Nascere e crescere alla luce dell'educazione empatica
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Il libro è rivolto a tutti quei genitori che desiderano entrare in ascolto dei propri figli e che non credono che per educare debbano esserci dei vincitori e dei vinti, dei tiranni e dei succubi. L’educazione empatica apre una nuova prospettiva fatta di relazioni fondate sull’ascolto e la fiducia.
La fiducia nelle risorse interne di ogni persona, che come un seme immerso in un ambiente fertile di amore e di rispetto può crescere, svilupparsi e dare frutto a tutte le sue competenze.
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Book preview
Nascere e crescere alla luce dell'educazione empatica - Giuditta Mastrototaro
Luca
Introduzione
Mi sono più volte interrogata su cosa favorisca e cosa ostacoli un buon rapporto genitori/figli. Sono sempre stata affascinata dallo studio pedagogico e dalle esperienze educative. Ho cercato di dare voce alle mie esperienze concrete, sul campo, scaturite nel mio lavoro con le madri e i loro bambini e nel mio lavoro educatrice e Pedagogista e come mamma nella mia famiglia.
Laureata in Pedagogia ho lavorato in un Istituto di bambini in stato di abbandono. Ho conosciuto bambini che per motivi diversi si sono trovati affidati ad una istituzione invece che ai propri genitori, perché le loro famiglie non erano in grado di occuparsi di loro momentaneamente o definitivamente. Ho incontrato i loro occhi, le loro rabbie e il loro desiderio di amore, che non dimenticherò mai.
Ho svolto il mio lavoro anche in un servizio chiamato ADM (Assistenza Domiciliare Minori) fornito dal comune. Il servizio sociale mi mandava a casa di alcune famiglie in difficoltà economiche o sociali a supportare il loro compito genitoriale. Questi bambini, per motivi diversi, spesso avevano bisogno di essere semplicemente visti
sentiti
ascoltati
abbracciati
. Purtroppo i loro genitori si trovavano in difficoltà a donare ciò di cui i bambini sentivano bisogno, perchè essi stessi non riuscivano a soddisfare alcuni loro bisogni fondamentali, come quelli di sicurezza economica o affettiva.
Ho lavorato diversi anni per progetti educativi rivolti ad adolescenti in disagio scolastico. Ho incontrato molti ragazzi rifiutati dalla scuola: quelli che a causa del loro comportamento vengono allontanati fuori dalla classe, magari a parlare con la psicologa, se c’è, o che si ritrovano a parlare con la bidella di turno. Ricordo un ragazzino sospeso, che il giorno dopo si era recato a scuola per tirare un sasso sulle vetrate dell’Istituto e che mi disse commentando ciò che aveva fatto: Tanto mi hanno già sospeso …
In sostanza quel ragazzo aveva trovato il miglior modo che conosceva per esprimere tutta la sua rabbia, mentre le insegnanti si sentivano disarmate e scoraggiate non sapendo più quale escalation di provvedimenti o deterrenti usare per educare o impostare
quel bambino.
Riflettendo su tutte queste esperienze, di bambini che desiderano ascolto e di adulti che per motivi diversi non riescono a darne, ecco che mi sono posta la domanda: Dove inizia una relazione sana, dove nasce l’amore?
Ho cercato di dare una risposta in questo piccolo libro, dopo aver incontrato tante mamme e tanti neonati, dopo aver ascoltato tante persone e tante storie che hanno trovato soluzioni diverse a problemi simili, dopo aver sperimentato come mamma che ogni figlio è unico e dopo essermi resa conto che imporre
qualcosa a qualcun altro non serve, che sia grande o piccino. Quello che aiuta i nostri figli è rimanere in ascolto, quello che possiamo donare come genitori è: LA FIDUCIA. La fiducia che se ci ascoltiamo, le soluzioni non sono fuori da noi, ma dentro di noi.
Giuditta Mastrototaro
Lisa e il bambolotto
C’era una volta, in un paese come tanti altri, una minuscola città, vicino a un bosco. Un piccolo negozio di giocattoli si trovava nel centro del paese e si poteva raggiungere attraversando un crocevia di strade, dove, già da lontano, si scorgeva in vetrina un bellissimo bambolotto vestito di azzurro con scarpette bianche e una cuffietta abbinata alle scarpe. In mano aveva un ciuccio e nell’altra un biberon. Una bambina di nome Lisa era innamorata di questo bambolotto, lo guardava ogni volta che passava di lì, diceva alla mamma: " lo voglio, lo voglio, lo voglio!. La mamma tirava dritto, trascinando la bambina per un braccio. Sapeva che quel bambolotto era appartenuto a tante bambine, che poi l’avevano restituito perché piangeva sempre. Un giorno mamma Giulia e la bimba Lisa si trovarono a passare di nuovo davanti al negozio di giocattoli e la bimba disse:
Mamma sai quanto mi piace giocare a fare la mamma e questo bambolotto è proprio il piccolino che ho sempre sognato, lasciamelo prendere, vedrai, saprò curarlo come nessuna bambina abbia mai fatto. Si lasciò intenerire dalle parole della bimba, entrarono nel negozio e la mamma disse al negoziante che voleva comprare per la figlia il bambolotto in vetrina. Subito la commessa lo prese lo svestì, aprì lo sportellino dietro la schiena gli infilò le pile, poi riempì il piccolo biberon con altri 20 ml di latte, ora la tacca segnava 40 ml e il biberon era proprio pieno, poi lo rivestì di tutto punto e lo diede alla bambina. La bimba rimase un po’ frastornata perché aveva visto come la commessa aveva maneggiato in fretta il bambolotto, scoprì così che aveva uno sportello dietro la schiena, come era fatto il suo corpo senza vesti, come si poteva rivestire e come gli si riempiva il biberon. Lisa sentì una vocina dentro di sé che le chiedeva:
Sarai in grado di essere brava come la commessa?. Appena Lisa e la sua mamma uscirono dal negozio, avvenne proprio quello che da sempre succedeva, iniziò a piangere:
UEEE, UEEE, ueee, uee si sentiva in tutta la strada il bambolotto che piangeva sconsolato. Lisa aveva provato di tutto gli aveva dato il ciuccio, il biberon con il latte, lo aveva messo nel passeggino, lasciato piangere per vedere se si stancava e poi si addormentava, ma niente, il bambolotto dopo qualche minuto di pace continuava a piangere:
Ueee, ueee, ueee". Alla fine, in preda alla disperazione, Lisa decise che si sarebbe rivolta alla fata saggia del bosco, perché potesse darle un consiglio.
La bimba si legò addosso il suo bambolotto