URBINO '68 - Amore e contestazione giovanile
By Ivana Magini
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URBINO '68 - Amore e contestazione giovanile - Ivana Magini
Ivana Magini Barbero
URBINO ‘68
Amore e contestazione giovanile
Ho visitato luoghi.
Ho sentito nelle ossa il
gelo delle montagne
….. camminato tra campi
arati e filari di viti
e rubato fiori oltre i cancelli
chiusi.
Ho respirato il mare,
pedalato per la città con
la brezza che sollevava
la gonna e mi sfiorava
i ginocchi.
Ho preso treni, battelli
e percorso strade
per imparare, conoscere,
scoprire …..
Non sapevo che, ogni volta,
uscivo alla ricerca di te.
Dedicato alla mia nipotina
Matilde ... appena nata,
eppure già così indispensabile
e imprescindibile.
‘Conditio sine qua non’
della mia matura esistenza.
PARTE PRIMA
- 1 -
Ebbene, lo confesso: scrivo poesie.
Ieri, mentre riordinavo, ne ho ritrovate tre dentro la stessa busta, finita sul fondo di un cassetto. Mi hanno colto di sorpresa, quasi a tradimento ... riportandomi indietro di oltre 40 anni.
Le poesie, come è giusto che sia, hanno l’incredibile potere di creare immagini, di suggerire emozioni, di sintetizzare la vita. Ora, però, dopo tanto tempo, sento il bisogno di raccontare, di spiegare, di analizzare un’epoca che è stata consegnata alla storia.
Mi chiamo Cristina De Angelis e sono un’ex sessantottina. A dirla tutta, il 1968 mi ha appena sfiorata, nel senso che – salvo una sola eccezione - non mi ha coinvolta fisicamente, trascinata nelle piazze o spinta a scendere in campo. Eppure, anche rimanendo in disparte, l’ho osservato, ascoltato, in qualche misura capito.
Nonostante le mie riserve, perfino al di là di ogni consapevolezza, ne ho respirato l’aria, ne ho subito il fascino, permettendo che indirizzasse le mie scelte e mi cambiasse il futuro. Per questo anch’io mi sento, a buon diritto, una sessantottina... con tutte le connotazioni e tutto ciò che questa definizione contiene di fortemente evocativo.
Dimenticavo di dirvi che sono nata a Pesaro da una famiglia borghese. Senza meriti né colpe ... almeno così credevo.
Sapete? Non ho simpatia per le cronache o le biografie, tantomeno per le autobiografie, perché richiedono di imbrigliare la fantasia. Cosa impossibile, per quanto mi riguarda! E allora, lasciate che vi parli di me come se dessi vita ad un personaggio dei miei racconti. Può sembrare una contraddizione, eppure lo scrittore - sostengo da sempre - deve guardare con distacco le cose e i fatti per riuscire a descriverli in profondità, deve prendere una certa distanza dalle persone per penetrarne i sentimenti. Come il presbite, che non riesce a mettere a fuoco le immagini vicine, mentre vede perfettamente quelle lontane, con tanto di contorni nitidi e precisi.
Dunque, per sommi capi, vi racconterò la storia della mia vita. Un po’ romanzata? Forse ... perché non dimentichiamo una cosa: l’onestà intellettuale – che credo di possedere - è solo una delle parti che compongono la memoria. Tutto il resto tende a filtrare, selezionare, idealizzare, perché tutto il resto è sentimento ... scarsamente attendibile per definizione.
Al fine di farmi perdonare, prenderò a prestito le parole di un grande come Manzoni, il quale fece un’affermazione che sfido chiunque a contestare: Il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto
.
- 2 -
Paola Zanchi era, da sempre, la migliore amica di Cristina. Rimasta orfana di padre ancora piccolissima, la madre, Maria, era stata costretta a cercarsi un lavoro per provvedere ad entrambe. Così, era diventata la governante di casa De Angelis, praticamente una di famiglia. Lei e la bambina si erano sistemate nella foresteria in fondo al giardino, ma Paola era cresciuta insieme a Cristina nell’enorme villa che si affacciava sul viale Trieste e nella quale la piccola, essendo figlia unica, si sarebbe sentita troppo sola.
Le due erano inseparabili ... come si dice, ‘pappa e ciccia’. Il padre di Cristina, l’avvocato Lorenzo De Angelis, lo ripeteva spesso, non senza una punta di sarcasmo nella voce. Infatti Paola, a motivo di una grave disfunzione, era grassa, grassa davvero! I medici avevano sperato che lo sviluppo potesse rimetterle in equilibrio gli ormoni, ma non era successo, purtroppo. Comunque, mentre la mamma di Cristina, la signora Clara, aveva accolto Maria e Paoletta come un dono dal cielo, il marito disapprovava, non vedeva di buon occhio quella promiscuità di stati sociali. Solo a distanza di anni fu costretto ad ammettere che la vicinanza di Paola, una bambina giudiziosa, educata e intelligente, avrebbe potuto avere un’influenza positiva sulla formazione di sua figlia. Tanto più che, essendo di due anni più grande, sarebbe stata in grado di aiutarla nello studio e negli odiatissimi compiti per casa.
Era inevitabile che Paola, crescendo, sviluppasse un complesso d’inferiorità, ma ne risentiva solo nei rapporti sentimentali. Per il resto era ricercatissima, amata e rispettata da uno stuolo di amici, amici veri. Però non aveva corteggiatori ... perché lei era super intelligente, di compagnia, anche autoironica, ma rimaneva sempre una ‘cicciona’. Certo, non era facile convivere col suo problema in una società così attenta alle apparenze. Il fatto che la definissero ‘bella dentro’, pur essendo la verità, la indispettiva moltissimo.
A dire il vero, per Cris era bella anche fuori, nonostante tutto abbastanza proporzionata, agile nei movimenti. E poi aveva un viso bellissimo! Come tutte le persone che riescono a non soccombere, a non lasciarsi affossare dal proprio handicap, Paola aveva sviluppato una personalità travolgente, trascinatrice, da leader. Il tutto accompagnato da una maturità precoce che la rendeva saggia. Cristina la considerava il suo grillo parlante, la voce della sua coscienza, il suo punto di riferimento, il suo tutto. Paola, dal canto suo, nutriva per lei un affetto senza ipocrisia e senza invidia. Infatti, la sorvegliava, la proteggeva, la consigliava come una sorella maggiore, pur non essendo, per natura, né pedante né bacchettona.
- 3 -
Quando i compagni di scuola o gli amici organizzavano qualche ‘festino’, Paola veniva invitata per prima. Qualcuno mormorava malignamente che lo facessero perché passava volentieri i compiti di latino e greco, o perché le femmine non la vedevano come una possibile rivale in amore. Come avrebbero potuto!?
Ma la ragione vera era un’altra ... incontestabile: la Zanchi era vivace, simpatica e piena di idee, insomma l’animatrice ideale di quelle festicciole che, altrimenti, si sarebbero ridotte ai soliti balli rigorosamente lenti da ballare