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Orizzonti del mondo
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Orizzonti del mondo

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About this ebook

Sono gli orizzonti che sono passati sotto i miei occhi in due anni della mia vita, i due anni del mio giro del mondo in barca a vela.
Non sono solo orizzonti geografici, fisici, ma anche orizzonti culturali, naturalistici, spirituali, e, non ultimi, sentimentali.
Non è un manuale di navigazione nautica, non è una guida ai paesi tropicali, ne' un documentario naturalistico o un romanzo d'amore, ma è un po' di tutto questo... è la mia vita.
La vita di una persona qualsiasi, normale, che ha fatto un'esperienza un po' meno "normale".
È il mio diario di questi due anni che mi hanno aperto gli occhi, non solo in senso fisico, sulle realtà del mondo, che hanno allargato così i miei "orizzonti".
LanguageItaliano
PublisherCinzia Codato
Release dateSep 1, 2015
ISBN9786050411584
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    Orizzonti del mondo - Cinzia Codato

    Cinzia Codato

    Orizzonti del mondo

    UUID: 6878f7cc-e3d0-11e5-97ab-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    ORIZZONTI DEL MONDO

    Premessa

    I PARTE: Da Antibes alla Nuova Zelanda

    Da Antibes ai Caraibi

    Dai Caraibi a Panama

    Da Panama a Tahiti

    Dalla Polinesia alla Nuova Zelanda

    II PARTE: Nuova Zelanda: cambio di vita.

    Un passo indietro: Il cambiamento

    Viaggio attraverso la Nuova Zelanda

    Il ritorno e il dopo

    III PARTE: Dalla Nuova Zelanda al Sud Africa

    Dalla Nuova Zelanda all'Australia

    Dall'Australia all'Indonesia

    La traversata dell'Oceano Indiano

    Madagascar, Sud Africa e arrivo

    EPILOGO

    Ringraziamenti

    ORIZZONTI DEL MONDO

    Sono gli orizzonti che sono passati sotto i miei occhi in due anni della mia vita, i due anni del mio giro del mondo in barca a vela.

    Non sono solo orizzonti geografici, fisici, ma anche orizzonti culturali, naturalistici, spirituali, e, non ultimi, sentimentali.

    Non è un manuale di navigazione nautica, non è una guida ai paesi tropicali, né un documentario naturalistico o un romanzo d'amore, ma è un po' di tutto questo... è la mia vita.

    La vita di una persona qualsiasi, normale, che ha fatto un'esperienza un po' meno normale.

    È il mio diario di questi due anni che mi hanno aperto gli occhi, non solo in senso fisico, sulle realtà del mondo, che hanno allargato così i miei orizzonti.  

    Premessa

    Questo diario è nato come cronaca di viaggio. Non era quindi, all'inizio, un diario segreto, anzi era un'occasione di far partecipi familiari e amici del mio viaggio. Infatti ogni volta che scrivevo loro una lettera, inviavo anche una fotocopia del mio diario.

    Per questo, dagli avvenimenti della prima parte, poco si può prevedere di quello che succede nella seconda, appunto perché, essendo un diario aperto, non ero nella situazione di poter scrivere cose troppo personali.

    La seconda parte invece è stata scritta quasi tutta d'un fiato, dopo che le acque si erano un po' calmate, ed è molto intima, segreta, finora inedita, mai fatta leggere ad alcuno.

    Il lettore si troverà quindi un po' preso in contropiede, leggendo cose che non si aspettava (e che forse neanch'io mi aspettavo che accadessero...) ma ho preferito non dare spiegazioni o giustificazioni, sia per lasciare il diario così com'è, sia per motivi strettamente personali.

    Per questi stessi motivi ho dovuto cambiare od omettere alcuni nomi; ma le situazioni e i fatti raccontati sono totalmente reali.

    Nella terza parte poi ho ripreso la narrazione aperta del mio viaggio, con la differenza che qui ero molto più libera di esprimere anche i miei sentimenti personali.

    Ricordi quindi il lettore, che questo non è nato come un romanzo o una novella, ma è semplicemente un diario di vita vissuta.

    Buona lettura!  

    I PARTE: Da Antibes alla Nuova Zelanda

    Da Antibes ai Caraibi

    Antibes, Mercoledì 29 Gennaio 1992

    Sono passati quasi 500 anni da quando Cristoforo Colombo ha fatto questo viaggio, ma adesso che è arrivato il nostro momento, nonostante tutta la tecnologia moderna... io sento ancora l'emozione dell'avventura, di affrontare quel che, per me, è ancora l'ignoto: la traversata dell'Atlantico.

    Dopo quattro mesi di duro lavoro per preparare la barca a vela di 24 metri, armata a sloop che ci porterà attraverso quest'oceano, siamo finalmente pronti a salpare.

    Dal porto di Antibes, in Francia, siamo diretti, prima tappa, verso Gibilterra, con eventuale scalo alle Baleari.

    Siamo in sette persone di equipaggio: Mario, lo skipper, mio marito, Aaron e Clint, due neozelandesi membri fissi dell'equipaggio, Rick e Julie, una coppia di neozelandesi che farà con noi la traversata, Isabel, una ragazza francese e io.

    Sono le ore 18:00, e il tramonto ci sorprende quasi subito, appena usciti in mare, ed è il mio turno di cucina: preparo gnocchi al ragù e finocchi al forno con i formaggi, con grande gioia di tutto l'equipaggio.

    Poi, dalle 21:00 a mezzanotte, il mio primo turno di guardia, con Rick, che sarà il mio compagno di turno per tutto il viaggio.

    E subito faccio un incontro felice con le mie care amiche: le stelle! Dopo tanto tempo di vita a terra finalmente ritrovo un cielo stellato meraviglioso, senza luna, e, procedendo verso Sud-Ovest, trovo Orione sulla mia sinistra, Sirio, più brillante che mai nel Cane Maggiore, sta sorgendo ora e la mia costellazione, il Toro, con Aldebaran e le Pleiadi sulla testa d'albero, poi Auriga, i Gemelli, Cassiopea e Pegaso, e l'immancabile Orsa Maggiore, verso poppa, tuffata in giù verso il mare.

    Con mio grande piacere vedo che Rick è interessato anche lui al cielo, così gli insegno a riconoscere qualche costellazione, ma a volte ci sono problemi con i nomi (come le chiamano in inglese?).

    Fa abbastanza freddo, ma resisto bene sotto la mia cerata nuova e la tuta termica.

    Poi vado a dormire e crollo nella mia cuccetta come un sasso.

    Non siamo potuti andare a vela, c'è troppo poco vento, ma abbiamo issato la randa per stabilizzare la barca.

    Giovedì 30 Gennaio

    Alle ore 6 altro turno di guardia: attorno a noi il cielo è cambiato, è sorta a Est una falce di luna e vicino ad essa sono ben evidenti Venere e lo Scorpione, mentre dalla parte opposta Orione è tramontato (il cacciatore e il suo nemico non sono mai presenti allo stesso momento nel cielo, come vuole la mitologia); anche Giove è molto luminoso in mezzo al Leone, e sopra di noi domina la Corona Boreale, ma tutte le stelle stanno impallidendo perché l'alba sta tingendo il cielo, prima di arancio intenso, poi di giallo.

    Il mare si sta un po' increspando, e il vento da Est aumenta un po', ma non tanto da permetterci di veleggiare, anche perché vogliamo scappare al più presto da questa zona insidiosa che è il Golfo del Leone.

    L'atmosfera a bordo è molto più rilassata e gioiosa dei giorni scorsi: anche se è un po' dura abituarsi ai turni e ai movimenti della barca, dopo essere stati tanto tempo fermi in terra, la tensione nervosa degli ultimi preparativi è scomparsa e si respira un clima di eccitazione e di avventura.

    Ogni ora si segna il punto nave sulla carta e si fa il log (cioè si scrivono tutti i dati di navigazione sul giornale di bordo).

    Quand'ero al timone al pomeriggio abbiamo fatto un altro bell'incontro: i delfini! Due piccoli si sono avvicinati a grandi salti alla barca e poi sono stati per un po' a giocare davanti alla prua.

    È molto bello vedere questi animali, quando si è così lontani dalla riva, quando attorno non c'è apparentemente anima viva, ed è di buon auspicio per i naviganti vedere delfini.

    I turni di guardia sono così organizzati: 3 turni di 2 persone ciascuno, mentre lo skipper resta sempre a disposizione.

    Ogni turno dura 3 ore con 6 ore di riposo, ogni giorno ogni gruppo scala di un turno, per non fare sempre lo stesso orario e si ricomincia così ogni tre giorni. Questo sistema coinvolge anche la cambusa, così ogni gruppo cucina due volte di seguito poi lava i piatti due volte di seguito, poi riposa per altre due volte, così non c'è un cuoco fisso a bordo.

    Stasera siamo già in vista delle Baleari, stiamo andando via forte, 9,5-10 nodi, ma sempre a motore, non c'è vento e fa abbastanza freddo.

    Venerdì 31 Gennaio

    Ore 00-03: turno di guardia. Siamo a Nord di Mallorca e vedo il faro di porto Sòller; il cielo è stellatissimo, così mi dedico all'osservazione di altre costellazioni e, mentre sto osservando il cielo, vedo due o tre stelle cadenti: fanno sempre un bell'effetto e mi mettono allegria.

    È bello navigare di notte vicino alle isole, anche se nell'oscurità non si vedono bene, le conosco per esserci stata l'estate scorsa e posso quindi immaginare dove si trovi ora, per esempio, quella grossa roccia rossastra con il buco in mezzo (la Foradada), posto dove avevo fatto sci nautico per la prima volta!

    Dalle 3 alle 9 posso dormire! Poi di nuovo fuori: stiamo costeggiando l'isola di Ibiza, molto frastagliata, c'è una bella luce per fare foto, l'aria è fresca ma non umida come la notte scorsa.

    Sono riuscita a dormire bene, il mare è quasi piatto, e ora ho una fame da lupi!

    Sabato 1 Febbraio

    Stamattina siamo in vista dei fari della costa spagnola.

    Ci sono molte nuvole e verso le 5:30 il vento aumenta e possiamo finalmente issare anche il fiocco e spegnere il motore.

    Il vento, da Est, aumenta sempre più, facendoci veleggiare al gran lasco a 10,5 nodi: voliamo come schegge!

    Durante il mio turno al timone mi cimento a portare la barca con delle onde abbastanza alte, sui 3 metri, e ravvicinate, che devo contrastare con il timone con tutta la mia forza per non far andare la barca fuori rotta: è un gran divertimento, ma per fortuna ogni tanto Rick mi dà il cambio, perché alla fine del turno ho le braccia e le spalle a pezzi.

    Aumentando ancora il vento, Mario decide di prendere una mano di terzaroli alla randa, per rendere meno duro il timone alla manovra. Ora il vento è forza 7.

    Un'impresa è stata invece la cena: cucinare la pizza con la barca che sembra un frullatore non è molto divertente, e alla fine ne ho mangiata pochissima perché sono dovuta correre fuori... a respirare! (Vento forza 8).

    Alle nove di sera rientro in turno: stiamo arrivando a Gibilterra, dopo aver corso fortissimo per tutto il pomeriggio, raggiungendo la media di 13 nodi, con punte incredibili di 16 e una addirittura di 18,6 nodi!

    Alle 10 di sera sono al timone e le spalle e il collo mi bruciano dallo sforzo e dall'accumulo di acido lattico, ma l'emozione di vedere la famosa rocca stagliarsi all'orizzonte contro le luci diffuse della città mi fa superare qualsiasi sforzo.

    Le onde qui nello stretto sono così alte che mi nascondono alla vista la rocca, per qualche istante.

    Poiché vento e mare stanno aumentando ancora decidiamo di fermarci nel porto. Doppiamo il capo e siamo al riparo della rocca, ma al momento di ormeggiarci l'invertitore non risponde più ai comandi, e il vento ci spinge così verso la banchina opposta dove, con un po' di fortuna riusciamo ad affiancarci senza danni a un peschereccio.

    È l'una di notte e crollo a letto stanca morta.

    Domenica 2 Febbraio

    Stamattina Mario ha provato a fare un'immersione per andare a vedere sotto la barca cosa c'è a impedire all'asse di girare, ma l'acqua gelida gli ha quasi impedito di respirare.

    Così ha chiamato un sub professionista, attrezzato con una muta stagna, il quale ha trovato avvolto attorno all'asse un enorme foglio di plastica e un cavo di nailon da pesca. Tolto il tutto non c'è stato più problema per la manovra, così ci siamo ormeggiati bene in banchina.

    Oggi giornata di tutto riposo, docce calde e un buon pranzo!

    Martedì 4 Febbraio

    Siamo ancora a Gibilterra, a causa del maltempo: in questi giorni il mare ha raggiunto forza 9-10 e il vento, anche al riparo della rocca, è molto forte, fuori saranno 40-50 nodi!

    Ora sta diminuendo e le nuvole sono state spazzate via, la temperatura sta aumentando un po' alla volta.

    Stamattina Mario e io abbiamo preso un taxi per fare un giro a vedere le cose più caratteristiche di Gibilterra: sulla costa Est ci sono delle grandi spianate di roccia bianca in discesa che portano l'acqua piovana all'interno di grossi serbatoi che si trovano nel sottosuolo. Infatti l'acqua potabile è un problema per Gibilterra e, prima che venissero costruiti i desalinatori, questo era l'unico sistema di approvvigionamento di acqua dolce e molti wc funzionavano ad acqua di mare.

    Raggiungendo il faro a Sud si vede la costa del Marocco, oltre lo stretto, e la Spagna, al di là del golfo, verso Ovest.

    Nella parte più selvaggia della rocca vivono alcune scimmie, di razza nord-africana, qui chiamata Barbary Ape, che vengono protette e nutrite dai militari che dominano la zona.

    Sono più o meno alte 60-70 cm e hanno il pelo marron chiaro o giallastro e il muso più scuro. Sono abbastanza amichevoli, ma non si fanno toccare dai turisti.

    Poi siamo andati a visitare la grotta di Saint Michel, molto suggestiva, con le sue stalattiti, dentro la quale è stato costruito un anfiteatro dove si tengono concerti musicali.

    Dalla cima della rocca a Nord si vede tutto il porto militare e l'Aeroporto, che divide Gibilterra dalla Spagna e la cui pista di atterraggio comincia fuori in mare, attraversa tutto l'istmo e finisce incrociando la strada statale che viene sbarrata ogni volta che decolla o atterra un aereo!

    Dalla parte opposta sorge il grosso centro industriale spagnolo chiamato La Liña. Dall'alto si vede anche il Trafalgar Cemetery, dove sono sepolti i morti della famosa battaglia, a parte Nelson, che è stato trasportato a Londra dentro un barile di rum, per preservarne il cadavere!

    Quando siamo andati a comperare le carte nautiche delle Canarie, abbiamo incontrato un signore che, saputo che siamo veneziani, ci ha raccontato di aver avuto 3 nonni genovesi, perciò si sente molto italiano, anche se parla poco la nostra lingua.

    Ci ha raccontato poi che qui ci sono diverse persone di origine genovese e che il dialetto locale è un misto di spagnolo, inglese e genovese. Esiste persino un dizionario locale chiamato gianito dal nome Gianni di tanti italiani che si sono stabiliti qui, chiamati dagli spagnoli appunto gianito.

    Mercoledì 5 Febbraio

    Stamattina levataccia alle 5:30 per approfittare dell'alta marea e partire dalla marina in tutta tranquillità.

    Queste levatacce e le poche ore di sonno tra un turno e l'altro sono la mia sofferenza maggiore!

    C'è poca onda e un leggero vento da Nord-Ovest, una brezza termica (all'alba la terra, raffreddatasi durante la notte più rapidamente del mare, fa si che l'aria sovrastante, più fredda e pesante, convogli verso il mare, dove l'aria è più calda e leggera e quindi sale a quote più alte).

    L'alba è di un bel colore rosa-arancio, e il cielo è mezzo nuvoloso, ma si vede bene la costa del Marocco, montagnosa e piena di villaggi sparsi lungo le pendici.

    Lentamente raggiungiamo la punta dell'Africa che ci divide ancora dall'Atlantico, di cui però sentiamo già la corrente entrante, che crea delle onde basse e spumeggianti.

    A giorno fatto si leva il vento, levante da Est, a nostro favore, spingendoci più veloci verso l'oceano.

    A mezzogiorno finalmente l'Oceano Atlantico ci accoglie con una meravigliosa brezza tiepida e asciutta che scorre sul mare increspandone appena la superficie. L'aria è limpida, tersa e la costa dell'Africa vicina e si respira a pieni polmoni (Foto 1).

    Foto 1: L'Oceano Atlantico

    Un senso di libertà e di gioia ci prende tutti e festeggiamo la nostra entrata in oceano con un buon vino bianco francese accompagnato da pennette al salmone.

    Durante il pomeriggio proviamo a issare lo spinnaker leggero, ma dopo un'ora il vento cala del tutto, così dobbiamo toglierlo e dare motore.

    Sembra impossibile che qui, in aperto oceano, il mare sia così piatto e tranquillo, quando abbiamo lasciato il Mediterraneo così arrabbiato!

    Dalle 3 alle 6 sono al timone e la barca è circondata da una nuvola di gabbiani che volano in formazione, poi si tuffano in acqua per pescare, poi d'improvviso si posano tutti sulla superficie del mare e poi volano in fila passando al lato della barca.

    Le cartine del meteofax mostrano come siamo in una zona di alta pressione, mentre all'interno del Marocco c'è una bassa.

    Perciò non abbiamo vento e le previsioni sono che la situazione continui così.

    Giovedì 6 Febbraio

    Durante il turno di notte abbiamo avvistato solo due pescherecci, siamo a circa 60 miglia dalla costa, di fronte a Rabat, ma troppo lontani per vederne i fari. Teniamo una rotta larga perché poi la costa piega verso di noi, in questo modo tagliamo un po' di strada; inoltre lo skipper vuole evitare incontri troppo ravvicinati con i pescherecci marocchini...

    Le nuvole che vanno e vengono oscurano a tratti il cielo, che però mostra, nitide, diverse costellazioni, tra le quali oggi riconosco Bootes, Andromeda, Perseo e Pegaso, mentre Giove è così brillante da avere un alone di luce tutt'attorno.

    Il mare è sempre piatto e tranquillo. Con Mario faccio tutti i calcoli preparativi per usare il sestante e prendere una retta d'altezza del sole al passaggio al meridiano: non ne avremmo bisogno, con tutti gli strumenti elettronici, ma è sempre bene non fidarsi ciecamente e inoltre è molto interessante e divertente usare i metodi tradizionali.

    Verso il tramonto abbiamo di nuovo navigato a vela, ma il vento è sempre debole.

    Il tramonto in compenso è stato stupendo: il mare e il cielo erano di un colore indaco-violetto divisi da una fascia rosa tenue che si intensificava all'orizzonte.

    Sopra il sole c'era una perfetta falce di luna, sottile e stesa in orizzontale, circondata da piccole nuvole, come batuffoli di cotone. Poi d'improvviso, immergendosi nel mare, il sole ha infiammato per un attimo di arancio l'orizzonte, mentre Sirio faceva capolino dalla parte opposta del cielo. Il tutto reso ancora più suggestivo dal silenzio del motore rotto solo dallo sciabordio del mare lungo la chiglia della barca.

    La notte, stellatissima, è stata propizia all' osservazione di numerose nebulose e ammassi stellari: con l'aiuto del binocolo ho visto per la prima volta la nebulosa di Andromeda come un'ellisse perfetta sfumata, poi la nebulosa di Orione, quella del Cane Maggiore e il Presepio, nel Cancro. Un vero spettacolo!

    Venerdì 7 Febbraio

    Il turno terribile dalle 3 alle 6 di mattina è stato reso allegro dalla presenza dei delfini: due o tre, molto piccoli, ci hanno seguito per un tratto e nuotavano così veloci che creavano una scia luminosissima di plancton, che li circondava formando disegni serpentini lungo la fiancata della barca, sembrava una manciata di stelle cadute nel mare!

    Questa notte ho visto le prime stelle del Centauro, mi chiedo se già dalle Canarie si possa vedere la Croce del Sud, che si trova proprio sotto questa costellazione. Ogni notte è una nuova scoperta, questo passatempo diventa sempre più interessante!

    Sabato 8 Febbraio

    Dopo un'intera giornata sotto spinnaker, alla velocità media di 9 nodi, con una leggera onda lunga, il respiro dell'oceano, e un bel sole che finalmente comincia a scaldarci, alle ore 18 siamo arrivati a Las Palmas, Gran Canaria.

    Da lontano abbiamo visto la punta dell'isola solo molto tardi, la visibilità era scarsa a causa delle nuvole presenti all'orizzonte, poi la vista del porto, pieno di navi e di alti palazzi, non è stata molto affascinante.

    Ci siamo ormeggiati al Muelle Deportivo di Puerto La Luz, dove c'è un lungo muretto bianco sul quale ogni barca di passaggio per i Caraibi fa un disegno: è molto caratteristico e interessante vedere le tracce delle barche passate prima di noi.

    Domenica 9 Febbraio

    Stamattina, dopo una bella dormita e una doccia calda, abbiamo fatto prendere aria alla barca e abbiamo cominciato a lavare tutta la nostra roba umida dai giorni scorsi.

    Il sole scalda bene, ma l'aria è sempre frizzantina, non certo calda come me l'aspettavo: almeno ho potuto mettere i pantaloncini corti e prendere un po' di sole sulle mie gambe invernali.

    Ora la barca ha proprio bisogno di una bella rassettata prima della partenza per la traversata; io mi sono occupata dell'inventario del cibo e della lista delle spese da fare domani.

    Non ho ancora messo piede a terra e non mi sono ancora resa conto di essere alle Canarie! Ma stasera si va a cena fuori e domani perlustrerò un po' la zona.

    Mercoledì 12 Febbraio

    In questi due giorni abbiamo fatto provviste di cibo e di acqua, che non è mai abbastanza! Abbiamo passato le giornate a lavorare in barca, c'è sempre qualcosa da fare, non è mai finita!

    Ieri è successa una cosa sorprendente: Mario ha incontrato Dany (una francese che era in Tailandia quando eravamo lì lo scorso anno) e più tardi Ivan, suo marito: ora non sono più a bordo del Targa II, ma di un catamarano, Highest honour con cui il figlio va a fare charter ai Caraibi.

    Dany era molto sorpresa di vedere Mario e la bella barca di cui ora è skipper; io non ho fatto a tempo ad andare a salutarli, perché loro erano in partenza, ma li rivedremo di sicuro ai Caraibi. Quanto è piccolo il mondo!

    Verso sera siamo andati a fare un po' di shopping in centro e poi una passeggiata fino alla spiaggia, dalla parte opposta al porto, oltre l'istmo che collega la Gran Canaria alla isleta un promontorio collinoso a Nord-Est.

    Poi cena in un tipico ristorante spagnolo a mangiare la paella: ce ne hanno portata una enorme, allegra da vedersi, ma era meglio il pane con l'aglio che la accompagnava!

    C'era un complessino che suonava e gente che ballava (più che altro vecioti) e la musica ricordava molto il nostro liscio romagnolo! In effetti gli spagnoli non sono molto diversi da noi ed è buffo come riusciamo a farci capire con il nostro dialetto veneziano, basti pensare che le vie qui si chiamano calle, anche se lo pronunciano in modo diverso.

    Oggi pomeriggio invece siamo andati a fare una gita per l'isola, noleggiando due macchine. Siamo partiti alle quattro e abbiamo guidato per 5 ore quasi continuamente: nella parte Nord e Ovest dell'isola non c'è quasi niente, due o tre paesetti, il resto sono colline di roccia lavica rossastra coperta di cespugli e cactus, agavi e fichi d'India e ogni tanto qualche palma. Solo in qualche zona ci sono distese di coltivazioni di banane.

    La strada era molto tortuosa e a tratti ripida, a strapiombo sul mare: non mi sono potuta tanto rilassare a guardare il panorama, che dopo due ore era comunque monotono.

    Nella parte Sud-Est dell'isola invece la costa si abbassa e ci sono più spiagge, ma la maggior parte di queste sono occupate da grandi alberghi costosi e megagalattici, quanto brutti e deturpanti, con enormi piscine holliwoodiane.

    Probabilmente le altre isole saranno meno turisticizzate e quindi più belle, peccato non aver il tempo per vederle!

    Giovedì 13 Febbraio

    Ultimo carico di acqua e di frutta. Ore 10:30 Ultimo carico di gasolio, pronti per la partenza.

    Alle ore 12:15 lasciamo il Porto de La Luz, con Pedro della Texaco che si sbraccia a salutarci assieme ai suoi amici.

    Per me è un momento emozionante, pensando che per un po' non vedrò più terra. All'inizio le onde irregolari mi fanno sentire un po' a disagio, ma poi sto al timone, posto strategico contro il mal di mare, e mi passa tutto.

    Verso le 5 del pomeriggio, la terra ormai non è più in vista, ci circonda un branco di delfini, saranno almeno 30 o 40, incredibile! Sono tutt'attorno alla barca e saltano e giocano per più di mezz'ora: faccio una ventina di foto, poi mi finisce il rullino, così resto a godermeli dalla prua, fischiando e battendo le mani sullo scafo per chiamarli. Sono piccolini, grigio chiaro, con una banda chiara ai lati del corpo. Sembra che l'oceano abbia voluto accoglierci bene, non facendoci sentire soli.

    Rick ha messo una canna da pesca a poppa, e ora finalmente sta trillando: ha pescato un piccolo tonno, 3 o 4 chili e dopo parecchi sforzi, per la forza del tonno e la velocità della barca riesce a issarlo in barca (Foto 2).

    Foto 2: La prima pesca

    Mentre lo sta curando e tagliando a tranci, la canna trilla di nuovo e stavolta è Aaron a combattere per tirare il pesce in barca: un altro tonnetto, un po' più grande. La cena è assicurata, tranci di tonno alla griglia e uno dei due va a finire in congelatore.

    Già dalle quattro del pomeriggio siamo potuti andare a vela e spegnere il motore. Il vento non è molto forte, ma ci fa già fare una media di 7-8 nodi. La notte il turno di guardia è un po' noioso, non ci sono stelle, è nuvoloso, tutto uguale.

    Sabato 15 Febbraio

    Ieri giornata tranquilla, sempre a vela, abbiamo issato lo spinnaker per tutto il giorno, con buone medie di 8-9 nodi e punte di 10.

    Sembra proprio che abbiamo trovato l'aliseo, giusto da Nord- Est in quest'area e le onde non sono ancora tanto alte, o almeno non danno l'impressione di esserlo, perché sono molto lunghe, comunque nascondono a tratti l'orizzonte.

    Durante la notte per sicurezza abbiamo tolto lo spinnaker, aveva anche un leggero strappo, che stamattina io e Mario abbiamo velocemente rattoppato. Stamattina alle 10:30 abbiamo issato di nuovo lo spinnaker e stiamo correndo bene a 10 nodi, più o meno costanti. Dobbiamo solo fare attenzione alle onde di poppa: a volte ne arriva una più forte che fa girare bruscamente la barca, allora la si deve subito contrastare col timone.

    Oggi c'è un po' più di visibilità e ho fatto il punto nave col sestante: il risultato è stato di circa 5 miglia di differenza con il GPS, ma posso essere soddisfatta, per la poca esperienza che ho nell'usare il sestante.

    Oggi fa abbastanza caldo da poter prendere il sole in costume, finalmente!

    Lunedì 17 Febbraio

    Stanotte è stata un po' dura: non ho chiuso occhio perché c'era vento sui 28-30 nodi, che spingeva la barca forte di poppa, ma le onde, più alte e più difficili da controllare, facevano ondeggiare la barca paurosamente e tutti gli interni in legno scricchiolavano, senza contare il bozzello del fiocco e quello della ritenuta della randa, che, essendo situati sopra la mia cabina, in coperta, mi hanno tenuta sveglia con la loro musica.

    Quando alle 6 mi sono dovuta alzare per il mio turno, ero proprio distrutta e io e Rick abbiamo avuto parecchie difficoltà a timonare perché le nostre braccia, spalle e collo sono doloranti per l'accumulo di acido lattico. Come se non bastasse, all'alba una piccola perturbazione ha fatto cambiare la direzione del vento e di conseguenza la nostra rotta, così abbiamo dovuto strambare la randa (una manovra abbastanza impegnativa, che richiede in coperta almeno 5 persone) e poi, finalmente la barca ha smesso un po' di rollare e ho potuto dormire almeno 3 ore.

    La notte ci sono troppe nuvole per poter vedere le stelle e inoltre la luna è quasi piena e la sua luce molto forte è esaltata dal riflesso delle nuvole.

    Di giorno il sole scalda bene, ma di notte è ancora freddo e fa molto umido, così non ho ancora abbandonato la mia cerata.

    Le nuvole che passano sono quelle tipiche degli alisei: come greggi di pecorelle attraversano il cielo in fila nella direzione del vento, ma purtroppo all'alba e al tramonto oscurano sempre il sole, così non è possibile fare qualche bella foto.

    Oggi ho rifatto il punto nave col sestante e questa volta è venuto perfetto, con mia grande soddisfazione: ormai i calcoli riesco a farli in 10 minuti, il problema è vedere, col sestante, il sole perfettamente all'orizzonte, poiché le onde ci costringono a cambiare continuamente la posizione.

    Giovedì 20 Febbraio

    È passata una settimana da quando siamo partiti dalle Canarie e abbiamo già fatto metà strada! Ora l'aliseo è quasi costantemente sui 15-20 nodi e viaggiamo di giorno con lo spinnaker e di notte col fiocco: una sola notte abbiamo tenuto lo spi, ma poi abbiamo visto che non vale la pena di stare in tensione e non dormire per fare pochissime miglia in più, in fin dei conti si guadagnerebbe solo un giorno, ma chi ce lo fa fare a stancarci tanto? Mica siamo in regata!

    Ormai mi sono fatta i muscoli da timoniere su spalle e braccia e i calli alle mani, ma adesso riesco a tenere la barca sotto spi fino a 20-25 nodi di vento, facendole fare 10-11 nodi di velocità, anche di più se riesco a portarla a surfare sulle onde.

    È una bella soddisfazione riuscire a portare una barca così grande e così bella (é un maxi di 78 piedi disegnato da Martin Francis), ci vuole sì forza nelle braccia, ma anche diversa sensibilità per non forzare il timone nel momento sbagliato e frenare la barca: quando lo spi è pieno e la barca è sulla cresta dell'onda il timone va tenuto in equilibrio con due dita e ogni pressione delle onde sulla poppa va sentita e anticipata con il culo, nel senso che si sente il movimento dalla poppa della barca, verso la prua.

    Fino a ora quest'oceano è molto affascinante: stamattina ho visto un'alba bellissima: il cielo da giallo è sfumato nell'arancio e nel rosa e le nuvole, di forme diverse e turbinanti, erano grigie illuminate di rosa, come solo Michelangelo le saprebbe dipingere. Poi il sole ha fatto la sua comparsa maestosa come un tuorlo d'uovo che si fonde col mare e poi passando dietro alle nuvole, le ha illuminate a raggiera di lampi dorati e dalla parte opposta del cielo è comparso l'arcobaleno.

    Spettacoli del genere ti riempiono il cuore e ti fanno star meglio, anche se qualcosa va storto (Foto 3).

    Foto 3: Alba sull'Atlantico

    Infatti il secondo giorno si è già rotto il computer che riceve i meteofax, ma ieri purtroppo anche la radio SSB si è messa a fare i capricci: riceviamo bene ma non riusciamo a trasmettere. Così Mario, alle 9 di sera, sentiva i suoi amici che lo chiamavano per l'appuntamento radio, ma non poteva farsi sentire. Speriamo che non si preoccupino troppo, perché noi, per fortuna, stiamo bene.

    Comunque ora siamo oltre metà strada e da qui è più corta ad arrivare che a tornare indietro.

    Anche il problema dei turni notturni sta diventando un'abitudine e mi sto centellinando i Pocket coffee della mamma, unica consolazione ai bruschi risvegli e giusta carica di energia per ricominciare.

    Mario è logicamente molto incazzato per il problema della radio e ripete sempre che non ci si può fidare degli strumenti elettronici e infatti continua a fare ogni giorno il punto nave con il sestante e a mettere in acqua il contamiglia meccanico, meno preciso ma più affidabile del GPS.

    A parte questo però è molto felice, si vede che è nel suo elemento e sa apprezzare tutti gli aspetti che questa traversata ci sta offrendo.

    Sabato 22 Febbraio

    Stamattina alle 3 per la prima volta ho visto la Croce del Sud: era molto poco luminosa, perché la luna è ancora alta e offusca tutte le altre stelle, ma la sua forma è inconfondibile e, come sempre, affascinante.

    Se non fosse stato per la luna piena e le nuvolette sempre presenti all'orizzonte, probabilmente l'avrei potuta vedere anche i giorni scorsi, visto che ormai è da un pezzo che siamo tra il 18º e il 17º parallelo, e da quel che è scritto sul mio libro, la Croce è visibile già dal 20º.

    Anzi, non sapevo che ai tempi dei Greci era visibile addirittura nel Mediterraneo, tanto che il Centauro, costellazione che gli sta attorno, prende il nome da un famoso saggio greco, che ha dato il nome a molte costellazioni: Chirone. Ora la croce non è più visibile in tale area a causa della precessione.

    Stanotte è stata duretta: il vento è stato molto forte, sui 30 nodi e la barca ha raggiunto velocità molto elevate: costante sugli 11 nodi, con punte di 13 e di 16. Ma quel che mi preoccupa di più sono le onde che ormai cominciano a essere molto alte ed essendo ancora ravvicinate, perciò ripide, a volte fanno sbandare paurosamente la barca da un lato, innescando poi un ampio rollio che è difficile far cessare: così randa e fiocco disposti a farfalla, prendono e perdono vento alternativamente sbattendo poi rumorosamente nel momento in cui l'aria li riempie di nuovo.

    Devo confessare che in certi momenti ho paura, quando sento rumori sinistri che mi fanno pensare che qualcosa si debba rompere da un momento all'altro, così non riesco a dormire per niente, finché quando arriva il mio turno di guardia sono in coma.

    Mario invece è tranquillissimo, non lo smuovono neanche le bombe, ma, invece di tranquillizzarmi, mi dice che probabilmente con questo vento le onde aumenteranno ancora, perciò non ci devo fare molto caso e cercare di abituarmici!

    Unica consolazione che siamo oltre i 2/3 di strada, perciò mancano circa 800 miglia e con questa velocità sarebbe probabile arrivare in 4 giorni a Antigua!

    Durante il giorno va tutto meglio, sembra, e forse è vero, che onde e vento calino un po' e comunque tutto sembra essere meglio sotto controllo (almeno per me).

    Ormai sono già abbronzata, anche questo mi fa sentire meglio!

    Ieri pomeriggio ho visto un uccello: in pieno oceano, così distante dalla costa, girava attorno alla barca, a volte volando accanitamente contro l'aliseo, a volte lasciandovici trasportare, sembrava si fosse perso e non sapesse che direzione prendere, aveva l'aspetto simile ai gabbiani, ma con una lunga coda filiforme bianca, come tutto l'addome, e il becco arancione (in effetti era un gabbiano tropicale).

    Lunedì 24 Febbraio

    Mancano ormai solo 400 miglia alI arrivo. Per mia fortuna Mario aveva torto: in questi ultimi due giorni il vento è calato un po' e così anche le onde, anche se alcune di loro, irregolari, sono ancora abbastanza alte.

    Comunque per evitare troppi sbandamenti e per poter così dormire meglio di notte, da due giorni abbiamo fatto una mano di terzaroli alla randa. Anche il fiocco di notte viene avvolto un po', per consentire al timoniere di turno, poco concentrato per il sonno, di governare meglio la barca. In questo modo abbiamo perso un po' di velocità (ora in un giorno facciamo 210-220 miglia, contro le 230-240 dei giorni scorsi) ma ci stanchiamo di meno e sforziamo di meno le strutture della barca (soprattutto l'albero, che sotto vento forte è sottoposto a parecchie tonnellate di peso; inoltre ultimamente il perno che tiene il boma all'albero tende a venire fuori, tanto che dobbiamo controllarlo ogni ora e a volte rimetterlo dentro con il martello).

    Siamo comunque ben in anticipo sulla nostra tabella di marcia: oggi è solo l'undicesimo giorno e l'arrivo, continuando così, è previsto per dopodomani a mezzogiorno circa.

    Ieri pomeriggio ho visto la prima balena: la sua sagoma chiara scorreva sotto il pelo dell'acqua a circa 50-70 metri dalla barca, lunga circa 3-4 metri.

    Gli altri mi dicono poi di averne vista un'altra. Dopo un po' Mario, che è al timone, ci annuncia di aver visto uno sbuffo tipo geyser a un centinaio di metri a prua, e infatti un minuto dopo vediamo un'altra balena, questa volta più grande, 7-8 m e di colore nero, nuotare sulla superficie dell'acqua, dalla quale spuntava a tratti la testa, il dorso e la coda, e il suo sbuffo regolare è visibile per un bel po' mentre si allontana: è stato molto emozionante!

    Questa notte un delfino ha fatto una comparsa breve e rumorosa, saltando molto in alto a sinistra della nostra poppa, ma poi è sparito subito, sembrava quasi che volesse farci uno scherzo. Sono i primi segni di vita dopo molti giorni!

    Ma quel che ci ha fatto più piacere è che abbiamo avvistato una nave a una decina di miglia di distanza, e Mario è riuscito a farsi sentire con il VHF e così ha potuto chiedere loro di comunicare, via telex, a suo fratello che stiamo bene e che è solo l'SSB che è rotto. È stato molto buffo farsi capire dal loro radiotelegrafista, perché era una nave da carico Sudcoreana, e lui parlava pochissimo inglese. Alla fine ci ha augurato buon viaggio, dicendo che lui è sempre preoccupato quando vede passare queste piccole barche che attraversano l'oceano, specialmente quando è brutto tempo; poi ci ha detto che ama molto gli italiani! La nave si chiama Asia Tarassini ed è diretta a Bilbao, in Spagna.

    Martedì 25 Febbraio

    Stamattina, per la prima volta, abbiamo trovato molta pioggia.

    Durante il mio turno dalle 3 alle 6 abbiamo preso due begli acquazzoni, tanto per non dimenticarci di questo turno terribile, che per fortuna per noi è l'ultimo della serie, in quanto ormai domani dovremmo arrivare. Mi sembra ancora molto strano tutto ciò: arrivare dove? Mi aspetto quasi di vedere delle isole come quelle del Mediterraneo, non di certo isole tropicali, i Caraibi?

    Tutto sommato questi giorni sono passati così in fretta che non mi sembra possibile che abbiamo fatto

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