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Diabolik nella mia ...Luna
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Diabolik nella mia ...Luna

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Le ultime bollicine nel bicchiere che avevo abbandonato sul tavolo, facevano fatica ad arrivare in cima allo spumante che le aveva generate; nessun movimento esterno le aiutava a sprigionarsi e quindi a confondersi con l’aria sovrastante.
Non riuscivo ancora a capacitarmi: Quello che era successo, non poteva essere vero! Non poteva essere accaduto a me. In un attimo vidi scorrere tutto il film della mia vita e gli spettatori, oltre a qualche interprete minore, mi guardavano in silenzio senza dire nulla ma i loro sguardi erano identici: Chiedevano spiegazioni. Come avevo potuto io, che ero il protagonista indiscusso, non essermi mai accorto di quello che mi stava rovinando addosso? Davvero tutta la trama del film era indipendente dalla mia volontà, oppure ero io il regista occulto? Sicuramente qualcuno di loro o forse in molti, si era posto questa domanda e chissà? Qual era stata la risposta.
Certamente ero il più informato di tutti, ma a questo punto, dopo quella visita sgradita e assolutamente inaspettata, le mie certezze vacillarono di brutto e non ero più convinto di conoscere la vera verità. Avevo bisogno di analizzare con calma tutto il mio trascorso, almeno per quanto riguarda la seconda parte; della prima, ero certo, nessun dubbio poteva rovinarmi i ricordi.
LanguageItaliano
Release dateJan 25, 2015
ISBN9786050351705
Diabolik nella mia ...Luna

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    Diabolik nella mia ...Luna - Giampiero Aringhieri

    L'AUTORE

    INTRODUZIONE

    Le ultime bollicine nel bicchiere che avevo abbandonato sul tavolo, facevano fatica ad arrivare in cima allo spumante che le aveva generate; nessun movimento esterno le aiutava a sprigionarsi e quindi a confondersi con l’aria sovrastante.

    Non riuscivo ancora a capacitarmi: Quello che era successo, non poteva essere vero! Non poteva essere accaduto a me. In un attimo vidi scorrere tutto il film della mia vita e gli spettatori, oltre a qualche interprete minore, mi guardavano in silenzio senza dire nulla ma i loro sguardi erano identici: Chiedevano spiegazioni. Come avevo potuto io, che ero il protagonista indiscusso, non essermi mai accorto di quello che mi stava rovinando addosso? Davvero tutta la trama del film era indipendente dalla mia volontà, oppure ero io il regista occulto? Sicuramente qualcuno di loro o forse in molti, si era posto questa domanda e chissà? Qual era stata la risposta.

    Certamente ero il più informato di tutti, ma a questo punto, dopo quella visita sgradita e assolutamente inaspettata, le mie certezze vacillarono di brutto e non ero più convinto di conoscere la vera verità.

    Avevo bisogno di analizzare con calma tutto il mio trascorso, almeno per quanto riguarda la seconda parte; della prima, ero certo, nessun dubbio poteva rovinarmi i ricordi.

    LA LUNA

    La mia storia dura circa sessantadue anni. Si potrebbe dire una storia qualunque di un qualunque ragazzo che è cresciuto, è diventato adulto e ha incontrato poi la terza età, nella quale ha dovuto però, fermarsi a riflettere.

    Non ho mai pensato di essere esente da critiche e non mi sono assolutamente meravigliato, quando ne sono stato bersaglio. Come si dice? Tutto il mondo è paese e nel nostro, ne sono ormai convinto, lo sport preferito non è il calcio, come tutti crediamo, bensì l’abitudine della gente a giudicare e biasimare gli altri soprattutto, se meritano invidia.

    Una canzone di ormai parecchi anni fa portata al successo da Antoine, diceva: Se lavori, ti tirano le pietre, non lavori e ti tirano le pietre; quindi a prescindere, la critica ci sarà sempre.

    Qualche amico, non troppo affezionato o qualche parente magari geloso, è sempre pronto a dire dietro alle tue spalle, quello che avresti dovuto fare e ciò che potevi evitare.

    Qualcuno s’impegnerà a divulgare, che ti sei adattato a compromessi pur di arrivare e altri invece asseriranno che ti sei seduto e non ti sei impegnato abbastanza. Nel mio caso è prevalsa la seconda opinione: Si è accontentato- dicevano - altri avrebbero messo più impegno e avrebbero ottenuto di più. Chissà? Forse avevano ragione, forse non ero stato troppo assiduo altrimenti avrei potuto esagerare e magari, guadagnarmi La Luna.

    Ecco… La luna! Ma poi? Che cosa ne avrei fatto?

    Il mondo, è pieno di persone che si sono davvero guadagnate la luna, ma che non sapendo gestirla, non hanno avuto la capacità di trarne i vantaggi, che la stessa poteva regalare.

    Veniamo quindi alla mia storia. Quando dopo la maturità mi sono avvicinato al mondo del lavoro, l’ho fatto con umiltà e dedizione totale e credo di poter asserire tranquillamente che ciò mi ha garantito un’ottima considerazione. Non ho avuto quindi difficoltà eccessive a superare gli inevitabili ostacoli dovuti all’inesperienza e non solo.

    Purtroppo anche l’astio di chi prima di me, aveva intrapreso il mio mestiere con risultati evidentemente meno brillanti, e i pareri gratuiti e disinteressati dei personaggi di cui sopra, influivano e naturalmente in negativo. Ciò nonostante, e qui vorrei puntualizzare, mi sono impegnato seriamente e i risultati mi hanno dato comunque ragione.

    Dai vent’anni agli attuali sessantadue, ho fatto il rappresentante di commercio e tuttora pur essendo in età di pensione, me ne occupo sempre con la stessa caparbia dedizione.

    Avevo incominciato con una ditta di mobili di un buon livello e poi per diversi anni mi sono occupato di elettrodomestici fino al ritorno nel settore del mobilio spaziando però nella creazione di veri e propri arredi. L’evoluzione positiva c’è stata soprattutto negli ultimi anni dopo che Maurizio, il mio primogenito laureatosi con successo in architettura, decise di affiancarmi dandomi quindi con le sue nuove idee, quel grosso impulso di cui certamente avevo bisogno. Largo ai giovani! Lo dicevo anche quando ero giovane io, ma in ogni caso, ho sempre accompagnato questa frase con un’altra altrettanto valida e di sicuro effetto; Purché, tengano presente e migliorino, il lavoro di chi li ha preceduti: I vecchi.

    Già! I vecchi. Qualcuno con un passato più lungo e forse più meritevole del mio, un giorno mi confidò che la luna non era la stessa per tutti; secondo il suo ragionamento, ognuno poteva crearsi la sua e non esistevano tabelle o vademecum per valutare qual era la più importante.

    Nel caso delle critiche menzionate, la luna era sicuramente rappresentata da un conto in banca molto più importante, ma - mi sono chiesto spesso - a cosa sarebbe servito? Con gli onesti e preciso onesti ricavi dalla mia professione, ero riuscito a costruirmi una discreta casetta con tanto di altrettanto modesto giardino. Nel frattempo, avevo fatto laureare due figli e diplomare il terzo, che aveva ritenuto quello il suo traguardo da raggiungere. La Luna avrebbe significato grosse possibilità per i miei ragazzi, ma i loro obiettivi secondo me, non avrebbero avuto i giusti valori, portandoli magari a degenerare.

    Non si può fare di tutta l’erba, un fascio. Ed è giusto! Andando però a vedere le storie dei tanti figli di papà e intendo dire di quelli che la Luna (economica) l’hanno davvero acquisita, non mi sembra di visualizzare begli epiloghi. Purtroppo, avendo tutto e non sognando un traguardo vero da raggiungere, la degenerazione è molto più facile e in molti casi, può solo danneggiarci.

    E forse adesso capisco perché qualcuno ha avuto l’impressione che mi sia accontentato e non abbia avuto altre pretese.

    Il fatto è che io sono sempre stato convinto della mia buona sorte e lo sono già dalla mia fanciullezza quando ho conosciuto Francesca e ho capito pur con i limiti di quell’età tutta entusiasmi, sarebbe stata lei a tracciare il mio percorso permettendomi di essere fortunato.

    Quando la conobbi, frequentava la prima media inferiore ed io, più grande di un anno, ero appena stato promosso alla seconda.

    Sorella del mio compagno di banco con il quale ho percorso insieme le prime tre classi, sono stato agevolato per i nostri incontri e da allora, la mia frequentazione della sua famiglia, non ha avuto mai interruzioni.

    Ufficialmente andavo in casa sua per studiare con Marco Corsi, (si chiamava così il mio compagno di scuola importante), ma poi chissà perché, finiva sempre che passavo il tempo a parlare con lei. L’amico Marco che di studiare proprio non ne aveva voglia, non se ne preoccupava per niente e magari passava i pomeriggi in giardino a giocare con le biglie o con i tappi della Coca cola. Sapeva benissimo che il mio aiuto disinteressato, (si fa per dire), in occasione dei compiti in classe, lo avrebbe avuto comunque; il motivo, era ormai noto.

    Ogni pretesto quindi, per gli anni a venire, è stato buono per frequentarci ed era una consuetudine quasi quotidiana fino alla disgraziata idea di Marco, di non proseguire con la scuola. Con quella decisione il mio compagno preferito, ci tolse automaticamente la copertura ufficiale per i nostri incontri.

    Il timore mio e di Francesca, era che data l’età ci fosse proibito vederci e per un certo periodo, lo facemmo di nascosto con i conseguenti rischi e sensi di colpa, che per il carattere platonico del nostro stare insieme, erano certamente fuori luogo.

    Il nostro interesse però, l’uno per l’altra era così evidente, che nessuno cadde dalle nuvole quando decidemmo, seppure intimoriti, di confessarlo. D'altronde - le dissi insieme con uno dei nostri primi baci - il mio nome è Paolo e il tuo è Francesca; la nostra non può che essere una grande storia d’amore. Aggiunsi poi: Vorrei però che avesse una fine più

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