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Nel paese delle cannare
Nel paese delle cannare
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Nel paese delle cannare

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About this ebook

Il tenente dei carabiniere Rondino, viene chiamato a prestare servizio in una piccola caserma della Sicilia occidentale.
In quel luogo apparentemente non succede mai nulla, tanto che la vita dei militari risulta noiosa, ma dall’arrivo del nuovo comandante tutto cambia.
Nello stesso giorno del suo insediamento due anziani signori vengono a denunciare la scomparsa della loro unica figlia avvenuta molti anni prima, da quella indagine il tenente, con il suo fido appuntato Figuzzo scoprono tanti casi mai risolti, anche il fatto che il precedente comandante era un corrotto. Non mancano nella storia i risvolti umani, la dettagliata descrizioni dei luoghi e alcune peculiarità gastronomiche.
LanguageItaliano
Release dateNov 5, 2014
ISBN9786050329766
Nel paese delle cannare

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    Nel paese delle cannare - Giovanni Maniscalco

    Farm

    I. Rondino a Prosatti

    Nonostante fosse un siciliano puro sangue e avesse alle spalle quasi venti anni di servizio, il tenente Rondino non aveva mai prestato servizio in Sicilia, quello era il suo primo incarico nell’isola.

    Quella mattina doveva prendere comando nella caserma di Prosatti, un piccolo paesino della Sicilia occidentale, un posto assolutamente tranquillo!

    Ad attenderlo in caserma c’era l’appuntato Figuzzo, che per non farsi trovare impreparato, si stava allenando ad estrarre la sua pistola d’ordinanza dal fodero, avendola presa negli ultimi dieci anni non più di quattro o cinque volte solo per pulirla, quando alle sue spalle entrò un uomo:

    Buongiorno, lei è l’appuntato Figuzzo?

    Sì io sono, chi è lei? Come ha fatto ad entrare?

    Semplice, la porta era aperta e sono entrato.

    Ma chi è? cosa vuole?

    Io… il tenente Rondino , il nuovo comandante di questa stazione!.

    " Minchia signor tenente, mi scusi non l’ho riconosciuto, comandi".

    Scattò sull’attenti e diventò rigido come fosse un palo di luce.

    Nell’eseguire quel movimento, sbatté così forte il piede destro per terra, che l’edificio traballò tutto, quasi come una scossa di terremoto.

    La stanza in cui si trovavano era ubicata al primo piano; la caserma era una vecchia palazzina a due piani, la cui costruzione risaliva almeno a un centinaio di anni addietro.

    L’ingresso era un vecchio portone in legno a due ante, una delle quali rimaneva sempre aperta, in fondo una scalinata in marmo grezzo collegava il piano inferiore con il piano superiore dove erano situati gli uffici.

    I piani della palazzina erano divisi da travi in legno su cui erano adagiati i timpagnoli, mentre il tetto esterno era ricoperto con antiche tegole di terracotta.

    La pavimentazione era fatta di mattoni in cemento decorati e formavano ad ogni stanza un diverso disegno, come fossero dei bellissimi tappeti persiani.

    Il tenente ci mise un poco a capire il perché di quel sussulto, era una cosa normale in quel tipo di costruzione e dopo quell’attimo di esitazione riprese:

    Comodo, comodo.

    Grazie … Signor capitano, le posso offrire un caffè di benvenuto?

    Il tenente rispose con una battuta.

    Mi vuole corrompere?

    Non mi permetterei mai signor capitano.

    Tenente! non sono ancora capitano.

    Figuzzo era talmente preso dall’emozione per la presenza del nuovo comandante, che confondeva spesso il grado di tenente con quello di capitano e per giustificarsi disse:

    Per me è come se lo fosse, sa io so quello che lei ha fatto quand’era al nord… è vero che stava arrestando un generale?

    Appuntato lei troppe domande fa.

    Mi scusi signor capitano.

    Tenente…sono tenente! allora me lo offre questo caffè?

    Si subito mi scusi.

    Uscì con una velocità superiore a quella di un fulmine.

    Rondino rimasto solo si guardò intorno, sistemò gli effetti personali nella sua scrivania e andò a dare un’occhiata fuori dalla finestra che si affacciava nella piazza.

    Il suo sguardo si soffermò sulla fontana che stranamente zampillava acqua.

    Notò un’anziana signora che ricamava, seduta dietro la finestra proprio di fronte alla fontana.

    Quell’anziana donna le ricordò sua nonna che era venuta a mancare anni addietro.

    Ebbe appena il tempo di sedersi che arrivò l’appuntato, sudaticcio e con il fiatone:

    Ecco il caffè.

    Rondino lo sorseggia con calma, continuando a guardare, ora l’interno della stanza, ora l’appuntato Figuzzo ch’era rimasto fermo come un palo davanti a lui.

    Buono! Proprio buono questo caffè si accomodi appuntato, allora… da quello che so in questa caserma siamo in tre?.

    L’appuntato Figuzzo spiegò che per ora erano solo in due (tenente compreso), in quanto il carabiniere Pietro Berretto si era fratturato una gamba mentre inseguiva un ladro di latte che scappava fra le campagne.

    Quella cosa al tenente sembrò talmente strana che gli venne naturale domandargli:

    Un ladro di latte?

    Figuzzo, essendo una persona molto spontanea, rispose come fosse la cosa più usuale del mondo:

    Sì un ladro di latte e per almeno quaranta giorni non lo vedremo in caserma.

    Il Tenente rimase ancora più perplesso:

    Un ladro di latte… senta appuntato ma questo paese quanti abitanti fa?.

    Figuzzo spiegò che a Prosatti risiedono circa seimila abitanti, nel periodo estivo però il numero quasi raddoppia.

    Prosatti è un piccolo centro agricolo della Sicilia occidentale, che ha visto emigrare in passato molti dei suoi abitanti in cerca di fortuna.

    Ogni anno quasi tutti ritornano per trascorrere le vacanze e per riabbracciare i loro parenti e amici.

    Molti di questi sedicenti vacanzieri, possono permettersi di trascorrere anche più di un mese di ferie non perché siano diventati particolarmente ricchi, ma solo perché vengono ospitati dai parenti e dagli amici, i quali, oltre al vitto e all’alloggio, garantiscono loro le migliore pietanze e il più assoluto relax.

    La generosità dei Siciliani nei riguardi di qualsiasi ospite, non ha eguali in nessuna altra parte del mondo.

    Questa gente è sempre stata affetta da complessi di inferiorità rispetto a chiunque abbia un accento diverso dal loro e infatti, quando si presenta un ospite (da fuori) gli mettono a disposizione il meglio che hanno, inconsapevoli del fatto che molti conoscendo queste loro preclare virtù, ne approfittano contraccambiandoli con mortificazioni che sicuramente questo popolo non merita.

    A circa tre chilometri vi è una spiaggia meravigliosa con un’acqua cosi limpida che verrebbe voglia di berla.

    La località si chiama Prissone, ed è lì che i bagnanti si recano in estate.

    Il tenente apprese quelle notizie, cercò fin da subito di conoscere ancora meglio e più approfonditamente il luogo dove era stato chiamato a svolgere il suo lavoro e continuò:

    Ci sono malavitosi secondo lei appuntato in questo paese?

    " No... no, signor comandante questo è un paese tranquillo, io sono dieci anni che presto servizio in questa stazione e non è mai successo nulla di eclatante, tranne le solite minchiate".

    Rondino la parola minchia non la sopporta proprio, non si sa il motivo, fatto sta che non vorrebbe mai sentirsela pronunciare anche se, essendo siciliano pure lui, qualche volta gli scappa, ma nonostante ciò apostrofò lo stesso l’appuntato:

    Appuntato, sempre in bocca ce l’ha questa parola?

    Ancora una volta la spontaneità di Figuzzo fu disarmante:

    Signor comandante, sa come si dice qua? meglio in bocca che in altri posti.

    Rondino continuò la conversare con l’appuntato, il suo intendo era sempre quello di acquisire quante più notizie possibili, a un certo punto gli venne in mente di chiedergli:

    Come mai in questo paese non succede mai nulla appuntato? né una denuncia, né un omicidio, la cosa mi sembra alquanto strana.

    Figuzzo sempre con la naturalezza di un bambino rispose:

    "No signor comandante, le denunce ci sono ma si tratta sempre delle solite min…"

    Il tenente lo interruppe prontamente senza dargli la possibilità di completare la parola:

    Appuntato ma il suo è proprio un vizio.

    Figuzzo si scusò e continuò:

    "Le denunce ci sono… ma sono sempre per furti di animali, come pecore, vacche, galline, fissarie e a dire il vero qualche omicidio c’è stato, ma sempre fuori dal nostro territorio, a volte a stare qui prende una noia mortale".

    Ho capito, d'altronde un po’ di riposo ci vuole.

    Riposo?... Qua signor comandante si muore di noia, per questo mi chiedo: come mai hanno mandato lei che è un capitano a comandare questa piccola caserma, qua al massimo, un maresciallo ci dovevano mandare.

    In effetti al tenente avevano assegnato quella caserma proprio perché non succede mai nulla, è come una sorta di punizione che i suoi superiori gli avevano inflitto per il troppo bordello che aveva fatto quand’era al nord.

    Avendo l’appuntato colto nel segno, il tenente accennò un sorriso prima di continuare:

    Appuntato, questi ladri di animali sono stati acciuffati qualche volta?

    No quando mai, come si fa ad acciuffare chi ruba un maiale, dieci galline o due pecore?

    Ah… perché grossi furti di animali non c’è ne sono mai stati?

    "L’unico nel paese che possiede centinaia di pecore e vacche è Alfonso Borruso, detto u Rossu perché ha una pancia così".

    L’appuntato per rendergli più efficace l’idea gli mimò con le mani la grandezza della pancia.

    "E…questo Rossu non ha mai subito dei furti?"

    Da alcune voci pare di si, però non mi risulta che abbia mai fatto denunce… E poi è il più ricco del paese ed è rispettato da tutti.

    Che è mafioso?

    Boh…

    Come boh?

    Incensurato è comandante.

    Ho capito!.

    La conversazione andò avanti per un bel po’ tanto che tra i due si instaurò un rapporto di reciproca simpatia.

    L’appuntato era rimasto entusiasta dell’arrivo del tenente, si sentì orgoglioso, mai avrebbe pensato che potesse essere assegnata li una persona cosi importante, ne tanto meno che potesse dialogare cosi tranquillamente con un tenente come fosse un suo pari.

    Anche Rondino rimase colpito dall’ingenuità e dalla simpatia dell’appuntato, pensò che era molto difficile per l’epoca in cui viviamo trovare

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