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Il calamaio d'argento
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Il calamaio d'argento

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Diciotto anni! Ho sognato questo momento per tante notti e ogni volta lo vedevo uguale a quello che ora stringo tra le mani . Un diario, un diario tutto mio.
Lo guardo, lo studio con gli occhi come se osservandolo a fondo volessi essere certa di riconoscerlo, l'ho già incontrato nelle notti buie quando le parole fluivano nella mente, parole tristi, parole piene di sconforto, o nelle notti illuminate dalla luna, parole che brillavano di luce propria, parole di passione, di amore. E sognavo che, un giorno, tutte queste notti avrebbero regalato ai miei occhi la libertà di vedere incise quelle parole con inchiostro indelebile, come a sprigionarle dalla gabbia dei miei pensieri e darle in consegna ad un amico fidato, ad un'anima pronta a riceverle e a proteggerle.,
Accarezzare il cuoio, far scivolare le dita intorno ai bordi, sentire la essenza della pelle, chiudo gli occhi e immagino la dura schiena di un uomo, accarezzo la costa del libro e sogno di sentirne le ossa , apro pagina per pagina, come se gli frugassi nel petto, i polpastrelli a scavare nell'anima, sentire la consistenza delle pagine, alcune lisce come un fluido dolce che gli arriva dritto al cuore, alcune ruvide come la passione di un uomo, e il suo odore di muschio, foglie secche, odore di bosco in autunno, odore che mi farà voltare di scatto quando lo sentirò invadere le mie narici , annuncerà l'arrivo dell'uomo che amo.
LanguageItaliano
PublisherSylvia Noir
Release dateNov 6, 2014
ISBN9786050331868
Il calamaio d'argento

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    Il calamaio d'argento - Sylvia Noir

    D'ARGENTO

    IL CALAMAIO D'ARGENTO

    Seduto a questa tavola ornata di belle pietre muoverai l'amabile gioco del lancio sonoro dei dadi. Ma se vincerai non ti fare superbo, oppure, se superato da a ltri non ti addolorare rimproverando il tuo lancio da pochi punti. Ché nelle piccole cose si fa manifesto il carattere dell'uomo ed il dado annuncia quanto profondamente sia radicata la saggezza.

    18- 08- 1748

    Diciotto anni! Ho sognato questo momento per tante notti e ogni volta lo vedevo uguale a quello che ora stringo tra le mani . Un diario, un diario tutto mio.

    Lo guardo, lo studio con gli occhi come se osservandolo a fondo volessi essere certa di riconoscerlo, l'ho già incontrato nelle notti buie quando le parole fluivano nella mente, parole tristi, parole piene di sconforto, o nelle notti illuminate dalla luna, parole che brillavano di luce propria, parole di passione, di amore. E sognavo che, un giorno, tutte queste notti avrebbero regalato ai miei occhi la libertà di vedere incise quelle parole con inchiostro indelebile, come a sprigionarle dalla gabbia dei miei pensieri e darle in consegna ad un amico fidato, ad un'anima pronta a riceverle e a proteggerle.,

    Accarezzare il cuoio, far scivolare le dita intorno ai bordi, sentire la essenza della pelle, chiudo gli occhi e immagino la dura schiena di un uomo, accarezzo la costa del libro e sogno di sentirne le ossa , apro pagina per pagina, come se gli frugassi nel petto, i polpastrelli a scavare nell'anima, sentire la consistenza delle pagine, alcune lisce come un fluido dolce che gli arriva dritto al cuore, alcune ruvide come la passione di un uomo, e il suo odore di muschio, foglie secche, odore di bosco in autunno, odore che mi farà voltare di scatto quando lo sentirò invadere le mie narici , annuncerà l'arrivo dell'uomo che amo.

    Impugno il pennino con delicatezza, ma è come intingerlo nel suo sangue, per poter profanare la sua anima che tanto gelosamente custodisce, è come incidere parola per parola sulla sua pelle, nel suo cuore, nella sua anima.

    Il mio diario, il suo scrigno.

    -Tommaso, apri il secondo cassetto della madia, vedrai un pacchetto incartato con carta sottile, prendilo e consegnalo a tua sorella Siria, - le parole di mio padre risuonano nelle mie orecchie

    " Questo è il regalo per il diciottesimo compleanno della nostra amata Siria,la più giovane di questa famiglia.

    L'abbiamo fatto con le nostre mani- Tommaso, il fratello maggiore, mi porge un involucro duro avvolto nella carta che gli scrivani di Venezia si affannano a comprare nel laboratorio di mio padre, perché ritenuta la più pregiata di tutte le tipografie veneziane.

    Ero raggiante! Ho slegato la corda che teneva uniti i lembi della carta, l'ho aperta facendo attenzione a non stropicciarla. Quando il foglio mi si aprì nel palmo delle mani, come un fiore schiuso d'improvviso, vedo un libro finemente rilegato, con una copertina in cuoio.Il mio primo diario a custodir la mia passione per la scrittura.

    Ho iniziato a scrivere all'età di sette anni, ho imparato leggendo i libri che mio padre stampava e rilegava nel laboratorio che ereditò dal padre.

    La curiosità, che mi ha sempre contraddistinta, sin da piccola mi portava a macchiarmi i polpastrelli d'inchiostro, accovacciata sotto la macchina per stampare, sfilavo i fogli per poterli leggere. Locandine, lettere, riviste, giornali, e libri, tanti libri.

    Il calamaio, questo il nome che mio nonno ha dato al laboratorio artigianale tipografico , dove lavorano mio padre e i miei fratelli. È una delle più antiche editorie di Venezia, e racchiude al suo interno, anche una piccola stanza dove si vendono alcuni dei libri di scrittori, poeti, filosofi, studiosi, la cui stampa e rilegatura commissionano ad uno dei più esperti tipografi e rilegatori veneziani, Filippo Temperi , mio padre.

    Scrivere è sempre stato naturale per me, ogni cosa che osservo, che provo, è come uno spartito composto di note e parole, sì le parole hanno un suono per me, ogni parola prima la sento nella bocca, mi scivola sulla lingua, la assaporo, e come una melodia le parole danzano nelle mie orecchie, e le afferro con le dita dalle mie labbra, srotolandole come un gomitolo di lana, i cui nodi la mia lingua dipana, e consegnandole una a una allo strumento più prezioso, il pennino, che come il pennello di un pittore viene intinto nel colore, l'inchiostro, quel liquido scuro da sembrar nero di seppia, raccolto in una boccetta di vetro preziosa quanto un'ampolla contenente un elisir d'amore che una strega ha miscelato per far innamorare il suo amato.

    Anche il tuo poeta pazzo, Jacopo Temperi, vuol donare qualcosa d'importante alla sorella preferita, pennino, inchiostro e calamaro, come si suol dire in veneziano! Il mio primo pennino color blu cobalto come il colore delle mie notti insonni, il mio primo calamaio di vetro soffiato con tappo lavorato a mano da vetrai veneziani. Chissà di quante balere avrà varcato l'uscio, mio fratello, per poter pagare il vetraio che l'ha modellata per me, su quante sedie di tavoli da gioco si sarà seduto per poter vedere i miei occhi brillare, prendendo tra le mani un oggetto da me tanto atteso.

    Jacopo, mio fratello gemello,siamo identici al punto che se io mi tagliassi i capelli e vestissi con abiti maschili ci distinguerebbero solo per il colore dei capelli, i miei sono neri come il manto di una pantera mentre i suoi sono marroni come le castagne d'autunno. Abbiamo gli stessi occhi, vivi, curiosi, veloci, luminosi come fiamme che ardono senza sosta, e che nemmeno le lacrime riescono a spegnere, questi nostri occhi che come due specchi riflettono la passione e e l'esplosiva voglia di vivere.

    19-08-1748

    Le ore delle mie giornate sono sempre state scandite dai rumori e dagli odori della tipografia. Il risuonar della pressa da stampa risveglia tutta la casa, e durante il giorno i profumi della cucina di mia madre si uniscono agli odori di colla, carta, cuoio.

    Beatrice, almeno tu, aiutami a sbucciar le patate. Se non ci fossi tu in questa famiglia si mangerebbe resina e si berrebbe inchiostro! queste le parole di mia madre per adulare la mia unica sorella, terzogenita nata prima di Jacopo e naturalmente di me.

    Mia madre, Clara, è sempre stata una donna remissiva e dedita al focolare domestico e alla prole. Promessa a mio padre quando era ancora una bambina, imparò presto a tollerarne le intemperanze, causate dalle due passioni della sua vita, i libri e il gioco d'azzardo.

    Purtroppo ogni giorno rischiava che una passione vanificasse l'altra. Lavora duramente nel suo laboratorio per far vivere un amore, i libri, e per sfamare l'altro, il gioco.

    Il rischio speso su un tavolo lo vedo come un folletto impaurito che Filippo tira fuori dal cappello e dopo averlo deposto di fronte a sé, si guarda intorno, osserva gli altri tre giocatori, prende coraggio e vende se stesso all'anima dannata di mio padre. Tira i dadi come se volesse sfidare il destino , come se mettesse all'asta la sua donna.. E tutte le notti, immagino mio padre, che ogni volta non sono i dadi a scivolare dalla sua mano, ma i suoi libri, messi al bando dalla sorte, che se diviene fata li trasforma in lingotti d'oro, ma se, sfortunatamente, diviene strega, se ne appropria per farli ardere tra le fiamme e ridurli in cenere.

    Nelle vene di quest'uomo scorre l'arte della rilegatura , come un dono divino, da quando è venuto al mondo. Ma anche il demonio ha fatto la sua parte con lui, ho sempre pensato che qualche anima maligna avesse versato qualche goccia del suo male nel suo sangue , e come un licantropo di notte si trasforma in lupo, vagando per le calli di Venezia in cerca di un luogo tetro e abbandonato da Dio, dove poter liberare la sua vera natura.

    Ogni sera sento il cigolio dell'uscio di casa e il battito frenetico del mio cuore, quasi ad intonar una musica tribale che preannuncia un triste presagio. Ad ogni scatto della serratura , le palpebre spalancano i miei occhi, rubati ai sogni notturni, e le mie labbra s'inumidiscono delle lacrime sapor del ferro, il ferro di quella chiave che maledettamente chiude per un'altra notte, a doppia mandata l'essenza divina dell'uomo che io adoro.

    É quel Filippo che io non conosco da vicino, ma solo raccontato dalla bocca di mio fratello Tommaso. Entra nelle locande, nelle balere della Venezia che si veste dei colori della notte, come una donna di facili costumi che attira gli uomini a sé, e la parte maligna che è in loro rivive vittoriosa. E così, ogni notte mio padre si dona a lei sedendosi ai tavoli da gioco, spesso, sempre più spesso in compagnia di Jacopo.

    E ora che è notte, apro la finestra della stanza, facendo attenzione a non svegliare Beatrice, sento l'aria calda dell'estate che porta con sé l'odore di muffa e umido dei muri di Venezia, e il soffio del vento come due grandi mani a voler impedire alla mia anima di uscire, come a volermi precludere di vivere l'altra faccia di questa bella donna incantatrice,Venezia.

    Da tempo ormai, vivo nella convinzione, che nella nostra famiglia l'ancora della nostra salvezza non è mio padre ma mio fratello Tommaso, che dall'età di 15 anni ha sviluppato due spalle forti e grandi sulle quali far pesare il fardello di questa casa e della sua nuova famiglia. È sposato da due anni con una veneziana di famiglia di orefici, che

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