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Taranto avrà un futuro
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Ebook71 pages56 minutes

Taranto avrà un futuro

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About this ebook

Immagino questo piccolo libro, come un instant book continuo, che avrà sempre aggiornamenti. Per rispondere a quell'interrogativo che è nel titolo del libricino. Ho visto di recente un piccolo video provocatore. E' un corto di 14 minuti dove si rappresenta la città 15 anni dopo la chiusura dell'Ilva. Gli stessi autori alla fine parlano di un Patto tra gli intellettuali e la città per salvarla dalla crisi ambientale e salvare l'occupazione.

Cosa sarà Taranto dopo l'Ilva? E' una domanda alla quale tenteremo di dare risposte. Guardando alla città intelligente. Ma intanto chiediamoci: ma la contraddizione del presente la riconosciamo? Mentre va avanti un maxi processo per l'ambiente svenduto, la fabbrica, statalizzata per decreto, continua imperterrita ad inquinare come i privati inquisiti, solo che ora lo Stato fa di tutto per non essere più accusato.

Si può andare avanti così? Sembra una trappola.

Riprendendo le conclusioni di quel video di cui parlavo, la parte conclusiva riporta la frase in cui si riportano i catastrofismi di chi pensa ai disastri " oppure può essere un'epoca in cui si stringerà e si darà vita ad un nuovo patto tra intellettuali e popolo inteso oramai come umanità e speriamo di poter ancora scegliere tra questi due futuri.

LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2015
ISBN9786050386912
Taranto avrà un futuro

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    Taranto avrà un futuro - Roberto De Giorgi

    Roberto De Giorgi

    Taranto avrà un futuro?

    UUID: 7fedad50-df91-11e5-944e-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Il futuro non è nell'immobilismo

    Avanti Taranto, questa è la battaglia per non morire. Riflessione di Gianni Liviano

    Ambiente svenduto il maxi - processo

    L'imbroglio del raddoppio Italsider

    ​La prima vertenza Taranto fu Italsiderina

    Se Taranto cade a pezzi, quale sarà la città del futuro?

    La città, le reti sociali, il suo habitat

    Un’agenda - monito per i futuri amministratori

    E’ proprio nelle città il futuro

    La città del futuro a dimensione dell'anziano

    Anziano è bello, ma quanto costa?

    Le regioni per tutte l’età

    Le Regioni italiane nella sfida alla non auto sufficienza per una Italia che invecchia

    Dalla città alla campagna

    Fotovoltaico se è selvaggio a chi giova? Non certo alla natura!

    La campagna vuole il sole, non il solare che l’offende

    Fotovoltaico nei campi? Il primato è nella puglia di Vendola

    La città del malessere sociale

    A caccia dell’oro rosso, la malavita punta in alto

    La cronaca

    La dimensione europea dei furti di rame

    Gli altri metalli

    Lo sballo urbanistico

    Il futuro non è nell'immobilismo

    Libro in continuo aggiornamento

    Immagino questo piccolo libro, come un instant book continuo, che sarà sempre aggiornato. Per rispondere a quell'interrogativo che è nel titolo del libricino. Ho visto di recente un piccolo video provocatore. E' un corto di 14 minuti dove si rappresenta la città 15 anni dopo la chiusura dell'Ilva. Gli stessi autori parlano di un fanta-documentario, un mix di cronaca vera, manifestazioni, tutte immagini del passato proposte in bianco e nero. Una dissacrazione del futuro apocalittica, riassumendo in immagini quanto spesso, i fautori dell'immobilismo paventano. Proprio per farl sentire meschini, a mio parere. Peccato che, come al solito, molti abbiano frainteso il messaggio di Davide Ippolito, un giovane cineasta che si cimenta nei corti in quello che si chiama cinema indipendente, un po' cugino della editoria indipendente.

    Cosa sarà Taranto dopo l'Ilva? E' una domanda alla quale tenteremo di dare risposte. Ma intanto chiediamoci: la contraddizione del presente la conosciamo? Mentre va avanti un maxi processo per l'ambiente svenduto, la fabbrica, statalizzata per decreto, continua imperterrita ad inquinare come i privati inquisiti, solo che ora lo Stato fa di tutto per non essere più accusato. 

    Si può andare avanti cosi? Sembra una trappola.

    Come contiguo a questo mondo, abbiamo anche una parte della città, alla quale vorremmo dare spazio in questo racconto, ma ha il limite di dire cose vecchie, come il titolo di un articolo, uscito su un blog locale - che fa la cronaca della città dell'acciaio - dove si enfatizza il tema del turismo di Venezia, sotto schiaffo per la presenza delle grandi navi da crociera, per parlare di una città mortificata - ma andate a guardare il reddito dei veneziani, un terzo più alto dei Tarantini -, per dire che parlare di turismo a Taranto è retorica. Un giudizio superficiale che tenteremo di smentire in questo viaggio. 

    Avanti Taranto, questa è la battaglia per non morire. Riflessione di Gianni Liviano

    Cos'altro può succedere ancora? Cos'altro deve succedere a Taranto, antica capitale della Magna Grecia, e oggi capitale del nulla, icona del fallimento di un modello economico e comunitario. Caso emblematico di un percorso di sviluppo che, rinunciando a costruire attraverso un processo endogeno di lungo periodo, un suo rapporto col mercato e affidandosi all'intervento pubblico come artefice del decollo industriale, si trova ora, dopo alterne vicende, ad ignorare ciò che sarà del proprio futuro.

    Siamo una città malata dove si fa fatica a comprendere il confine tra quando la popolazione è solo vittima di scelte nefaste altrui e quando invece la superficialità e l'atavica indolenza, rendono il popolo tarantino complice, o addirittura artefice, del proprio destino.

    Siamo una città triste, dove basta osservare i volti delle persone per le strade, nei mercati, nei bus o negli uffici per avere contezza della fatica a recuperare voglia di sorridere, di gioire, di volersi bene.

    Siamo una città dove la sofferenza spesso si traduce in cattiveria e i bisogni, anche primari, valorizzano l'arte dell'autoreferenzialità rallentando, e talvolta spezzando, ogni vincolo comunitario.

    A Taranto non c'è più comunità. Siamo una città capace di romperci in ogni frangente in mille percorsi l'un contro l'altro armati. La dimensione solidaristica tra attori economici, sociali e politici si è da tempo smarrita. Il populismo, intriso di slogan, privo di capacità di analisi e vuoto di proposte, trova da tempo terreno fertile in molti settori.

    Che fa la politica? Quella buona, quella onesta, quella che ragiona con senso di responsabilità, quella che ha a cuore

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