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Pensieri forti d'un cristiano debole - Vol. I
Pensieri forti d'un cristiano debole - Vol. I
Pensieri forti d'un cristiano debole - Vol. I
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Pensieri forti d'un cristiano debole - Vol. I

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About this ebook

Una raccolta antologica di intime riflessioni suscitate dal contatto con il quotidiano. I racconti sono brevi agevolando la fluidità della lettura. Tra le meditazioni emerge vigoroso e lampante il riverbero della bella notizia portata dal cristianesimo. Il testo nonostante l'elevatezza dei contenuti trattati, presi dalle esperienze quotidane, si presta ad una lettura scorrevole e di facile comprensione, per mezzo del linguaggio semplice ma non semplicistico.
LanguageItaliano
Release dateAug 4, 2014
ISBN9786050316247
Pensieri forti d'un cristiano debole - Vol. I

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    Pensieri forti d'un cristiano debole - Vol. I - Leonardo Bruni

    Daniela

    N.1) I BEI TEMPI ANDATI

    Venerdì 13.7.2001

    A Careggi, nel corridoio, in attesa della radiografia al torace con il n° 73 in mano. Come alla gastronomica del supermercato: serviamo il n° 69, serviamo il n° 70 . Due vecchi, per ingannare il tempo, leggono il giornale. Un altro giovane che ha ammazzato la mamma .

    È diventato di moda: negli ultimi cinque mesi di codesti misfatti ne ho sentiti tre o quattro . Ai nostri tempi non succedeva. La moglie, s’ammazzava la moglie . La moglie, sì, si può ammazzare: l’onore prima di tutto. Ma di mamme ce n’è una sola . Uno si mise a parlare d’un certo Damasco, suo paesano, che con la roncola in mano – pieno di santo zelo, per l’offesa al suo onore – tagliò la gola alla moglie e all’amante, sorpresi nel letto del peccato.

    Rimango allibito. Siamo d’accordo che di mamme ce n’è una sola: Mater semper certa est…ma rimane il fatto che la moglie si può uccidere.

    Dunque, dopo 2000 e passa anni di cristianesimo, nella cattolicissima Italia siamo a questo punto. Mi vedo in un flash, Damasco, che entrando nella camera da letto, urla: Ah, maledetta sgualdrina!! Muori per l’onta che mi hai fatto . Dopo venti secoli di trasmissione della Buona Notizia, di predicazione orale del vangelo, di approfondimento della Divina Rivelazione, due di quasi ottant’anni dicono con la coscienza a posto: ma la moglie si può ammazzare .

    Per loro provo un sentimenti misto di compassione, pietà e stupore, e mi vedo con la roncola in mano pronto ad ammazzare la mia Fiorellina, qualora la trovassi con un altro uomo nel nostro talamo nuziale. Ma la roncola mi cade di mano, come caddero di mano le pietre dalle mani di coloro che volevano lapidare l’adultera: Chi è senza peccato scagli la prima pietra .

    Rimase solo Gesù e l’adultera. La Misericordia e la miseria, come dice S. Agostino. Veramente Lui poteva scagliare la pietra: Lui era il solo senza peccato. Mai, neppure per un attimo, aveva adoperato l’intelligenza e la volontà per scegliere il male al posto del bene. Ma, nondimeno, non scagliò la pietra: nessuno ti ha condannata? Nessuno Signore neanch’io ti condanno. Vai e non peccare più .

    Potenza della bomba di vita di Gesù di Nazareth! Ricostruire ciò che era distrutto. Recuperare ciò che era perduto. Come fa Gesù? Inventando la gratuità. Con l’amore di Carità ridona vita a chi si ritrova, per proprie scelte sbagliate, ad essere spezzettato in tanti frammenti, come un vaso di coccio.

    Mi viene in mente, come consacrato, di essere sale della terra e luce del mondo. Sono sul punto di dire qualcosa, per illuminare i due vecchietti rimasti ad una concezione pericolosa dell’onore. Ripenso al rapporto ingarbugliato tra fede e cultura. In fin dei conti, nella nostra bella Italia, questa concezione era stata recepita con degli articoli ad hoc nella cultura giuridica. Il nostro codice penale contemplava, infatti, il cosiddetto delitto d’onore, ora tolto. Una dottoressa chiama N° 73 . Devo andare: faccia un bel respiro e trattenga l’aria durante la radiografia .

    Penso che aveva ragione Ovidio certissime antiquora, non sunt meliora .

    Sotto il ronzio della macchina, ad occhi chiusi, rimugino che Dio ci arriva in tanti modi. Certamente, il primo è quello di fare esperienza d’essere amati e chiamati all’esistenza di per se stessi. In questo il babbo e la mamma sono – per ognuno di noi – l’immagine di Dio. Ma anche la Fiorella è, per me, Imago Dei. Quando guardo i suoi occhi, qualcosa dell’infinita bellezza dell’amore divino, arriva a me, e così dovrebbe essere per lei guardando me. È vero che un raggio di sole non è tutto il sole, ma è - pur sempre - luce e calore. In pratica è tutto il sole che tu puoi prendere. Come dice S. Bernardo la fonte ha più acqua di quella che serve all’assetato , ma proprio per questo è riconoscente verso la sorgente. Non prova invidia, non c'è contrasto tra lui e la sorgente.

    Il matrimonio è l’unico sacramento che ha la grazia circolante. Vale a dire, che io arrivo a Dio passando per la Fiorella, e lei arriva a Dio attraverso di me. Non si va a Dio direttamente, come con le grazie relative agli altri sacramenti. Ora: come faccio ad essere unito ed in pace con la vita eterna e felice di Dio, se uccido mia moglie? Uccidendo l’immagine divina in me, sto dalla parte del maligno – pervertito e pervertitore. Dell’eterno disgraziato e tormentato, che ha perso per sempre il godimento della Beatitudine Divina. Così pure se la tradisco e se l’abbandono per un’altra donna. Abbandono Dio e la sua infinita ricchezza, per una manciata di spiccioli, come Esaù che barattò la primogenitura per un piatto di lenticchie ( Gen 25,39 ).

    N° 2 ) DOV’È LA VOSTRA FEDE?

    Questa domanda di Gesù agli apostoli, stasera, mi ha lasciato perplesso. Cosa c’entra questa domanda? Per gli incolti della S. Scrittura devo dire che è, appunto, la domanda che il Signore rivolge agli apostoli, dopo aver calmato il mare in tempesta. Quando, in pratica, la loro barca stava per affondare e non c’era più niente da fare. Ora, la Parola di Dio è eterna, senza tempo, vale sempre. Per loro, allora; per noi, oggi. Cosa c’entra, dunque, questa domanda? Io stavo per morire annegato in una tempesta, e prima di crepare in extremis avevo tentato di svegliarti. E allora? Hai fatto miracoli, a destra e a manca, a prostitute ed usurai esattori delle tasse; quindi a maggior ragione lo potevi fare per i tuoi discepoli. La paura della tempesta mi aveva fatto quasi venire un infarto, e ora mi rimproveri anche? Adesso, viene anche la ramanzina?

    Della serie: «perché sei così pauroso, non hai ancora fede?» Eppure, la mia risonanza è negativa, anche se tale risuona – come prima eco – nel mio animo. Perché qui c’è la Buona Notizia, per cui devo trovarla. Per la mia, per la tua vita. È qui bisogna vederla. Intanto, Gesù non spegne mai la mia vitalità, perché è la felicità fatta persona. Quale tono adopera con me? Quando delle persone disoneste mi hanno fatto fallire, facendomi perdere il lanificio e la filatura di lana; perché mi sono sentito solo ed abbandonato? Dov’è la tua fede? Chiaramente, non è un tono di rimprovero, di delusione o di cattiveria. È invece un aiuto per farmi crescere, non per diminuirmi. Il mio vero problema, quello degli apostoli o il tuo che leggi, qual è? La tempesta per gli apostoli, per me il fallimento, per te altre beghe o il fatto di non avere fede?

    Io credevo che il mio problema fosse la tempesta, ovvero le circostanze fuori del mio raggio d’intervento, come il vento, l’acqua, il lavoro che va male, i genitori che non mi capiscono, i soldi che mi mancano ecc. Cosa posso farci? Sono vittima delle circostanze avverse, ed allora ho tutti i diritti di lamentarmi, di fare l’ipocrita con il vittimismo. I problemi sono, chiaramente, al di fuori della mia portata: irrisolvibili. Gesù però, stasera, non molla: ma è questa la verità ? L’ultima spiegazione oltre la quale non ce ne sta un’altra? Il Signore dice: per me, per me, per tutti i sei miliardi che brulicano su questa terra – questa aiuola che ci fa tanto feroci, come diceva Dante – il problema non sta fuori, ma dentro – il problema è il tuo cuore. Con la fede potresti vivere le difficoltà in un altro modo: come? Come Gesù, il Dio – umanato.

    Rileggo meglio il brano della tempesta sedata. Le circostanze sono le solite: per gli apostoli e per Gesù. Loro, così come me, si disperano, lui se ne sta lì tranquillo. È la sua umanità che è diversa dalla mia. Io ho un’umanità difettosa, in sé naturalmente buona, ma anche inclinata al male, incapace di eleggere e scegliere Dio nelle azioni di ogni momento, al di sopra di tutte le cose. Ho questa spinta indeliberata, che scatta prima della mia volontà razionale, e che si chiama concupiscenza. Ovvero un desiderio disordinato che non posso bloccare. Sono come uno spastico, che non può fare a meno di compiere movimenti scoordinati, scatti sgraziati e dannosi. Non vivo sempre con la serena certezza che la mia vita è nelle mani del Padre. Ho un male, un virus dentro nel cuore: il vento, il mare la tempesta, le circostanze avverse, insomma, fanno solo da catalizzatore, e mi tirano fuori questo disagio profondissimo che ho dentro.

    Sono come uno scompensato, che – sotto sforzo – comincia a fibrillare. È una realtà profondissima, che, acquattata, quando tutto va bene, se ne dorme dentro di me. È quando va male, che se ne esce fuori. Dici: ho fede. Ma in chi? La verità è che a questo Gesù, quando tutto va storto, non ci credo. Che ci sta a fare?

    Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere lacrime in abbondanza ( Sal.79 )

    Gesù di Nazareth, invece, è di un’altra stoffa, non è handicappato come noi di fronte al male. La tempesta c’era anche per lui, anche lui era sulla barca; ma se ne stava, calmo e pacifico, a dormire a poppa. Anche lui sente le sofferenze, ma non si arrabbia, non si dispera. Allora dove sta la soluzione? Non sta nelle tempeste o nei problemi, che tutti, prima o poi, dobbiamo passare, nel morire o nel non morire. Prima o poi, morire toccherà a tutti.

    Il vero rimedio sta NEL COME vivere questi avvenimenti. Anche Gesù è passato attraverso la morte, ma guarda come LA VIVE. Soffre tremendamente, più di ogni uomo apparso sulla faccia della terra. Eppure, prova a meditare le 7 frasi di quest’uomo crocifisso e resterai a bocca aperta. Ti stupirai, di come l’uomo Gesù se ne sta sul patibolo. Ha una serenità, una tranquillità di fondo, che genera meraviglia. Trova forza per spendere gli ultimi scampoli del suo tempo terreno, come gli altri 33 anni passati: facendo del bene agli altri e amandoli, così come sono: anche ai suoi assassini. Non porta rancore per i suoi crocifissori, intercede per loro, chiedendo perdono al Padre. Dà un nuovo figlio a sua madre, che resta sola, e una nuova madre ad un suo apostolo orfano. Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre . ( Giov 19,26 )

    Non dice – come facciamo spesso noi – tutto è perduto, ma dice tutto è compiuto ( Giov 19,30 ) Cioè tutto è stato fatto alla regola dell’arte, come doveva essere fatto, ho vinto ed è valsa la pena vivere così. Se tornassi indietro, agirei e rifarei tutto allo stesso modo.

    Rifiuto dell’umanità e fanalino di coda dell’universo, malfattore certificato dai tribunali umani, trova il tempo di promettere un posto nel suo regno ad un ladrone pentito: un pericolo pubblico che aveva passato la sua vita a rubare ed ammazzare. Così rubò anche il paradiso: In verità di dico, oggi sarai con me in paradiso . ( Lc 23,43 )

    È questo modo di vivere la sofferenza ed il male, che fa radicalmente diversa la vita di Gesù dalla nostra. Egli ha la serena consapevolezza di risuscitare con un corpo glorioso, più potente di quello terreno, e perciò ha la forza di morire nella pace. Noi, invece, corriamo il rischio serio di morire – prima o poi – nella rabbia, nell’astio e nella delusione delle tenebre.

    Se il Signore avesse detto, a freddo, prima di salire sulla barca agli apostoli: avete fede in me? Tutti sarebbero stati d’accordo, avrebbero alzato la mano in segno di assenso e avrebbero proclamato con parole più o meno altisonanti la loro fiducia in lui. Lui invece aspetta che arrivi questa situazione di fortissimo pericolo per farti capire qual è il tuo problema: la tua fede.

    Le circostanze offrono al Signore il destro e l’occasione per farci toccare con mano quello che noi siamo. Ovvero la riscoperta della nostra povertà creaturale: non possiamo pretendere di essere esentati dalle sofferenze. Allora la frase dov’è la vostra fede? non mi spegne, ma mi dà la consolazione e mi fa sentire quasi meglio. Con uno a fianco così, infatti, con un allenatore di tal fatta; come si fa a perdere la partita?

    N° 3 ) LA PISTOLA

    Domenica 15.7.90

    Tolta la Messa dei fanciulli delle ore 9,30 – nel mese di Luglio – resta solo quella delle ore 11, quella dei belli . Così, esentato per tale orario dal mio ministero diaconale, posso dormire un po’ di più. Un riposo da settimo giorno, un rigirarsi per poltrire un po’ nel letto: piccole gioie della vita. Nell’ampio talamo nuziale, è piacevole muoversi di traverso, in qua e in là, mia moglie si è già alzata per fare le faccende.

    Rigirandomi, mi sono ritrovato sotto un fianco, qualcosa che mi ha dato fastidio. Portata alla luce, da sotto le lenzuola, ne è uscita una corona del rosario. Lamento del marito diacono alla sposa: Sempre la tua corona del rosario tra i piedi .

    Risposta della moglie, entrata in camera: - Ringrazia Iddio che porto la corona del rosaio, se fossi stata una brigatista rossa e avessi portato la pistola sarebbe stato peggio .

    Mi fermo a rimirare i pippini della corona del rosario e penso che ha ragione: cos’è il rosario se non un’arma? E che arma, contro il maligno. Per ogni Ave Maria che parte da quella corona, arriva una martellata sulla testa del tenebroso, una freccia che lo colpisce. E di martellate e di pistolettate da casa nostra gliene sono arrivate parecchie.

    N° 4) SUICIDIO

    È difficile aiutare i figli in crisi. Oggi, Paolo se ne sta muto, mangiando svogliatamente. Questi giovani sembrano così autonomi, a volte strafottenti, ma sono così fragili! Come un velo di crosta terrestre che, sotto, sta per essere sconquassata da un terremoto. Stamani, si è ucciso un suo amico ,Stefano. Si è gettato giù da un viadotto dopo Firenze Signa. Perché a 25 anni siamo talmente confusi da scegliere la morte? La solita storia: un amore, sognato e vissuto come se dovesse durare per sempre, e poi andato male. Una chiusura in se stesso, una depressione, un allontanarsi da tutto e da tutti per 2 lunghi anni, e poi – una mattina – un volo di 100 metri. Stanotte ho sognato Stefano e gli ho chiesto: perché l’hai fatto? .

    " Al contrario della gioia e dell’amore, che mi aveva aperto agli altri, il dolore mi aveva come murato, chiuso in me stesso, a riflettere sul mio stato d’animo di sofferenza. Non era solo un fatto fisico – biologico, investiva tutta la mia persona, specialmente spirito e sentimenti. Ho avuto bisogno d’un ripensamento profondo della mia esistenza: perché sono stato costretto all’angolo del ring, a rivedere il senso della mia vita, svuotata e senza amore. Da qui è nata la mia segregazione, come uno che si mette in quarantena, perché ha una malattia infettiva. Mi sono agitato, come un calabrone in una bottiglia, ma non ho trovato senso e risposta, e non ho saputo integrare questa sofferenza nella mia storia personale.

    La mia anima gemeva giorno e notte, l’emorragia non cessava per cui era un continuo morire, attimo per attimo, ora dopo ora. Allora ho deciso: c’era un solo modo di sbarazzarsi del dolore e dei suoi interrogativi. Tentare d’uscire da questo tunnel degli orrori che era diventata la mia esistenza: scappato da qui, sarei stato meglio. ma tu non puoi, figliolo, affrontare la vita, con in gioco l’eternità, con le

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