezione inedito": http://www.pagliarino.com/images/premio_10_arti_letter_500x364.JPG ) Edito, FINALISTA premiato con diploma al "Concorso Mario Pannunzio 2011": ( http://www.pagliarino.com/premio3_Pannunzio_finalista_2011.htm ) Edito FINALISTA premiato con medaglia e diploma al "Premio Marchesato di Ceva 2014" ( http://www.pagliarino.com/premio_Marchesato_Ceva_finalista_2014.htm ) libro: ISBN 97888896961759 e-book: ISBN 978-88-96961-82-7 - Il terrore privato, il terrore politico, romanzo, 2012 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) (ROMANZO 2° CLASSIFICATO al Premio internazionale Marguerite Yourcenar 2013 Punctum Literary Agency.eu : http://www.pagliarino.com/images/Premio_Yourcenar_Pagliarino_tra_i_5_finalisti.jpg ) libro ISBN 978-88-97587-62-0 e-book ISBN 978-88-97587-71-2 - Sindòn la misteriosa Sindone di Torino, saggio, 2013 (© Editrice GDS) (("Menzione d'onore della Giuria" al "Premio Nazionale di Arti Letterarie Città di Torino" - X Edizione: http://www.pagliarino.com/Sindon_segnalazione_pr_Arti_letter.htm ) libro ISBN 978-88-67820-55-9 e-book ISBN 978-88-67820-88-7 c) Editi dalla Prospettivaeditrice: - La vita eterna; sull’immortalità tra Dio e l’uomo, 2002 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) (PRIMO ASSOLUTO AL "PREMIO CITTA' DI TORINO 2003": http://www.pagliarino.com/premio2003_c_torino.htm ) ISBN 88-7418-106-X - Gesú, nato nel 6 ‘a.C.’ crocifisso nel 30, 2003 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) ( Segnalazione di Merito al "PREMIO PER LA PACE 2004" del Centro Studi Cultura e Società : http://www.pagliarino.com/premio_pace-2004_gesu'.htm ) ISBN 88-7418-072-1 - Cristianesimo e Gnosticismo; 2000 anni di sfida, 2003 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) Secondo Premio Saggistica al Concorso "Città di Salò" 2005 : http://www.pagliarino.com/premio_salo'_2005.htm ) ISBN 88-7418-177-9 - Il giudice e le streghe, romanzo, 2006 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) (Targa e diploma - Menzione d'onore al "Premio Letterario Nazionale Di Benedetto 2009" :http://www.pagliarino.com/prem_De_Bened-09.htm ) ISBN 978-88-7418-359-3 - Le indagini di Giovanni Marco cittadino romano, romanzo, 2007 (FUORI CATALOGO © GUIDO PAGLIARINO) (Premio Speciale della Critica al Premio Letterario Nazionale "Alfonso Di Benedetto" 2008 : http://www.pagliarino.com/premio-A-Di-Benedetto-2008_indag-Giov-Marc.htm Premiato al Premio "Aldo Cappelli - Romanzo storico" - Concorso Nazionale Letterario GARCIA LORCA : http://www.pagliarino.com/pr_g_lorca-2_capelli_giov_marco.htm ) ISBN 978-88-7418-343-7

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    Il Vento dell'Amore - Guido Pagliarino

    INTRODUZIONE

    Quest'opera contempla il Dio-Amore al servizio degli uomini già presente nell'Antico testamento, prima della Rivelazione neotestamentaria. Il taglio è storico e considera che la nota comune fra l'Antico e il Nuovo Testamento è il governo della storia da parte di Dio e che la Parola, secondo il sentire degli scrittori veterotestamentari, si rivela progressivamente nei secoli attraverso fatti storici, i quali inducono alla riflessione teologica. Si consideri che, com'è noto agli storici e ha espresso d'altro canto il concilio ecumenico Vaticano II nella sua costituzione Dei Verbum, il Testamento è sì ispirato, e coloro che lo generarono furono ispirati nella misura in cui contribuirono alla sua costituzione, e che non solo il Nuovo Testamento ma pure quello Antico è parola di Dio e conserva un valore perenne, ma dev’essere messo in conto che gli scritti del Vecchio Testamento contengano anche cose imperfette e temporanee e che integralmente assunti nella predicazione evangelica, acquistano e manifestano il loro completo significato nel Nuovo Testamento e, a loro volta, lo illuminano e lo spiegano ("Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina Rivelazione", nn. 14, 15, 16.); e con questo, ho fiducia che quei lettori che solo occasionalmente frequentano la Bibbia evitino, capitando su certi passi veterotestamentari dove Dio-Jahvè ordina o compie atti sanguinari, di prenderli alla lettera scandalizzandosi, mentre per contro spero, grazie alla citazione della Dei Verbum, che non sarò io, quando presenterò sezioni meramente umane e transeunti della Bibbia, a suscitare scandalo in qualche credente fondamentalista portato a leggere la Bibbia alla lettera: solo la risurrezione di Cristo non deve essere intesa in senso simbolico, pena altrimenti la caduta del Cristianesimo, checché ne pensasse l'ormai tralasciata, dai più, scuola mitica del teologo luterano Rudolf Bultmann e di altri autori quali il Marxen e il Dibelius.

    Quella scuola, affermando che il Nuovo testamento è mitico, non si basava sulla scienza esegetica, ma sul pregiudizio razionalista di matrice liberale da cui la scuola mitica proveniva (cfr., tra molto altro, l'articolo di Giuseppe di Rosa S.I, anche reperibile sul web, in La Civiltà Cattolica, n. 125, Volume II, Quaderno 2971, 6 aprile 1974, Ricciardetto e la sua vana ricerca di Dio). Della scuola mitica avevo scritto anch'io nel saggio Gesù, nato nel 6 a.C." crocifisso nel 30 – Un approccio storico, fuori catalogo ma scaricabile gratuitamente da internet in formato e-book epub.

    Aggiungo, sempre con la Dei Verbum ("Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina Rivelazione, n. 12), che per ricavare con esattezza il contenuto dei testi sacri, si deve badare al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura."

    Dopo una premessa sull'influenza della storia sulla Bibbia, andrò assai indietro rispetto all’epoca di Gesù, fin al 1200-1000 a.C., secoli in cui sorge in Palestina una prima tradizione orale che si rifletterà nella Bibbia. Passando per i duecento anni successivi, quelli dei primi re, discenderò ai secoli VIII - VI a.C., in cui sono scritti gl’iniziali testi profetici, in certe parti già annunciatori del Dio amoroso, ed è steso, quanto meno stando al testo biblico posteriore 2 Re (2 Re 22, 3-20), un abbozzo del Deuteronomio, perduto e ritrovato nel tempio nel 622 a.C. sotto il re Giosia: nel Deuteronomio Jahvè è Dio della Legge, difensore anzitutto del popolo minuto e in particolare dei poveri, a differenza di quello formalista-legalista, in primo luogo desideroso di culto, del libro Levitico. Discorrerò della deportazione a Babilonia del popolo d’Israele e dell’età della liberazione e del rimpatrio, su autorizzazione del re persiano Ciro II il Grande (590-529 a.C.) vincitore di Babilonia, e del secondo tempio, eretto tra il 536 e il 515 a.C. sulle rovine di quello di Salomone, ch'era stato costruito per suo ordine nel X secolo prima di Cristo ed era stato distrutto nel 586 a.C. dall'esercito del re babilonese Nabucodonosor. Parlerò poi di quel lungo periodo, detto in senso stretto del Giudaismo, che inizia nel VI secolo a.C. giungendo a oltrepassare d’un quarantennio il tempo di Gesù, periodo in cui si mette per iscritto la maggior parte dell’Antica Scrittura giunta a noi: è questa un’epoca essenziale per la formazione della coscienza politico-religiosa giudaica e per l’abbandono definitivo del politeismo: parlerò in merito della scuola teologica, formata da sacerdoti e scribi che, avendo conservato le tradizioni durante l’esilio e avendole tramandate ai successori, dal VI al IV secolo prima di Cristo in parte redige ex novo e in parte integra i libri del Pentateuco - Genesi, Esodo, Numeri, Levitico e Deuteronomio - nei quali Jahvè è, prima di tutto anche se non esclusivamente, il Dio della Legge che stipula un patto d’alleanza (testamento) giuridica con Israele: un Dio legislatore e giudice, in vari passi castigatore analogamente allo Jahvè già presentato dal profeta dell’VIII secolo Amos. La teologia sacerdotale ha una visione tutto sommato ottimistica, sacerdoti e scribi ritengono d’essere i favoriti di Jahvè e che sia possibile, almeno per loro, vivere da giusti, il che significa per essi praticare il culto e stare soggetti alle prescrizioni legali. I profeti sono invece radicalmente pessimisti, convinti che l’egoismo degli esseri umani abbia fondamenta profondissime e che solo Dio possa liberarli dal peccato, che riguarda tutti: è benedetto da Dio chi confida in lui e maledetto è l’uomo che ha fiducia in sé (anzitutto, sono bersagli proprio gli uomini del governo politico-religioso, sedicenti giusti) e s’affida ad altri uomini (in primo luogo, agli appartenenti alla propria cerchia di potere).

    "Il Signore dice: ’Io condanno chi si allontana da me, perché ha fiducia nell'uomo e conta soltanto su mezzi umani. Costui sarà come un rovo che cresce nel deserto, in una terra arida, piena di sale, dove è impossibile vivere: non gli accadrà mai nulla di buono. Ma io benedico chi ha fiducia in me e cerca in me la sua sicurezza. Egli sarà come un albero che cresce vicino a un fiume e stende le sue radici fino all'acqua. Non dovrà temere quando viene il caldo, perché le sue foglie resteranno verdi. Neppure un anno di siccità gli farà danno: continuerà a produrre i suoi frutti’" (Ger 17, 5-8).

    Le due linee, da una parte quella aristocratica dell’inflessibile giustizia e del primato delle forme del culto e, dall’altra, quella profetica dell’amore per i poveri e per gli stranieri e della pietà per i peccatori, coesistono e arriveranno fino a Gesù il quale, inserendosi in questa seconda via e, secondo i cristiani, concludendola, rivelerà che Dio non solo è Amore che perdona, ma serve l’uomo e vuole divinizzarlo assumendolo a sé dopo la morte, e si scontrerà perciò con le guide d’Israele, in particolare coi sacerdoti sadducei increduli sulla vita eterna, capi popolo propugnatori del giustiziere Jahvè della Legge, non del Dio-Amore.

    Nell’uso ebraico i rotoli contenenti i cinque basilari testi storico-legislativi d’Israele sono definiti la Torà (Torah), parola derivante dal verbo jaràh, insegnare, che significa appunto insegnamento, ma sono pure chiamati i Rotoli della Legge o la Legge di Mosè o semplicemente la Legge. La tradizione ebraica indica i libri della Torà con la parola iniziale di ciascuno. Il termine italiano Pentateuco deriva dal greco e fa riferimento ai cinque (penta) contenitori (teuchos = contenitore) di quei rotoli. I titoli di questi libri si devono ai cosiddetti Settanta, numero convenzionale dei molti, in realtà imprecisati, studiosi incaricati da Tolomeo Filadelfo sovrano d’Egitto di tradurre la Bibbia dall’ebraico al greco verso la metà del III secolo a.C., che avrebbero compiuto l’opera in soli settantadue giorni.

    Secondo certi critici la traduzione sarebbe da riferire al II secolo prima di Cristo. La datazione alla metà del III secolo a.C. deriva da un apocrifo celebrativo di Israele scritto in ambiente giudaico alessandrino, la Lettera di Aristea, opera in realtà d’ignoto autore, che parla appunto di questa traduzione: è fittiziamente attribuita ad Aristea, alto funzionario del re Tolomeo II Filadelfo tra il 285 e il 247. Anche il numero 70 dei traduttori e il numero 72 dei giorni in cui la tradizione è compiuta traggono da questo apocrifo (cfr. La bibbia apocrifa, Editrice Massimo s.a.s., 1990, p. 171 ss.).

    I Settanta intitolarono quei rotoli considerandone il contenuto: Genesi (le origini), Esodo, l’uscita dall’Egitto degli Ebrei, Levitico, libro della legge dettata dai sacerdoti della tribù di Levi, Numeri, dalle varie enumerazioni contenute nei primi capitoli, Deuteronomio, ovvero la seconda legge, sempre dal greco. Per gli scribi del tempio di Gerusalemme e per i sacerdoti sadducei questo Pentateuco, questa Torà, era la sola Parola di Dio. Gli altri libri veterotestamentari, indicati in Israele sotto i nomi collettivi di Profeti e Scritti, erano accolti come ispirati, ma non ancora da tutti gli ebrei ai tempi di Gesù Cristo, solo in ambiente farisaico.

    Parlerò dei documenti, o tradizioni, che gli studiosi considerano fonti sia del Pentateuco, sia dei successivi sei libri biblici detti storici anche se non esenti da idealizzazioni, secondo il modo antico, apologetico, di fare storia.

    Tornerò quindi ancora indietro nel tempo e discenderò quindi nuovamente verso gli anni di Gesù, trattando del politeismo presso gli Ebrei, del primo monoteismo (non giudaico ma ideato, per ragioni meramente politiche, dal faraone Akhenaton), della miglior comprensione dell’amore di Dio da parte d’Israele, della nascita della speranza in un messia profeta, sacerdote, re e del sorgere dell’idea della vita eterna. La ricerca teologica del popolo giudaico, che secondo i fedeli è ricerca divinamente ispirata, scopre sempre più nel tempo un Dio diverso da quelli pagani prima adorati dagli Ebrei accanto a uno Jahvè che mostrava a sua volta l’inquietante caratteristica di voler essere temuto e servito pena gravi castighi. A un certo momento i redattori biblici cominciano a esprimerlo come il Dio che sì punisce, ma solo allo scopo amorevole di correggere: analogamente a quei genitori che, in passato, picchiavano violentemente i figli nell’illusione di renderli migliori. Finalmente, o parallelamente considerando le anticipazioni d’Osea e di qualche altro profeta, la ricerca religiosa arriva alla consapevolezza d’uno Jahvè fondamentalmente amoroso, di quel Dio cioè che sarà pienamente rivelato da Gesù come il puro Amore e, sia pur ancora imperfettamente, già sarà ben presente, nel corso degli ultimi due secoli prima di Cristo, nei più recenti libri della Prima Scrittura, detti i deuterocanonici nella Chiesa latina e greca; tali libri non sono di fede per la religione ebraica e nemmeno per i cristiani della riforma protestante che li definiscono apocrifi.

    Il lettore incontrerà nel testo parti non del tutto essenziali che ho rese graficamente in corsivo: ho tenuto conto del lettore frettoloso ed egli,volendo, può saltarle. Per agevolare il frequentatore occasionale del Testamento, ho aggiunto un’appendice con le abbreviazioni dei nomi dei libri biblici.

    Guido Pagliarino

    PREMESSA - SULL'INFLUENZA DELLA STORIA SULLA BIBBIA

    Dio è amoreafferma al di là di ogni dubbio il Nuovo testamento nella prima lettera di Giovanni (1 Gv, 4, 8b), un'immagine ben diversa dalla fisionomia di un Dio corrucciato e tremendo che possiamo osservare nel Giudizio Universale di Michelangelo. Non si tratta d'un annuncio solo veterotestamentario. Come vedremo, le fattezze del Dio-Amore, presentate in modo netto da Gesù di Nazareth con la parola e con l’esempio, erano andate già tracciandosi prima, nel corso della storia dell’antico Israele, riflettendosi, anche se non ancor appieno, nell'Antico testamento grazie in primo luogo a ispirati profeti. In quei libri, nondimeno, i lineamenti del Dio amoroso non appaiono assoluti, anzi essi differiscono dalla figura dello Jahvè (o del Jahvè se si pronunci Giavè e non Iavè) della Legge che troviamo in altri passi veterotestamentari, un'immagine severa che, come vedremo, origina dalla riflessione teologica non di profeti ma di sacerdoti e scribi del tempio.

    Leggendo, si abbia sempre presente che l’argomento del governo della storia da parte della Provvidenza, indirizzato alla Salvezza dell’umanità, riguarda l'intera Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, e inoltre che ogni testo biblico è influenzato dalla situazione storica in cui s’è preparato ed è stato scritto. Ad esempio, la schiavitù dei Giudei in Babilonia e la loro liberazione da parte del re Ciro II, che incontreremo nel

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