La voce delle cose
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Book preview
La voce delle cose - Angela Giulietti
14
Prefazione
Amo gli oggetti. A volte, ho la sensazione che mi guardino, che interagiscano con me. A ogni oggetto è legato un periodo della mia vita. E, impegnata a viverla, spesso di corsa, non mi sono mai fermata a pensare a come stava cambiando. Non solo per me, per tutti.
Cose che io utilizzavo, all'improvviso sono diventate modernariato
. Altre non si trovano più. Tutto il panorama intorno è diverso. Diverse le fermate degli autobus, diversi gli attrezzi per pulire la casa, sono cambiati i carrelli dei supermercati...vorrei aver scattato più foto, per poter ritrovare, adesso, un' Italia che non c'è più dentro alle scatole di fotografie divise per decennio.
C'è, però, la memoria. Quella che ti trasporta indietro, restituendo alla tua mente le sensazioni che provavi. Allora, ti sembra di poter toccare quegli oggetti che hai perso, o che si sono rotti, o che, semplicemente, sono stati fagocitati dal caos dei tanti traslochi. Ti rivedi in un limbo che è sospeso tra la consapevolezza dell'illusorio e il desiderio di rivivere, anche solo per un attimo, quei momenti.
Questo libro è una piccola autobiografia di me attraverso le cose. Ma è anche un racconto di come è cambiato il paese, nelle abitudini e nello stile di vita. E' il racconto di un'Italia che si stava affacciando all'era moderna, alla comunicazione di massa, e dei tanti progressi che ha compiuto.
Adesso ho alcune cose attorno a me che probabilmente tra 20 anni non esisteranno più. Chi ha vissuto il periodo tra gli anni '70 e l'epoca attuale, avverte dentro di sé questa consapevolezza. Il mondo cambia. E ti porta a provare nostalgia.Mi commuovo sempre quando vedo, ad esempio, una vecchia auto, che arranca perché non vuole mollare, circondata da vetture più moderne e scattanti, super accessoriate. E non riesco a restare indifferente quando mi trovo davanti un disco di vinile, che mi fa tornare in mente il suo suono un po' frusciante, che ogni tanto si incantava
.
La memoria ti fa associare ogni cosa a una situazione, a una persona o a uno stato d'animo. Per questo, mi piace ascoltare la voce delle cose. Le lascio parlare, e tutto è come allora. E' una dolce nostalgia, un insieme di emozioni, è un tuffo nei ricordi che sono rimasti, perché tanti si sono persi. Una voce discreta e leggera, che racconta un'infinità di storie.
Capitolo 1
Aggrappata a un filo rosso
Avevo una gran fantasia, anche con le cose. A malapena parlavo, però decisi che il seggiolone non si doveva chiamare seggiolone ma pitello
. E pitello fu. Il disegno, invece, secondo me era il nitrio
.
L'oggetto più antico che mi sia mai appartenuto è un quadernetto, con una copertina in plastica rossa, dove mia madre scriveva giorno per giorno i miei progressi, fin dal momento della mia nascita. Lo conservo gelosamente, è parte di me. E' da lì che ho scoperto di essere sempre stata molto precoce in tutto, e dotata di una fantasia assai fervida. Altro discorso era imporre la fantasia e minacciare i coetanei con la frase:
Se non credi in Peter Pan lui viene e ti spacca le ossa
Sì, non ne vado fiera ma io e mia sorella Roberta abbiamo fatto anche questo!
E poi c'erano i due album fotografici. In uno erano conservate le foto del matrimonio dei miei genitori, nell'altro inserivamo le fotografie autografate dei cantanti lirici, che mi trovavano tanto deliziosa: una bimbetta che ancora non andava a scuola, ma che conosceva tutte le arie più famose a memoria...
I televisori erano ancora in bianco e nero, per noi lo restarono a lungo. Anche dopo l'avvento del colore, quando tutte le famiglie avevano un tv color, mio padre rimase fedele al vecchio apparecchio situato in sala da pranzo. Che bisogno c'era di cambiarlo? I programmi si vedevano lo stesso! Non era una questione di soldi, eravamo benestanti, era proprio un principio!
Il salotto era proibito a noi bambine, e ci potevamo entrare solo in compagnia dei genitori. Con le mani ben lavate, prendevamo posto sul divano, stando attente a non spiegazzare i centrini che proteggevano i braccioli. Il divano era in velluto verde, abbinato a due poltrone dello stesso colore.
A lato della stanza c'era un mobile pregiato, con cassetti e scomparti a cielo aperto, che babbo aveva fatto