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La Celiachia: aspetti clinici e patologici della più comune intolleranza alimentare
La Celiachia: aspetti clinici e patologici della più comune intolleranza alimentare
La Celiachia: aspetti clinici e patologici della più comune intolleranza alimentare
Ebook116 pages48 minutes

La Celiachia: aspetti clinici e patologici della più comune intolleranza alimentare

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La celiachia, o enteropatia da glutine, è un'intolleranza permanente al glutine contenuto nelle farine di grano, orzo, farro, segale e avena. In alcuni individui predisposti, l'introduzione di glutine con la dieta causa danni a livello del tratto intestinale, dove avviene l'assorbimento degli alimenti. Dopo un periodo di durata variabile, il celiaco va incontro a malassorbimento intestinale che può provocare: diarrea, dimagrimento
carenza di varie sostanze (vitamine, sali minerali)
anemia,malattie della pelle.
Per poter accettare pienamente se stesso, il paziente celiaco deve avere una corretta informazione circa la sua patologia e conoscere i comportamenti più idonei per affrontare nella maniera corretta le diverse problematiche che possono originare da essa. Insomma egli deve imparare a vivere con la Celiachia.
“Se il vostro stile di vita non controlla il vostro corpo, il vostro corpo finirà per essere controllato dal vostro stile di vita…Sta a voi scegliere…”
LanguageItaliano
Release dateDec 20, 2011
ISBN9788863692785
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    La Celiachia - Katia Scarcelli

    (2)

    Capitolo 1

    LE REAZIONI AVVERSE DA INGESTIONE DI ALIMENTI

    1.1 Classificazione delle reazioni avverse

    Negli ultimi anni sempre più spesso vengono attribuiti all’allergia ed all’intolleranza alimentare sintomi quali la distensione gastrica e intestinale, la pesantezza di stomaco, i dolori addominali, la diarrea o la stitichezza oppure il sovrappeso e l’obesità, oppure anche la stanchezza cronica, la depressione, l’ansia. In realtà tutti questi sintomi sono raramente provocati dal cibo di per se stesso: sembra invece più probabile che siano strettamente collegati allo stile di vita tipico delle società avanzate. Nella forte domanda di conoscere la causa di questi malesseri si è inserita un offerta di esami e prestazioni diagnostiche la cui attendibilità è stata smentita da indagini scientifiche rigorose. Sulla base di questi test vengono prescritte diete spesso sbilanciate dal punto di vista nutrizionale se non addirittura pericolose: non sono rari i casi di anoressia. Viene inoltre ritardata una corretta diagnosi, che a volte è più efficace quanto più è precoce.

    Risulta quindi molto importante fare chiarezza su questi argomenti.

    Le reazioni avverse al cibo costituiscono una delle aree più controverse della medicina. In ambiente medico infatti esistono opinioni discordanti sia riguardo all’effettiva diffusione delle reazioni avverse al cibo, sia all’insieme dei sintomi riferibili a queste patologie e alle procedure diagnostiche proposte dai vari autori. Per definire questi disturbi sono stati e vengono ancora usati diversi termini, di cui alcuni sono sinonimi. Una classificazione che è stata largamente accettata nel corso di questi anni, derivando da un’ampia letteratura già esistente, è stata proposta dall’Accademia Americana di Allergologia ed Immunologia e adottata da Leung. Essa ha stabilito di usare come termine onnicomprensivo quello di reazione avversa al cibo, chiamando intolleranza tutti i disturbi non mediati da meccanismi immunologici (ideosincrasie cioè risposte quantitativamente anomali al cibo e agli additivi o reazioni anafilattoidi, farmacologiche o metaboliche agli stessi), riservando invece il termine di allergia ai disturbi mediati da meccanismi immunologici ( allergia o ipersensibilità, anafilassi). Tra le intolleranze erano comprese anche le false allergie al cibo, che secondo la definizione di Moneret-Vautrin, sono dovute a reazioni farmacologiche o ad additivi.

    Un posto a parte avevano gli avvelenamenti da cibo.

    Secondo l’Accademia statunitense quindi le reazioni avverse ai cibi si classificano in:

    1.  Allergia

    2.  Pseudoallergia

    3.  Ipersensibiltà

    4.  Reazioni tossiche

    5.  Intolleranze alimentari

    Allo scopo di fare chiarezza, nel 1994, il comitato Europeo dell’E.A.A.C.I. (Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica) per le reazioni avverse agli alimenti ha classificato tali patologie in rapporto al tipo di meccanismo biologico coinvolto.

    Nell’ambito delle reazioni avverse agli alimenti si distinguono quindi reazioni di tipo tossico, o avvelenamenti, e reazioni non tossiche. ( vedi Figura 1.2)

    Le reazioni tossiche sono dovute a sostanze contenute nei cibi. Questo tipo di manifestazioni sono comuni a tutti gli individui. Gli effetti sono prevedibili e solitamente dipendono dalla dose ingerita. Tra queste si possono ricordare l’intossicazione da funghi e le gastroenteriti da cibi avariati per contaminazione batterica.

    Le reazioni non tossiche comprendono invece tutte le reazioni avverse che si manifestano in individui predisposti e che quindi sono legate alla suscettibilità individuale. In quest’ambito le reazioni sono state ulteriormante suddivise in : immunologiche, le allergie alimentari, e non immunologiche, le intolleranze alimentari. Le allergie alimentari si presentano sotto due diverse forme : IgE mediate e non IgE mediate. In entrambe la risposta all’assunzione di un alimento o di un suo componente si esprime attraverso l’attivazione del sistema immunitario, ma solo nel primo gruppo si registra la produzione di anticorpi specifici (IgE) nei confronti della sostanza responsabile. Le intolleranze alimentari sono invece classificate in: enzimatiche, farmacologiche e

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