Ora che so
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Book preview
Ora che so - Daniela D'angelo
D'Angelo
DEDICA
A Riccardo e Francesco, le mie meraviglie.
INTRODUZIONE
Vivo ad Aosta, una piccola e gradevole cittadina incorniciata dalle montagne. Abito proprio all'ingresso del nucleo urbano, su una strada che nasce direttamente dall'antico arco d'Augusto. Vecchia palazzina, pratico alloggio con suddivisione strategica degli spazi e una meravigliosa esposizione al sole. Raggiungo il centro anche a piedi ma mi sposto ovunque con la bici. Adoro viaggiare con la mente e riflettere mentre sento l'aria sul viso: è una sensazione di leggerezza e libertà che mi fa sentire viva.
Mi sono trasferita qui per amore. Ho lasciato Torino, la città che ha sempre fatto da sfondo alla mia vita, famiglia, amici, per condividere il mio cammino con l'uomo che ho sposato. Ho ventitré anni. Mi chiamo Daniela.
Ho sempre pensato che, quando fossi diventata mamma, la mia vita, seppur con qualche normale difficoltà, sarebbe stata meravigliosa, praticamente perfetta. Ero convinta che mi sarei sentita completa e che nulla avrebbe potuto rendermi più felice. Avrei realizzato finalmente il mio desiderio più grande. Sbagliavo.
Non è stato facile confrontare il mio modo di vivere la maternità e i sentimenti contrastanti che lottavano nel mio cuore con l'idea che avevo di me stessa nei panni di una mamma serena e consapevole. Pensavo che avrei affrontato i cambiamenti con entusiasmo ed energia. Mi sono rivelata invece la delusione totale di me stessa: non mi sentivo mamma, semplice. Ho dovuto imparare, accettare le mie difficoltà, perdonarmi.
Sono arrivata alla maternità impreparata e ho pagato vivendo quella che dovrebbe essere l'esperienza più intensa e straordinaria dell'essere donna con tante fatiche, sensi di colpa e di inadeguatezza. Questo libro è dedicato a tutte quelle donne convinte che essere madri sia un fatto naturale e a tutti quei padri che vorrebbero aiutarle ma non sanno da che parte cominciare.
Mettere al mondo un figlio è un'esperienza unica, ma bisogna procedere per piccoli passi, darsi il tempo di sperimentarsi in nuovi ruoli: c'è sempre qualcosa da scoprire e da provare. E non si arriva mai alla fine.
SARA' ARRIVATO IL MIO TURNO?
Sto strimpellando uno dei miei brani preferiti al pianoforte e un pensiero mi attraversa la mente: il conteggio dei giorni del ciclo non torna, sono già oltre la scadenza prevista dalla natura. Recupero l'agenda e scorro velocemente i numeri con le dita a partire dal giorno contrassegnato con il pallino rosso. Intanto penso veloce: ci sarà qualche novità? No, impossibile, a me non succede… O sì, magari sì. Un’emozione, un guizzo di gioia si fanno spazio dentro di me.
Calma Daniela, respira e conta bene prima di trarre conclusioni affrettate... Sì, effettivamente, è un ritardo: tre… no di più, cinque... sì cinque giorni. Sono spaventata e cerco, a tutti i costi, una spiegazione che non contempli la gravidanza. Riprendo a suonare, ma il pensiero batte forte: possibile che sia accaduto così presto, dopo sole due settimane dalla decisione di lasciare fare le cose al caso?
Inizio ad agitarmi, mi alzo, frugo nel cassetto dei farmaci in cerca di qualche vecchio test di gravidanza. Effettivamente la ricerca produce i suoi risultati: scatola ingiallita, test scaduto... Prova lo stesso, Daniela, mi dico.
Lo faccio.
Dopo qualche istante sulla barra di segnalazione appare la linea rossa. Trattengo il fiato e rileggo le istruzioni anche se le lettere ballano davanti ai miei occhi e le mani tremano leggermente dalla sorpresa: sì, è davvero positivo, però probabilmente non è attendibile. Raccolgo le idee e alzo la cornetta: telefono a mia sorella Monica, tecnico di laboratorio e già mamma, magari ne sa più di me.
- Cosa ne pensi? Ho un ritardo di cinque giorni, il test è positivo ma è scaduto. Che dici?
- Dico una cosa molto semplice – risponde lei – Daniela, sei incinta. Domani mattina vieni in laboratorio a fare le analisi del sangue per conferma, ma credo comunque che la risposta sia attendibile. Wow! – dice Monica cambiando tono di voce - di già? Che strano effetto mi fa immaginarti mamma.
Mamma? Solo la parola suscita in me una tempesta di emozioni. Non sono abbastanza lucida per sostenere una conversazione, ho solo fretta di accertarmi che tutto sia reale e di prendermi uno spazio di silenzio per ascoltare tutto quello che sto provando.
Chiudo. Sono attonita e incredula. Proprio non me l'aspettavo. Così presto? Credevo che ci sarebbero voluti mesi o, addirittura, anni. Immaginare di rimanere incinta ha un forte impatto sulla mente, ma ritrovarcisi davvero è tutta un'altra sensazione! Soprattutto a ventitré anni;