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Omega Rosso, il ribelle è l'uomo sano
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Ebook172 pages2 hours

Omega Rosso, il ribelle è l'uomo sano

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About this ebook

Omega come l'ultima lettera dell'alfabeto greco, Rosso come il colore del sangue.
“Il ribelle è l'uomo sano”, questa è la tesi.

Cinque insoliti eroi proveranno a cambiare le sorti delle loro vite senza paura di scontrarsi con la società, con i nemici della giustizia e con gli sciacalli della altrui libertà. Non è ammesso pensarla diversamente: il mondo è marcio, l'uomo sano si ribella e chi non lo fa è un nemico.
LanguageItaliano
Release dateAug 27, 2014
ISBN9786050318821
Omega Rosso, il ribelle è l'uomo sano

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    Omega Rosso, il ribelle è l'uomo sano - Francesco Lazzarini

    FRANCESCO LAZZARINI

    OMEGA ROSSO

    Il ribelle è l’uomo sano

    "Ai miei amici,

    a quelli di sempre, a quelli lontani, a quelli che verranno".

    Prefazione

    Chi è il nemico?

    Scrivo ai vivi.

    Per definizione, il nemico è colui che si comporta in modo da sopraffarci e che agisce per provocare la nostra sconfitta. Ovviamente è un termine forte da usare. Può sembrare persino anacronistico a volte eppure lo usiamo volutamente e consciamente, poiché smascherarne la natura è il primo atto per difenderci.

    Ebbene il nemico vi sta a fianco, che lo vediate o meno, sempre con il fiato sul collo. Lo potete riconoscere perché pretende qualcosa da voi però spesso lo chiede in forma di aiuto, o ancor peggio, chiede collaborazione. Il nemico a volte impugna un’arma e può permettersi il lusso di farvi tacere. Il nemico è ovviamente colui per cui svendete controvoglia il vostro tempo, o quello che vi impone di essere educati e servizievoli anche quando non vorreste. Tipico dei nemici che stanno più avanti è di dare ordini se non proprio di 'governare'. Tipico dei nemici in corsa è di fare controlli e cioè di rivestire i panni del controllore. Un nemico sofisticato è quello che veste la toga del perbenista e che dall'alto di un seggio giudica avvalendosi di una legge complicata e interpretabile solamente da pochi eletti - guarda caso anch'essi nemici. Più di successo è il nemico, più beni materiali possiede e talvolta è nemico semplicemente per questo, giacché il superfluo è sempre un maltolto. Un altro tipo di nemico è colui che vende verità intangibili e che ovviamente fa parte di una casta privilegiata e inaccessibile. Del nemico è la pratica legale dell'usura e perciò nemico è chiunque la sostiene e chiunque la esercita. Nemici sono i sostenitori dei monopoli e delle gerarchie, volenti o costretti che siano, anche se per i secondi è facile provare pena. Il nemico è chi lotta per elevarsi e non per elevare. Il nemico è chi sta bene avendo sottoposti. Il nemico genera sottoposti, il nemico educa a sottoporsi.

    Il nemico è colui che rende il mondo un posto peggiore.

    Il nemico è chi rende gli altri persone peggiori.

    Il nemico siete voi quando assecondate i nemici.

    Di nemici è pieno il mondo e nemici sono anche quelli che vi daranno contro quando proverete a essere voi stessi, eticamente ma ancor più economicamente, per non dire quando proverete a farvi giustizia da soli e se proverete a uscire dal sistema. Allora sì che il nemico si farà valere.

    Tutto qui? Purtroppo no. I nemici sono anche coloro che stanno neutrali, coloro che si accontentano, che si fanno sfruttare, che rinunciano a combattere per paura o peggio ancora che si nascondono dietro al diabolico motto 'tanto non potrà mai essere altrimenti'. Sì, sono anch’essi nemici, specie perché ci lasciano in minoranza.

    Ovviamente per il nemico chiunque remi contro è feccia, o peggio ancora, malattia da curare! Da sradicare se occorre, perché in fondo è semplice per chi pensa per sé trovare la propria nemesi in chi lo combatte direttamente. Gli altri non gli interessano se non per i propri fini - mentre per noi anche l'amico del nemico (conscio o inconscio che sia) è un nemico, ma lo è soltanto finché non si converte al nostro scopo che (anziché elevarci di stato sociale) è di crescere di numero e cioè di amici, ma nota bene: solo chi combatte il nemico può diventare nostro amico e quindi un complice.

    Comunque sia a volte il nemico è solamente un'idea, se non la sua mancanza. Misero è il nemico che non pensa con la propria testa. Educato da gente limitata o profittatrice non gli è mai stata concessa una veduta diversa della società, né gli è stato mai dato un buon libro da leggere. Provo pena per il nemico che non sa di essere nocivo, ma ahimè, è così facile essere vittime e carnefici all'oscuro delle cose ed è così poco il tempo che c'è concesso in questa vita, che ad ogni modo c’è solamente da agire per chi ancora verrà.

    Lo ripeto, scrivo ai vivi, a coloro che vivono tutto questo consciamente e che dunque provano disagio. Come me.

    Scrivo a voi: smettetela di andare dallo psicologo, non drogatevi per poi finire per debolezza in comunità o in centri di ritrovo anonimi, non sprecate la vita a cercare di salire i gradini pur di scappare dalla realtà che vi circonda! Non vi è nulla lì in cima e peggio ancora, chi sta in alto vi sputerà addosso nel vedervi salire. Lasciateli lì allora. Isolateli e riunitevi proprio nella realtà che odiate. C'è da osservarla a fondo per capire dove agire. C'è da parlare e da intendersi, ma già tanto è stato fatto. Perciò andate a cercare e imparate!

    Imparate e poi andate per le strade: con vigore ritrovato e nuova consapevolezza vi rivolgerete allora a tutti coloro che non sono come noi e che quindi sono contro di noi! Gli spiegherete chi siete e cosa volete. Gli direte che siete i Ribelli, che siete i salvatori di questo secolo e che venite alla luce per riprendervi quello che vi spetta per diritto di nascita e cioè una dignità, un pezzo di terra e un foglio di carta bianco! Il resto verrà da sé, ve lo prometto.

    'In questo mondo marcio solo il ribelle è l’uomo sano,

    lo sei o non lo sei?

    Io la mia scelta l’ho fatta e se non sei con me,

    sei il nemico'.

    1

    Il Knockout Game

    Una miriade di lance incastonate, tutte appartenute ai guerrieri più valorosi, rende spessore ai muri, gli scudi dorati sono invece parte del tetto che si erge sopra me e alzando lo sguardo posso vedere scene di lotta e di grandi battaglie.

    Di fronte a 540 porte aperte, sono perso nell’indecisione di una scelta quando finalmente scorgo una panca invitante fatta di armature e cuoio che, sola, in una sala enorme, mi chiama: improvvisamente sento l’obbligo di sedermici sopra. Tutto attorno le vesti dei combattenti sono fodera per il mobilio ed io, ormai compiaciuto da quel che vedo, posso finalmente concedermi un lieto riposo nel mio nuovo palazzo.

    Qui seduto mi è propria la virtù della pazienza e seppur in solitudine aspetterò i miei compagni con fiducia, sapendo che passerà ancora un po’ di tempo prima che io possa rivederli. Chiudo gli occhi e attendo.

    Una visione, un ricordo: le mie passate gesta si manifestano ancora sprezzanti dentro di me. Mi auguro che tutto ciò che ne deriverà sarà degno di ottenere un perdurare eterno.

    «Quando sarà il momento tenderò la mano a chi mi piange, ma fino ad allora e se mi sarà concesso, veglierò su di voi e vi consiglierò, compagni miei».

    Un simbolo nasce e cresce nel nome di un’idea, talvolta utopica, talvolta più che concreta. La sua forza è legata alla giustizia nel suo intento e la sua bellezza dona motivazione e spirito di sacrificio a chi sa coglierne l’essenza.

    Se il simbolo che segui conduce alla libertà, se l’insegna sulla tua bandiera ti fa onore e se tutto ciò in cui credi ti rende un uomo forte, allora non portare il tuo vessillo con rammarico o paura, perché un’idea giusta è tutto ciò che più assomiglia all’invincibile.

    Incidi un Omega rosso oggi e sarai un eroe, incidi un Omega rosso domani e sarai soltanto uno dei tanti.

    ... e ora fate come se non aveste letto ancora niente.

    ***

    Arbeit Macht Frei, Il lavoro rende liberi.

    Quale più maledetto motto esiste al mondo, così macabro e riconducibile al fetore dell’umanità, se non questo?

    Ai giorni nostri non serve recarsi ad Auschwitz per esserne testimoni, non serve aver subito uno sterminio per riconoscerne la diabolica menzogna.

    Il 27 Gennaio è il giorno della memoria, si rimembra la Shoah, ovvero lo sterminio della razza ebrea per mezzo delle leggi razziali imposte dal governo Nazista prima e durante la seconda grande guerra.

    Mentre il ceto sociale medio in questo giorno ripensa alla bassezza della propria razza, io già da tempo e in nome dei giusti ideali rivoltosi porto avanti le mie macchinazioni, affinché in un prossimo domani il mondo intero possa invece alzare lo sguardo fiero, in liberi campi di smeraldo, sotto l’insegna: Liberati dal lavoro.

    Sogni nel cassetto a parte, il primo passo per riuscire ad elevarsi consiste sempre nell’ottenere una corretta visione delle cose o quanto meno, del proprio status:

    - «Se vuoi è così, altrimenti ho una trentina di Curriculum sulla mia scrivania di persone pronte a fare quello che fai tu, per meno soldi e con più dedizione»;

    - «Ho bisogno che anche oggi ti fermi un’ora oltre il regolare orario di lavoro, fallo per l’azienda»;

    - «Arriva un’altra volta in ritardo e ti licenzio».

    Nel mio caso, la ripetizione continua di frasi come queste da parte del mio capo non può che avermi confermato d’essere alla stregua di uno schiavo.

    Nel realizzarlo, dapprima la rabbia e poi un semplice senso di disgusto hanno preso il sopravvento su di me.

    Ma che fare per cambiare le cose? Mi sono spesso chiesto.

    Al giorno d’oggi ci vuole un po’ di squilibrio mentale per trovare un equilibrio e nella realtà dei fatti una vita subordinata, massimo se monotona e crudele, non porta nient’altro che a uno sfrenato bisogno di uscirne, a costo di ritrovarsi con dei problemi seri!

    Arriva sera.

    Io, Tati, il Folle e gli altri due della nostra compagnia stiamo passeggiando nelle buie e remote strade della città. Non abbiamo meta, non abbiamo scopo e immersi nel grigio dei palazzi e nel fetore della spazzatura, ci rodiamo il fegato a vicenda.

    Siamo un branco di animali da soma consapevoli che a poche ore di sonno dalla nostra condizione di libertà ci ritroveremo nientemeno che in cantiere o in qualche lurida bettola a servire piatti dall’aspetto dubbio.

    La stanchezza è difficile da sopportare, eppure preferiamo stare in giro quasi tutta la notte e arrivare al lavoro fisicamente distrutti piuttosto di regalare tutte le nostre energie ai nostri schiavisti. Questa è l’unica soluzione che abbiamo trovato finora per scappare dal sistema che ci imprigiona.

    Distruggersi piuttosto che essere distrutti!

    «Siamo malati, siamo schiavi malati, luridi cani a cui nessuno importa se hanno sogni e speranze, asini dalle gambe forti pronti a trainare carri pieni di letame e fieno per vacche. Siamo solo questo in quelle ore di lavoro, ma non quando siamo liberi, quando siamo liberi siamo qualcos’altro: animali feroci, belve ribelli, forti guerrieri intrappolati e scalpitanti. Dobbiamo evadere dalla nostra pazzia! Dobbiamo liberarci dal velenoso miscuglio di idee che ci intrappola giorno per giorno».

    C'è il plenilunio, lo stiamo ammirando quando il Folle dice che dobbiamo animare la serata, che non possiamo andare a letto presto perché altrimenti avremmo buttato via altro tempo utile, così ci guardiamo attorno e come sempre nascono le idee più strane.

    «Facciamo una rissa, spacchiamo tutto, troviamo un modo per divertirci!» Questo il Folle suggerisce e come dargli torto? Siamo annoiati... e quindi ammicchiamo.

    La nostra camminata diviene più veloce e agitata.

    Siamo in cinque, al nostro passaggio il rumore è quello di una marcia militare e le nostre espressioni sembrano quelle che potrebbero assumere un branco di vagabondi affamati verso un banchetto incustodito. Sappiamo più o meno cosa stiamo per fare, non ne siamo convinti, ma ormai nessuno rinuncerebbe al richiamo dell’emozione e poi non possiamo più placare i nostri cuori battenti.

    Dopo una ricerca frenetica, ci ritroviamo finalmente in rotta verso un gruppo di cinque giovani turisti assieme alle loro compagne, avranno circa la nostra età, sembrano sperduti e assonnati mentre quieti camminano per la città, probabilmente alla ricerca del loro Hotel.

    Ci sembrano prede troppo facili da attaccare e l’idea di scaraventarci addosso a loro, tra l'altro senza un vero motivo inizia a non piacerci più, ma si chiama voce della coscienza e va per forza soffocata.

    Di cinque che eravamo convinti nell’agire, ci ritroviamo convinti solo in tre: appunto io, Tati e il Folle, che però ha un braccio ingessato dopo un incidente in moto e quindi non può fare granché. Pensiamo quasi di rinunciare, ma il Tati non si tira mai indietro, il Tati è come un Caterpillar.

    «Vado io, vado io», dice Tati e così fa.

    Dietro di lui allora anche Io e il Folle partiamo alla carica e in un baleno ci posizioniamo d’innanzi al gruppo che ancora inconsapevole prosegue verso di noi. Gli altri due dei nostri, rimasti più lontano, stanno a guardare muti.

    Non ci sono urla, minacce o quant’altro: Tati prosegue dritto, s’avvicina al gruppo e tira un ceffone a tradimento al primo malcapitato, un tonfo potente.

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