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Ho fatto il militare
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Ho fatto il militare

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IL ROMANZO BREVE "HO FATTO IL MILITARE" E' DI NATURA AUTOBIOGRAFICA E NARRA L'AVVENTURA DELLA NAIA VISSUTA DALL'AUTORE NEGLI ANNI 80 PRIMA ANCORA CHE IL SERVIZIO DI LEVA VENISSE ABOLITO E RAPPRESENTA UN DIALOGO IDEALE COL NIPOTE LEONARDO CUI SI RIVOLGE E CHE NON FARA' MAI IL SOLDATO.
LanguageItaliano
Release dateDec 2, 2014
ISBN9786050340204
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    Ho fatto il militare - Davide Torrente

    Ho fatto il militare

    di Davide Torrente

    Davide Torrente

    via Pergolesi, 1

    51016 Montecatini Terme (PT)

    telefono: +39 (0572) 73586

    cellulare: +39 (348) 9550613

    e-mail: davideaugusto2011@libero.it

    Facebook: http://www.facebook.com/davideaugusto

    Prologo

    Caro Leonardo, ti voglio raccontare il mio servizio militare; tu adesso hai diciotto anni ma il servizio di leva non lo farai, le leggi sono cambiate, adesso non esiste più l'obbligo di trascorrere dodici mesi in divisa, è già da alcuni anni che è stata abolita la naia, ora il militare si fa solo per professione. Forse tu sarai contento di questo, non è mai stato considerato un periodo felice della propria vita fare il militare, è sempre stato visto come una grossa grana da sopportare, e credevo che ciò sarebbe stato anche per me, ma, ti sorprenderai, non è stato così.

    Forse perché ero stanco della routine quotidiana dal commercialista presso il cui studio già lavoravo, forse perché sapevo di doverlo fare e pensavo che la cosa migliore fosse prenderlo con filosofia, come diceva sempre mio zio medico - lo zio Mario -, parlando della vita in generale; e poi c'è da dire anche che l'idea di partire e di stare un anno fuori di casa mi allettava molto, quasi ne ero contento.

    Tu, Leonardo, non farai le marce con gli anfibi ai piedi, non striscerai per terra mangiando polvere lungo il percorso di guerra, non risponderai Signorsì portando la mano tesa alla tempia e sbattendo i tacchi, tu non laverai le latrine né i pavimenti delle camerate, non farai il piantone né la guardia armata, non andrai al poligono a sparare con il FAL o l'MG, non andrai - felice - in licenza 5+1, ma neanche conoscerai tanti bravi ragazzi, non conoscerai la paura - al contempo il coraggio - di tenere una bomba in mano nell'atto di lanciarla temendo che ti spappoli le falangi, non avrai tante amicizie che ti riempiranno le serate nella penombra della camerata, sdraiati in branda, tra risate e racconti famigliari, non avrai la stima degli ufficiali né dei sottufficiali ma - per fortuna - neanche il disprezzo dei nonni e non dovrai subire le loro angherie, sottostare ai loro stupidi soprusi e alla loro prepotenza; non avrai tutto questo: decidi tu se è un bene o un male - i pro e i contro, no? - io, tirando le somme, giudico l'anno trascorso in divisa come un periodo prevalentemente positivo e durante il quale, pensa, mi sono persino divertito; ho avuto, sicuramente, la fortuna di capitare in una città bellissima come Firenze e di avere come commilitoni, almeno nella maggioranza, tanti bravi ragazzi con un ottimo livello culturale - e questo è molto importante -, erano quasi tutti diplomati o laureati - destinati, come me, infatti, al Reparto Servizi del Distretto Militare, lavoro d'ufficio, insomma, e per questo, forse, la naia è stata più lieve.

    La partenza

    Partii nel marzo del 1986, non avevo ancora ventidue anni, ed era già un anno che lavoravo nello studio di consulenza, come ragioniere, di un noto commercialista di Roma; non pensavo minimamente, in quei giorni che precedettero la partenza, alle difficoltà che avrei potuto incontrare, non me ne curavo, soltanto un lieve pensiero rivolto al famigerato nonnismo occupava ogni tanto la mia mente ma senza impensierirmi troppo, l'avrei affrontato con fermezza e serenità, e poi c'erano gli auguri di Cristina e del ragioniere che mi dicevano che non avrei sofferto troppo, anzi forse per niente.

    Approfittando del mio compleanno, infatti, Cristina scrisse sul biglietto d'auguri: Ciao spina, auguri per il militare imminente: come per ogni ricorrenza, d'abitudine allo studio si festeggiava, c'erano i dolci e lo champagne, era il 15 ottobre 1985 ma io già sapevo grazie al padre di Paolo - maresciallo dell'Esercito - che a marzo sarei partito per il servizio di leva, destinazione Falconara Marittima per il CAR e poi Firenze per il Corpo. Presi quella scritta sul biglietto che accompagnava il regalo come un segnale beneaugurante, e perciò ringraziai ancor più affettuosamente Cristina a cui ero legato da una sincera amicizia e forse da un innamoramento nascosto. Anche gli altri colleghi si unirono agli auguri per la mia festa e vennero a sapere anch'essi della mia prossima partenza, il ragioniere e la figlia Francesca erano già stati informati.

    Quando arrivò quel giorno, il 13 marzo 1986, mi alzai presto la mattina, avevo il treno delle 8,10 che mi aspettava alla stazione Termini, dovevo prendere l'autobus in tempo. Salutai sulla porta il babbo e la mamma, che mi abbracciarono calorosamente, augurandomi un In bocca al lupo, fatti sentire appena arrivi, o comunque appena puoi precisò mio padre, militare in Polizia che sapeva come andavano le cose in caserma, cioè per le lunghe, specialmente all'arrivo. Mia madre con le lacrime agli occhi mi disse: Non ti far mancare niente, mangia e copriti, mi raccomando!, le detti un bacio anche a lei, più dolce, e presi l'ascensore, con il mio borsone pieno di biancheria e indumenti vari, e anche un libro di Calvino.

    Il mattino era fresco, avevo comunque il piumino e l'aria frizzantina mi riempiva di serenità, un viaggio era per me, come sempre, una bella esperienza. Ero tranquillo.

    Sull'autobus un imprevisto che fu dovuto alla mia distrazione delle ore precedenti: non avevo acquistato il biglietto, ed al salire in vettura del controllore la mia preoccupazione si esplicitò nei suoi confronti cercando un po' di comprensione; gli mostrai il foglio di partenza per la leva: Guardi, sto partendo per il militare, non si può fare a meno..., ma il controllore non ne volle sapere, ed io dovetti arrendermi alla mia dimenticanza e pagare placidamente la multa. Inaspettatamente anche un'altra persona, una signora, era sprovvista del necessario biglietto e dovette anche lei pagarne le conseguenze, dopo inutili e peraltro ingiustificabili rimostranze, dopo che l'uomo in divisa le aveva fatto notare che anche quel bravo giovine - cioè io - aveva pagato senza fare tante storie ammettendo la propria colpa.

    Ma come avevo potuto dimenticarmi di comprare il biglietto? non l'avevo certo fatto apposta; fa niente, pensai; pensai anche Cominciamo bene!, e poi subito dopo: Forse è un buon segno!, scaramanticamente.

    Alla stazione, contrariamente alle solite partenze, notai subito una moltitudine di ragazzi in procinto di partire con borsone al seguito, e subito si intuiva che erano tutti miei colleghi, difficile sbagliarsi. Ed infatti quasi tutto il treno ed in particolare il mio vagone ed il mio scompartimento erano occupati da ragazzi dai quali venni a sapere che anch'essi erano di partenza per il CAR, alcuni con destinazione Falconara Marittima come me, altri verso Ancona o città limitrofe. Ce ne era uno, in particolare, seduto di fronte a me, che

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