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Giordania: una terra percorsa dalla storia
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Ebook572 pages7 hours

Giordania: una terra percorsa dalla storia

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About this ebook

Nell'antichità, più che un territorio unitario, la Giordania rappresentò un'area di confine tra diverse importantissime entità: Persia e Assiria, mondo arabico, mondo romano-bizantino. Nella preistoria si è trovata al centro di eventi biblici che ne hanno fatto un luogo di pellegrinaggio secondo solo a Israele. Qui si trovano le tombe di Aronne e di Mosè, la fortezza di Erode in cui fu decapitato San Giovanni Battista, ma anche il luogo del battesimo di Gesù. In età islamica la Giordania si è trovata stretta tra la Siria degli Omayyadi e la Mecca, ospitando palazzi e luoghi di piacere dei califfi che riportano al mondo delle “Mille e una Notte”. C'è poi, naturalmente, Petra, la città carovaniera fiorita nel cuore del deserto meridionale ed immersa in un paesaggio che ha impressionato i visitatori di ogni tempo e, non lontano dai meravigliosi fondali del Mar Rosso, il deserto del Wadi Rum che offre possibilità di escursioni veramente emozionanti. La guida individua sette itinerari molto accurati, fornendo una descrizione completa dei centri urbani, e dei siti archeologici e naturalistici presenti sul territorio.
LanguageItaliano
PublisherPOLARIS
Release dateJun 11, 2015
ISBN9788860591449
Giordania: una terra percorsa dalla storia

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    Giordania - Sandro Caranzano

    GIORDANIA

    una terra percorsa dalla storia

    Di

    Sandro Caranzano

    Foto

    Sandro Caranzano

    Daniele Bosi

    Prima edizione ebook: 2015

    Copyright ©2015 Polaris

    ISBN 9788860591449

    La guida è disponibile anche in formato cartaceo

    Casa Editrice Polaris

    www.polariseditore.it

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte dell’opera può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo, o registrata in database, senza il permesso scritto dell’editore.

    Benché sia stata prestata la massima attenzione nella raccolta delle informazioni contenute nella guida, nessuna responsabilità per eventuali danni o inconvenienti occorsi a cagione del suo utilizzo potrà essere imputata all’autore, all’editore o a chi, sotto qualsiasi forma, la distribuisce.

    Sommario

    Perché un viaggio in Giordania?

    Ambiente, cultura e costume

    ... Morfologia e geologia del territorio

    ... L’economia del paese

    ... La cucina giordana

    ... Il costume giordano

    ... Istituzioni

    La storia del paese

    ... La preistoria

    ... L’età biblica

    ... L’età ellenistica

    ... L’età romana

    ... L’età bizantina e persiana

    ... L’Islam: i califfati omayyadi ed abassidi

    ... Da Baybars mamelucco al giogo ottomano

    ... La lotta di liberazione e la Prima Guerra mondiale

    ... La seconda Guerra Mondiale e il problema palestinese

    ... Re Husayn e la Giordania moderna

    Itinerari

    Amman e dintorni

    ... Amman

    ... La cittadella di Amman

    ... L’area archeologica

    ... La città bassa

    ... Ninfeo di Amman

    ... Notizie Utili

    Jerash, il nord e la Decapoli

    ... Gerasa (Jerash)

    ... Pella

    ... Irbid

    ... Gadara (Umm Qais)

    ... Notizie utili

    I castelli del deserto e l’Hamada di Azraq

    ... Notizie utili

    Madaba e il Mar Morto

    ...Madaba

    ... Monte Nebo

    ... Ainon Bethania: Sito del Battesimo

    ... Mar Morto

    ... Notizie utili

    La Via dei Re

    ... La via dei Re

    ... Notizie utili

    I tesori di Petra

    ... La scoperta di Petra

    ... Petra città

    ... Notizie utili

    Wadi Rum e Aqaba

    ... Wadi Rum

    ... Aqaba

    ... Notizie utili

    Letture

    ... I beduini

    ... I rotoli di Qumran

    ... I Circassi e la fondazione della nuova Amman

    ... Urbanistica e fotografia aerea

    ... I Drusi

    ... ABC dell’architettura islamica

    ... La Peregrinatio Egeriae: una pellegrina in Terra Santa 1600 anni fa

    ... Tutti i segreti del Mar Morto

    ... Sodoma e Gomorra. Sono davvero esistite?

    ... Il feroce Saladino e le Crociate, viste dagli Arabi

    ... Architettura dei crociati

    ... Petra e l’acqua

    ... Le divinità di Petra

    ... Le iscrizioni Tamudiche

    ... Il wadi Rum negli occhi di Lawrence: la fonte di Ain Shallalah

    ... Lawrence d’Arabia

    ... Il dromedario

    Notizie utili

    ... Organizzazione del viaggio

    ... Informazioni generali

    Glossario

    Perché un viaggio in Giordania?

    Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo.

    Lao-Tzû (VI o V secolo a.C.), filosofo cinese.

    Un viaggiatore che avesse la possibilità di proiettarsi indietro nel tempo di non più di un secolo e percorrere le strade millenarie che attraversano il paese da nord a sud, rimarrebbe certamente incredulo. Prima del riassetto del Medio Oriente pianificato con l’aiuto delle potenze occidentali (per lo più Francia e Inghilterra) al termine delle due Guerre Mondiali, la Giordania non era che una lontana provincia dell’impero ottomano, in gran parte spopolata e percorsa in lungo e in largo da sparute tribù di beduini seminomadi. Questa particolare situazione politica, motivata dalla perdita del ruolo strategico della regione generatasi già a partire dal X sec., ha consegnato il paese ai giordani moderni in una condizione invidiabile.

    Le antiche città romane, le chiese mosaicate bizantine, i castelli dei primi califfi arabi e persino le città dell’età del Bronzo dell’età biblica si sono conservati indisturbati sepolti sotto la sabbia del deserto portata dal vento. Petra, la cui fama ha ormai fatto il giro del globo, non è che l’emblema di un patrimonio molto più esteso e destinato ad ampliarsi nei prossimi decenni. Inoltre, con il luogo del battesimo di Gesù, il Monte Nebo e la tomba di Aronne, la collina di Elia, la rocca di Erode in cui fu decapitato Giovanni Battista, la Giordania è una tappa fondamentale per la visita dei luoghi biblici; molti di questi, tra l’altro, sono stati riconosciuti dal Vaticano proprio in occasione della visita di Giovanni Paolo II nel 2000.

    La Giordania fu anche sede di grandi città carovaniere romane come Gerasa e Gadara le cui rovine magnificenti generano ancora oggi ammirazione. C’è poi il capitolo della dominazione bizantina, caratterizzato dal diffondersi di edifici religiosi abbelliti di pregiati mosaici e poi quello dei primi califfi successori di Maometto che eressero nelle città e in quella che oggi ci appare un’arida steppa, città castelli e luoghi di piacere arricchiti da pregevoli sculture e dipinti. L’ultimo grande capitolo del paese si è giocato nell’età delle Crociate, quando vennero eretti gli imponenti castelli di Kerak, Shobak e Ajloun, situati strategicamente lungo la strada diretta al Mar Rosso e alla Mecca. In effetti, il fiume Giordano più che il baricentro di uno stato unitario ha costituito nell’antichità un confine tra i popoli e le civiltà: Ammoniti, Moabiti, Edomiti, Giudei, Assiri, Nabatei, Greci, Romani, Arabi, Crociati.... Questo ha conferito al paese una ricchezza di influssi e di culture che costituisce una vera e propria rarità.

    La Giordania, nonostante la superficie territoriale abbastanza limitata offre, inoltre, una delle più grandi varietà ecologiche del Vicino Oriente: dalla depressione del Mar Morto - caratterizzata da una elevata salinità ed un paesaggio sicuramente unico al mondo - alle montagne ubertose nel nord del paese, dalla fertile valle del Giordano alle montagne lunari lungo la Via dei re, dai meravigliosi fondali del Mar Rosso al paesaggio desolato della steppa orientale fino al bellissimo deserto rosso del wadi Rum. Tutte queste risorse sono a disposizione dei viaggiatori grazie ad una organizzazione turistica molto efficiente ma mai invasiva o massificata come è accaduto, purtroppo, in altri paesi che hanno rinunciato alla propria vera identità in nome dei vantaggi economici offerti dal turismo. C’è poi un altro elemento che un viaggiatore ha sicuramente modo di sperimentare: l’ospitalità e la disponibilità del popolo giordano, una popolazione che, forse proprio per il fatto di essersi formata di recente andando a comporre un mosaico vario ed articolato, è quanto mai aperta nei confronti dei forestieri e mostra facilmente simpatia e spirito d’accoglienza verso i viaggiatori.

    Molti dedicano alla Giordania non più di 5 o 6 giorni, giusto l’essenziale per avere una prima immagine del paese; ma come dimostra l’ampiezza di questa guida, almeno 10 o 15 giorni sono la giusta opzione per scoprirne anche gli angoli più segreti e soprattutto per poter apprezzare con la necessaria calma e ponderazione luoghi ricchi di fascino come Petra, il wadi Rum e la stessa Amman.

    Ambiente, cultura e costume

    "La Giordania ha un’insolita,

    indimenticabile bellezza fuori dal tempo.

    Punteggiata di rovine che appartennero

    a imperi ormai svaniti,

    ci consegna le ultime tracce del passato

    proiettandole nel mondo di domani."

    Hussein I Bin Talal, re di Giordania

    Morfologia e geologia del territorio

    La Giordania è una regione per gran parte desertica, basti considerare che la steppa ed il deserto vero e proprio coprono quasi il 70% della superficie. Esistono però zone ubertose lungo il corso del Giordano o sulle montagne del nord. La grande variabilità altimetrica è una curiosa peculiarità del paese: il Mar Morto (il luogo più basso della crosta terrestre) scende sino a 400 metri sotto il livello del mare, ma i rilievi del Jebel Rum toccano i 1754 metri di altezza.

    La causa di questa insolita conformazione è quella che i geologi chiamano Rift Valley. Si tratta di un’imponente frattura della crosta terrestre lunga oltre 5000 km che parte dai Monti del Tauro (in Turchia) ed arriva in Mozambico passando per il Mar Rosso ed il Lago Vittoria. Questa frattura è frutto di un graduale allontanamento dell’Europa dall’Asia iniziato già 35 milioni di anni fa e che rientra nei normali movimenti della crosta terrestre. Si è calcolato che in tempi geologici molto lunghi questo processo porterà al distacco dell’Africa orientale dal resto del continente. In Giordania la Rift Valley, raggiunge un’ampiezza che oscilla tra i 5 e i 24 km ospitando il corso del fiume Giordano che provenendo dal Lago di Tiberiade, vi ha trovato un letto naturale. A causa della temperatura molto alta e della forte evaporazione oggi il Giordano non riesce a raggiungere il mare e si estingue nell’invaso del Mar Morto (che è, dunque, privo di un emissario). Così la Rift Valley, nel tratto privo di acqua che va dal Mar Morto al Golfo di Aqaba (il wadi Araba), si presenta come l’ennesima depressione desertica. Le attività turistiche e industriali stanno mettendo sempre più in crisi il Giordano che diminuisce di portata di anno in anno. Se non verranno prese misure urgenti il rischio è quello del prosciugamento totale del lago.

    Dal punto di vista strettamente geologico gran parte della Giordania è costituita da un tavolato di rocce calcaree ed arenarie, spesso ricche di quegli ossidi ferrici che conferiscono al paesaggio un’affascinante colorazione rossa o gialla ocra, ben nota a chi si è avventurato nella valle di Petra o nel deserto di Rum. I calcari e le arenarie testimoniano che, in tempi antichissimi, la Giordania era sommersa dal mare. Si è calcolato che l’acqua iniziò a ritirarsi partendo da nord - in corrispondenza delle montagne di Ajlun - nell’Eocene (tra 65 e 45 milioni di anni fa); tra 45 e 20 milioni di anni fa, la regressione marina si accentuò ancora, permettendo l’emersione delle zone meridionali della penisola arabica. Gli strati di questi fondali marini sono pressoché orizzontali (presentano solo una lieve inclinazione verso est) ma, in corrispondenza della Rift Valley, lo sprofondamento della crosta terrestre ha avuto effetti imponenti: gigantesche zolle di terra si sono inclinate su un lato, sollevandosi a formare rilievi montagnosi che si innalzano di 6/700 metri sul tavolato giordano. Questa particolare conformazione geografica è ben visibile percorrendo la stupefacente Via dei Re.

    I rilievi montuosi ai lati della valle del Giordano, inoltre, sono solcati in direzione est-ovest da una quindicina di valli che si sono formate spontaneamente, per azione delle piogge: l’acqua piovana, dopo essersi incanalata in queste valli, forma dei piccoli torrenti che si gettano nel Giordano. Alcuni di essi sono stati sfruttati nell’antichità per sancire i confini tra le diverse tribù: è il caso del wadi al Mujib e del wadi al-Hasa che separavano, rispettivamente da nord a sud, i regni di Ammon, Moab ed Edom. La vasta zona ad est della valle del Giordano è occupata da un tavolato lievemente ondulato, animato solo da steppe monotone e da deserto.

    La zona più fertile è costituita dall’alta valle del Giordano e dal settore nord del paese ove si concentrano gli orti, i giardini ed i principali centri abitati, con il 90% degli abitanti.

    Dal punto di vista dei giacimenti minerali, la regione è abbastanza povera a causa della preponderanza di arenarie. Presso il deserto nord-orientale, nella zona dell’Azraq, si trovano molti blocchi di lava basaltica: è quanto rimane di antichissime eruzioni vulcaniche. Questi blocchi di pietra irregolari sono stati scelti da Romani, Bizantini e Arabi per costruire forti, templi e città dal curioso colore nerastro.

    Nella regione più meridionale del Wadi Araba, dove gli antichissimi strati cristallini emergono a tratti, si trovano filoni di rame già scoperti e sfruttati nella preistoria dagli Egizi. Il sottosuolo sembrerebbe, inoltre, essere privo di giacimenti petroliferi. La Giordania deve, pertanto, accontentarsi di cavare fosfati, potassio e sabbie cementifere esportati, per lo più, in Oriente.

    L’economia del paese

    La Giordania è per il 90 % desertica o semi-desertica ma sono coltivati circa 15 mila chilometri quadrati di terra ubicati per lo più lungo la valle del Giordano, sull’altipiano di Madaba e lungo la Strada dei Re fino a Shobak. Anche la fascia desertificata è potenzialmente molto fertile ma i risultati sono frustrati dalla cronica carenza d’acqua (si consideri che il 70% dell’acqua disponibile nel paese viene usata per l’irrigazione), aggravata dal continuo ridursi della portata del Giordano sfruttato contemporaneamente anche da Israele.

    Le zone irrigue vengono coltivate a grano e ulivo. Soprattutto quest’ultimo, meno minacciato nelle stagioni aride, sta diventando sempre più popolare tra gli agricoltori. La Giordania produce anche verdura e frutta per il consumo interno ma non riso e zucchero che necessitano di grandi quantità di acqua. Nei mercati si comprano perlopiù prodotti locali. Una parte dei prodotti agricoli giordani è destinata all’esportazione. Nella valle del Giordano il ciclo di coltivazione dura 12 mesi e d’inverno molti prodotti hanno una maturazione anticipata. In primavera, la frutta, le angurie, i meloni e le fragole sono già sul mercato a fine febbraio o ad inizio marzo. Vengono raccolte anche banane, datteri e l’uva, che matura a giugno. Gli ortaggi vengono raccolti tre volte l’anno, i pomodori quattro volte e talora persino a gennaio. Quelli estivi sono più gustosi mentre quelli invernali più adatti a fare sughi.

    In alcune zone non è difficile trovare campi con mele, pere, pesche e persino banane. Lo stato supporta i coltivatori tecnicamente tramite il Ministero dell’Agricoltura. Per quanto riguarda l’allevamento, tradizionale occupazione dei beduini e degli indigeni, viene praticato per lo più nel deserto e nella steppa. Pecore, montoni e agnelli vanno a comporre i menù tradizionali della cucina giordana. I bovini, che necessitano di una maggiore quantità di foraggio vengono fatti pascolare in prossimità delle zone a maggiore potenziale agricolo. La Giordania produce molto pollame che viene poi esportato anche in Europa e in USA. Il mangime è prevalentemente naturale ed i prodotti di qualità. In sintonia con una tendenza più generalizzata, le aziende agricole sono ormai uscite dall’ambito familiare per entrare nell’economia aziendale e sono spesso supportate da infrastrutture avanzate.

    Dal punto di visto industriale la Giordania è povera di materie prime ma dispone di ingenti cave di potassio (utilizzato nell’industria dei saponi e dei detersivi, dei fiammiferi e come elettrolita) e di fosfati (usati come fertilizzanti o dall’industria dei medicinali). Queste materie prime sono esportate prevalentemente in Oriente e costituiscono da sole il 22% dell’export nazionale; la Giordania è, ad esempio, il terzo esportatore di fosfati al mondo. Particolari accordi per l’export sono stati siglati con India e Giappone.

    Per quanto riguarda l’industria il paese ha sviluppato dei buoni risultati nell’industria farmaceutica, nella produzione di saponi e detergenti e alcune nuove prospettive sembrano affacciarsi nell’industria elettronica. Il comparto industriale fornisce il 29,6% del PIL annuo (2005). Il prodotto interno lordo del paese è stato di 12.712 milioni di dollari USA (2005), corrispondenti a 2.322,60 dollari pro capite.

    La Giordania non estrae attualmente petrolio ma nel 1987 sono state scoperte ingenti riserve di gas naturale; è stato così possibile costruire delle turbine a gas che integrano sensibilmente la richiesta di energia elettrica del paese. Inoltre nella zona di Lejiun, 100 km a sud di Amman, sono disponibili giacimenti di petrolio valutabili nella quantità di 4 milioni di tonnellate.

    Un’ultima importante risorsa da considerare è, naturalmente, il turismo. Nel 1997 è stato calcolato che il turismo ha rappresentato il 6,6 % dell’intero prodotto interno lordo giordano. Dopo la crisi dell’11 settembre si è notata una diminuzione dei turisti europei ed un incremento di quelli provenienti dai paesi del Golfo. Dopo la soluzione della vicenda irakena il ciclo si sta però invertendo e se non interverranno nuovi fattori di destabilizzazione nel Medio Oriente il trend è orientato verso un veloce recupero di posizioni. Per esempio (forse anche a seguito dell’elezione di Petra tra le sette meraviglie del mondo) nel settembre 2007 è stato registrato un aumento di turisti italiani di oltre il 40%.

    La cucina giordana

    La cucina giordana è varia e adatta ai gusti degli occidentali. Molti piatti sono simili a quelli che si possono gustare in altri paesi arabi come nel caso dell’hummus, del baba ghanouj o del falafel. Esiste però una tradizione culinaria tipicamente giordana che si sperimenta solo in alcuni ristoranti o avendo la fortuna di partecipare ad una festa su invito di una famiglia giordana.

    Nelle famiglie musulmane, alla preghiera del mattino segue talora un piccolo spuntino normalmente a base di uova e formaggio a cui segue la colazione vera e propria, dopo le 9. Il pranzo viene consumato attorno alle 2 del pomeriggio e costituisce un’occasione per ritrovarsi con gli amici e per chiacchierare. In occasioni speciali può protrarsi anche molto a lungo. La cena è servita attorno alle 9 di sera ed è piuttosto leggera (ad eccezione che nel periodo del Ramadan in cui si rinforza, per il divieto di consumare pasti prima del

    calare del sole). Il pasto giordano è costituito da una serie di antipasti a base prevalente di insalate a cui segue la portata principale.

    Il piatto nazionale è il Mansaf, una specialità beduina a base, naturalmente, di montone. La carne viene bollita nell’acqua resa profumata dall’aggiunta di cardamomo ed alloro. Il condimento vero e proprio è costituito dallo jamîd, uno yogurt ottenuto dal latte di capra cagliato, esposto al sole e sciolto in acqua.

    Anticamente il siero del latte veniva filtrato con panno; la parte ottenuta veniva messa al sole ad essiccare in piccole palline. Queste venivano poi stoccate nella dispensa e, in caso di bisogno, spezzettate e sciolte in acqua tiepida frizionando con le mani. La carne è dunque condita con questa crema a cui si aggiunge un po’ dell’acqua di cottura. Proprio l’uso di questo yogurt distingue il mansaf giordano da quello servito in Siria, Arabia Saudita ad Irak, paesi che lo considerano, anch’essi, il piatto nazionale.

    Il Mansaf viene presentato a tavola in un piatto zeppo di riso con pinoli e mandorle tostate nel burro, soprattutto in occasione di eventi importanti come matrimoni, compleanni, anniversari ed assume una importante funzione simbolica. Nelle case private, dove si rispetta la tradizione, non dimenticate che il Mansaf va mangiato senza posate e con la mano destra. Le olive sono molto diffuse ed apprezzate; possono accompagnare un po’ tutti i piatti.

    Abbastanza caratteristico della regione giordana è anche il musakhan, un piatto a base di pollo cotto con cipolle, olio di oliva e semi di pino. Molto importante è il ruolo giocato dal sumaqo, una spezia dal colore scuro che conferisce ai piatti un particolare sapore pungente.

    Un piatto diffuso in tutto il mondo arabo e che oggi ha conquistato anche l’occidente è il kebab - che in Giordania è chiamato Shawarma - (carne di pecora o montone, speziata, tagliata a strisce e fatta cuocere lentamente allo spiedo). Mentre in occidente viene spesso usato per riempire i panini e si acquista nei take-away, in Giordania si serve prevalentemente al ristorante.

    Maqluba non è un vero e proprio piatto quanto piuttosto un modo per servire la carne ed il suo condimento. La parola può essere tradotta sotto sopra: una casseruola riempita di carne, riso e verdura viene servita rovesciando il contenuto nel piatto.

    Il pollo è molto diffuso nei paesi arabi: in Giordania il piatto di pollo è chiamato Jaaj mashwee ed è accompagnato da pane, insalata e hummus. Seguono diversi tipi di stufato a base di verdure e legumi: il Fasooliyeh (stufato di fagioli in pomodoro servito con riso), il Bazelleh (stufato di piselli e carote), il Batatas (stufato di patate), il Mlukhiyyeh (pollo o manzo cotti con un’erba verde esclusiva del modo arabo che ricorda vagamente gli spinaci), il Mahshi (verdure - zucchine, melanzane, pomodori e patate - riempite di riso e carne e poi stufate) ed il Waraq dawaalee (foglie di vite bollite e riempite di riso e carne).

    Per quanto riguarda gli antipasti si possono ricordare alcuni piatti che presentano, tuttavia, ampia diffusione nei vari paesi arabi. L’hummus è una pasta di ceci condita con olio di oliva, tahineh (una crema di semi di sesamo), aglio e limone. L’hummus è consumato con il tradizionale pane arabo, il khubez, la cui forma piatta e circolare ricorda, vagamente, quella della pizza. Molto buono e facilmente conservabile, può accompagnare anche un veloce spuntino, mangiato con il kebab o con le ottime marmellate. Fanno parte degli antipasti diverse creme: il baba ghanouj a base di melanzana e salsa tahineh oppure il fool, a base di fave, aglio e limone.

    Un altro alimento a buon mercato, adatto ad uno spuntino e facilmente reperibile ai crocicchi o nelle piccole botteghe, è lo shawirmah, l’equivalente del döner kebab turco che siamo abituati a consumare in Europa. Si tratta di un sandwich riempito con fette di carne di agnello e pollo, reso più gustoso con l’aggiunta di yogurt, pomodoro, hummus e insalata. Tra i cibi economici e anche adatti a un pasto veloce, si annoverare il Falafel, costituito da palline di fave tritate, rese gustose da spezie ed un impasto di yogurt, prezzemolo e ceci. Il Kubbeh, invece, è costituito da palline di carne tritata impastata con farina di grano farcite con carne e cipolle.

    Quanto ai dolci sono abbastanza vari ma, per lo più, dall’ alto contenuto zuccherino: ricordiamo il Baqlaweh (pasta sfoglia riempita con noci sminuzzate affogate nel miele), il Kunafeh (strisce di pasta di farina ripiene di ... formaggio di pecora cotte nello sciroppo), il Mushabbak (pasticcini coperti di miele), lo Zalabiyyeh (pasticcini aromatizzati con acqua di rose), l’Halawat al-jibneh (pasticcini soffici riempiti con pasta di formaggio e ricoperti di sciroppo). Da ricordare anche il budino a crema di latte con acqua di rose ed essenza di arancia (Mahlabiyyeh) ed il gelato (Booza).

    Chi non ama i pasticcini molto dolci tipici della tradizione mediterranea si può consolare con le ottime ciambelle di pane aromatizzato: il ka’ik, pane coperto da semi di sesamo ed il manaqeesh, un gustoso snack fatto di pane inumidito con olio d’oliva ricoperto di timo.

    La Giordania pur essendo un paese musulmano, non vieta il consumo dell’alcool. Tipico è per esempio l’Arak, un liquore a base di anice che ricorda l’Ouzo greco, da servirsi allungato con acqua e ghiaccio. L’alcool, tuttavia, non fa parte della tradizione e la sua diffusione è limitata. Il caffè (Qahweh), invece, ha un grande significato simbolico; è un tipico segno di ospitalità ed è buona norma accettare l’invito che vi può essere fatto da un beduino o da un giordano. Il caffè arabo è abbastanza forte ed è spesso servito in piccoli tazze prive di manico e con l’aggiunta di cardamomo. Nelle città si trova anche il caffè turco e il nescafè. La stessa funzione cerimoniale è assunta dal tè (Shai), servito in piccoli bicchieri, straordinariamente dolce e veramente molto buono (consiglio vivamente quello alla menta). L’acqua è normalmente potabile ma si trovano ovunque bottigliette di acqua industriale.

    Il costume giordano

    Oggi il modo di vestire nelle città e nelle campagne si va uniformando sempre più, non risparmiando persino i nomadi beduini: ai costumi tradizionali si affianca un abbigliamento di tipo occidentale fatto di camicie, pantaloni, giacche e scarpe sempre più spesso griffate. Motore del consumismo moderno sono, ovviamente, i grandi magazzini, la pubblicità ed i modelli desunti dalla televisione. Col progredire dell’industria manifatturiera, inoltre, il cotone e la lana sono stati affiancati da tessuti sintetici come il nylon e il poliestere. Nonostante ciò, gran parte dei giordani sente ancora la forza della tradizione ed anche i giovani che frequentano gli uffici della "city" conservano nel guardaroba ed indossano i vestiti arabi tradizionali.

    Il pilastro del costume giordano è costituito dalla cosiddetta dishdasha, una tunica che va dal collo alle caviglie coprendo le braccia. Normalmente bianca – ma se ne trovano di grigie e di nere – è conclusa in alto da un collarino diritto che qualcuno ha paragonato a quello dei preti cristiani. Il look è completato dal sirwal, dei pantaloni abbastanza ampi fermati da una cintura.

    Nel periodo invernale, quando il clima si fa inclemente, ci si protegge dal freddo con ampi mantelli in lana, cotone e pelle (faruah).

    L’elemento di abbigliamento che i turisti conoscono meglio è tuttavia la keffiyeh, popolare nel mondo anche grazie alle apparizioni televisive di Yasser Arafat. Si tratta di un foulard portato sul capo (spesso sopra uno zuccotto) fermato con una sorta di anello (agal) che dovrebbe essere rigorosamente fatto con pelle di cammello. Le keffiyeh dal disegno a scacchiera nera e bianca sono tipiche del Levante, quelle completamente bianche negli Emirati Arabi mentre quelle rosse e bianche, benché diffuse quasi ovunque, si associano nell’immaginario alla Giordania a causa della loro grande diffusione in questo paese. Soprattutto nei secoli passati gli uomini dovevano provvedere alla propria sicurezza e sopravvivere davanti a ogni difficoltà; per questo si munivano di pugnali dal fodero decorato con incisioni ed inserti. Il pugnaletto giordano, portato alla cintura, rappresentava un segno di dignità e di orgoglio. Pugnali di questo tipo, di diverso prezzo e qualità, vengono distribuiti nei negozi di souvenirs.

    Le donne indossano tradizionalmente una dishdasha su cui si può portare il thob, un grande mantello di colore nero e dalle ampie maniche che copre tutto il corpo. Si tratta di una veste che nasconde molto bene le forme del corpo della donna ed ha il vantaggio di garantire un certo isolamento termico. Oggi è portato solo da donne adulte o anziane perché le ragazze delle nuove generazioni preferiscono vesti più colorate e disinvolte. Quando una donna raggiunge l’età adulta, usa coprirsi i capelli con un velo nero che però, essendo semitrasparente, permette comunque di mostrare i gioielli e eventuali collane. Il velo sul viso – burqa – è molto raro in Giordania; quando si tratta di una maschera prende il nome di batula.

    [ leggi ... I beduini ]

    Istituzioni

    La Giordania (ufficialmente, Regno hashemita di Giordania, in arabo Al-Mamlaka al-Urduniya al-Hashimiya) è, in base alla costituzione del gennaio 1952, una monarchia costituzionale. Abdullah bin al-Hussein è l’attuale re succeduto al padre Hussein nel 1999 dopo la sua morte.

    Il parlamento giordano, che formalmente detiene il potere legislativo, è diviso in due assemblee: la Camera alta o Senato (Majlis al-A’yan) è composta da 40 membri eletti ogni 4 anni dal sovrano, mentre la camera dei deputati (Majlis al-Nuwwab) è composta da 80 membri eletti a suffragio universale ogni 4 anni.

    Il re esercita il suo ruolo di capo esecutivo nominando il Primo ministro e scegliendo i ministri. La nomina del Primo ministro e dei diversi ministri è però sottoposta all’approvazione della Camera dei Deputati. Se la Camera dei Deputati vota contro il Primo Ministro, quest’ultimo e il suo intero gabinetto sono costretti alle dimissioni.

    Le leggi vengono inizialmente discusse alla Camera e, se approvate, passano alla ratifica del Senato. Il re, che ha potere di veto, rende infine esecutive le leggi tramite un Decreto Reale. Il veto reale può essere messo fuori gioco qualora la legge venga approvata da almeno i due terzi del Parlamento; in questo caso non si parla più di Decreto ma di Atto del Parlamento,

    In casi estremi, il re ha però il potere di sciogliere le camere.

    Il re ha anche il compito di scegliere il sindaco di Amman, i governatori locali ed i giudici. Ogni variazione della Costituzione è sottoposta alla sua approvazione. In qualità di Comandante in capo delle Forze armate, egli può dichiarare guerra ad altre nazioni, concludere trattati ed accordi con altri paesi (in accordo con il Parlamento) e concedere grazie od amnistie. L’amministrazione degli affari interni ed esteri è invece delegata al Primo Ministro e al Consiglio dei ministri. La Giordania è inoltre divisa in Governatorati (muhafathat), a loro volta divisi in sub-regioni amministrative. Il Governatore è indicato dal Ministro degli interni su incarico del re. Sono invece elettivi (ad eccezione di quello di Amman) i sindaci delle diverse cittadine giordane. I deputati della Camera e del Senato godono della totale libertà di espressione e delle medesime immunità parlamentari.

    La bandiera giordana

    Presenta tre strisce orizzontali verdi, bianche e nere, più, sulla sinistra, un vessillo triangolare rosso occupato da una stella bianca a sette punte. Caratterizzata da un significato storico ben stratificato, fu disegnata dopo la rivolta araba che aveva garantito l’indipendenza alla Giordania. Il rosso è il colore della famiglia regnante ashemita sin dai tempi del sultano ottomano Salim. Il nero fu scelto dagli Abassidi in segno di lutto per i morti della battaglia di Kerkula (anche gli eserciti loro alleati porteranno da questo momento vesti e turbanti neri).

    Il bianco è invece correlato alla dinastia Omayyade in ricordo del profeta Maometto. Infine, il verde è il simbolo dei Fatimidi; Alî Bin Abi Taleb, uno dei compagni di Maometto, avrebbe salvato il Profeta da un complotto che

    gli sarebbe costata la vita dormendo nel suo letto ed indossando il suo mantello verde. Più complicata l’esegesi della stella a sette punte chesidicerappresentii setteversidellaprima surah del Corano ma anche l’unità delle tribù della Giordania e persino le sette colline su cui fu costruita Amman.

    La storia del paese

    "La storia è una lista di sorprese.

    E tutto quello che può fare

    è prepararci ad assistere a qualche altra sorpresa"

    Kurt Vollegut

    La preistoria

    Il periodo Paleolitico è stato per lungo tempo trascurato a causa dell’interesse suscitato dalle imponenti rovine di età romana e islamica. Le prime tracce dell’uomo nella regione del Giordano si attestano a partire nel Paleolitico inferiore, oltre 1.000.000 di anni fa. In particolare, resti di utensili litici sono stati messi in luce su alcuni terrazzi fluviali, ad es. a Dauqara, nella zona dell’Azrak. Le piogge intermittenti e le poderose alluvioni dei secoli successivi hanno cancellato queste tracce così antiche, rimodellando la regione giordana con nuovi terrazzi fluviali che sono stati poi rioccupati dall’uomo.

    A Biré, nella regione di Zarqa (sempre nel nord della Giordania), per esempio, sono stati messi in luce oggetti litici di tipo Acheuleano datati tra 450.000 e 250.000 anni fa. Migliaia di reperti di industria litica risalente ad oltre 200.000 anni fa sono stati scoperti anche a Khirbet am-Samra e poi più a sud, a Fjaje, nella regione di Kerak.

    Il Paleolitico medio ha visto un incremento della piovosità e l’insediamento di cacciatori raccoglitori della cosiddetta cultura musteriana.

    Con essa venne introdotta la difficile tecnica di scheggiatura Levallois grazie alla quale fu possibile realizzare oggetti in pietra di grande raffinatezza formale. L’uomo, in questa fase, sembra dimostrare una grande capacità progettuale nonché la capacità di preordinare in modo astratto la complessa serie di operazioni che porteranno alla realizzazione di strumenti in pietra (come le amigdale) caratterizzati da una notevole, simmetria e complessità di taglio.

    In accordo con quanto registrato in tutto il Vicino Oriente poche sono, invece, le tracce per il Paleolitico Superiore (da 40.000 a 14.000 anni fa). Nel periodo immediatamente successivo si assiste alla fioritura della cosiddetta cultura Natufiana. Molteplici ritrovamenti (ultimo dei quali un set da caccia costituito da percussori, microliti e falcetti per la raccolta, frammenti di ossa di gazzella, nascosto oltre 14.000 anni fa da un Natufiano alla base di una capanna e riscoperto quasi per caso nel 2007!) testimoniano come l’uomo abbia risposto ai nuovi cambiamenti ecologici adottando uno stile di vita basato sulla raccolta dei prodotti della terra e sulla cacciagione di animali di piccola taglia. E’ in questa fase che si osserva la nascita dei primi insediamenti stabili costituiti da raggruppamenti di capanne in muratura situati in prossimità delle zone più fertili. Con il Natufiano vennero dunque poste le basi per una delle più grandi rivoluzioni dell’umanità: la scoperta dell’agricoltura.

    Un periodo di grande fioritura di tutto il Medio Oriente è infatti costituito dal Neolitico. Centri come Gerico (in Cisgiordania) e Ain Ghazal (nei dintorni di Amman) dimostrano lo sviluppo di una agricoltura del frumento e di prime forme di allevamento con grande anticipo rispetto al resto del mondo e già a partire dal VIII millennio a.C. Lo sviluppo di una società più stratificata, legata all’organizzazione del lavoro, spinse la nascita dei primi villaggi della storia dell’uomo, inaugurando uno stile di vita – quello dell’allevatore-agricoltore sedentario– che è rimasto valido sino ad oggi. Al Neolitico si associa, naturalmente, lo sviluppo di nuovi strumenti: accette in pietra levigata necessarie alla preparazione dei terreni coltivabili, lame di falcetti messori e soprattutto, ceramica, utilizzata per lo stoccaggio delle materie prime.

    Dal punto di vista delle manifestazioni culturali, si segnalano le prime statue in scala reale conosciute nella storia dell’umanità: provengono da Ain-Ghazal e furono realizzate con argilla dipinta applicata su un’anima interna costituita da una griglia di incannicciato.

    Il loro significato non è chiaro ma sembra trattarsi della rappresentazione di un primitivo pantheon; attualmente sono conservate al Museo di Amman. Il periodo Calcolitico corrisponde, convenzionalmente, a quella fase della preistoria in cui si sviluppa la prima metallurgia del rame. Questa conquista tecnologica vede ancora una volta protagonista il Vicino Oriente. In Giordania, per esempio, si può parlare di Calcolitico già a partire dal V millennio a.C. con quasi due millenni di anticipo sull’Europa occidentale. Lo sviluppo della metallurgia, inizialmente legata per lo più ad oggetti che costituivano uno status symbol, implicava conoscenze tecnologiche ed una organizzazione del lavoro possibili solo in società più complesse di quelle neolitiche. Stavano nascendo i chiefdom, comunità allargate rette da piccoli principi che concentravano nelle proprie mani risorse naturali e il potere su territori spesso ampi.

    In Giordania, la cultura che meglio rappresenta questo periodo è il ghassuliano, così denominato dal nome di un tell scavato a nord del Mar Morto, in una depressione di oltre 300 m. sotto il livello del mare. La gente di Teleilat el-Ghassul viveva in case quadrate accuratamente affiancate su un’area di oltre 10.000 m2. Curiosamente, le pareti degli edifici erano intonacate e dipinte con enigmatiche raffigurazioni geometriche astratte. I morti venivano sepolti in casse cilindriche di pietra (ciste) opportunamente raccolte in cimiteri fuori dal villaggio. Il sistema economico rimaneva basato su pastorizia (caprini e in misura minore bovidi e maiali) e agricoltura (grano, orzo, olivo e piselli). Gli strumenti del contadino e dell’artigiano, d’altronde, si mantennero in pietra e selce, dal momento che i pugnali in rame, fragili e costosi, erano appannaggio delle aristocrazie. Di interesse significativo anche il sito di Abu Jamid, situato nella valle del Giordano tra Tiberiade ed Amman, lungo il tracciato di antiche piste che convergevano ad un guado del Giordano. L’età del Bronzo, così denominata dall’introduzione della tecnologia del Bronzo (Bronzo Antico 3300-2000 a.C.), portò a maturazione i processi che erano in nuce nel Calcolitico. Gli agglomerati di abitazioni si ingrandirono dando vita a centri protourbani mentre la metallurgia rimase limitata ad ambiti simbolici. Alcuni elementi incuriosiscono gli studiosi. La ceramica, un oggetto di uso quotidiano e tradizionale, cambiò foggia con la diffusione di vasi dipinti a strisce parallele e incrociate. Anche i cimiteri mostrano novità: non è raro trovare tombe che contengono decine di scheletri disarticolati coni i crani raggruppati tutti su un lato. Si tratta di sepolture secondarie ben conosciute anche altrove: il corpo veniva fatto decomporre e solo in un secondo tempo traslato in queste grandi casse ove venivano deposte le offerte. L’ipotesi che una invasione dall’esterno abbia trasformato la valle del Giordano è stata ormai ridimensionata; probabilmente queste novità si svilupparono in modo endogeno.

    A Bab-edh-Dra’ (sul Mar Morto), a Gerico in Cisgiordania, le città iniziarono a fortificarsi ed è forse il segno di una instabilità militare legata al moltiplicarsi degli insediamenti nel poco spazio disponibile. Attorno al 2700 a.C. (BA III) in gran parte dei siti scavati si assiste ad una impressionante cesura: le mura (ad es. a Gerico) vennero danneggiate, le città distrutte e nuove ceramiche apparvero in villaggi ormai semideserti. Sparirono anche le tombe collettive per far spazio a tombe individuali. In questo caso, l’idea di una invasione di popoli nomadi costituisce un’interessante ipotesi di ricerca.

    Il Bronzo Medio (1900-1550 a.C.) rappresentò, per la Giordania, una fase di declino. I testi di esecrazione della ventesima dinastia citano i nomi di alcuni potentati come Cush, nel sud , e Shutu, presso Salt. Il periodo vide la penetrazione in Giordania e nel Vicino Oriente degli Hyksos, un popolo di origine asiatica che impressionò gli Egiziani per i carri da guerra trainati da veloci cavalli. In Giordania sono stati scoperti alcuni villaggi fortificati occupati dagli invasori: a Amman, Tell Irbid, Deir’Alla, Tabaqat Fahil. Le tombe sono collettive e scavate in fondo ad un pozzo. La ceramica, caratteristica, ha un colore crema con sovradipinture color cioccolato.

    La fine del Bronzo Medio, coincise con il rovescio dagli Hyksos ad opera dei faraoni della XVIII dinastia che distrussero, tra le altre, le cittadelle di Jéricho e Megiddo. Espulsi gli Hyksos dalla regione, gli Egiziani mantennero uno stretto controllo politico della Giordania per prevenire un nuovo pericolo proveniente da nord, quello dell’impero Ittita che stava rafforzandosi sempre più. In Giordania ceramiche provenienti da Cipro e da Micene dimostrano che la regione era inserita nei circuiti commerciali internazionali. Il faraone Tuthmosi III (1468-1436 a.C.) condusse diverse campagne nella valle del Giordano lasciando negli Annali alcune liste topografiche che gli archeologi credono di poter ubicare sul terreno. Resti di questo periodo sono stati identificati a Deir’Alla, tell Irbid, presso l’aeroporto di Amman e a Sahab (il più antico villaggio fortificato del plateau giordano) a sud di Amman. Il protettorato egiziano ebbe l’effetto di far entrare la Giordania nella storia poiché la scrittura vi apparve per la prima volta (XIV sec a.C.) grazie alla corrispondenza dei governatori egiziani.

    L’età biblica

    Alle soglie dell’età del Ferro, mentre l’Impero ittita tracollava in Asia Minore sotto la pressione di tribù provenienti dal nord, gli Ebrei sembrerebbero aver raggiunto la terra di Canan (attuale Palestina) dopo la fuga dall’Egitto di cui narra la Bibbia. Secondo la tradizione, il gruppo guidato da Mosé fu costretto ad aggirare il regno di Edom, situato nel sud della Giordania pressappoco laddove più tardi sarebbe sorta Petra. Mosè contemplò la Terra Promessa dall’attuale Giordania, morendo sul Monte Nebo, non lontano dal Mar Morto. Giosuè, invece, attraversò finalmente il Giordano portando a compimento la lunga marcia degli Ebrei.

    La fine dell’età del Bronzo è un periodo enigmatico e travagliato: le cronache antiche raccontano di carestie ed invasioni che sconquassarono l’assetto dell’intero Mediterraneo: oltre all’impero ittita, furono coinvolti Creta, Micene e lo stesso Egitto, che cadde in un torpore da cui si risollevò solo all’età di Alessandro Magno e dei Tolomei. I papiri egiziani ricordano, in

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