Storie di spie, spionaggio e operazioni sotto copertura dall’antica Grecia alla Guerra fredda
By Michael Rank
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Spie, spionaggio e operazioni sotto copertura dall’Antica Grecia alla Guerra fredda
di Michael Rank
Spie e reti spionistiche nella storia
Dal premiato autore de I dieci grandi generali della storia, ecco un nuovo ed eccitante libro riguardante le più grandi spie della storia e come le loro azioni di spionaggio sotto copertura abbiano modificato il costo della storia.
Che si sia trattato di Enea il Tattico che diede vita alla scienza militare occidentale, o di Francis Walsingham, capo dello spionaggio della Regina Elisabetta I che sventò numerosi tentativi di assassinio e mise in piedi una rete spionistica internazionale all’alba del colonialismo europeo, o di Richard Sorge, l’ubriacona spia tedesca per conto dei russi, la cui intercettazione di informazioni militari dell’Asse impedì la sconfitta dell’esercito russo durante la Seconda Guerra Mondiale, ognuna di queste spie ha rivestito un ruolo fondamentale nella società moderna.
Questo libro prenderà in esame la vita e il periodo in cui vissero le dieci più grandi spie, o reti spionistiche, della storia. Alcune di esse godono di fama leggendaria come Mata Hari, l’esotica ballerina e cortigiana vissuta durante la Prima Guerra Mondiale che frequentò così tante camere da letto assieme a ufficiali francesi e tedeschi che non potè non diventare un’agente segreto doppiogiochista. Altre spie agirono per puri motivi ideologici come George Koval, la spia nata nello Iowa e che fornì segreti nucleari americani all’Unione Sovietica, accelerando in questo modo di anni il programma nucleare russo e rendendo possibile la corsa agli armamenti durante la Guerra fredda. Altre hanno stimolato livelli di quasi adorazione pseudoreligiosa come Nathan Hale, la spia della Guerra di indipendenza americana, che ebbe una carriera molto breve, ma diventò il primo martire americano e simbolo nazionale molto sentito.
Qualunque siano state le motivazioni per condurre azioni di spionaggio, queste spie hanno rappresentato la mano invisibile del potere governativo. Le loro vite sono state avvolte dal mistero e molte di esse hanno una storia alle spalle così contorta che ancora non conosciamo la loro reale lealtà, se mai l’abbiano posseduta per davvero. Nonostante tutto ciò, rappresentarono davvero quel potere invisibile che contribuì a dare una definita impronta al corso della storia.
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Storie di spie, spionaggio e operazioni sotto copertura dall’antica Grecia alla Guerra fredda - Michael Rank
Storie di spie, spionaggio e operazioni sotto copertura
dall’antica Grecia alla Guerra fredda
––––––––
di Michael Rank
Traduzione di Laura Fenati
Edizione digitale
Copyright © 2014 Five Minute Books
Tutti i diritti riservati
Indice
Introduzione: perché lo spionaggio è definito la seconda professione più antica del mondo
1. Le 12 spie di Israele (ca. 1280 a.C.): gli infiltrati di Dio
2. Enea Tattico (IV secolo a.C.): il padre della strategia militare
3. I Frumentarii (200 a.C.-III secolo d.C. ): la mano sinistra del potere romano
4. Gilbert Gifford (1560-1590): agente segreto doppiogiochista al soldo di Inghilterra e Scozia
5. Sir Frances Walsingham (1532-1590): fondatore dei servizi segreti di Sua Maestà Elisabetta
6. Nathan Hale (1755-1776): spia martire della Rivoluzione americana
7. Mata Hari (1876-1917): la femme-fatale più affascinante della Prima Guerra Mondiale
8. Richard Sorge (1895-1944): uno dei più importanti agenti segreti sovietici
9. Nancy Wake: il topo bianco
della resistenza francese
10. George Koval (1913-2006): la spia ‘atomica’ sovietica di Sioux City, Iowa
Conclusione: Lo spionaggio nel XXI secolo
Bibliografia
Contatta Michael
L’autore
Introduzione
Perché lo spionaggio è definito la seconda professione più antica del mondo
––––––––
Il Ministero della Difesa cinese, forte di stanziamenti del valore di centinaia di miliardi di dollari l’anno, ebbe a sorprendere i suoi generali quando un funzionario dell’intelligence rilasciò un rapporto in base al quale si chiedeva alla potenza militare emergente di non sovraesporsi. Nonostante gli enormi vantaggi derivanti dal numero di soldati e armamenti, si raccomandava all’esercito di minimizzare in qualche modo la propria potenza. Questo rapporto si scontrò con l’ethos militare della Cina che amava invece ostentare il rinnovato potere militare al resto del mondo. Il funzionario mise in guardia da esibizioni della forza quali mandare in guerra centomila uomini, in quanto segno invero di debolezza. Se l’esercito desiderava davvero progettare di infiltrarsi nel sudest asiatico e imbracciare le armi contro i nemici, ci sarebbero stati dei mezzi molto più semplici a sua disposizione e uno di questi sarebbe stato rappresentato da azioni di spionaggio. Stanziare alcuni milioni per addestrare una spia o corrompere un agente segreto doppiogiochista sarebbe stato decisamente più efficace di un costoso invio di truppe.
[L’invio di 100.000 soldati] sicuramente desterebbe commozione in patria o all’estero e si riverbererebbe sul lavoro di almeno 700.000 famiglie
, affermò il funzionario. Gli eserciti in armi possono continuare per anni le ostilità sperando in una vittoria che viene decisa in un giorno solo. Stando così le cose, restare all’oscuro delle condizioni nemiche solo perché si vuole lesinare sul pagamento di alcuni milioni di [yuan] per i servizi di intelligence è il massimo della crudeltà
.
Sebbene questo funzionario dell’intelligence sia già deceduto da tempo, il contenuto del suo rapporto ha trovato notevole sostegno negli ultimi anni. Esso si è dimostrato più di una volta vero nella lotta che la Cina ha combattuto contro le minacce militari interne ed esterne. Questo rapporto viene considerato un’opera saggia destinata alla lettura e allo studio di ufficiali e persino cadetti: un bel risultato davvero per consigli militari scritti nel VI secolo a.C.!
Il rapporto di cui stiamo parlando, con alcune modifiche perché lo yuan originariamente corrispondeva infatti a quasi 3 kg d'argento, è desunto dal trattato militare del generale cinese Sun Tzu L’arte della guerra, scritto ben 2.600 anni fa. Sun Tzu fu un generale appartenente alla dinastia in declino Zhou (1046-256 a.C.). Forze centrifughe esercitate ai confini del regno minacciarono di smembrarlo e, unite a un gruppo di ufficiali ribelli, fecero piombare la Cina in una guerra civile. Al fine di domare i signori feudali locali in lotta contro l’imperatore, gli ufficiali Zhou nominarono come capi dei loro familiari all’interno delle città-stato ribelli.
Sun Tzu obiettò che tale sistema di controllo delle popolazioni ribelle fosse instabile di base. Tali popolazioni avrebbero cacciato i dominatori stranieri alla prima occasione. Un tale sistema di autoritarismo poteva essere mantenuto solo grazie a un forte esercito, a un’eccellente strategia militare, al sostegno del prestigio dell’imperatore e a parecchie informazioni segrete sul campo. Se poi non si fosse potuto realizzare tutto ciò, sarebbe almeno stato necessario ingannare il nemico facendogli credere che invece tutto fosse più che all’altezza della situazione.
Ed ecco l’entrata in campo delle spie.
Nel capitolo finale del suo autorevole trattato, Sun Tzu parla del ruolo delle spie. Egli credeva nell’importanza fondamentale della preconoscenza derivante da informatori a stretto contatto con il nemico. Descrive cinque diversi tipi di spie e il loro ruolo: spie locali, interne, doppiogiochiste, predestinate e superstiti. Le spie locali erano reperite tra le popolazioni nemiche, quelle interne tra gli ufficiali nemici e le doppiogiochiste tra le spie nemiche; le spie predestinate erano agenti i cui capi fornivano loro intenzionalmente delle notizie false sulla loro cattura ed esecuzione volte a ingannare il nemico, mentre le superstiti erano agenti che riportavano notizie dai campi nemici. Tutte le tipologie di spie erano di cruciale importanza per la vittoria militare. Nessuno è più vicino all’esercito delle spie e nessuna ricompensa è più generosa di quella offerta a coloro che sono in grado di conservare la massima segretezza.
Sun Tzu agì in modo molto metodico per quanto riguarda lo spionaggio. Per lui esso rappresentava una semplice reazione a catena che portava alla vittoria. Qualsiasi comandante desideri attaccare un esercito oppure assediare una città cinta di mura, oppure assassinare determinati soggetti deve conoscere l’identità dei generali difensori, assistenti, associati, guardiani degli ingressi e ufficiali. Un comandante deve cercare spie nemiche e corromperle, addestrarle o ingaggiarle. Grazie a questi doppiogiochisti a disposizione, egli può reperire ulteriori spie, sia locali sia interne, le cui conoscenze possano a loro volta preparare spie predestinate il cui compito consisterà nel procurare informazioni errate al nemico, mentre le spie superstiti possono essere richiamate come programmato. Una volta messa in moto la macchina dello spionaggio, sono garantiti grandi risultati.
Sun Tzu si rese tuttavia conto che la procedura era molto più complicata di quanto potesse sembrare e che non fosse sufficiente ‘sparpagliare’ tutti questi elementi in uno stato nemico. Le spie rappresentano una potente risorsa a disposizione, ma sono difficili da imbrigliare. Se il nemico le avesse pagate di più, sicuramente tutte le spie, tranne le più leali, avrebbero tradito o avrebbero fatto il doppio gioco. Il nemico le avrebbe pagate di più se solo le avesse ritenute in possesso di minime capacità strategiche. Ecco perché importanti segreti di stato quali schieramenti in battaglia, movimenti di truppe o punti deboli delle fortezze erano continuamente passibili di cadere nelle mani del nemico. Un solo agente compromesso avrebbe potuto significare la caduta di un impero.
L’impiego di spie richiedeva sagacità e conoscenze, oltre a umanità e giustizia. Solo il generale più generoso e integerrimo può servirsi di spie e solo il più attento e rispettoso può ottenere la verità da queste ultime. Sun Tzu in effetti esigeva moderazione taoista e un sistema di controlli ed equilibrio per la gestione di un’arma così pericolosa. Egli tuttavia non temeva di dover ricorrere a drastici provvedimenti nei confronti di coloro che avessero scantonato. Se infatti le attività di una spia trapelassero prima di iniziare la missione, è indubbio che essa stessa e tutti coloro che sono al corrente dei programmi dovrebbero essere giustiziati.
Le spie hanno fatto parte della sicurezza di uno stato e dell’intelligence militare sin dagli inizi delle guerre. Come vedremo nel Capitolo Uno, sull’esodo ebraico del XIII secolo a.C. narrato nel Vecchio Testamento incisero grandemente le informazioni raccolte da spie in territori stranieri. Le cronache militari greche e romane parlano delle spie tanto quanto dei comandanti di cavalleria, delle falangi o degli arcieri. In tutto il mondo antico un ruolo è stato giocato anche dalle bellezze del tempo che svolgono un ruolo pure nelle moderne storie di spionaggio.
Grazie a personaggi quali James Bond e Jason Bourne, praticamente tutti si sono fatti un’idea dei servizi di intelligence e dello spionaggio, indipendentemente da quanto esagerate possano risultare queste fonti. Sfortunatamente, la maggior parte degli elementi delle attività romanzate dello spionaggio è falsa, indubbiamente con grande delusione di molte reclute della CIA. Le attività di intelligence solitamente non si svolgono indossando smoking, bevendo cocktail all’interno di ricchi casinò e portando a letto donne europee dagli improbabili nomi provocanti. Inoltre, le missioni di solito non prevedono la penetrazione in compound sotterranei situati sotto un vulcano o impedire che un eccentrico miliardario riversi gas nervino sui litorali orientali: l’importanza dello spionaggio per la sicurezza nazionale non è tuttavia finzione. Molte guerre sono state vinte o perse grazie a queste attività segrete. Un’unità clandestina d’elite americana, i Knowlton’s Rangers, portò a termine missioni per George Washington che avrebbero reso orgoglioso Sun Tzu. Essi riuscirono a ingannare i generali britannici facendoli dirigere a Concord nel 1775 dopo avere disseminato falsi rapporti di intelligence in base ai quali l’esercito continentale avrebbe depositato i propri armamenti proprio in quel luogo. Nel 1781, si lasciarono sfuggire
informazioni secondo le quali fosse imminente un attacco franco-americano a New York. L’esercito britannico rafforzò le proprie posizioni in attesa di un attacco che non avvenne mai, spostando truppe preziose e linee di rifornimento da importanti luoghi di battaglia. Questa fu la principale ragione per la quale Lord Cornwallis fu sconfitto nei pressi della sguarnita cittadina di Yorktown in Virginia.
Ciò però non significa che le caratteristiche dello spionaggio siano immutabili. Per cominciare, il tipo di governo per il quale lavora una spia determina la natura dell’attività da svolgere. Le spie del mondo antico al soldo di re o capiclan non avevano bisogno di andare lontano per carpire segreti a un regno rivale, imparare nuove lingue esotiche, imitare strane usanze o impegnarsi in attività spionistiche complicate o decifrare codici. In un mondo in cui non esistevano carte di identità o impronte digitali, l’assunzione di una falsa identità era semplice quanto conservare il sangue freddo sotto pressione. Va detto tuttavia che le spie dei grandi imperi o delle potenze commerciali quali era Venezia dovevano per forza essere versatili. Dovevano viaggiare lontano, adottare abbigliamento e lingua di diverse culture ed esporsi a notevoli pericoli nel tentativo di avere accesso a luoghi segreti.
La tecnologia ha enormemente influenzato le attività di spionaggio. La sorveglianza aerea e satellitare consente di raccogliere informazioni altamente dettagliate. Le spie moderne fanno inoltre ricorso a molte modalità di ottenimento di informazioni oltre a sottrarre segreti di stato o eseguire interrogatori. La maggior parte delle informazioni preziose per un’operazione militare può essere ottenuta da materiale open source
: pettegolezzi, chiacchiere o quotidiani. A partire dal XX secolo, i governi hanno inoltre provveduto a rafforzare i servizi di intelligence mediante l’assunzione di funzionari e analisti professionisti.
Questo libro tratterà le più importanti spie e reti di spionaggio della storia. Sebbene non si possa conoscere la reale entità della loro influenza proprio a causa della natura segreta del loro lavoro, molte delle loro operazioni hanno cambiato il corso della politica nazionale e mondiale. L'attività di intelligence di Richard Sorge in Giappone impedì alla Germania nazista di invadere e conquistare Mosca. Francis Walsingham scoprì il complotto di Babington impedendo con ciò l’assassinio di Elisabetta I; se fosse andato a segno, avrebbe probabilmente paralizzato l’Inghilterra in procinto di attaccare l’Armada spagnola. Eric Erickson era un uomo d’affari americano che assunse le spoglie di un nazista svedese per sabotare il rifornimento di petrolio destinato alla macchina da guerra di Hitler e con ciò bloccare la struttura di potere in Europa.
Le spie di cui si parlerà in questo libro sono state scelte in base a tre criteri. Il primo è il livello di successo ottenuto. George Koval agì in modo da trafugare segreti nucleari americani a favore dell’Unione Sovietica, accelerando in questo modo di anni il programma nucleare russo e rendendo possibile la corsa agli armamenti durante la Guerra fredda. Nancy Wake salvò centinaia, se non migliaia, di vite di aviatori alleati abbattuti nella Francia di Vichy portandoli in salvo alla frontiera spagnola. Il secondo criterio è il contributo da loro dato all’arte spionistica. Enea Tattico sostanzialmente diede inizio alla scienza militare occidentale; la rete spionistica creata da Francis Walsingham nel XVI secolo creò il modello di raccolta delle informazioni agli albori del colonialismo europeo. Il terzo criterio è rappresentato dalla loro eredità storica. Le Dodici spie di Israele, la cui esistenza non è persino ritenuta possibile da molti storici e studiosi biblici, sono state fonte di una tale ispirazione per gli esperti dell’intelligence che la CIA ha ritenuto opportuno pubblicare un documento sui loro metodi. Nathan Hale, la spia dell’epoca della Rivoluzione, ebbe una carriera molto breve, ma diventò il primo martire americano e simbolo nazionale molto sentito.
Molte spie hanno una storia alle spalle così contorta che ancora non conosciamo la loro reale lealtà se mai l’hanno posseduta. Gilbert Gifford era un agente segreto doppiogiochista al soldo della Regina Elisabetta e della Regina Maria di Scozia che si trovò a operare su entrambi i versanti cattolico-protestanti in Inghilterra, tanto da essere persino ordinato sacerdote. Sebbene abbia evitato l’assassinio della Regina Elisabetta, subito dopo la scoperta del complotto fuggì dall’Inghilterra dando molto da pensare circa le sue alleanze. Alla fine fu catturato e arrestato in Francia in un bordello dove fu trovato a letto con una donna e un servo: una situazione molto adatta a una spia internazionale...
Alcuni periodi storici hanno contribuito più di altri alle operazioni di spionaggio. Si tratta dei tipici periodi in cui grandi nazioni o imperi si combattevano l’un l’altro. Spesso, quando due stati che dispongono di enormi eserciti e possibilità combattono per la supremazia, ingenti fondi vengono stanziati per le attività di spionaggio e il lavoro non manca di certo. Tra questi periodi storici si annoverano il XVII e XVIII secolo, quando Inghilterra, Francia e Spagna manovrarono abilmente per ottenere il dominio sul continente europeo e nel Nuovo mondo. Molti coloni americani erano spie o doppiogiochisti che sabotavano le attività militari britanniche. Da questo punto di vista, gli Stati Uniti devono la loro esistenza allo spionaggio.
Probabilmente l’età d’oro dello spionaggio è stata rappresentata dalla Guerra fredda. In nessun altro momento storico due nazioni dominarono il mondo con la loro influenza come accadde per gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica e in nessun altro momento i segreti militari risultarono così preziosi. La tecnologia nucleare si dimostrò vitale per entrambi i paesi se non volevano restare indietro. Si dimostrò importantissima anche la tecnologia dei sottomarini nucleari che potevano lanciare missili da qualunque punto del mondo. Nel 1961, due donne e tre uomini furono accusati di complotto volto a fornire ai Russi segreti riguardanti il primo sottomarino nucleare britannico. Uno di questi era George Black, un agente segreto doppiogiochista presente in Gran Bretagna da nove anni. Fu condannato a 42 anni di prigione, ma riuscì a fuggire nel 1966.
Entrambe le parti impiegarono centinaia o migliaia di spie dotate di qualunque background. I loro agenti poterono inserirsi senza problemi nelle varie culture straniere. La Russia avrebbe impiegato uomini britannici per attività di spionaggio contro la Gran Bretagna, sia studiosi aventi simpatie comuniste o soggetti con problemi finanziari e in cerca di sponsor stranieri. Il gruppo più famoso in questo senso fu rappresentato dai Cinque di Cambridge
, laureati dell’omonima Università collocati in posizioni governative ad alto livello e con accesso a importanti segreti di stato. L’America e l’occidente convinsero molti agenti sovietici a defezionare con la promessa di una vita più ricca in cambio di importanti informazioni militari e scientifiche.
Lo spionaggio è un elemento essenziale per qualsiasi stato, importante quanto corpi militari, scuola, navi o strade. È di vitale importanza per il benessere di ogni stato e può