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Non è come credi!
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Non è come credi!
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Non è come credi!

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Se all'età di 14 anni mi avessero detto che avrei avuto le potenzialità per scrivere un libro, a chiunque fosse, gli avrei riso in faccia.
Le mie capacità di scrittura a quei tempi si potrebbero riassumere con una barzelletta che ho sentito ultimamente: “A scuola, un insegnante di italiano propone come tema, per un compito in classe: “Parla della seconda guerra mondiale” un alunno consegna il suo operato con scritto: “Sono morti tutti” inutile dire che il voto dell'insegnante fu un “due” con aggiunta di un “Vergognati”. Non è il mio caso per fortuna ma, vi garantisco, non sono mai stato capace di scrivere più di venti righe.
Non so se per mancanza di idee o perché non sapevo come esprimere i miei concetti, ma i miei temi non si dissociavano molto da questo, poi un giorno di qualche anno fa, cominciai a scrivere; un po' per noia, un po' per un progetto che avevo in testa da tempo, scrissi un copione per il teatro di tre atti “NON È COME CREDI!”, che troverete in questo libro che ne porta anche il titolo, piacque talmente tanto a chiunque lo propinassi che mi venne voglia di continuare. Così, da allora, ogni tanto scoccio amici e famigliari con un mio scritto.
Ne ho fatti molti nel frattempo, quasi tutti da rivedere, come ogni artista non sono mai soddisfatto del mio operato, ogni volta che rileggo uno scritto gli faccio una modifica, perciò questo libro che spero sia solo il primo di una lunga serie, ho pubblicato alfa e omega, ovvero la prima e l'ultima mia creazione, tutt'e due hanno a che fare con i dubbi, nel racconto “UN MONDO PICCOLO” mi auguro che Voi lettori abbiate sempre il dubbio di quello che state leggendo in modo che, se doveste chiedermelo, potrei risponderVi: “ NON E' COME CREDI!”
Spero Vi piacciano tanto quanto sono piaciute a me, ai miei amici ed ai miei famigliari.

Massimo Maffezzoli
LanguageItaliano
Release dateNov 17, 2014
ISBN9786050336870
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    Non è come credi! - Massimo Maffezzoli

    Ringraziamenti

    UN MONDO PICCOLO

    Era un uomo come tanti altri al mondo, aveva un lavoro d'ufficio come archivista, che non sopportava, in un buio ufficio,

    era talmente deluso dalle precedenti relazioni che non si fidava più delle donne, viveva da solo in un'appartamento di periferia, l'unico suo orgoglio, una casa dotata di tutti i confort tecnologici: domotica, wi-fi ampliato, televisore enorme con impianto dolby surround che faceva tremare le pareti, naturalmente insonorizzate per la quiete dei vicini, insomma un paese di bengodi per tecnocrati, appena entrava in quel piccolo appartamento tutto diventava futurista, ogni elettrodomestico era governabile tramite il suo cellulare e lì lui si sentiva Re e Imperatore.

    Ogni mattina si alzava presto per fare un po' di corsa nel parcheggio antistante casa, un anello di un km preciso, perfetto per un fanatico dello jogging come lui.

    Quello che amava di più, oltre la tecnologia presente nell'appartamento era la vista della camera, ogni mattina quando guardava fuori ammirava il mare oltre la pineta, se il mare era mosso, per lui sarebbe stata una giornata piena, al contrario se era calmo sarebbe stata una giornata noiosa... non c'era fondamento nei suoi pronostici, ma lui era convinto che fosse così.

    Un giorno capitò che dovesse stare a casa dal lavoro e decise di esplorare quel bosco, dove dietro si vedeva il mare.

    Entrò in modo timoroso, quasi avesse paura di trovare la morte in persona.

    invece, dopo poco che era entrato e si era abituato alla luce del sottobosco, incontrò un labrador nero, magrissimo, muso rasoterra, scodinzolante, occhi tristi di chi ha sofferto tanto. Ma come si fa a maltrattare un cane così. Aveva un panino nello zaino è lo divise con il cane, che mangiò avidamente, una volta che l'ebbero finito, si voltò e si allontanò.

    Tornò altre volte nel luogo dell'incontro con quel suo nuovo amico con dell'altro cibo adatto, e una vecchia coperta affinché la usasse come cuccia.

    Finché un giorno il cane seguì l'uomo, entrò in casa, e subito desiderò che restasse con sé, ma verso sera, il cane fece capire all'uomo che voleva uscire, a lui non rimase altro che guardarlo inoltrarsi nella boscaglia.

    Per i giorni a seguire guardò dalla finestra per cercare traccia del suo amico a quattro zampe, finché una notte sentì dei latrati, si alzò andò fuori e lo vide lì ad aspettarlo ai bordi del bosco, tra le zampe una strana pietra luminescente; scese con l'intento di calmarlo, prima che svegliasse tutto l'isolato. Appena i loro sguardi si incrociarono il cane prese in bocca la pietra e corse verso l'uomo, gli lasciò delicatamente il sasso tra i piedi e si sedette di fronte a lui in attesa, scodinzolando.

    L'uomo si chinò e raccolse il sasso lo studiò un po', poi pensò che dovesse lanciarlo per giocare con il cane, ma appena fece per tirare indietro il braccio il cane balzò sull'uomo, non con cattiveria, ma con uno sguardo dagli occhi imploranti. All'uomo sembrò di sentire una voce urlare No, ti prego! si fermò di scatto e istintivamente si guardò la mano che teneva il sasso... era più luminoso.

    Il comportamento del cane era alquanto bizzarro, sembrava non volesse giocare ma che tenesse quella strana pietra, pensò che volesse ringraziarlo di averlo accudito nutrito e coccolato, ma è strano da parte di un cane, non gli risultava che facessero regali. Incredulo circa l'accaduto, fece un nuovo tentativo di lancio della strana pietra, ma ancora una volta il cane gli balzo addosso. Stavolta lo fece cadere e subito, il cane, lo afferrò per il braccio, non per ferirlo ma per fermarlo. Era ormai chiaro che non volesse giocare, ma che voleva tenesse la pietra.

    Poi, il cane entrò, ma prima di varcare la soglia si voltò verso l'uomo che lo seguì in casa fissando quella strana pietra che gli brillava in mano.

    Una volta entrati, il cane, si acciambellò sul tappeto davanti al divano, dopo aver girato su se stesso un paio di volte. L'uomo si avvicinò si sedette di fianco al suo amico quadrupede, appoggiò la pietra sul divano e fece due carezze al cane, poi prese la pietra tra le mani e la fissò a lungo, tentava di capire da dove potesse arrivare quella strana luce.

    Improvvisamente si accorse del cane, seduto di fronte a lui scodinzolante che lo fissava con il suo lucido muso levato,

    Come ti chiami?.

    L'uomo balzò in piedi, il cuore gli batteva così forte da sembrare volesse uscirgli dal petto, si guardò intorno e si accorse che il cane era ancora sdraiato sul tappeto, che lo guardava con occhi sonnacchiosi. Calmati! disse a voce alta, "Stavi

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