Nella Spirale dei Sensi
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Aurora è una donna di sani principi morali, innamoratissima del suo fidanzato Paolo. Con lui, suo primo e unico amore, vive un rapporto sentimentale romantico, nel quale il sesso ne è solo un'inevitabile, dolce conseguenza. Aurora pensa che il sesso sia tutto lì, e se ne sente appagata. Ma un giorno che sembrava uguale a un altro, la ragazza conosce un giovane musicista: Tancredi. Parlare con lui, guardare nei suoi occhi e sfiorargli la sua mano le procura sensazioni e vibrazioni violente e mai provate con Paolo. Forte dell'amore per il suo fidanzato e della sua educazione borghese, resiste al richiamo dei suoi sensi come impazziti e respinge più volte Tancredi che, stanco del continuo negarsi di lei, sparisce dalla sua vita. Paolo però muore in un incidente aereo. Tancredi, che si era trasferito in Inghilterra dove aveva riscosso enorme successo come cantante e chitarrista, decide di tentare il successo anche in Italia dove, per prima cosa, rintraccia Aurora: la donna che non ha mai posseduto e mai dimenticato, nonostante un' attività sessuale molto frenetica. Tra i due rinasce quell'attrazione sessuale che avevano tenuta prigioniera nelle loro vene ed esplode come una scintilla, un'energia erotica rara che li proietterà in un universo di desiderio e passione sessuali tali da renderli schiavi dei loro sensi e, quindi, incapaci di allontanarsi l'uno dall'altra. Nella spirale dei sensi nella quale sono serrati, vivranno momenti erotici che stravolgeranno le loro certezze e le loro vite: faranno sesso coinvolgente e tradizionale, ma soprattutto sesso trasgressivo e fantasioso, senza indugiare mai nel sado-maso e nei festivi di droga. Sesso, sesso, sesso allo stato puro, declinato in innumerevoli varianti. Aurora, che vorrebbe una relazione con Tancredi più stabile e protesa al matrimonio e ai figli, tenterà di liberarsi da quella implacabile spirale dei sensi, ma invano. Tra i loro momenti ad alta densità erotica e fantasiosa, si intrufoleranno colpi di scena e momenti di suspense, tutti convergenti verso un finale ricco di umorismo e di pathos. Un romanzo dove l'erotismo è sovrano e la sua corte è formata da gocce di poesia, manate di fantasia e spruzzate di sottili nonsense.
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Book preview
Nella Spirale dei Sensi - Marina Fabbri
MARINA FABBRI
CHE CI VUOLE A SCRIVERE UN LIBRO? LEGGERLO E’ LA VERA FATICA
.
Gesualdo Bufalino
CHE BUFALA!
Marina Fabbri
NELLA SPIRALE DEI SENSI
I capitolo
Quel giorno, come molti altri ormai da più di un anno, sembrava che Aurora avesse pucciato più volte la testa nelle nuvole. Era distratta, pigra, malinconica.
E sul viso aveva l’espressione smaronata, no, non c’entrava il politico, di chi non ne può proprio più! Insomma, c’era ma non c’era. Sul divano sul quale era mollemente seduta, una decina di giornali giacevano disordinatamente accanto a lei. Ne sfogliava qualche pagina, poi li abbandonava con un sospiro. Niente riusciva a vellicarle la mente. Era in ferie ma sola così com’era, dove avrebbe potuto andare? Appollaiata sulla sua pigrizia, l’anima le si era accartocciata. Dalla finestra aperta il suono modulato di un uccellino le teneva compagnia: meglio di niente. Ma durò poco. Che silenzio! Accese la radio: la musica si elevò nitida. Nella testa di Aurora, l’emisfero destro del cervello si allertò e salutò a uno a uno gli strumenti che si fondevano armoniosamente in una melodia acchiappatrice, mentre nell’emisfero destro le arrivavano i ricordi e le emozioni provate quando molti anni prima quella stessa canzone, un grande successo di Bruno Martino, l’aveva ascoltata abbracciata all’uomo che amava: Paolo. Un amore breve, profondo e puro. Il primo e unico amore! Il suo corpo cominciò a fremere tutto e l’anima si illuminò di gioiosa malinconia.
"Baciami per domani
Baciami per più tardi.
Per tutti quei momenti
In cui non siamo insieme.
Lascia che mi ricordi
di tutti i tuoi sorrisi,
ma adesso approfittiamo e non pensiamo a niente.
Perché domani o chissà quando
le cose potrebbero cambiare…"
Accidenti se sono cambiate!
si disse con un lungo sospiro e affacciandosi a una finestra, dove il cielo aranciato trascolorava in un celeste pallido; poi lo vide vestirsi di grigio ferro: il colore che annuncia la notte. Da quante notti era sola! Lui aveva avuto un incidente e l’aveva lasciata così: ferocemente attaccata al suo ricordo e incapace di ricominciare con un altro. Oh! corteggiatori ne aveva avuti tanti, ma nessuno era riuscito a rubarle il cuore. Il suo sofferto ricordo di Paolo faceva da supervisor a ogni suo incontro con l’altra metà del cielo. Così, ciuffi aggrovigliati di dolore restavano lì, immobili e devastanti nella sua anima che sempre più spesso assomigliava a un mare immobile. Sbadigliò, mentre il suono del suo cellulare si sprofondava tra le nobili note che si liberavano dalla radiolina sul tavolino. Trasalì. Un messaggino? Lo lesse e rilesse più volte : Ti desidero, ti voglio. Chiamami subito: ho bisogno di te. Nessuna firma per quella frase in bianco e nero. Antica e sintetica. Senza fronzoli, senza abbellimenti retorici. Ma chi diavolo era? Cominciò a vagliare varie possibilità, ma nessuno dei suoi ultimi corteggiatori aveva quel numero di cellulare. E allora? Ignorare il messaggio. O rispondere. Ma cosa? Nella testa una polifonia spiazzante. Improvvisamente si sorprese a digitare sul suo cellulare: Non la conosco. Deve aver sbagliato il numero. Nient’altro. Immediata la risposta: Ci conosciamo eccome! Dimmi dove posso raggiungerti e capirai. Nella testa di Aurora un’infinità di pensieri cominciarono a giocare a ping pong con congetture, curiosità e paure. Troppi ragionamenti. Risultato: equazione difficilissima. Arrendersi. Si lasciò sprofondare sul divano e strinse forte a sé un cuscino. Cominciò ad accarezzarlo. Muoveva le mani freneticamente; le dita avrebbero potuto essere antenne di un insetto nervoso. Si accese una sigaretta. L’aspirò con forza e rilesse il secondo messaggio attraverso una nuvola di fumo. Ora aspirava la sigaretta con lunghe pause, seguendo gli armoniosi e fluttuanti anelli di fumo che danzavano davanti a lei. Con un gesto rabbioso e la mano un po’ malferma, la spense nel portacenere e cominciò a camminare su e giù per il salone, per decine di minuti. Evidentemente aveva deciso di consumare le suole delle ciabatte! Poi, immobilità. Volto effetto botulino. Aurora non riusciva più neanche a pensare. Quei due messaggini la stavano stravolgendo. Sì, non ci capiva più you tube. Ops: un tubo. Il suo animo era un panzer: impossibile entrarvi. Neppure per una sbirciatina. Ma…panta rei. Sì, tutto passa. Ecco un attacco volpino che la spinge a rispondere: Ci vediamo domani mattina alle dieci, al Soleado. Se mi conosci davvero, sai anche dov’è questo bar. Aurora. Ora la sua mente era un dipinto dadaista, subito dopo, un quadro astratto e infine una tela bianca con un taglio netto, trasversale, stile Fontana. Che confusione! Ricucire lo strappo. Urgente. E rassettare i pensieri. Urgentissimo. Facile a dirsi…Guardò l’orologio: le ventuno. Non aveva fame. Si fece un panino e lo mangiò controvoglia, guardando la televisione. In onda c’era un talk-show: parole, parole, parole. A valanga. Basta! Avrebbe voluto poter chiudere la bocca a tutti quegli scalmanati con una bella passata di attak! Più semplice cambiare canale. Ma perché una certa inquietudine continuava a tormentarla da quando aveva letto il secondo messaggio? Che l’ansia si prendesse una vacanza, perdinci! Oh! Sul primo canale c’è uno spettacolo. Lo guardò con gli occhi, mentre la mente era da tutt’altra parte.
Mezzanotte: un bruciorino agli occhi le suggerì di andare a dormire. Dormire? Sì, con qualche goccia di ansiolitico. Giusto: troppo agitata. Ma perché? Non riusciva proprio a capire il motivo di tanta eccitazione nervosa. Mezz’oretta e stop a ogni pensiero: il farmaco aveva fatto il suo dovere.
Il mattino la salutò con una luce chiarissima. Ora per Aurora era imperativo incontrare quell’uomo che asseriva di non essere per lei uno sconosciuto. Si vestì in fretta, dopo un’altrettanto frettolosa colazione. Lo specchio le regalava la sua solita immagine. Ma le sembrava di essere più attraente. Meglio. Si gettò tra le braccia della città immersa nel sole del mattino. Raggiunse il Soleado in pochi minuti. Erano le dieci in punto. Indugiò qualche secondo, prima di entrarvi. Si guardò attorno: forse quel tipo non era ancora nel bar e stava per arrivare. Mah! Seguì il volo di alcune foglie che sospinte dal vento sembravano nuvole sporche che cercano il cielo. E lei chi stava cercando? Si posò una mano sul petto e con forza strinse la camicetta nel pugno, come a volerla strappare. I suoi nervi erano allo spasimo. Esagerata! Sì, era conscia di essere preda di un’ansia fuori luogo: dopo tutto stava solo per incontrare un uomo che la corteggiava. Spudoratamente… Sì, ma non l’avrebbe certo mangiata come se fosse stato un orco! Ma tant’è… Entrò nel bar: c’erano solo due signore e una bambina. Sedette a un tavolino. L’ansia continuava a divorarla, mentre il tempo indugiava pigro e beato. Battè più volte una mano sul ginocchio, in segno di disappunto: lui era in ritardo. Sette, otto minuti, però… Poi lo vide: era senz’altro lui, perché le sorrideva di un sorriso iperglicemico. Con la mente cliccò mi piace!
. Ma non si ricordava di lui…o forse sì, sì.
Vertigine pura.
La sua anima ora aveva ben poca resilienza. Dio mio! E’ Tancredi. Sì, l’uomo che le aveva stravolto i sensi, che stava per…già, aveva provato per quell’uomo un desiderio perverso: sensazione mai provata per Paolo. Tancredi era un uomo carta-moschicida e lei, allora, stava per finire dritta dritta in quella trappola. Ma l’amore di Paolo era così rassicurante, così dolce…Riuscì a resistergli. Poi, per fortuna, perse le sue tracce. E ora era lì, bello e sensuale più di prima. Sì, intorno a lui respirava l’erotismo puro, quella pulsione del corpo che coinvolge anche l’anima.
Tancredi!
si udì esclamare, suo malgrado.
Lui la raggiunse in un cip. Si sedette di fronte a lei:
Ciao! Sei ancora bellissima e terribilmente sensuale!
: che frase dolce e pizzicosa! Come se l’avesse pucciata nel miele e nella paprika.
Anche tu. Ma dove…sì, cosa hai fatto, cioè, non ti ho più visto…sai, Paolo è morto…un incidente, tu, come, no, volevo dire, dov’eri finito?
: frase stropicciata, come se un colpo di vento si fosse divertito a scompigliarne le parole. Eh! Di fronte a quello sguardo di collaudata seduzione!
Il lavoro mi ha portato lontano. Ricordi? Sono un musicista. Col mio gruppo ho sfondato in Inghilterra. Presto sentirai parlare di me anche qui in Italia. E’ pronto un lancio stratosferico.
le rispose sgranando i suoi occhi magnetici e profondi.
Sei sposata? Fidanzata? Dimmi di no, ti prego! Non ti ho mai dimenticata…ti desidero come allora. Più di allora. Mi sei rimasta addosso come un jean aderente, avvolgente.
aggiunse senza stacccare lo sguardo dagli occhi increduli di Aurora.
"No. Né sposata,