Rosamunda. La vera storia della Bella Addormentata
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Non è mai stata raccontata la vera storia della Bella Addormentata. Almeno, non fino ad ora. Rosamunda è la recalcitrante principessa di Bordavia, un piccolo e pacifico paese dell'Europa centrale. La vita è perfettamente soddisfacente, fino all'arrivo di un principe invadente, completo di un pallone ad aria calda e romantiche mire alla mano di Rosamunda. Come può reagire una ragazza? Con maiali, trucchi, audacia, e ovviamente una cospicua dose di pisolini.
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Rosamunda. La vera storia della Bella Addormentata - Christopher Bunn
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ROSAMUNDA
Probabilmente conoscete già la storia della Bella Addormentata. Mi ha sempre fatto sbadigliare, per quanto mi riguarda. È stata raccontata in molti modi diversi, alcuni sbagliati, altri passabili, altri ancora semplicemente pessimi. Sapete cosa succede: la fata cattiva si arrabbia perché non è stata invitata al battesimo della principessina, quindi le scaglia addosso un maleficio decisamente sproporzionato all'offesa. La ragazza cresce, e, non c'è bisogno di dirlo, diventa fastidiosamente bellissima. Un giorno si punge il dito con il fuso di un arcolaio e cade in un sonno di cento anni, finché uno sfigato di Principe Azzurro arriva e la bacia, svegliandola e rompendo così l'incantesimo. Vivono poi felici e contenti, finché non muoiono di vecchiaia. A parte che il pezzo sulla morte e la vecchiaia non c'è nella storia, perché la gente non ama leggere di anziani che muoiono.
Ad ogni modo, quella storia è un mucchio di fandonie. Io dovrei saperlo. La vera storia è stata scritta su di me.
Il mio nome è Rosamunda Baden-Lenox, e sono l'unica figlia del re e della regina di Bordavia. La Bordavia, come saprete se siete riusciti a restare svegli durante l'ora di geografia, è un piccolo paese fatto di foreste, fiumi e profonde vallate. Si trova ad ovest di Lune, e il fiume Bordavo la separa a est dall'impero di Delmania. Il nostro paese non ha molto per cui essere famoso. Non abbiamo i rubini e la favolosa ricchezza di Lune, né le distese sconfinate di campi, bestiame, e i porti di Delmania. E non abbiamo nemmeno molta magia, certo non paragonabile ai talenti famosi in tutto il resto d'Europa. Quello che abbiamo sono alberi, funghi, la caccia al tartufo autunnale, e vigneti che producono ottimi vini. La Bordavia è anche nota, modestamente, per le meravigliose rose che coltiviamo: rosse, rosa, bianche, arancioni, tutti i colori del fuoco, del sole e del tramonto. Col passare dei secoli i botanici Bordavi sono riusciti a ricreare una quantità meravigliosa di sfumature nei petali di rosa. Ad essere sinceri, gran parte del nostro successo con le rose è dovuto al ricchissimo suolo Bordavo, che è di qualità così sopraffina che qualsiasi cosa cresce florida e rigogliosa. Ovviamente, il commercio delle rose è il nostro maggior vanto, oltre alla terra e alla popolazione in sé. I nostri uomini, poi, hanno alcune tra le barbe più raffinate al mondo. Almeno hanno qualcosa con cui tenersi occupati durante i lunghi mesi invernali.
Essendo la famiglia reale, viviamo in un castello piccolo ma pulito nella città di Bordu. Il fiume Bordu scorre lungo un lato della città, mentre dall'altro c'è il bosco Bordu, che è una perfetta miscela di abeti, querce e pini, con una spruzzatina di cervi, cinghiali, briganti e altre creature della foresta. Il castello non è niente di speciale, ma è il nostro castello, con tanto di fossato, diverse torri, le segrete in cui conserviamo marmellate, gelatine e tuberi, e una meravigliosa torre campanaria che svetta al di sopra di tutto. Mi correggo: una magica torre campanaria, le cui campane, quando suonano, possono essere udite forte e chiaro in qualsiasi parte di Bordavia. In effetti, ogni suono emesso nella stanza in cima alla torre può essere sentito in qualsiasi parte di Bordavia. Ecco perché mio padre mi ha proibito in maniera più assoluta di entrarvi ancora, da quando avevo sei anni. È per qualcosa a che fare con un galletto, credo. Non ricordo con precisione, è stato tanto tempo fa.
La mia è una stirpe di narcolettici. Mia madre si addormentò di colpo durante la sua stessa incoronazione, e si svegliò solo quando l'ambasciatore russo, che in quel momento era ubriaco fradicio, si arrampicò sul lampadario nella sala da ballo e lo fece schiantare a terra, proprio sulla testa dell'ambasciatore inglese. Questo, come tutti sanno, è il vero motivo per cui scoppiò la Guerra di Crimea. Mio zio Milo si addormentò durante una caccia alla volpe, e quando si svegliò il suo cavallo aveva già attraversato il confine svizzero. Fu sbattuto in cella perché non aveva il passaporto, e, naturalmente, si addormentò sul colpo. Stava ancora russando quando suo fratello, ovvero mio padre, giunse per pagargli la cauzione.
Mio padre, naturalmente, si addormenta alla minima provocazione. Sospetto che a volte lo faccia di proposito, ma che sia questo o meno il caso, questa sua abitudine diventa più frequente ogni volta che Nonna Baden-Lenox, la madre di mio padre, viene in visita al castello. La nonna è una donna rigida, ben piazzata, con un ciuffetto di peli sul mento e una passione viscerale per la conversazione, in particolare quella in cui è lei a parlare. Ama anche lanciare vasi ai valletti e riempire di improperi i negozianti se non hanno l'esatto tipo di formaggio che vuole. Lei non è narcolettica.
Mia madre, tuttavia, ha la narcolessia conclamata. Potreste domandarvi come mai, essendo lei una Deveraux di nascita e diventata una Baden-Lenox dopo le nozze. La narcolessia non è forse genetica, chiederete? Mi duole dirvelo: non sempre. Vi spiegherò la strana verità dietro questa storia.
Tutto è cominciato a causa di Nonna Baden-Lenox, molto prima che mia madre e mio padre nascessero. Correva l'anno 1832, lei aveva ventitré anni, e stata trascorrendo, come sempre, l'inverno a Monaco. Già a quell'età era molto appassionata di bridge, e ci giocava tutti i pomeriggi nella veranda dell'Hotel Chevalier, dove aveva la suite. Il personale dell'hotel organizzava i gruppi di gioco a seconda del temperamento dei partecipanti. Un giorno Nonna Baden-Lenox ebbe la sfortuna di sedere accanto alla Duchessa de La Fontaine, una donna di animo ancor più rigido del suo, e che, si bisbigliava, possedeva poteri magici. La nonna fece l'errore di diventare particolarmente loquace durante la seconda mano. La Duchessa, che prendeva il bridge molto seriamente, le rivolse alcune parole taglienti, a cui Nonna rispose con parole ancora più taglienti. La Duchessa, il cui pessimo carattere