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Rapsodia
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Ebook79 pages26 minutes

Rapsodia

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Rapsodia è una composizione delirante, ad ogni angolo una forma inconscia ricostruisce un’immagine simile a un carcere, attraversando le infinite scale (costruzioni) della mia mente. Lo spazio inizia a figurarsi simile a una casa di cura per malati di igiene mentale dove, la mia possibilità di amarmi, sembrerebbe essere arrivata al limite, è proprio il desiderio di trovare una nuova esistenza, una terra nuova dove crescere, a farmi esplorare i meandri dell’infanzia fino a giungere a una nuova idea di me stessa: il passato è alle porte, l’odio ha la mia stessa identità, se voglio vivere davvero dovrò fare una scelta. L’oblio, paralisi cerebrale tanto agognata quanto una vita “normale”, oppure perseguire i miei più profondi turbamenti fino a trovare risposta ad essi, invertendo il tempo dentro me stessa fino a ricongiungermi con ciò che vorrei essere e che se mi impegno, sono… Che cosa avrò scelto? Ho una passione per i turbini… Se alla fine di questo libro sarò sveglia, allora potremo dire che la nostra Alice oscura sarà riuscita nel suo intento. Per ora vi avverto che la mia guerra personale è iniziata, e in questi giorni di astio mondiale dove così tante persone soffrono tutti i giorni, se qualche demone mentale morirà, non staremo qua a piangerne, perché l’importante è riderne, alla fine di tutto, dopo tutti quanti.
LanguageItaliano
Release dateMay 13, 2014
ISBN9786050302639
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    Rapsodia - Rita Cristina Bruno Pandolfi

    leone

    Introduzione

    Ho deciso che per questo secondo libro, avrei raccolto una serie di fiabe antiche che il mio ormai defunto pagliaccio cinese mi narrò all’orecchio prima che gli sputi dei miei compagni delle elementari lo mandassero via dalla mia vita come tutto quello a cui ho tenuto e amato del resto finora è sempre venuto a mancare, nel peggiore dei modi. Questa introduzione è dissimile da una paresi facciale ma in un certo senso le circostanze che mi hanno portano a riscrivere il passato su queste poche righe è che appunto, a poco a poco quella che era la mia immagine, il mio sentire di bambina è stato assopito e dimenticato, i connotati cambiati hanno preso il posto di quello che potevo chiamare infantile dando la più bella accezione del termine, tuttora mi stupisco di come sia difficile imparare di nuovo a respirare, a relazionarsi con gli altri, consapevoli di avere una difesa che prima non avevamo cioè la consapevolezza di esistere e di avere dei diritti in quanto tali: capacità di discorre e discernere gli avvenimenti e le responsabilità, ci possano ridare una sana e gioiosa voglia di vivere. Per togliere questa maschera comportamentale che ormai trovo del tutto inutile vi racconterò qualcosa in più di me: chi ha già letto qualcosa sa che sono autobiografica anche perché sono una viaggiatrice che non tiene un diario, che spera di sapere che gusto ha la vita che tanto ricerca. Ieri era San Valentino, sono andata a un funerale, ho avuto modo di riflettere sul fatto che l’amore è tanto più bello quanto è condivisibile, l’ho capito leggendo una frase del bacio che mi era stato dato davanti al cimitero monumentale, diceva che l’amore si regala. Regalare vuol dire contraccambiare a differenza di donare, per la quale non ci si aspetta di ricevere qualcosa in cambio, per quanto per mia natura di martire per tanti anni, pensavo che donare fosse una cosa meravigliosa; bisogna anche dire che, per tirare avanti la barca, il carro come volete, occorre scambiarsi affetto e amore continuamente. Allora ho aperto gli occhi e ho capito che ricevevo amore intorno a me, anche se non ne ero minimamente consapevole, mi ha fatto rimuginare… Mi sono chiesta perché.

    La

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