Solo conoscendo si può combattere
4/5
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Questo libro racconta esperienze dirette e raccolte, personali e di altri, di oggi e di ieri. Tutto questo per cercare di fornire degli spunti di pensiero su come migliorare il domani.
Buona lettura,
umilmente,
Mario.
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Solo conoscendo si può combattere - Mario Massardi
Ringraziamenti
Capitolo 0: Il pensiero
Il tempo risolverà tutto. Questo ci viene insegnato da speranzose canzoni popolari che fanno il giro di ogni singola casa e che vengono ascoltate da ogni singolo orecchio. Aspettate! Il tempo guarirà ogni ferita. Aspettate! Il tempo porterà l’occasione che state aspettando. Aspettate! Il momento giusto per agire arriverà. Baggianate cari Lettori, il tempo non guarisce nulla. Non guarisce i malanni mentali ma li mette da parte per farli riemergere successivamente; non è il tempo che cura lo stress, non è allontanandosi da un problema che si inizia a star bene. Togliere lo stress vuol dire affrontare il problema e vincerlo.
Il tempo allo stesso modo non guarisce i malanni del cuore; un innamorato che soffre perché abbandonato dalla sua amata non starà meglio per il tempo, ma perché altro sarà l’oggetto del suo amore.
Il tempo non guarisce i malanni fisici, nemmeno un semplice raffreddore, sono i nostri anticorpi che combattono per noi affrontando giorno dopo giorno i nemici della nostra salute.
No cari Lettori, ricordatevi che il tempo non guarisce neppure il tempo! Non aspettate che i tempi cambino, non aspettate la tanto bramata età dell’oro! L’età dell’oro è il frutto di leggende o epoche ormai passate in cui valorosi uomini e valorose donne ottennero la pace e il completo benessere! Con ciò non voglio dire che non sia possibile vivere spensierati ma che sicuramente non è il tempo il rimedio a tutti mali. Rileggete le parole appena stese: l’età dell’oro è il frutto di leggende o epoche ormai passate in cui valorosi uomini e valorose donne ottennero la pace e il completo benessere
. Si, la parola chiave è ottennero. Non aspettate gli eventi, CREATELI!
Questo era uno dei tipici discorsi da motivatore
che Spyro si riproponeva ogni giorno appena alzato dal letto. Era un convinto sostenitore di uno dei discorsi più famosi del ventunesimo secolo e che sicuramente sarebbe passato alla storia, il discorso del 12 Giugno 2005 pronunciato da Steve Jobs all’università californiana di Stanford, il discorso che terminò con uno degli augurii più belli e incitanti che si possano fare: Siate affamati. Siate folli
. Un discorso che qualsiasi cosa capitasse gli riecheggiava nella mente, siate affamati, siate folli.
Queste parole che tanto gli scaldavano il cuore nei suoi pensieri si collegavano direttamente e inequivocabilmente a un contesto storico tanto lontano da quello in cui furono pronunciate da fargli venire la pelle d’oca: la battaglia delle Termopili. Sì, mai più che in quel contesto gli uomini furono tanto affamati di libertà e felicità né mai furono così folli. Quale follia doveva spingere 300 uomini ad affrontare, con la consapevolezza di non sopravvivere, un esercito tanto spaventoso e orripilante come veniva presentato quello del famoso re di Persia e dell’Egitto Serse? Quale follia doveva spingere il primo di questi 300 uomini, il loro re, Leonida a pronunciare una frase come Venite a prendervele!
quando un infinito esercito lo intimò di abbassare le armi? Egli morì ma salvò il suo popolo e quello di tutta la Grecia.
Se lui fosse stato un uomo moderno, avrebbe abbassato le armi, convinto che il tempo avrebbe risolto un governo di tirannia.
Qualcuno di voi ora si starà domandando chi sia il nostro Spyro cui abbiamo accennato prima. Avremo tutto il tempo di parlare del nostro protagonista, iniziate a pensare che egli possa essere chiunque di voi, uno qualunque dei vostri cani, uno qualunque dei vostri amici, un personaggio qualunque del vostro cartone animato preferito, un qualunque dirigente della migliore azienda della storia; l’importante è trasportarlo ai giorni nostri, nel ventunesimo secolo. Quindi iniziate a perdervi nelle azzurre nuvole che vi stanno tutt’intorno e a farvi trasportare dalla storia del nostro protagonista, dalla vostra storia.
Capitolo 1: Un ragazzo qualunque
Vedete ancora le nuvole intorno a voi? Iniziate a scendere accompagnati da un leggero motivetto rilassante di quelli che si sentono nei centri benessere. Vedete quella cittadina persa in mezzo ai campi in prossimità di quella grande Città? Avvicinatevi ancora un po’, verso quelle case, quei condomini giallo acceso che segnano il confine tra la verde campagna e il grigio centro del Paese. Vedete, qui risiedeva il nostro protagonista quando tutto iniziò, e da qui noi partiremo a narrare la sua travagliata storia.
Spyro si era appena trasferito. Abitava in un’immensa cascina immersa nella campagna di una qualsiasi frazione quando, a causa di litigi familiari che da tempo attanagliavano la sua famiglia e a causa di un mutuo troppo alto, si trasferì in quel confine urbano in cui ci siamo catapultati. Questo era un luogo in cui si potevano vedere molte caratteristiche tipiche delle grandi città come discoteche, night club e persino un centro commerciale; le persone si comportavano da snob. Spyro quando si trasferì pensò di essere giunto in un posto che gli avrebbe dato molte possibilità, che lo avrebbe fatto divertire nella sua adolescenza. Ma quella città non aveva l’aria della metropoli né era vista come tale e soprattutto, come detto, era fatta da gente che non aveva nulla di nobile, erano solo e semplicemente snob. Quando si entra in un grande centro urbano ci si aspetta di respirare smog, qui si respirava solo aria di concime, sprigionata dall’attività, che dall’odore sembrava esserci tutto l’anno, della concimazione dei campi.
Questo clima piaceva molto al nostro innocente protagonista perché gli ricordava la cascina in cui era cresciuto, gli ricordava quella che nel suo cuore era rimasta casa sua, ma nello stesso tempo gli permetteva di immaginarsi come una grande persona d’affari, in quanto nei suoi pensieri quel luogo gli avrebbe aperto innumerevoli portoni, offrendogli possibilità di ogni tipo.
Arrivando nella nuova casa egli si innamorò subito del giardino privato e non modestissimo di cui era dotata l’abitazione in cui sarebbe andato ad vivere. Era un bellissimo appartamento in effetti. Entrando ci si trovava nel salotto, dove immaginava sarebbero stati disposti uno spazioso divano a L
e un grande televisore, il tutto illuminato da una grande porta-finestra che dava su un giardino anteriore di forma triangolare. La parete era pitturata di un colore giallo con il metodo della spugnatura, il quale creava un piacevole effetto con i riflessi della luce che entrava al mattino, quando i raggi solari attraversavano la porta-finestra. Adiacenti alla sala si trovavano, da un lato, la cucina, una piccola stanza in cui sarebbero stati disposti solo pochi mobili e un tavolino, e dall’altro lato un atrio in cui era presente un condizionatore che mandava l’aria nelle tre stanze immediatamente successive. La stanza centrale era una sala da bagno, piastrellata fino a circa un metro e ottanta centimetri di altezza con mattonelle color verde acqua che Spyro trovava rilassanti. Per rendere ancora più accattivante il bagno vi era una piccola vasca dalla forma rettangolare, in cui il nostro protagonista aveva intenzione di andare qualora avesse voluto rilassarsi. A sinistra del bagno vi era la camera in cui avrebbero dormito i suoi genitori. Era ampia, pitturata di bordeaux, e centrale, contro una parete, vi era un letto molto bello con le finiture e le decorazioni in stile Art Nouveau
, con sopra un lenzuolo anch’esso bordeaux che era già stato sistemato dalla madre di Spyro. Di fronte al letto vi era un enorme armadio a parete, a destra una cassettiera molto grande con uno specchio, e infine vi erano due comodini; il tutto nello stesso stile artistico del letto. Sembrava quasi una camera regale. Sulla destra del bagno c’era quella che sarebbe diventata la sua Stanza Ovale
, il luogo per lui più importante di tutta la casa: camera sua. Questa era molto piccola ma al contempo accogliente e rilassante grazie al colore delle sue pareti e alla forma stretta e allungata che spesso lo faceva sentire come se fosse su una barca, abbandonato nel mare del mondo. Una barca su cui solo lui poteva restare e che solo lui comandava.
Non meno importante, al piano interrato c’erano tre stanze: un garage, una lavanderia e infine una splendida taverna arredata e resa abitabile.
Infine lo splendido giardino privato, non troppo ampio ma sufficientemente grande da avere un portico e un gazebo, in cui Spyro progettava di passare lunghissimi pomeriggi.
Quando si trasferì frequentava la quinta elementare, ma non fu un problema per lui ambientarsi nella nuova scuola. Fece subito amicizia con i suoi compagni di classe. Erano tutti molto strani dal suo punto di vista, bambini con la mentalità da bambini ma con gli atteggiamenti da cinquantenni in carriera. Una peculiarità questa che accomunava tutti i giovanissimi di quel luogo, quasi come se in un quella città la tanto lodata e apprezzata verde età fosse solo un ricordo dei nonni e considerata segno di stupidità. Quell’anno scolastico passò molto velocemente, non ebbe nemmeno il tempo di imparare i nomi delle maestre che già stava dando il primo esame della sua vita, l’ormai inesistente esame di quinta elementare. Lo passò senza problemi, era uno studente modello Spyro, amava leggere e imparare, quasi come amava il nuovo sport che aveva conosciuto in questa città e che gli sembrava tanto strano: il rugby. Egli aveva sempre giocato a pallone e di colpo scoprì uno sport dove oltre che prenderlo con le mani, il pallone era ovale! Il rugby gli piacque fin da subito e fin da subito decise che avrebbe dedicato il suo tempo a imparare e crescere in quello sport. Ma nei primi mesi fu osteggiato dai genitori i quali, preoccupati per lui a causa della sua corporatura non molto robusta, erano alquanto infastiditi dalla nuova passione del figlio.
La quinta elementare finì e arrivò il tempo delle medie. Fu un bel periodo. Spyro si impegnava a scuola e otteneva ottimi risultati. Aveva degli eccellenti professori e dei buoni compagni di classe, ma in questo periodo a lui non importavano i