Il giorno che la morte perse la memoria
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Mentre Caerghot, con l’aiuto del Negromante di Corte, Winz Dentibelli, cerca un modo per rimettere le cose a posto, le autorità costituite decidono di processare l’incolpevole Signor Morte, per interruzione di pubblico servizio e i due, su consiglio dell’esperto Ozione da Chiodorotto, decidono di assumere per la difesa dell’incolpevole smemorato il noto principe del foro, avvocato Cazzuola ignorando che il legale è affetto da una doppia personalità che lo porta a ricoprire sia il ruolo di accusatore che quello di difensore. Oltre a pretendere una doppia parcella.
Arriva finalmente il giorno del processo e il dibattimento si svolge in un clima di grande partecipazione e aspettativa, mentre le Potenze Oscure tramano, ovviamente nell’oscurità, per liberarsi di tutta quella gente che vive a scrocco. E proprio quando tutto sembra perduto…tutto lo è veramente.
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Il giorno che la morte perse la memoria - Giancarlo Bernardi
12
1
Tutto ebbe inizio quando una cellula scoprì che le proprie simili avevano un buon sapore.
Sebbene non visse tanto a lungo da poter scrivere un ricettario, quell’audace gesto comportò diverse conseguenze, non ultima quella del sorgere della raffinata civiltà di Kluge, dal nome della più importante città di tutto Wunderkillapoded[1], un anonimo pianeta che avrebbe preferito passare inosservato e continuare a ruotare senza troppo clamore.
In origine non si trattava che di un piccolo villaggio di viandanti costretti a fermarsi in quel luogo a causa di una palude ribollente e mefitica attorno alle cui pozze gorgoglianti i maiali erano rimasti per ore discutendo allegramente con le stesse. Visto però il benefico effetto sul morale dei suini, quegli antichi pionieri avevano decisero di restare e il piccolo villaggio si era ben presto trasformato in una ricca metropoli nelle cui strade congestionate ora avanzava, senza fretta, una strana figura incappucciata con sulle spalle una falce così grande che molti erano tentati di chiederle che razza di concime usasse per avere un grano così alto. Tentazione rapidamente fugata non appena fissavano lo spazio dove la buona educazione avrebbe imposto la presenza di un volto e dove invece non c’era assolutamente nulla, ma non il nulla dell’assenza quanto piuttosto l’assenza del nulla, il che era veramente poco per poter scambiare quattro chiacchiere rilassanti. Sebbene la figura in questione fosse ben nota, nessuno però amava parlarne e quando erano costretti a farlo lo facevano con le mani nascoste in posti da cui la decenza imponeva si tenessero lontane, almeno in pubblico. Di quella figura col cappuccio nessuno conosceva né il vero nome né la provenienza: per tutti era semplicemente il Signor Morte
, un signore piuttosto magro e incappucciato che quotidianamente camminava senza fretta verso qualche abitazione dove, una volta arrivato, scostava con la falce il consueto cartello che avvertiva dell’assenza del proprietario e bussava educatamente. Qualche secondo dopo una voce malamente contraffatta snocciolava una patetica litania di scuse improbabili e infine, constatato che il visitatore rimaneva dov’era, la porta si apriva in un borbottio di imbarazzate giustificazioni che giuravano di non averlo riconosciuto. Scusa ridicola dato che il Signor Morte in tanti anni non aveva mai cambiato look, sebbene il sarto da cui si serviva non sembrava essere un granché a giudicare dalle misure dell’abito che gli copriva completamente sia il volto che le mani.
E anche quel giorno la scena si ripeté: il Signor Morte si fermò davanti ad una porta e bussò educatamente con il manico della falce.
Non c’è nessuno! Non sapete leggere?
, rispose una voce nasale in tonalità di falsetto.
L’altro scosse il cappuccio, osservando in silenzio il cartello che avvertiva della partenza dell’inquilino e dell’impossibilità di precisare la data del suo ritorno. Lo lacerò con un elegante colpo di falce e bussò di nuovo, stavolta con maggiore forza.
Papà è fuori e mi ha proibito di aprire agli sconosciuti…
, proseguì la voce passando ad una tonalità che avrebbe voluto essere infantile ma riuscì ad essere solo sgradevolmente stridula.
Il Signor Morte sospirò, il che fece precipitare di diversi gradi la temperatura circostante, e spalancò la porta che, sebbene massiccia, non oppose la minima resistenza.
Questa è violazione di domicilio!
, gridò un ometto infuriato spalmato sulla parte interna della porta.
SEI PRONTO CAERGHOT?
, disse la figura appoggiandosi alla falce.
Se sono pronto?! Certo che sono pronto! E’ una vita che mi preparo per questo momento! Ci ho scritto persino un libro!
, disse l’uomo indicando il volume sopra il quale era salito per raggiungere l’ultimo inutile chiavistello. Il Signor Morte annuì.
CONOSCO IL GENERE
Caerghot lo fissò, poi con l’aria di chi ha capito che è inutile dare perle ai porci per evitare che i salumi vengano venduti in gioielleria, si mise il volume sottobraccio e si avviò verso lo studio non nascondendo il fastidio per l’evidente mancanza di interesse dell’altro.
PERCHE’ LO STUDIO?
Perché sono un intellettuale, ecco perché!
, rispose sedendosi alla scrivania e aprendo il volume davanti a sé, già vedo la scena: io ormai esanime che vengo dolcemente adagiato da mani pietose sullo schienale della poltrona e poi i loro occhi pieni di lacrime che si posano sulle mie ultime parole…
Il Signor Morte allungò il cappuccio per sbirciare sulle pagine aperte:
HAI UNA PESSIMA CALLIGRAFIA
E’ un codice!
, ripose acido Caerghot chiudendo di scatto il volume, Bisogna leggerlo a testa in giù: una misura necessaria per celare la verità a menti indegne!
CAPISCO
, commentò annoiato il Signor Morte.
Lasciamo perdere… tanto con te è tempo sprecato…
GIA’
Caerghot fece finta di non aver sentito e impugnò una penna sfrangiata di drollo[2]: Allora, che devo fare adesso?
ADESSO NON DEVI FARE PROPRIO PIU’ NIENTE
Non devo strabuzzare gli occhi? Rantolare? Sbavare?
NON E’ NECESSARIO, OLTRECHE’ POCO IGIENICO
, rispose sollevando la falce che prese a ronzare sinistramente.
Caerghot deglutì e alzò un dito.
La falce si riabbassò:
PROPRIO ADESSO?
No, volevo solo chiederti un’ultima cortesia
OVVERO?
, rispose con l’aria di chi ha sentito quella richiesta infinite volte.
Posso farmi un ultimo goccetto? E’ l’unica cosa che mi mancherà
, rispose con aria triste. La figura incappucciata rimase immobile per qualche istante e poi fece un cenno di assenso.
Grazie!
, rispose felice Caerghot scivolando dalla poltrona per correre in cucina.
Il Signor Morte si sedette ricambiando lo sguardo di Stuart, il gatto di casa, che l’osservava con l’aria sicura di chi ha una riserva sufficiente di vite e si guardò attorno. La casa era una tipica casa Klugena: piccola, con il tetto di travi e paglia nel quale un’ apertura centrale fungeva sia da camino che da doccia. Le finestre non avevano vetri ma imposte di legno o, nelle case più ricche, di pergamena o fogli di calendario che venivano quasi sempre rubati dai maniaci di passaggio, soprattutto se veniva usata la pagina di Settembre, quella con i capelli rossi. L’arredamento era sobrio ma disordinato, con i quadri accatastati ai piedi delle pareti come imponeva un’antica tradizione: dovevano, infatti, essere appesi esattamente un’ora prima del trapasso del proprietario dell’immobile, in modo da lasciare tutto in ordine per gli eredi cui naturalmente non piacevano e che quindi venivano dati alle fiamme in loco. Il mobilio era costituito da un tavolo, un letto e un comodino che litigavano continuamente tra loro, essendo parenti per parte di un tronco proveniente dalla foresta parlante, come poté constatare lo stesso Signor Morte quando prese a tamburellare sul tavolo scatenando delle risatine isteriche per il solletico così provocato nel suppellettile.
Finalmente Caerghot tornò e si versò, da una bottiglia a forma di tetràpero[3], un liquido giallo-verdognolo in un bicchiere opaco come una cataratta.
Questa roba fa resuscitare i morti: posso offrire?
, disse, leccando il bicchiere.
CI MANCHEREBBE ALTRO…GRAZIE MA NON BEVO IN SERVIZIO
Caerghot, dopo aver ingoiato in un sol colpo il misterioso liquido, schioccò le labbra con aria soddisfatta. La figura incappucciata emise un sospiro che si tramutò in mille spifferi gelati e posò la falce sul tavolo.
CAERGHOT, IL TEMPO E’ SCADUTO
Ecco perché ultimamente aveva uno strano sapore! Ah, ah, ah! Niente male come battuta metafisica, eh?
Il Signor Morte alzò il cappuccio al soffitto e si accinse a sollevare di nuovo la falce.
Non si potrebbe farlo con un po’ di musica? Così tanto per l’atmosfera…
SE VUOI PUOI FISCHIARE
Veramente io pensavo a qualcosa di meglio…
, disse Caerghot estraendo da un cassetto un vecchio violino con annesso archetto.
FAI COME VUOI
Caerghot annuì e iniziò a suonare qualcosa che stava alla melodia come una pustola ad una statua di alabastro.
PER FAVORE, CAERGHOT!
Bhè, io non voglio morire sentendo lo sciacquone dei vicini!
, rispose continuando a sterminare note senza il minimo rimorso.
Il Signor Morte posò la falce e gli strappò lo strumento dalle mani.
Suoni tu?
HO SOLO DUE MANI: SE SUONO NON POSSO USARE LA FALCE!
Oh, bhè…potresti suonare mentre mi falcio da solo
NON E’ MOLTO REGOLARE
Ma chi vuoi lo venga a sapere? Dài!
Il Signor Morte lo fissò per qualche istante, poi si rigirò il violino tra le maniche e infine lo poggiò delicatamente in una piega del cappuccio. Sotto lo sguardo geloso della falce, impugnò l’archetto e una melodia struggente si diffuse nella stanza e fu come se tutti i tramonti, tutte le piogge d’autunno, tutte le stelle cadenti si prendessero per mano in un malinconico girotondo mentre bolle di accordi svanivano in sospiri di rimpianto.
Lo sai che non suoni niente male?
Il Signor Morte, continuando a cullare le note perché si assopissero senza paura, indicò con un gesto del cappuccio la falce, poggiata al muro.
Ah, certo, certo…
, rispose Caerghot afferrando l’attrezzo che lo superava di parecchie spanne, …allora, dunque…questo deve essere il manico…vediamo…
, continuò facendolo oscillare pericolosamente vicino a Stuart che si allontanò per non sciupare inutilmente parte del proprio budget di vite.
DEVI ROVESCIARLA
, disse il Signor Morte continuando a suonare.
Ah, certo. E’ovvio
, convenne Caerghot eseguendo l’operazione che ebbe come conseguenza inevitabile la collisione del manico della falce con il cappuccio del Signor Morte che lasciò cadere il violino e piombò a terra senza rumore.
Ops…fatto male?
, si scusò poggiando la falce sul tavolo e avvicinandosi alla figura stesa sul pavimento. L’altro rimase muto e immobile.
Stuart, che nel frattempo era tornato, fissò il padrone con lo sguardo di ammirazione dovuto a chiunque catturi un topo molto grosso.
Forse dovrei schiaffeggiarlo… ma dove?
, borbottò fissando il vuoto che riempiva il cappuccio, Proviamo a fargli bere qualcosa…
, disse alla fine riempiendo un bicchierino con la mistura ingurgitata poco prima. Esitò ancora qualche istante cercando di indovinare dove si trovasse la bocca del Signor Morte e, poi, con un’alzata di spalle, lo gettò direttamente all’interno del cappuccio dove il liquido scintillò per poi svanire lasciando dietro di sé un inquietante odore di bruciato.
Forse dovrei cercare aiuto
, bofonchiò davanti alla persistente immobilità del Signor Morte, Tu resta qui…
, ordinò a Stuart che prese a leccarsi indolentemente una zampa tanto per mettere in chiaro che non avrebbe fatto mai niente del genere. Seccato dall’inattesa piega degli eventi, Caerghot uscì in strada dirigendosi a passo veloce verso una bottega di verzuraio poco distante.
Scusate signora, ma…
, disse passando davanti ad una corpulenta signora parzialmente mimetizzata da un trionfo di ortaggi, …è un’emergenza! Buon verzuraio, avete qualcosa per un tizio che è svenuto a casa mia?
Che ne direbbe di un minestrone?
, rispose sarcastico l’altro scostando la cortina di zucchine che gli ostacolava la visione.
Non fate lo spiritoso! Avrete delle erbe, no?
Non vorrei darle l’impressione di non volermi assumere responsabilità, ma ha pensato di rivolgersi ad un medico?
L’altro scosse la testa: Troppo cari e poi non credo che il Signor Morte apprezzi gente abituata a prendersi il merito del suo lavoro
Il commerciante deglutì e lo guardò stupefatto: LUI era da lei?
Certamente! Avrà notato che sono un moribondo!
, rispose piccato.
Mi sembra un po’ tardi per una tisana
Non sono per me. LUI ha avuto un incidente
, sussurrò con aria imbarazzata.
Un incidente? Ma è…
Rapidamente gli tappò la bocca con la mano:Non è il caso di fare pubblicità alla cosa, e poi non è niente di grave, è solo svenuto
Come svenuto? Ma il Signor Morte non può svenire!
Caerghot sbuffò spazientito, sorridendo falsamente alla signora che continuava a selezionare le zucchine con aria concentrata, Bhè, invece lo ha fatto! Ora mi dà queste benedette erbe?
Ma…ma non capisco cosa….
E’ semplice: il loro odore lo farà riprendere. Allora cosa mi consiglia?
Il commerciante si alzò dalla zucca sulla quale si era seduto per l’emozione e cominciò a frugare in diversi sacchettini che erano appesi appena sopra la cassa e alla fine estrasse un mazzetto di ex erbe rinsecchite che sembravano sostenersi a vicenda, in verità senza troppo successo. Caerghot osservò le mummie vegetali e fissò perplesso l’altro.
Sono erbe…bhè almeno una volta lo erano, che crescono solo nei cimiteri sconsacrati… gli zombies le fumano quando sono depressi. Forse…
Non credo che il Signor Morte abbia mai fumato questa roba
Non si può mai dire, mi creda
Caerghot rifletté, poi richiuse il sacchettino e si avviò rapidamente verso l’uscita del negozio. La signora scaricò le zucchine sul bancone e fissò il verzuraio:
Mi sembra di aver sentito che è successo qualcosa al Signor Morte…
L’altro scoppiò in una risata tanto fragorosa quanto falsa, cercando di aprirsi un varco tra le cucurbitacee: Ma signora! Cosa vuole possa succedere al Signor Morte?
Nel frattempo Caerghot era tornato a casa. Stringendo il sacchetto tra