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Sepp Innerkofler: Alpinista, pioniere del turismo, eroe
Sepp Innerkofler: Alpinista, pioniere del turismo, eroe
Sepp Innerkofler: Alpinista, pioniere del turismo, eroe
Ebook162 pages2 hours

Sepp Innerkofler: Alpinista, pioniere del turismo, eroe

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Sepp Innerkofler è l'eroe della prima guerra mondiale per eccellenza. La sua morte sul fronte dolomitico fu strumentalizzata da più parti.
Il libro tratta principalmente dello straordinario scalatore e popolare guida alpina, nonché dell'imprenditore turistico Innerkofler, delineando al tempo stesso lo sviluppo del turismo fino allo scoppio del conflitto mondiale. Come caporale degli Standschützen, Innerkofler condusse a postazioni avanzate le più esperte guide alpine, fino a trovare la morte nel luglio 1915. Negli anni Settanta del secolo scorso suo figlio smentì la leggenda nazionalistica secondo la quale era caduto sotto il fuoco nemico.

"Sepp Innerkofler, uno dei migliori scalatori del suo tempo. Oste, guida alpina, albergatore e infine Standschütze. Ma soprattutto un tipo a posto." Reinhold Messner
LanguageItaliano
PublisherFolio Verlag
Release dateAug 20, 2015
ISBN9783990370520
Sepp Innerkofler: Alpinista, pioniere del turismo, eroe

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    Book preview

    Sepp Innerkofler - Hans Heiss

    autori

    Hans Heiss

    Sul confine

    L’importanza di Sepp Innerkofler per il turismo dell’Alta Pusteria e di Sesto

    Una regione di transito

    Sesto si trova in Alta Pusteria, nella parte orientale dell’Alto Adige, in una suggestiva posizione d’altura e di transito. È una delle più belle regioni alpine, situata alle porte delle Dolomiti, Patrimonio naturale dell’umanità, con l’icona paesaggistica delle Tre Cime di Lavaredo.

    Intorno al 1900, lo scrittore tirolese Karl Felix Wolff fregiò l’Alta Pusteria dell’appellativo Engadina austriaca. Questo omaggio alla potente concorrenza svizzera serviva senza dubbio a valorizzare la regione, conferendole una certa appetibilità commerciale. Era però anche parte di quella nuova attitudine autopromozionale con cui la popolazione e gli operatori del settore turistico cercavano di affrontare, dopo secoli di sviluppo lento e tranquillo, un rapido mutamento epocale, in cui andava estendendosi la rete ferroviaria e il turismo fioriva come mai prima.

    L’Alta Pusteria comprende, per dirla in termini colloquiali, la terra dei due fiumi fra l’alta Drava e l’alta Rienza, che sfociano rispettivamente nel Mar Nero e nel Mediterraneo. Situata nel punto di giunzione fra Alto Adige, Tirolo orientale e Veneto, l’Alta Pusteria non è un toponimo dotato di ufficialità giuridica, non ha mai costituito un distretto amministrativo. Tuttavia, nell’esperienza degli abitanti e degli osservatori forestieri questa zona di transito si è sempre presentata come un’invisibile unità, con proprie coordinate e un profilo peculiare.

    A partire almeno dall’epoca antica l’Alta Pusteria fu uno snodo importante del traffico interregionale e dei movimenti migratori, una zona di contatto etnico, ed era considerata una sfera d’interesse politico di prim’ordine. In epoca romana era attraversata dalla via Claudia Augusta Altinate, che collegava l’alta Italia con le province tedesche del sud-ovest germanico; d’altra parte, lungo i solchi delle sue valli passava la strada verso oriente che portava in Pannonia. Quindi l’Alta Pusteria non era una regione montuosa chiusa in se stessa, bensì un fulcro del traffico nelle Alpi centrali, non un’area d’insediamento meramente rurale, ma piuttosto una zona di movimenti, irrequietezze e partenze.

    Grazie a questa posizione di transito e collegamento fra diversi centri di potere economico, nelle località dell’Alta Pusteria si sviluppò ben presto una mentalità mercantile: paesi come San Candido, Sesto o Villabassa non erano luoghi isolati di autosufficienza contadina, bensì partecipavano alla congiuntura internazionale in quanto piccoli centri di lavorazione del pellame, della cappelleria e di stoccaggio delle merci.

    Fin dal XVII e XVIII secolo l’Alta Pusteria si predispose ad accogliere i flussi turistici. Qui, durante il periodo più caldo dell’estate, si rifugiavano decine di famiglie benestanti provenienti da Bolzano e dintorni, villeggiando a Monguelfo, Villabassa, Dobbiaco o San Candido. Anche i vari bagni della zona conoscevano un afflusso notevole: Bad Maistatt, Weitlanbrunn, Salomonsbrunn, Altprags, Wildbad Innichen (Bagni di San Candido) o Bad Moos (Bagni di Moso) a Sesto sono nomi oggi pressoché dimenticati, ma intorno al 1900 indicavano anche oltre i confini del Tirolo importanti destinazioni per la cura di disturbi reumatici, gastropatie, sciatica o problemi ginecologici. La prima modernità può quindi essere considerata la fase d’incubazione del turismo, l’epoca pre-turistica dell’Alta Pusteria, che poggiava sui tre pilastri del transito, della villeggiatura e dei bagni.

    Poco dopo il volger di secolo, nel primo Ottocento, i traffici si ravvivarono grazie alla realizzazione della Strada d’Alemagna, la via Ampezzana che dal 1823 migliorò il collegamento fra Dobbiaco e Cortina attraverso la Val di Landro. Non fu un caso che nel 1836, a Carbonin, il contadino Georg Ploner aprì una modesta locanda in cui i viaggiatori potessero sostare. Pochi anni dopo una giovane donna, Emma Hausbacher, divenne comproprietaria dell’albergo Schwarzadler a Villabassa sposando Josef Hellenstainer; dopo la morte precoce di quest’ultimo, nel 1858, Emma si dimostrò un’eccellente locandiera, rivelandosi presto una pioniera del turismo in Alta Pusteria.

    Manifesto d’epoca della Südbahngesellschaft

    Gli albori dell’alpinismo

    Un decennio più tardi la popolazione dell’Alta Pusteria poté osservare con stupore i primi alpinisti che affrontavano le vette eminenti delle Dolomiti ampezzane. Già nel 1862 e nel 1864 il viennese Paul Grohmann, con l’aiuto delle guide ampezzane Angelo Dimai, Francesco Lacedelli e Santo Siorpaes, scalò le Tofane, per poi conquistare la Cima Grande nel 1869 assieme a Franz Innerkofler. Fu grazie a quest’ultima impresa che una guida di Sesto entrò per la prima volta nella storia dell’alpinismo. Franz Innerkofler, nato nel 1834 a Sesto, nel maso Mitterhößler, fra i molti figli di un contadino, negli anni cinquanta aveva già accompagnato il vecchio scalpellino Josef Innerkofler nelle sue battute di caccia, sviluppando così il proprio talento alpinistico. Quando Grohmann nel 1868 volle risalire la Punta Tre Scarperi assieme allo scalpellino, il tentativo fallì, mentre il secondo tentativo, intrapreso l’anno successivo con il giovane Innerkofler e Peter Salcher, fu coronato da successo: nel giro di appena un mese, fra luglio e agosto, il trio Grohmann-Salcher-Innerkofler scalò la Punta Tre Scarperi e il Sassolungo, per poi conquistare la Cima Grande alla fine di agosto del 1869.

    Wildbad Innichen

    Nella Rivista della Società Alpina Tedesca Grohmann usò toni enfatici nell’elogiare i suoi compagni di salita: Ebbi al mio servizio nel ruolo di guida anche Franz Innerkofler, a me già noto e anch’egli appartenente alla gilda degli scalpellini, che aveva preso parte alle ricognizioni, uno scalatore eccellente, assolutamente raccomandabile. Non è lesto quanto Peter, in compenso ha la forza di un orso, un cuore fedele come quello di Peter e la stessa destrezza, lo stesso sangue freddo nelle situazioni difficili. Peter parla molto, Franz poco. Questi due uomini si completano a vicenda, con loro puoi affrontare tranquillamente ogni arrampicata, ogni vetta: per quanto impervia, se stai dietro a loro la conquisterai. Compagni formidabili, mi spiace soltanto che non abbiano esperienza sui ghiacciai. […] nessuno di loro si muove per soldi, si muovono per ambizione!

    Cartolina dell’Hotel Pragser Wildsee, 1907

    Fino alla morte nel 1898, Franz Innerkofler, chiamato anche Schlosser Starke (forte fabbro) per la sua forza fisica, fu considerato una guida alpina di prim’ordine e un modello per generazioni di giovani alpinisti. Fu per suo speciale merito che Sesto ottenne fama durevole come punto di partenza per escursioni alpine. Egli giunse presto ad aumentare la propria tariffa di guida, inizialmente modesta, fino a poter costruire un imponente albergo.

    Manifesto d’epoca della Südbahngesellschaft

    L’ascesa del turismo

    Intorno al 1900 l’Alta Pusteria era, con Merano, l’area bolzanina e Colle Isarco, una destinazione ben nota del turismo prosperante. L’offerta era ampia e variegata: la fama di Sesto come paese di alpinisti e centro di villeggiatura si affiancava a quella di Villabassa, famosa in tutta l’Austria grazie a Emma Hellenstainer. L’amena località del fondovalle, tuttavia, era già un poco oscurata dal nome di Dobbiaco, che intorno al 1890 conobbe un’ascesa notevole come centro di ospitalità alberghiera. Qui l’apertura del Südbahnhotel, il primo grand hotel delle Alpi austriache, diede l’abbrivo a uno sviluppo eccezionale. Elise Überbacher-Minatti, a capo del Südbahnhotel fin dall’apertura nel 1878, dispiegò un’ospitalità squisita, che attirava anno dopo anno, oltre all’alta nobiltà, una clientela di ricchi e artisti. Il tessuto turistico dell’Alta Pusteria fu completato dal centro mercantile di San Candido con i suoi corposi alberghi e i suoi celebri Bagni. Andò inoltre affermandosi, come una sorta di dépendance in altura di Villabassa, la Val di Braies, che con i Bagni di Braies Vecchia rappresentava già da tempo un classico luogo di villeggiatura. Un vero gioiello era inoltre l’omonimo lago, situato

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