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Mistero vista mare
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Mistero vista mare

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About this ebook

Un uomo cerca di fare luce sull'omicidio di cui è accusata sua moglie, anche se egli stesso dubita della sua innocenza.

La vita di Lorenzo non è più la stessa dal giorno dell'incidente sul lavoro che gli ha fatto perdere il posto. Passa i giorni nella sua casa con vista mare, contemplando per ore lo spettacolo dal suo balcone, in cerca della pace e del sollievo di cui ha bisogno. Ma il suo mondo fragile crolla di colpo quando sua moglie, Doris, viene arrestata e accusata dell'omicidio del suo capo, Armando Pedroza. Tutto sembra essere contro di lei; dal movente e l'opportunità, alle prove concrete e ai testimoni. Anche Lorenzo, di fronte alle menzogne e alle verità non dette, inizia a mettere in discussione la lealtà della moglie.

Tuttavia, una scoperta sorprendente costringe Lorenzo ad accantonare ogni dubbio sull'innocenza di Doris e a dedicarsi personalmente all'investigazione dei fatti. Intraprende così una frenetica e pericolosa corsa per scoprire la verità che si nasconde dietro l'omicidio, prima che sia troppo tardi e perda per sempre la sua famiglia.  

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJan 31, 2016
ISBN9781507117262
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    Book preview

    Mistero vista mare - David Sal

    Alla mia regina e alla mia principessa.

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 1

    Un’altra notte meravigliosa gli passò davanti agli occhi, come d’abitudine, e per Lorenzo fu la miglior notte di sempre. Dal suo punto di vista, tutto era perfetto: il cielo stellato era spettacolare e le onde sussurravano ritmicamente, mentre si godeva ogni secondo sul balcone di casa sua in riva al mare. Non poteva immaginare che, poco lontano da lì, si stavano svolgendo eventi che avrebbero cambiato la sua vita per sempre. In effetti, fu una notte storica, ma non come avrebbe desiderato lui.

    Con indosso dei pantaloni corti e una maglietta, trascorse le ultime ore del giorno in compagnia dei suoi pensieri. Pensieri negativi, seguiti da pensieri positivi per contrastarli. Erano mesi che se ne stava a casa senza alzare un dito. La paura l’aveva paralizzato. Paura di sbagliare. Paura che per colpa sua un’altra vita potesse essere ferita.

    Una conseguenza diretta della sua inattività fu la sua trasformazione in un casalingo, mentre sua moglie, Doris, provvedeva al mantenimento della famiglia. Anche se sapeva che non doveva vergognarsene, nel profondo questo lo tormentava. Un uomo di 32 anni si considera all’apice della propria produttività e lui, nonostante ciò, aveva trascorso gli ultimi mesi chiuso in casa o passeggiando sulla spiaggia. Non propriamente l’immagine vivente del cittadino produttivo.

    Inoltre, percepiva le frecciatine e i commenti pungenti di Doris con una certa malizia sentendosi ulteriormente ferito nel suo orgoglio già malconcio. Com’è andata la ricerca di lavoro? Il lavoro c’è per chi lo vuole. Non puoi essere troppo esigente, spesso commentava lei.

    Lorenzo comprendeva che in un certo senso erano osservazioni valide, ma semplicemente non si sentiva pronto. Le sedute dallo psicologo lo avevano aiutato un po’, ma in alcune occasioni si era sentito come merce difettosa, danneggiata. Alcune volte usciva dallo studio sentendosi peggio di come vi era arrivato.

    Almeno aveva la sua casa in riva al mare. Non era un palazzo: era una semplice casa con tre stanze, un bagno, cucina e salotto, costruita sopra colonne di cemento. Un design che permetteva di utilizzare la parte sottostante come parcheggio o per intrattenere gli ospiti. La struttura era semplice, ma funzionale. Ah, e il balcone! Quanto gli piaceva osservare il mare da lì, sentire la brezza dal profumo di salsedine ed estendere la vista fino all’orizzonte! Tutto il resto sembrava così piccolo. La sua mente si schiariva e si rilassava ogni volta. Era la terapia che secondo Lorenzo dava maggiori benefici. Quello e il cibo. Lorenzo non si sarebbe mai dato all’alcol per dimenticare i suoi problemi. Gli alcolici lo facevamo star male, gli provocavano il mal di testa e senso di malessere. Perché aggiungere dolore alle sue pene?, si chiedeva davanti all’offerta di qualche benintenzionato. Però il cibo era un’altra cosa. E poteva già vedere il risultato nel suo peso. Ma come lasciarsi sfuggire il piacere di un dolce gustoso che sollevava lo spirito?

    Era consapevole dei cambiamenti che doveva fare in quell’ambito, però in quel momento non erano tra le sue priorità, o meglio, erano in fondo alla lunga lista di cose che andavano cambiate o sistemate.

    Erano passate le dieci di sera quando Lorenzo notò che Doris non era ancora tornata dal lavoro. Era così assorto nelle sue contemplazioni che non si era reso conto di che ora fosse. Di solito, lei arrivava a casa verso le sette di sera. Si ricordò che nelle ultime settimane l'ora del suo rientro a casa si era fatta più irregolare. A pensarci bene, anche il suo comportamento era diventato strano.

    Per esempio, faceva telefonate chiusa in bagno, sul balcone o nel seminterrato; cosa che non è mai stata sua abitudine. Passava anche molto tempo sui social, che lei stessa aveva definito una stupidaggine non molto tempo prima. Entrambi avevano in comune il gusto per il buon cibo, ma ultimamente in varie occasioni era inappetente. Mangiava poco o saltava i pasti. Da quando l’aveva conosciuta, lei aveva sempre mantenuto un peso salutare e una linea che lui continuava ad ammirare, ma con un’alimentazione così scarsa come quella degli ultimi tempi di sicuro la sua salute ne avrebbe risentito.

    Ciò che Lorenzo non volle chiedersi era se lei lo amasse ancora. Un’analisi del comportamento di Doris negli ultimi mesi sarebbe potuto fungere da barometro per rispondere.

    Lei si alzava molto presto per andare al lavoro e usciva di casa senza salutarlo. Non chiamava durante il giorno. Sembrava a disagio quando Lorenzo la chiamava in orario di lavoro. Adesso non posso, sono molto occupata era la sua risposta preferita. Quando tornava a casa, lo scambio di parole con Lorenzo riguardavano argomenti di poca importanza o rispondeva alle domande a monosillabi. Non vi era alcun dubbio, la relazione stava colando a picco.

    Tuttavia, lui si rifiutava di pensare che lei stesse compromettendo l’integrità del loro matrimonio. Lorenzo voleva pensare che c’era ancora amore nel suo cuore. C’erano ancora momenti di intimità, non con la frequenza di prima, ma c’erano. Dopo dieci anni di matrimonio c’era da aspettarsi una certa diminuzione, no? E con i problemi che stavano affrontando le cose avrebbero potuto anche andare molto peggio.

    La chiamo?, si chiese Lorenzo mentre guardava l’ora sul suo cellulare. Quella che sembrava una domanda facile da rispondere si convertì in un’analisi profonda a causa della reazione che ebbe lei l’ultima volta che Lorenzo la chiamò perché aveva fatto tardi. In quell’occasione Doris lo accusò di non fidarsi di lei e gli fece una scenata. Lorenzo non aveva nessuna voglia di un’altra dose quella notte. Voleva solo assicurarsi che tutto andasse bene. Inoltre, a che cosa gli serviva riempirsi di dubbi e di sospetti? Non credeva nemmeno di avere la forza morale per essere esigente, quando lui stesso era fermo da mesi e lei si stava facendo carico dell’economia della casa.

    Le sue riflessioni si interruppero quando il rumore familiare dell’automobile di Doris si aggiunse alla gradevole sinfonia della spiaggia. La luce dei fari anteriori dell’auto illuminò per un momento parte della spiaggia prima di tornare alle tenebre. Lorenzo entrò prontamente in sala chiudendo dietro di sé la porta scorrevole. Si sedette sulla poltrona di fronte alla televisione (che era accesa) e chiuse gli occhi abbassando appena la testa, cercando di dare l’impressione che stesse dormendo. Era curioso di vedere come si sarebbe comportata lei credendo che si fosse addormentato mentre guardava la televisione. Anche se si sentiva ridicolo, si convinse che era necessario.

    Lorenzo sentì la porta che si apriva e si chiudeva subito dopo. Poi, sentì il rumore dei tacchi di Doris che passava vicino a lui e li sentì perdersi a ritmo accelerato nel corridoio, fino a raggiungere la camera che si trovava in fondo.  Lorenzo si raddrizzò e si inclinò per cercare di ascoltare meglio i movimenti di lei in camera. Subito dopo udì la porta del bagno chiudersi con forza. Non mi ha visto quando è entrata e non le importa svegliarmi facendo rumore, pensò.

    Fu allora che Lorenzo sentì quello che gli sembrò un piagnucolio o gemito. Starà piangendo?, si domandò preoccupato. Si alzò in piedi e camminò molto lentamente lungo il corridoio, stando attento  che i suoi passi non facessero il minimo rumore. Si fermò davanti alla porta del bagno e vi appoggiò l'orecchio con molta cautela. Doris stava piangendo o era molto agitata, non aveva dubbi. Il rumore della doccia non gli permetteva di percepire altri dettagli, ma di sicuro le stava succedendo qualcosa.

    Quando il flusso di acqua della doccia si interruppe, Lorenzo tornò in punta di piedi in sala e si sedette in poltrona. La porta del bagno si aprì e subito dopo quella della camera si chiuse. Lorenzo attese alcuni secondi, finché non poteva più aspettare; doveva sapere cosa stava succedendo a Doris e perché fosse rientrata a quell'ora. E non voleva sapere tanto per sapere. La voleva aiutare davvero in quello che era necessario e voleva che sapesse che lui era lì e poteva contare su di lui.

    La camera era completamente buia quando Lorenzo entrò. Nonostante ciò, non fu difficile individuare il letto al centro della stanza. Si sedette dal suo lato, il sinistro, mentre Doris giaceva sul fianco dandogli la schiena. Cercò una reazione di lei facendo muovere il letto un po' del solito mentre si sdraiava. Niente.

    —Doris, come stai? —chiese Lorenzo a bassa voce.

    —Ho sonno —rispose lei fingendo un tono sonnolento. Lorenzo non se la bevve.

    —Ma stai bene? —chiese abbassando la voce come fosse un segreto.

    —Molto assonnata —rispose lei senza muoversi. Lorenzo si sedette sul letto per usare un metodo più diretto.

    —Voglio dire, chiedo perché arrivi a quest'ora se esci alle cinque...

    —Sono andata al cinema con le ragazze —disse lei sperando così di concludere l'interrogatorio.

    —Oh, capisco, sì. Però non mi hai detto niente, non mi hai chiamato. Magari sarei venuto anch'io. —rispose Lorenzo sdraiandosi di nuovo. 

    —L'abbiamo deciso all'ultimo minuto. La prossima volta te lo dico. Scusami —spiegò Doris senza guardarlo.

    —No, va bene. Non preoccuparti. Capisco. —Lorenzo guardò il soffitto per qualche secondo—. Che film avete visto?

    —Lorenzo, per favore. Ho sonno. Domani ne parliamo.  —rispose Doris irritata mentre cercava una posizione più comoda.

    —Era solo una domanda, scusa. Buona notte —disse rassegnato.

    Ora Lorenzo era sicuro, le stava per forza succedendo qualcosa. Forse però era meglio lasciar perdere per il momento. Al mattino, con la testa più serena, di sicuro poteva farselo dire, o lei glielo avrebbe detto volontariamente, o forse a lui non sarebbe più importato e avrebbero continuato ad allontanarsi. Però qualcosa costrinse Lorenzo a interrompere di nuovo il silenzio notturno.

    —Senti...

    —Lorenzo, per favore —grugnì lei mortificata.

    —Hai sentito?

    —Tu che disturbi? Sì.

    —No, un rumore. Come se fossero passi —aggiunse Lorenzo muovendo gli occhi da un lato all'altro mentre si sedeva sul letto.

    —Sarà il gatto —suggerì lei minimizzando la questione.

    —Non abbiamo un gatto.

    —Allora sarà quello del vicino, dai dormi.

    —Ma non abbiamo vicini —chiarì Lorenzo nel momento in cui un altro rumore più forte ed evidente del primo scosse anche Doris.

    —Ok, adesso l'ho sentito —disse Doris con gli occhi spalancati aggrottando la fronte.

    Lorenzo si sforzò di ignorare i segnali che il suo sistema nervoso trasmetteva attraverso il suo corpo e uscì dal letto per affacciarsi lentamente alla finestra. Spostò la tenda e cercò di far girare il gancio di alluminio delle imposte cercando di non fare rumore e di prevenire il possibile intruso. Le aprì a sufficienza per vedere un raggio di luce simile a una lanterna e l'ombra inconfondibile di una persona in movimento.

    —Non è di sicuro un gatto—la informò Lorenzo mentre infilava i piedi nelle ciabatte. Doris si allarmò quando lo vide andare verso la porta.

    —Lorenzo, non uscire. Non fare l'eroe. È meglio se chiamiamo la polizia —supplicò Doris senza muoversi da dov'era.

    —Ma ho lasciato il telefono in cucina. Comunque grazie—le rispose Lorenzo, provando un certo sollievo quando notò che Doris si preoccupava per lui. 

    Lasciò la stanza chiudendo la porta con cautela e a passi lenti attraversò il corridoio fino alla cucina. Da lì, Lorenzo riusciva a vedere meglio le ombre che, muovendosi sulle finestre e pareti, davano l'impressione che figure di fantasmi stessero invadendo la sua privacy.

    Calcolò che dovevano essere più di uno gli intrusi. Afferrò il cellulare, che era in carica  sul ripiano, e abbandonò il forte impulso che aveva di guardare dalla finestra per confermare la sua teoria prima di tornare in camera da letto.

    Doris era in piedi vicino alla finestra quando Lorenzo rientrò in camera. Lorenzo iniziò a digitare il numero.

    —Lorenzo, guarda! —esclamò Doris facendo attenzione a non alzare la voce. Lui si unì a lei che stava guardando e ascoltando dalla finestra. Il silenzio assordante della notte al mare li avvolse per alcuni istanti.

    —Sembra che se ne sia andato. Non ha fatto niente —disse Doris sollevata.

    —Oppure se n'è andato perché ha già rubato le nostre macchine. È meglio chiamare la polizia in ogni caso —disse Lorenzo digitando il numero sul cellulare. Ma si bloccò quando ci fu un rumore improbabile ed entrambi si guardarono perplessi. Suonarono alla porta.

    —Sarà il ladro? —sussurrò Doris con gli occhi spalancati.

    —Eh... Non credo — rispose lui mentre apriva la porta della camera—. Resta qui —le disse prendendole le braccia. Doris chiuse gli occhi e riempì i polmoni di aria, Lorenzo uscì e chiuse la porta dietro di sé.

    Quello che iniziò con un normale suono di campanello presto si trasformò in colpi insistenti alla porta. Lorenzo pensò che stessero cercando di abbatterla. Pensò a far smettere quel rumore senza pensare alla sua sicurezza, aprì la porta di colpo e si trovò davanti due uomini vestiti in giacca e cravatta e dall'aspetto cupo, accentuato dalla penombra della notte.

    Uno di loro aveva la fronte calva, era magro e sembrava essere sulla cinquantina. L'altro, che rimase un po' più indietro, era più giovane, sui quaranta, ma più robusto e con i capelli intatti.

    —Buona sera. Cosa posso offrirvi? —li salutò Lorenzo in un tono il più ospitale possibile, come se fossero le sette di sera.

    —Buona sera, sono il detective Zayas — rispose l'uomo più anziano mentre entrambi mostravano le proprie credenziali—. Mi accompagna il tenente Gómez. Questa è la casa della famiglia Almeida?

    Polizia? Ma se non vi avevo ancora chiamato, pensò Lorenzo confuso.

    —Sì, è questa. Io sono Lorenzo Almeida —rispose senza tentennamenti.

    Zayas e Gómez entrarono non appena ebbero la conferma, lasciando Lorenzo sulla porta. I loro occhi registrarono ogni dettaglio e angolo della casa.

    —Cerchiamo la signora Doris Almeida. Si trova qui? —chiese Zayas.

    —Di cosa si tratta? Che cosa volete? —chiese Lorenzo preoccupato.

    —Risponda alla domanda, per favore —replicò Zayas.

    —Sta dormendo —rispose Lorenzo senza fermarsi a pensare che stava mentendo niente meno che alla polizia.

    Zayas si fermò davanti alla porta scorrevole che dava sul balcone e guardò fuori. —La svegli —ordinò.

    —Non è necessario —disse Doris dal corridoio facendo voltare i tre uomini. Il suo viso non aveva espressione. Non c'era traccia di preoccupazione, agitazione o sorpresa... Niente. Come una statua.

    Per Lorenzo quello fu un segnale che lo agitò davvero. Gli venne la nausea, gli girava la testa e gli tremavano le gambe. Si trovava davanti a un aspetto di Doris che gli era completamente nuovo. E poteva voler dire solo una cosa: problemi... molto seri. Zayas andò dritto al punto.

    —Signora Almeida, lei si trovava nella casa del signor Armando Pedroza intorno alle nove di questa sera?

    Doris aprì la bocca e prese fiato per pronunciare una parola che non uscì. I suoi occhi si volsero verso Lorenzo, che non riusciva a trovare un senso alla domanda. Armando Pedroza era il proprietario sessantenne della società di servizi finanziari per cui lei lavorava.

    Doris non rispondeva e Lorenzo venne in suo aiuto.

    —Doris, questo è ridicolo. Non rispondere. Deve esserci...

    —Sono stata... al cinema —dichiarò alla fine Doris, interrompendo suo marito.

    —Sembra che ci siano tre o quattro testimoni che affermano il contrario—disse Gómez consultando il suo blocco con gli appunti.

    —Testimoni? Ma cosa sta succedendo?— domandò Lorenzo scomponendosi.

    Doris respirava dalla bocca, alzando il petto senza un ritmo definito. Lanciò un breve sguardo a Lorenzo, quindi a Zayas.

    —Sì, sono stata lì—confessò. Lorenzo rimase a bocca aperta. Doris gli aveva mentito spudoratamente. Iniziò

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