Gitanes Senza Filtro
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Book preview
Gitanes Senza Filtro - Alessandro Ernandez
E
ALEXANDRE
Ah, voi! Prima che realizzassi che c’eravate la mia vita era ogni ragazza che avevo di fronte, e le mie parole scorrevano sulla carta come i calici dei beoni e dei buontemponi che avevano trasformato la felicità in un canto stonato. Ma che meraviglia!
Gli occhi mi si posavano addosso e i capelli disegnavano forme armoniose con il vento, il mio soffio, il mio respiro alla vita. E le labbra di ognuna di loro mi mangiavano come una pesca matura e con tutta la buccia. Poi ho immaginato certe cose. Volevo farlo. E poiché volevo farlo, avete pensato male di me. ma non l’ho fatto. Ma non avete pensato meglio di me. perché comunque vi è rimasta l’idea di me che ho voluto farlo.
Era tutto troppo tardi. Avevate sviato i loro pensieri da me, e sulle loro mani spuntarono degli anelli d’oro pieni di brillanti bellissimi che io non potevo regalare. Infine, avete dato nuovo fuoco al mio battesimo, e mi sono venute le rughe e i capelli bianchi. Ero diventato qualcuno. Ma non lo sarei stato per molto.
Vengo dalla Francia, ma questo non mi giustifica.
Vengo dalla Francia, ma questa non è una ragione per criticarmi.
Mi sono allenato con le parole. E sono diventato un giocoliere. Ed ogni cosa persa di me non sarà più riprodotta. Dovevo pensare a qualcosa di più lucente. Ma le donne mi avrebbero amato difficilmente. Da allora, capii che le cose non sarebbero più state le stesse.
Ed era iniziata la fine.
BARBABIETOLE
Nuove solitudini albeggiano senza i colori dell’introspezione. Che? io come Rimbaud? io come il bambino viziato schifoso (non aggiungo altro – per rispetto della persona, forse –)? Non sono fuggito come lui. Io cercavo qualcosa.
Vergogna stellare! nuove solitudini già appartenenti al passato, il tramonto legittimo e imperituro di un occhio che guarda e si chiude, e perché mai dovrebbe restare aperto all’orrore del particolare del quadro della sua visione? – tutti uguali i particolari, niente di particolare, al di là del senso e dei sentimenti di pietà e compassione che ti ricordano l’appartenenza alla specie umana, e solo perché qualcuno ti ha detto che sei un uomo.
Utero puzzolente. Non essere più un uomo, non dover comportarsi come il decoro vuole.
Ancora. Le visioni. No, per carità, non sono Rimbaud, faccio già fatica a essere me stesso. Non voglio essere Rimbaud. Non sono neanche un francese puro. Non voglio sembrare Rimbaud (odioso