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Al di là del traguardo
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Al di là del traguardo

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About this ebook

Il mio testo è un racconto autobiografico che si sviluppa a partire dalla passione per la corsa. Non si tratta di un elogio di questa pratica sportiva, ma è, piuttosto, la dimostrazione che perseguire un obiettivo con costante dedizione e impegno, ci rende più forti perché fiduciosi nelle nostre capacità. Quando corro la mente si svuota completamente, si libera dallo stress e dalla stanchezza della giornata lavorativa, per lasciare il posto a pensieri, ricordi ed emozioni. A poco a poco questo semplice passatempo, diventa una vera passione, un’esigenza fisica e mentale per star bene con me stessa, per piacermi e per scrollarmi di dosso le insicurezze, i pregiudizi altrui, la noncuranza di chi non ha tempo per i sentimenti veri e l’indifferenza di chi non sa procedere oltre l’apparenza. Inizio ad allenarmi un po’ più spesso e la nuova veste da runner mi piace molto, mi diverte, mi permette di conoscere altra gente alle gare amatoriali e di sentirmi una persona nuova,diversa e migliore di quella che sono sempre stata agli occhi di tutti. Allora, un passo davanti all’altro, corro per dimostrare che il passato conta solo quanto ognuno di noi vuole farlo contare, attraverso i ricordi ed i rimpianti; poi però bisogna andare avanti e io voglio farlo di corsa, per lasciarmi scivolare man mano il bagaglio dei brutti pensieri, come il mio problema adolescenziale dell'anoressia e il triste ricordo di mia madre che muore quando ho ancora tanto bisogno di lei. Ciò che ho cercato e che racconto in queste pagine è un’altra Elisa: la fatica e l’emozione, a passi di rapida corsa, di dare alla luce me stessa.
LanguageItaliano
PublisherElisa Raspino
Release dateJun 3, 2014
ISBN9786050305302
Al di là del traguardo

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    Al di là del traguardo - Elisa Raspino

    Ringraziamenti

    INTRODUZIONE

    Quando mia madre si era ammalata, quei giorni seduta a guardarla soffrire mi parevano eterni e avevo paura che mi sarebbe rimasto impresso solo quel ricordo di lei sofferente, mentre tutti gli altri, dei momenti belli passati insieme, temevo sarebbero svaniti pian piano nel nulla.Allora avevo pensato di prendere un quaderno e di scrivervi sopra i momenti più belli di quando mia sorella Elena ed io eravamo bambine e mamma si faceva complice nei nostri giochi; ci spronava al divertimento, così come ci educava ai doveri di casa, quasi sentisse che di lì a poco avremmo dovuto badare da sole a noi stesse. Il suo giudizio per me era importantissimo e sapere che aveva fiducia in me e nelle mie capacità mi procurava gioia e forza d'animo da vendere.

    Quando lei se ne era andata quasi non c'era più motivo per me di credere in me stessa, perché ero convinta che solo mamma potesse farlo davvero. Allora avevo deciso di lasciare quel quaderno mezzo vuoto, convinta che non l'avrei completato mai.

    Poi col passare del tempo, l'Università, la mia nuova famiglia con mio marito e mio figlio e le esperienze lavorative mi avevano impegnata parecchio, ma comunque in me rimaneva sempre marcata la necessità di sentirmi capace in qualcosa, o utile per qualcuno. Iniziando a correre per stare bene, avevo modo di stare sola con me stessa e scoprirmi man mano sempre di più; la mia mente si svuotava completamente, si liberava dallo stress e dalla stanchezza della giornata lavorativa, per lasciare posto a pensieri ed emozioni forti.

    All'inizio mi sentivo una mosca bianca, non avevo nemmeno le scarpe adatte, ma pur faticando tanto, tutte le volte che tornavo dalla mia corsetta stavo benissimo. Avevo l'impressione di riuscire

    ad estraniarmi da tutto e tutti e di rimanere quel tempo sola; era una sorta di sano egoismo che vivevo nel mio benessere fisico e mentale e giorno dopo giorno iniziavo ad afferzionarmi a quel mio modo di essere, a quei miei passi al di là di ogni aspettativa o obiettivo personale. Quella era la Elisa che volevo essere e che volevo far conoscere a tutti.

    Iniziavo a credere di più nelle mie capacità ed era giunto il momento di riprendere in mano quel quaderno un po' per far ritornare in vita mia madre, un po' per dire a tutti che ero cambiata, ero diversa da come, chi mi stava vicino, mi aveva sempre descritta. Sfidare me stessa in una mezza maratona sarebbe stato il mio traguardo e al di là sarei andata a prendermi il mio premio, a godermi la gioia di sentirmi realizzata solo dal semplice fatto di aver ottenuto la fiducia in me stessa.

    Tutte le corse a cui ho partecipato prevedevano un pacco gara di gadget più o meno utili, di prodotti alimentari tipici del posto o ancora di articoli sportivi, magliette e similari; ma il regalo in assoluto più bello che mi sono portata a casa ogni volta è stato l'applauso della gente che tifava ai bordi del tragitto, il sorriso dei volontari che distribuivano acqua e sali ad ogni ristoro, i consigli di chi correva vicino a me e,vedendomi stanca, mi spronava a non fermarmi e lo sguardo di mio marito che mi veniva incontro a ridosso del traguardo e continuava con me, al di là di esso.

    Spero che questa mia semplice storia sia di aiuto a chi ha bisogno di darsi un appuntamento con se stesso, di ritagliarsi quel poco tempo necessario per sentire il proprio respiro, il proprio battito del cuore e per volersi un po' più bene.

    A chi ha poca fiducia in se stesso

    A chi crede ci sia sempre qualcuno migliore di lui

    A chi ha bisogno di un po’ più di amor proprio

    A chi pensa agli altri più che a se stesso

    A chi inizia a contare partendo da due

    A chi sogna con i piedi per terra

    A chi ha dimenticato come essere felice

    A chi ama essere più che apparire

    All’Elisa che ho scoperto in me

    A tutti quelli che non sanno che questa sono io

    CAPITOLO 1

    Se hai un'idea, rispettala, non perché è un'idea, ma perché è tua. (Jim Morrison)

    Tre, due, uno, via...corro per sfidare il freddo, oggi che ci sono appena due gradi fuori e che il gelo incombe dentro di me, perché, forse la gente non se ne rende nemmeno conto, ma a volte si comporta in modo da farmi gelare il cuore.

    La cosa che più di tutte mi dà fastidio è l'indifferenza di chi nemmeno mi chiede come sto, oppure lo fa con la solita domanda tutto bene? perché proprio non si dica che è totalmente disinteressato e perchè con quelle brevi parole è come avesse compiuto il suo dovere in modo che io non abbia a chiedere di più.

    Amo invece la spontaneità, una piccola attenzione quando meno me l’aspetto che subito mi fa solo sorridere, ma poi mi riempie il cuore di gioia. Ho un carattere piuttosto socievole e mi piace chiacchierare con tutti, ma ultimamente ho imparato a fare tesoro dei mie pensieri. Forse ne sono gelosa, o semplicemente non mi va di raccontare a nessuno di me e delle mie vicende.

    In alcuni casi mi sembra opportuno chiudermi in me stessa, in altri, invece, vorrei sfogarmi, parlare con le amiche, trovare consolazione in qualcuno o in qualcosa, ma poi finisco per recuperare nel silenzio il giusto sollievo che mi fa stare bene.

    Oggi non so se sono arrabbiata o triste, in ogni caso corro per scrollarmi di dosso il grande peso della noncuranza altrui e caricarmi invece della buona energia che proviene dal mio solo cuore. Lo immagino come un recipiente di fluido caldo che mi aiuta contro questo freddo pungente e che mi conforta al solo pensiero che non mi abbandona mai, anzi vive proprio dentro di me.

    Voglio essere capace di scaldarmi da sola, di coccolarmi da sola come quando abbraccio il mio accappatoio appeso nel bagno, pensando che sia qualcuno a stringermi tra le sue braccia. L’ho fatto così tante volte che ormai riesco a sfogarmi, a volte persino piangendo e poi riesco a ritrovare il mio equilibrio in quella pezza di spugna bianca: è il mio involucro, la buccia che mi avvolge e mi

    asciuga le lacrime.

    Quando la rabbia si placa, provo una strana sensazione di delusione e sgomento ed è come se non ci fosse più niente di positivo per riempire quel cuore rimasto vuoto e incompreso.

    Non ci sono parole per spiegare. Sarebbero forse tutte fraintese.

    Non ci sono atteggiamenti o modi di fare per dimostrare i fatti nella pratica.

    Non ci sono possibilità per cancellare la convinzione che si sbaglia continuamente, che non si capisce mai quello che gli altri dicono e che si continua ad essere uguali nonostante passino gli anni.

    E io allora corro... corro per convincermi invece:

    1. che a TUTTO deve esserci una soluzione,

    2. che i tempi cambiano proprio come le persone e i loro sentimenti, le paure,le gioie...

    3. che io cambio insieme a loro e parlo, capisco e agisco di conseguenza.

    Vorrei essere come mio padre.

    Lui, per carattere, è pervaso dall’ottimistica certezza di trovare per ogni problema una soluzione, in ogni cosa spiacevole un lato positivo, in ogni dubbio una parvenza di certezza e in ogni male la forza per sconfiggerlo.

    Vorrei poter credere come lui che gli errori si rimediano, che si sbaglia per natura, ma che poi il nostro il cuore ci insegna a fare meglio in un’altra occasione. Perchè papà dice che c’è sempre un’altra occasione.

    La vita è fatta di alti e bassi, buoni e cattivi, belli e brutti, se non abbiamo fiducia nelle nostre capacità non possiamo farcela, perché contare sugli altri non è un calcolo affidabile e sicuro come fare affidamento solamente sulle proprie forze.

    Ecco: io vorrei avere quell’occasione per risolvere i problemi con le mie sole forze.

    Ad ogni battito del cuore devo ricaricarmi dell’energia vitale che mi aiuta ad essere pronta a tutto e capace anche di sostenere i problemi più insormontabili, allo stesso modo con cui affronto le corse in salita, sudando e faticando fino all'ultimo.

    Arrivata a destinazione, il mio fiato sarà corto e il respiro affannato, ma il cuore avrà assorbito l’ossigeno buono dell’essenza vitale, la purificazione necessaria per continuare, per le vie meno impervie e poi di nuovo per

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