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La Medicina popolare in Italia - Storia - Tradizioni - Leggende
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INDICE

Premessa

Magia ed Empirismo

L’elemento magico nella medicina popolare

Empirismo

Magia del male - (patologia, Etiologia e Patogenesi)

Persone attrici

Le streghe

Come si riconoscono le streghe

L’azione maligna

La fattura

Storia della fattura

Fattura indiretta

Trasferimento in oggetti

Fatture sacrileghe

Fattura diretta

Malocchio, fascino, iettatura, ecc.

Diagnosi di fattura e malocchio

Magia del bene

Persone attrici

I re guaritori

Profilassi

Pratiche profilattiche

Contro le streghe

Armamentario profilattico

Magia delle punte

Magia degli animali

Magia di organi animali

Magia dei metalli

Magia della conta

Magia della morte

Magia delle pietre

Magia delle erbe

Magia del rosso

Brevi

Magia del nodo e dell'anello

Magia del suono

La magia della parola

Talismania

L’elemento soprannaturale nella medicina popolare

I santi Taumaturgi

RICETTARIO
ANEMIA.
APOPLESSIA.
ASCESSI.
ASMA.
AVVELENAMENTI.
BRONCHITI, POLMONITI E “MALI DI PETTO”
CADUTE.
CALVIZIE.
CANIZIE.
CEFALEA.
CONVULSIONI INFANTILI.
CRAMPI.
CUORE (MAL DI).
DENTI (DOLORE DI).
DIABETE.
DIARREA.
EMORRAGIE.
EMOZIONI.
EPILESSIA.
EPISTASSI.
ERNIA.
FEBBRE.
FEGATO (MALATTIE DI).
FERITE.
GELONI.
GOLA (MALI DI).
GOTTA.
GOZZO.
IDROFOBIA.
IDROPISIA.
IMPOTENZA.
INCUBO.
INFIAMMAZIONI.
INSONNIA.
INSOLAZIONE.
ITTERIZIA.
LEBBRA.
LOMBAGGINI.
MALARIA.
MEMORIA.
MILZA (MAL DI).
MORSO DI VIPERA.
MORSO DELLA TARANTOLA.
OCCHI (MALATTIE DI OCCHI).
ORECCHIE (MALATTIE DI).
ORECCHIONI.
PAZZIA.
PELLE (MALATTIE DELLA).
PIEDI (MALATTIE DEI).
PORRI.
PUNTURE DI RAGNI E SCORPIONI.
RACHITISMO.
RAFFREDDORI.
REUMATISMI, ARTRALGIE ECC.
RISIPOLA.
SCIATICA.
SCROFOLA - GHIANDOLE INGORGATE.
SINGHIOZZO.
STITICHEZZA.
STOMACO.
SVENIMENTI.
TIFO.
TOSSE CONVULSA.
TRAUMI.
TUBERCOLOSI.
UBRIACHEZZA.
URINA (DISTURBI DELLA MINZIONE E MALATTIE DEGLI ORGANI URINARI).
USTIONI.
UTERO (MALATTIE DI).
VARICI ED EMORROIDI.
VENTRE (DOLORI DI).
VOMITO.
VERGINITA’ (PER RIDARE LA).
VERMI.
VOGLIE MATERNE.
GESTAZIONE, PARTO, PUERPUERIO E PRIME CURE DEL BAMBINO
EPOCA UTILE PER IL CONGIUNGIMENTO.
PERICOLI CORSI DALLA DONNA INCINTA.
DIAGNOSI DEL SESSO DEL NASCITURO.
ABORTO.
PARTO.
IL LATTE.
CURE PER IL BAMBINO.
BIBLIOGRAFIA
LanguageItaliano
PublisherStargatebook
Release dateJun 3, 2015
ISBN9786050385069
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    La Medicina popolare in Italia - Storia - Tradizioni - Leggende - Adalberto Pazzini

    ADALBERTO PAZZINI

    LA MEDICINA POPOLARE IN ITALIA

    (Storia - tradizioni - leggende)

    F.Z. Editori – prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis

    INDICE

    Premessa

    Magia ed Empirismo

    L’elemento magico nella medicina popolare

    Empirismo

    Magia del male - (patologia, Etiologia e Patogenesi)

    Persone attrici

    Le streghe

    Come si riconoscono le streghe

    L’azione maligna

    La fattura

    Storia della fattura

    Fattura indiretta

    Trasferimento in oggetti

    Fatture sacrileghe

    Fattura diretta

    Malocchio, fascino, iettatura, ecc.

    Diagnosi di fattura e malocchio

    Magia del bene

    Persone attrici

    I re guaritori

    Profilassi

    Pratiche profilattiche

    Contro le streghe

    Armamentario profilattico

    Magia delle punte

    Magia degli animali

    Magia di organi animali

    Magia dei metalli

    Magia della conta

    Magia della morte

    Magia delle pietre

    Magia delle erbe

    Magia del rosso

    Brevi

    Magia del nodo e dell'anello

    Magia del suono

    La magia della parola

    Talismania

    L’elemento soprannaturale nella medicina popolare

    I santi Taumaturgi

    RICETTARIO

    Anemia

    Apoplessia

    Ascessi

    Asma

    Avvelenamenti.

    Bronchiti, polmoniti e mali di petto

    Cadute

    Calvizie

    Canizie

    Cefalea

    Convulsioni infantili

    Crampi

    Cuore (mal di)

    Denti (dolori di)

    Diabete

    Diarrea

    Emorragie

    Emozioni

    Epilessia

    Epistassi

    Ernia

    Febbre

    Fegato (malattia di)

    Ferite

    Geloni

    Gola (mal di)

    Gotta

    Gozzo

    Idrofobia

    Idropisia

    Impotenza

    Incubo

    Infiammazioni

    Insonnia

    Insolazione

    Itterizia

    Lebbra

    Lombaggini

    Malaria

    Memoria

    Milza (mal di)

    Morso di vipera

    Morso della tarantola

    Occhi (malattie degli occhi)

    Orecchie (malattie di)

    Orecchioni

    Pazzia

    Pelle (malattie della)

    Piedi (malattie dei)

    Porri

    Punture di ragni e scorpioni

    Rachitismo

    Raffreddori

    Reumatismi, Artralgie, ecc.

    Risipola

    Sciatica

    Scrofola - Ghiandole ingorgate

    Singhiozzo

    Stitichezza

    Stomaco

    Svenimenti

    Tifo

    Tosse convulsa

    Traumi

    Tubercolosi

    Ubriachezza

    Urina (disturbi della minzione e malattie degli organi urinari)

    Ustioni

    Utero (malattie di)

    Varici ed emorroidi

    Ventre (dolori di)

    Vomito

    Verginità (per ridare la)

    Vermi

    Voglie materne

    Gestazioni, parto, puerperio e prime cure per il bambino

    Epoche utili per il congiungimento

    Pericoli corsi dalla donna incinta

    Diagnosi del sesso del nascituro

    Aborto

    Parto

    Il latte

    Cure per il bambino

    Bibliografia

    PREMESSA

    La medicina popolare ha uno spiccato valore storico ed una profonda ragione di esistere. La ragione che potremmo chiamare filosofica e che si ricollega con quella storica sta in ciò che, essendo impossibile stabilire il valore assoluto della conoscenza, la medicina popolare, espressione di conoscenze rimaste allo stadio primitivo, è in sostanza, la interpretazione dei fenomeni medico-biologici, basata su elementi suoi propri di giudizio. Che la medicina popolare sia poi sempre e in senso assoluto, un cumulo di assurdità e di fantasticherie, questo resta da vedere. Mentre indiscutibili riserve possono farsi in difesa dei concetti magici i quali., per altro, hanno la reale importanza di agire su l’individuo per mezzo della suggestione, non si può negare che i semplici medicinali usati dal popolo abbiano quasi sempre una virtù curatrice, anche se essi sono sconosciuti alla medicina ufficiale. Molte volte è accaduto che taluni di essi, già usati empiricamente nelle campagne, sono entrati nel ricettario farmaceutico in forma di estratto, di polvere, di alcaloide, con nomi più o meno astrusi e scientifici. L’ultima scoperta del giorno, la penicillina, che illuminando agli scienziati una via da essi non molto chiaramente esplorata per l’innanzi, quella dell’antibiosi, ha reso e rende servizi innegabili all’umanità ed alla scienza, non era completamente ignorata dalla medicina popolare che, in talune regioni d’Italia e di altre Nazioni (l’Inghilterra compresa) consigliava di apporre alle ferite talune muffe. Occorrerebbe studiarla scientificamente, questa medicina popolare, prima di relegarla, in modo definitivo, nel novero delle assurdità e delle superstizioni; studiarla per meglio comprenderla ed anche per trarre da essa qualche utile conclusione pratica. La medicina popolare ha, dunque, la sua ragione di essere, sia da un punto di vista che si può definire filosofico, sia considerandola come reale forma di arte sanitaria, in possesso di cognizioni che talvolta mostrerebbero una certa utilità, se convenientemente sfruttate, anche alla scienza ufficiale. Quanto al valore storico, la medicina popolare poggia su le stesse basi su cui poggiò l’antico concetto medico, del quale è prosecuzione diretta: essa è, quindi, per così dire, vivente documento, dell’antico pensiero. Queste basi sono costituite dalla magia e dall’empirismo. Un vastissimo senso) magico investe qualsiasi pratica, qualsiasi procedimento atto a prevenire o a fugare una malattia o un sintomo doloroso. Difficilmente essa si mostra indenne da questo magismo che, del resto, non è riserbato alla sola arte di guarire, nel popolo ma è diffuso assai più vastamente in ogni espressione della demopsicologia. Se qualche pratica di medicina popolare si mostra scevra di magismo, essa o è importata dalla medicina ufficiale scientifica (Ma, allora, non potremmo chiamarla più medicina popolare) oppure è la diretta derivazione dell’antica ricettazione, e la puoi ritrovare, pressoché inalterata, negli antichi formularli e ricettari del medioevo e di epoche anche più vetuste. Ancora oggi molte volte accade nella medicina popolare, come in quella delle epoche passate, che la prescrizione più semplice di un decotto, di un infuso di erbe, sia accompagnata da una pratica magica, la quale avrebbe lo scopo di rafforzarne la virtù: tale, per portare un esempio, l’usanza di mettere alla serena (e cioè su la finestra durante la notte), la pozione che il malato dovrà prendere l’indomani, affinché le streghe ci cantino sopra. La psicologia popolare è sempre intimamente intrisa di magia: ma nella pratica medica essa ha, forse., maggiore possibilità di esternarsi. Del resto, la storia ci dimostra che la medicina è stata sempre tra le arti in cui la magia ha avuto maggior campo di sostenere e spiegare i propri atti e le proprie teorie. La magia è, dunque, il fondamento, l’anima, potremmo dire, della medicina popolare, mentre l’empirismo rappresenta in essa la conoscenza delle virtù naturali dei semplici. La magia è, dunque, il fondamento della medicina popolare, mentre l’empirismo rappresenta la conoscenza delle, virtù naturali dei semplici.

    Il materiale raccolto in queste pagine è in gran) parte frutto di osservazioni dirette, parte riunito da compilazione. Fin dove è stato possibile, si è cercato di precisare la località delle tradizioni, ma talvolta, specie per le notizie desunte da altri autori, ciò non è stato attuabile, mancandone l’indicazione, onde questa è dovuta limitarsi a quella regionaria. Del resto talune usanze non sono specifiche di questa o quella località isolata, ma sono assai largamente diffuse e tali da ritrovarsi anche in più regioni. L’indicare questo o quello luogo, non esclude perciò la possibilità di ulteriore reperibilità. Per le indicazioni bibliografiche, onde non appesantire le pagine con note, si rimanda alla bibliografia in fondo al volume, limitandosi, nel testo, alla sola citazione del nome dell’autore.

    Magia ed Empirismo

    Non essendo questa un’opera di scienze occulte, la trattazione della materia sarà limitata a quel tanto che basti alla dilucidazione del vero spirito della medicina popolare nella sua parte magica. La magia, in effetti, si mostra una forza formidabile che, staccandosi dalla religione e preludendo la scienza, ha retto il campa della interpretazione dei fenomeni naturali. Essa ha dato, palesemente o velatamente, la desiderata spiegazione dei fatti, essa ha dato sicurezze assurde di riprodurli, fossero essi i fenomeni della vita o della morte, fisiologici o patologici. Si intenda bene, magia, io dico, come forma di pensiero, e non come pratica di attuazione. Ma la vera vita dell’uomo è più nel pensiero che nelle sue azioni stesse, e la magia è stata e per molti ancora è vera, perché in essa costoro hanno creduto o credono. Che cosa è la magia? La magia, quale fenomeno psicologico, ha attratto numerosi studiosi, suscitando lunghe controversie e polemiche. Una definizione di essa non è facile a darsi: talvolta, anzi, giungo a pensare, sembrerebbe ingenuo volerla definire. Inutilmente ricercherà, in queste pochissime pagine introduttive, il cultore di studi occultistici, spiegazioni o riferimenti o interpretazioni, o larghe citazioni concernenti l’argomento: sarebbe come se la trattazione vasti problemi si ricercasse nelle pagine di un sillabario. Potremmo tentare di dire, come già è stato fatto, che essa ò l’arte di dominare la natura nella sua forza occulta e nella vita. Per E. B. Tylor essa sarebbe la pseudo coscienza dei primitivi, basata su di una sofistica associazione di idee, che persiste tuttora tra le genti incolte. Ma se, in parte, questa definizione è accettabile, lo è di meno, quando asserisce che solo le genti incolte sono soggette all’influsso del pensiero magico, mentre di continuo si può osservare che anche le persone colte e di classi; sociali elevate non vanno esenti da esso e che, specie nei momenti di pericolo, di ansietà, di paura (quando, cioè, i freni inibitori sono più rilasciati), il magismo riaffiora, quasi istinto sopito per inibizione operata dalla cultura e dal ragionamento. E’ una definizione che si arresta un po’ troppo alla superficie del fenomeno, ma che tuttavia ne rappresenta il procedimento ideativo. Potrebbe anche definirsi, la magia, il primo tentativo di scienza, che, sia pure intuitivamente, ha, lo scopo di disciplinare l’ordine delle cose in leggi regolate da associazioni di idee, mediante le quali il mago si reputa capace di riprodurre per analogia tutti i fenomeni naturali con atti e cerimonie che rappresentino, simbolicamente, fenomeno che si vuoi riprodurre. In virtù di queste leggi che, come meglio vedremo in seguito, si riducono a due, quella di similarità e quella di contatto, l’operazione magica avrebbe il potere di riprodurre il fenomeno che è nella intenzione del mago. L’interpretazione della magia, come tentativo di scienza, è ammessa da J. G. Frazer, il quale asserisce che il mago, convinto di riuscire nell’effetto desiderato, mediante l’esatta applicazione delle regole della sua arte, è vicino allo scienziato, il quale, seguendo le leggi che il metodo sperimentale gli ha insegnato, è sicuro di poter riprodurre il fenomeno. Altri invece (Turchi) negano alla magia qualsiasi caratteristica di scienza e di arte, perchè queste rappresentano sempre l’iniziativa individuale, e sono suscettibili di progresso, mentre la magia, essendo una tradizione, i cui principi si apprendono dagli anziani, in virtù di una iniziazione, non può essere suscettibile di alcuna modificazione e perciò di alcun progresso, esigendo, invece, la fede più assoluta. Se il mago si allontanasse da quei principi dogmatici, sperimentando, diverrebbe, si, scienziato, sia pure nel senso assai lato del termine, ma cesserebbe, con questo, di essere mago. Ritorneremo ancora su questi concetti, illustrando più chiaramente il nostro pensiero.

    La magia, pur essendo unica nelle leggi che la regolano, diversifica per talune sue particolari espressioni: tali, ad esempio, la magia bianca, la magia nera, la magia naturale. La magia bianca si vale di forze naturali, di agenti, veri o presunti, offerti dalla natura, senza alcun ricorso a fattori extranaturali o preternaturali. La magia nera, al contrario, è arte peccaminosa, che fa ricorso a poteri occulti, a commercio diabolico, che si risolve, spesso, in una vera forma di culto demoniaco. Essa rappresenta una prosecuzione del concetto primitivo, quando le streghe ed i maghi, a sostegno delle loro malefatte, invocavano, mediante i loro oscuri maneggi, le potenze infernali, credendosi in continuo contatto diretto con essi e reputandosi associati al principe delle tenebre col quale erano sicuri di avere stretto il noto patto di vendita della propria anima, in cambio di un potere occulto. La magia bianca, inoltre, ha scopi diretti al bene del singolo o della comunità, mentre la nera è diretta al danno altrui, sia nella salute che nelle sostanze e nella vita stessa. Esistette, in fine, nel periodo della storia della scienza che prelude al vero e proprio rinascimento, una magia naturale che altro non fu, come la definì T. Campanella, che lo sforzo di aiutare la natura nelle sue varie espressioni. Essa, perciò, costituisce un primo spunto del metodo sperimentale, poiché aveva lo scopo di riprodurre, sia pure a proprio piacimento, i fenomeni naturali. Tale, per esempio, fu quella trattata da G. a della Porta) nel libro che ha appunto questo titolo, e dal quale esorbita qualsiasi accenno a quel che si intende per magia nella comune accezione della parola. Infine, per qualche studioso moderno, molte pratiche cosiddette magiche dell’antichità, molte formule, molti cerimoniali non avrebbero carattere magico nel senso moderno della parola. Esse altro non sarebbero che formule sotto il cui velame si nasconderebbero indicazioni puramente tecniche.

    Linguaggio di gergo, sarebbe la magia, come quello alchimistico, atto a racchiudere in una cerchia ristretta di pochi conoscitori, prescrizioni, ricette, operazioni che nulla avrebbero a che vedere con l’arte magica. Esoterismo, sì, ma sui generis esoterismo di tecnica e di lavoro, il cui significato intrinseco, essendo andato definitivamente perduto, oggi apparirebbe spiegabile solo con un valore magico attribuito alle parole. In tal modo la magia, secondo quelli che così la pensano, si dissolverebbe in un semplice formulario di tecnica. Mi sembra però, a questo punto, che si sia fatta una confusione. La magia, o per meglio dire, il pensiero magico, non consiste in formule più o meno arcane e di supposte virtù meravigliose. Esso è un complesso ideologico ben organizzato, pur se in maniera primordiale e pur se fondato su basi arbitrarie, il cui scopo precipuo è l’interpretazione dei fenomeni della natura e lo sforzo di riprodurli. In questo sforzo sempre si ritrova espresso, più o meno appariscente, il principio seguito che è quello stesso che vien ritenuto attore dei fenomeni naturali. La formula magica si riconosce sempre, quando essa è tale, perché nella sua apparente incongruità, sempre è conseguente ad un principio, ad una legge. Ad ogni modo la formula non è la magia, ma solo una sua espressione e, nel complesso significato dell’arte magica, si può dire che ne sia minima parte. Ma di tutto ciò che qui si trova accennato, avremo campo di offrite migliore ragione in seguito. Ad ogni modo resti per ora assodato che magia è un termine che ammette delle varietà di significato e che non può esser preso in senso umico ed assoluto.

    Quando è nata la magia?

    Tale quesito ha dato origine a numerosi dibattiti e controversie. Di solito, come termini di confronto per stabilire il criterio di priorità, vanno prese la religione e la scienza. O, per meglio dire, giacche la scienza viene ad essere considerata, unanimemente, l’ultima nella successione, il quesito si risolve nello stabilire a chi debba essere riconosciuta la priorità di nascita, se alla religione o alla magia. Su questo punto, infatti, vertono le controversie degli studiosi dell’argomento. Tutte e tre le combinazioni possibili sono state prese in esame e sostenute da autori diversi: la magia è nata prima della religione, è nata dopo, è nata contemporaneamente. Il sostenitore più autorevole della prima tesi è il Frazer. Egli crede che la magia sia più antica della religione. Quest’ultima, infatti, secondo detto autore, implicando la credenza in spiriti superiori, dai quali dipendono l’ordine delle cose e la possibilità di piegarli con la preghiera e con il rituale, rappresenterebbe un concetto più arduo di quel che non sia la successione naturale ed invariabile dei fenomeni, quale viene inteso dalla magia. L’interpretazione religiosa dei fenomeni stessi sarebbe nata, perciò, dopo quella magica, cioè quarzo l’uomo, accortosi della inutilità delle pratiche di magia (sorte istintivamente per cercare di volgere a proprio profitto il verificarsi dei fenomeni stessi), avrebbe concluso che questi dipendono appunto dalla volontà di esseri superiori, concepiti simili all’uomo, ma di lui più possenti, ai quali ci si poteva rivolgere con la preghiera. Sostenitrice della seconda tesi, che cioè la religione preceda la magia, è la scuola storico-culturale che fa capo allo Schmidt. Questa scuola che, in sintesi, presuppone la permanenza più o meno statica di unità, o strati, o cicli culturali, che, dalle epoche di origine, avrebbero conservato il loro patrimonio ideologico primitivo cui son rimasti più o meno vicini, ha costituito una specie di scala evolutiva su lai base dell’osservazione dei primitivi odierni, la quale, partendo da genti in stadio primordiale di civiltà, si volge via via ai popoli più progrediti, fino ad arrivare a quelli che sono in possesso di una civiltà vera e propria. Tale esame ha dimostrato, secondo la suddetta scuola, che nelle popolazioni meno progredite manca assolutamente qualsiasi accenno a concetti magici, mentre il concetto religioso si rivela nel modo più puro. La magia, al contrario, si sviluppa progressivamente nei popoli di cultura più elevata. Non è il caso, qui, di riportare le polemiche che questa scuola ha suscitato, specie nella interpretazione della cultura primitiva dell’uomo sulla base dell’osservazione dei primitivi di oggi. Sia sufficiente per il nostro intendimento, fermarsi alla asserzione della precedenza della religione rispetto alla magia, tesi che, a nostro giudizio, è più accettabile di quella sostenuta dal Frazer. La magia, nata da un concetto religioso corrotto, starebbe a rappresentare una specie di sostituzione dell’uomo alla divinità; mio sforzo Ci volere arrogare a sé stesso la conoscenza del bene e del male, e di poterne disporre, in conseguenza, a proprio piacimento. Fu questa l’interpretazione della magia, ancorché in epoca tarda, e per questo i magi del medioevo ritennero Adamo loro primo rappresentante: Adamo che, per suggerimento del nemico di Dio e degli uomini, ebbe l’empio desiderio di uguagliare la divinità. E’ la stessa frase che Goethe fa scrivere a Mefistofele, camuffato da Dottor Faust, nell’album dello studente che gli aveva chiesto un autografo: "Eritis sicut Deus, scientes bonum et malum. Forse i primissimi magi, come risulta dalla terza tesi che ora esporremo, non si resero conto inizialmente della loro empietà. Chi lo potrebbe dire? Non vi sono documenti in proposito, per quelle antichissime epoche. Ma la magia rientrò ben presto nel campo del peccato e dell’empietà. Ce ne renderemo ragione tra non molto. Infine, la terza tesi tende a dimostrare che il sentimento religioso non può prescindere nettamente da quello magico e che questo, nato istintivamente con l’uomo non può essere distinto come anteriore o posteriore ad esso. A tal proposito così si esprime il Turchi, dopo aver dimostrato che la magia hai le caratteristiche della intangibilità della fede: Del resto, li rituale di tutte le religioni naturali, sia antiche, sia primitive, dimostra che i due elementi erano fusi e che i riti magici facevano parte della religione in Egitto (Libro dei morti) in Babilonia (le varie serie di esorcismo shurpu, maglu, utukki, limnuti) in India (Atharvaveda). Lo stesso atto centrale della religione, il sacrificio contiene, in fondo, un lato magico, in quanto, mediante operazioni e riti meccanici, vuoi raggiungere effetti di carattere superiore. Così nell’Intichiuma degli Arunta, le cerimonie mimetiche relative all’animale totemico, tendono ad attuare la sua moltiplicazione: così i riti agrari, sia quelli rimasti tali (le Bufonie, le Fordicidie, la festa di Maggio, degli Arvali) sia quelli sublimati a misteri (eleusini, metroaci, adoniaci ecc.) sono diretti a promuovere e ad aiutare l’azione della natura. Religione e magia sono dunque, nelle religioni naturali, due attitudini parallele dello spirito umano, di cui ciascuna in momenti di minor controllo della ragione riflessa e di maggior domino delle aspirazioni istintive, specie di fronte a grandi bisogni ed a grandi emozioni, sperimenta in se la coesistenza, cercando di rivolgerle entrambe al raggiungimento dello stesso fine. Ciò che distingue la magia dalla religione è il loro rapporto con l’organismo sociale, come la scuola sociologica di Durtheim ha messo in rilievo. La religione è un culto ufficiale e pubblico, compiuto dal sacerdote in rappresentanza di tutto un gruppo sociale; la magia è un rituale privato e che serve ad interessi individuali. Le difficoltà nel definire la priorità della magia o della religione consiste nel fatto di non potere scindere in modo assoluto dove cessi una e dove cominci l’altra, e nel ritrovare interpretazioni magiche anche là dove l’apparenza starebbe per una pratica religiosa". Fino qui il Turchi. Riconoscendo che tale asserzione ha i suoi lati di verità, per quanto riguarda lo studio della storia delle religioni, io credo, però, che, nel campo delle conoscenze mediche e della interpretazione dei fenomeni che riguardano la medicina, intesa in un senso assai vasto, può stabilirsi questa progressione, come già ho scritto in altri miei lavori: dalla religione alla magia, dalla magia alla scienza. Ed ho creduto di poterne dare la dimostrazione.

    In un mio precedente lavoro prospettai appunto questa progressione interpretativa dei fenomeni che si inquadrano nel campo della medicina: interpretazione religiosa, magica, scientifica. In altre parole, mentre l’inizio da cui parte la conoscenza è, secondo il mio convincimento (che segue quello di un intero gruppo di studiosi), la religione, la magia costituisce il ponte di passaggio tra quella e la scienza, divenendo, di conseguenza, lo stato prodromico di questa ultima, Sono tappe diverse per le quali l’interpretazione dei fatti è passata, prima di giungere alla forma interpretativa oggi ritenuta giusta. L’interpretazione religiosa che riconosce nella divinità la ragione diretta dell’azione di qualsiasi pianta benefica, di qualsiasi atto e fenomeno naturale, si quieta in questa spiegazione e, tutt’al più, attende dalla rivelazione la conoscenza della cura, la prognosi e magari la diagnosi della malattia. Nella magia che implicitamente rappresenta la sostituzione alla divinità, dell’uomo, il quale arroga a se stesso il potere di conoscere e tri fare il bene ed il male, è embriologicamente insito le stimolo di conoscere le ragioni dei fenomeni naturali, allo scopo di poterli dirigere come a lui talenta e, magari, di poterli riprodurre.

    Questa progressione va intesa, naturalmente, in un senso logico, né si deve credere che l’esistenza dell’una di queste espressioni voglia escludere l’altra. Infatti è possibile la coesistenza della medicina scientifica con quella magica e numerosissimi sono gli esempi sia remoti che recenti che ce lo comprovano. Ancora più erronea poi, sarebbe la deduzione che la medicina scientifica fosse in antitesi con la religione, poiché la scienza e la religione, come ho in molteplici altri casi ripetuto, tengono due campi totalmente differenti che possono coesistere senza alcun urto, integrandosi, anzi, a vicenda. La religione indica Dio quale causa ultima (o prima) dei fenomeni, ma lascia in sospeso le cause seconde che sono appunto di dominio della scienza e proprio per questo, si verifica il fatto che popoli dell’antichità, quali l’ebraico, rappresentanti i più puri esempi della concezione religiosa, non, avevano una speculazione scientifica vera e propria, ma la ebbero ,solo tardi, e cioè quando si appropriarono di cognizioni apprese da infiltrazioni culturali di popoli con i quali erano venuti a contatto. Per quanto riguarda i popoli primitivi odierni in uno stadio infimo di civiltà, i quali sarebbero in possesso di concetti religiosi purissimi a confronto degli altri popoli primitivi più progrediti, mi si conceda, per ora, asserire che le loro conoscenze mediche non possono essere definite scientifiche, come taluno vorrebbe sostenere, ma semplicemente empiriche: il che è ben differente, come mi proverò a dimostrare in seguito. Passiamo ora ad esaminare come debba essere considerata la magia nei rapporti della scienza, completando quanto già ho accennato, Riconoscendo in essa il principio di mirare ad imporre la propria volontà al normale svolgersi dei fenomeni naturali, e regolare a proprio piacimento l’ordine delle cose, si può considerarla animata da uno spirito che può risultare empio, volendosi quasi sostituire alla divinità. Resta a vedere se, nel suo primo sorgere, a questo atteggiamento di fatto abbia corrisposto un analogo atteggiamento psicologico o non piuttosto il mago primitivo abbia operato d’istinto, per il desiderio di procurare il bene od il male a proprio piacimento, senza annettervi alcun riferimento alla divinità stessa. Non abbiamo, naturalmente, documentazioni per quanto si riferisce al primissimo sorgere della magia, ma, fin dai più antichi documenti di epoca storica che sono in nostro possesso, si rileva con certezza che la figura dello stregone è antitetica a quella del sacerdote, e che la magia è reputata cosa peccaminosa. In una tavoletta a caratteri cuneiformi dell’epoca assiro-babilonese riportata dal Conteneu, si legge, nell’elenco dei peccati che possono produrre la malattia, anche l’esercizio Vena magia e degli incantesimi. Ed anche presso gli altri popoli dell’evo antico, dall’ebraico all’iranico, dall’egiziano all’indiano, il mago e lo stregone son tenuti in conto di persone antitetiche al sacerdote. Il che significa evidentemente che anche se, in un primissimo tempo, nella magia non era inclusa alcuna idea di empietà, ben presto questa vi s’insinuò. Ed allo stregone si annetté sempre una azione malefica.

    Ad ogni modo, nella stessa magia dobbiamo distinguere due fatti che, sebbene tra loro collegati intimamente, pure possono essere scissi, per quel che a noi è utile mettere in rilievo: lo scopo prefisso ed il mezzo per raggiungerlo. Se lo scopo può dar luogo ad una interpretazione di empietà (sia pure facendo le dovute riserve per quanto riguarda il primissimo sorgere della magia) nel mezzo usato per raggiungerlo dobbiamo scorgere un primo abbozzo di scienza. Se per scienza si deve intendere lo studio dei fenomeni naturali, allo scopo di stabilirne le leggi e riprodurli mediante l’applicazione delle leggi stesse, è necessario riconoscere che la magia, sia pure con mezzi inadeguati e basata su un procedimento logico errato, tende al medesimo fine La magia, per riprodurre i fenomeni naturali, ha creduto di aver trovato alcuni principi fondamentali, seguendo i quali sarebbe stato possibile ottenere lo scopo. Questi principi sarebbero quegli stessi che vigono in natura, cioè le leggi naturali, seguendo le quali il mago potrebbe riprodurre qualsiasi fenomeno. Pur riconoscendo la verità del dato di fatto, non bisogna, tuttavia, pensare che i primi maghi (e forse nemmeno quelli più progrediti) fossero ricercatori ex professo delle leggi naturali, animati da un desiderio di speculazione scientifica. Essi agivano, si direbbe, per istinto, o per intuito, nei primi tempi, mossi dal desiderio di poter volgere a proprio vantaggio i fenomeni della natura. Così per operare il male, come per ottenere risultati vantaggiosi per la comunità. Ma, nello stesso tempo, bisogna riconoscere che nelle loro operazioni, dirette allo scopo di procurare le malattie, la morte e le guarigioni, essi seguivano allora, come seguono oggi, taluni principi sempre uguali, idonei, secondo loro, a riprodurre i fenomeni naturali che volevano ottenere, Ed è stato merito dei moderni studiosi, l’aver messo in evidenza queste specie di leggi che solo intuitivamente erano seguite dai maghi. Tutto ciò ha significato, sia pure embrionale, di principio scientifico, poiché, specie in tempi più progrediti, ma sempre prescientifici, l’applicazione di quelle regole presupponeva in loro una specie i dottrinario il quale, a sua volta, doveva presupporre una qualsiasi embrionale speculazione. Questi principi (similarità, simpatia, contatto) che si trovano oggi diffusi, sempre uguali in qualsiasi forma di magia, presso qualsiasi popolo, vengono applicati immutabilmente e, pur essendo basati su di un errato riconoscimento di correlazione tra causa ed effetto, essi formano la base fondamentale di un ragionamento strettamente coerente e sono guidati da una apparente logica. Riepilogando, dunque, la magia ricorre all’applicazione di quegli stessi principi che crede essere quelli che regolano i fenomeni naturali; l’embrione della scienza è quindi perfettamente identificabile in essa e Frazer ha ragione quando la, chiama la sorella bastarda della scienza. Nella magia, quindi, si può riconoscere lo stimolo della ricerca delle cause seconde producenti fenomeni naturali e la ricerca de principi, ossia delle leggi che presiedono al loro effettuarsi. In essa, dunque, si debbono distinguere due fatti che possono essere tra loro scissi, come effettivamente si scissero in un proseguo di tempo: l’atteggiamento di voler sostituire l’uomo alla divinità nel poter dirigere a proprio talento l’ordine delle cose e la ricerca delle leggi della natura. Empio il primo movimento, legittimo il secondo. Ma la magia, lo abbiamo già detto, prese le mosse da un concetto religioso già alterato nella sua genuina compagine, poiché i popoli monoteistici furono esenti da influssi magici come lo sarebbero, oggi, i popoli primitivi

    dei viventi, secondo quanto ci asserisce la scuola storico-culturale. Tuttavia, se empio fu il primo movimento, attraverso la lunga depurazione esso si modificò. Essendo, in fondo, la magia, l’espressione del desiderio di potersi appropriare delle cause seconde, mediante le quali la divinità opera, per potersi sostituire ad essa, con il maturarsi delle conoscenze si venne a comprendere che, pur avendo nozione di queste cause seconde, l’uomo non può sostituirsi alla divinità,, ma deve limitarsi solo a conoscere le cagioni per le quali i fenomeni

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