Racconti Fantastici
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Book preview
Racconti Fantastici - Domenico Forchino
Domenico Forchino
RACCONTI FANTASTICI
Dato alle stampe in Novembre, 2014.
In copertina: Milites Requiescentes (particolare), Jan e Lucas van Doetecum su disegno di P. Bruegel, circa 1555–56.
UUID: 151b87c4-6b19-11e4-8e89-ed5308d36374
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Indice
Prefazione
Prefazione dell'Autore
Monsignor Dino
Notte chiara
Parce sepulto
O che bel vivere
La casa sulla collina
Cenarono insieme
Un’uva dal raspo rosso
Bambina sola
Due storie per la fine del mondo
Pastor et nauta
Benvenuti a Canale 9
Prefazione
Strano posto, la Terra. Ospitale, non c’è che dire, anche se in evidente deterioramento. Strani soprattutto questi terrestri, un po’ ottusi e decisamente rozzi, ma capaci di inaspettate fiammate di genialità.
Questo potere che essi chiamano la fantasia è invero un’arma incredibile, che permette loro di superare le barriere dello spazio-tempo e raggiungere in un istante appena mondi lontani, creare universi paralleli ed esplorarne i paradossi, ed il tutto senza avere le minime nozioni di meccanica fluido-spaziale.
Ritengo sia stata questa cosa, più che i meri fatti della Sinagoga, a preoccupare Sua Imperturbabile Altezza Galattica, e richiedere l’intervento degli Estintori.
Nel corso dell’operazione di pulizia del pianeta che ebbi a coordinare, ritrovai personalmente questo minuscolo libretto che metto agli atti, a comprovare la pericolosità di questa specie, che con tanta naturalezza è capace di destreggiarsi nelle logiche non lineari.
Sembra trattarsi di una raccolta di esperimenti di Immaginazione, in apparenza scritti per diletto, ma in cui il Consiglio dubito non mancherà di ravvisare evidenti intenti sovversivi. Infatti, chi possiede questo potere non è controllabile, e pertanto la sua sola esistenza rappresenta un’aperta sfida ed una minaccia all’Autorità Imperiale dell’Eccellentissimo.
Ne raccomando pertanto la lettura con molta cautela, onde evitare il pericolo di esserne contagiati.
Visto, letto e sottoscritto
S.A.S.E. – Sua Altezza Serena Evanescente, Rettore Imperiale della Terza Luna di Giove
f. Atreo Aspidex, Procolo
Prefazione dell'Autore
Questi racconti traggono origine e si svolgono in un mondo fantastico – il nostro mondo - visto attraverso un velo sottile che sembra rendere probabile l’impossibile e certo il probabile con situazioni e personaggi comuni e meno comuni, in un paesaggio dove s’intravedono sullo sfondo scorci di terra canavesana o una magica Valle d’Aosta che racchiude in monasteri obsoleti spoglie aliene in una connivenza secolare con mistici depositari di insospettabili conoscenze.
Un mondo dal quale è possibile andarsene verso le stelle ad ascoltarne la musica, come succede al satellite che improvvisamente si scopre pensante e presente a sé stesso, quindi esistente, non prima però di essersi liberato dal pesante fardello atomico che i suoi costruttori – impossibile chiamarli genitori – gli hanno collocato in pancia e adesso verrà rispedito ai mittenti a loro esclusivo disdoro e danno,per poi far vela così alleggerito verso l’infinito linquentem terram et sidera voce sequentem.
Ma anche un mondo sul quale è possibile cadere, come la particella d’energia infinita che colpisce in fronte un povero diavolo che su una sgangherata bicicletta arranca verso casa sotto una tempesta di neve; ed allora tutto si trasforma ed il racconto diventa favola dove alla fine si salverà il pensionato Dino divenuto ormai onnipotente, si salveranno i suoi ricordi e la sua bicicletta rimessa a nuovo e con loro diversi personaggi di contorno ma non secondari: l’avvocato che non ha potuto suo malgrado questa volta esser d’aiuto al poveruomo, il giudice arrogante e viveur che s’attarda a cercare soluzioni diverse da quella esaustiva che gli sta sotto gli occhi, ma recupera la moglie in una romantica passeggiata sotto un cielo di neve.
La lunga camminata notturna dell’alpino Bepi al chiarore della luna sulla neve luccicante di febbraio è invece presagio di primavera imminente, avanti di concludersi in modo assolutamente imprevedibile.
Un mondo sul quale cadono – o sono caduti - anche gli alieni, minacciosi o indifferenti, tutto fuorché cinofili, buongustai e fini degustatori di formaggi e vini, corroborati da esibizioni ginniche fra i ruderi di irraggiungibili castelli protesi sul vuoto.
Un mondo infine da cui ci si può allontanare, per mero accidente o consapevole scelta, attraverso varchi spazio-temporali, verso il passato o in pellegrinaggio attraverso le galassie lasciandosi alle spalle cuori infranti o preoccupanti stazioni di tappa.
Mondo dove si consumano ed intrecciano le vicende di personaggi a volte inquietanti come il Dott. Pantarej, diplomatico a riposo nella cui villa in collina sboccia la storia d’amore fra la Dottoressa Maria Stella ed il Tribuno angusticlavio Marco Valerio Rufo di età adrianea, giovani trentenni uniti da una faglia spazio temporale, con un finale sorprendente cui vengono in soccorso la saggezza coranica ed il tocco di una sottile ironia.
Situazioni con cui interferiscono a volte anche i nostri mezzi tecnici di uso quotidiano. Il telefonino di Pantarej chiamerà invano il centurione Rapax duemila anni indietro rispetto al tempo d’oggi per sentir rispondere con la frase di rito che "Il cliente da lei contattato non è momentaneamente raggiungibile. Si prega di riprovare più tardi" ed un bip di chiusura che prelude in realtà ad una successiva sorprendente riapertura a conclusione del racconto.
Alla ricerca dello sfuggente Anonimus Quidam, caduto sulla terra nel 1750, concorrono un alto prelato ed un affermato docente dell’università F. Cossiga
, fratelli nella stessa Loggia ma solidamente ancorati ciascuno alle proprie convinzioni di fede e ragione, con la determinante collaborazione dell’Abate Malpaga mistico ultimo depositario di imperscrutabili segreti dell’universo. Riusciranno nell’intento dopo un tavolo a cinque con due viaggiatori di Andromeda, una conversazione in latino, assaggi di fontina d’alpeggio, e vino Enfer.
Nella singolare vicenda del Commissario Marco Lanza, che per riportare a casa una bambina smarrita sulla piazza del mercato, si troverà suo malgrado trasportato dall’obsoleto campo Robinson della sua cittadina in piena preistoria, per ritornarvi volontariamente come un dio del tuono portando seco una copia del Vangelo secondo Matteo a consolazione spirituale e letteraria, trova ingresso fra l’altro il cimelio storico della pistola Glisenti del Tenente Maurilio Cordara della Compagnia Mitraglieri Fiat nella Grande Guerra con il sottofondo coinvolgente di una canzone d’amore Tuareg. La Glisenti del Tenente Cordara abbaiò per l’ultima volta nell’alba tersa di una ventosa giornata d’autunno del tardo Neolitico.
In questi racconti trovano posto anche i Carabinieri – Reali e non – che riescono sempre a far bella figura pur partendo da presupposti erronei o facilmente confutabili, sia scendano in lotta in una magica notte di Carnevale con uno sprovveduto pizzaiolo di Sorrento – in realtà infiltrato di Giove – portando in salvo i disgraziati avventori, ma restando perdutamente invaghiti di due giovani robotte dalle forme procaci, ma corredate da scatoline e scatolone piene di circuiti elettronici, sia arrivino a consegnare ai propri superiori per il più eventualmente a praticarsi un incompreso pezzo di futuro. E sarà proprio il comandante interinale Arturo Detregiache dei Reali Carabinieri a piedi, nella redazione del rapporto informativo sulla incidentale dipartita del proprio Maestro Avv. Menacorda a trovare quello stile impeccabilmente formale da tanto tempo vanamente cercato.
E trovano posto anche i vini, sia reali che immaginari, là dove nella fornitissima cantina del dott. Pantarej fanno mostra accanto all’eccellenti barbere di Ozzano, erbaluce brut e passiti di bonarda, insospettabili chiaretti del Mar Morto e passiti del Qatar miracoli delle sabbie, mentre sarà proprio Cantamessa presidente della Cantina Sociale a non farcela, schiavo d’amore per sua volontà, a tornare indietro nel proprio tempo, dopo essersi calato alla ricerca di un’uva dal raspo rosso nel suo paese di fine '800, dandone una commovente descrizione sull’onda della nostalgia nel ricordo dei suoi antenati e finendo in bellezza fra le braccia consolatrici dell’amica ostessa dei Tre Merli – in realtà una guardiana del tempo a vegliare sui viaggiatori – davanti ad una vecchia bottiglia di passito di bonarda con etichetta dicente 1848 di cui ha appena avuto modo di apprezzare il contenuto avanti di sprofondare in un dolce soffice oblio.
Concludono il libro DUE STORIE PER LA FINE DEL MONDO di Filippo, figlio dell’Autore, che già ha avuto occasione di cimentarsi con successo nel campo del fantasy, a dimostrazione che il mondo in realtà non finisce, ma continua sotto altra forma.
In PASTOR ET NAUTA, l’ultimo Papa nell’apocalisse generale finirà per trovarsi sulle ginocchia, sotto le sembianze del bambino tratto in salvo, il Signore e la sua Gloria. Ma dovrà prima spiegare un mistero…
Nel secondo racconto BENVENUTI A CANALE NOVE l’intento di un facilmente riconoscibile Cavaliere di ottenere la chiusura di una rete per scarsità di audience viene frustrato