Le Tesi: 212 pensieri su Dio, e molto altro
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Le Tesi - Francesco Lodato
LE TESI
212 PENSIERI SU DIO, E MOLTO ALTRO.
Francesco Lodato
EDIZIONI SIMPLE
Via Weiden, 27
62100, Macerata
info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6259-656-5
ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-640-4
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Weiden, 27 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Prima edizione digitale gennaio 2013
Copyright © Francesco Lodato
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale
o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.
RINGRAZIAMENTI DELL’AUTORE
Ringrazio la mia compagna Carla, la sua opera di critica e stimolo intellettuale è stata fondamentale per la stesura di questo saggio.
Dedico quest’opera a tutti gli uomini e le donne che un giorno avranno reso reale il Regno di Dio sulla Terra, con la speranza che mi leggeranno.
Scrivo su Dio, conto su pochi lettori e ambisco a poche approvazioni. Se questi pensieri non piaceranno a nessuno, non potranno che essere cattivi, ma se dovessero piacere a tutti, li considererei detestabili. Se dovessero piacere anche a uno solo li considererei molto buoni. (Denis Diderot: Pensieri filosofici
, 1746. Il corsivo è mio).
Sono consapevole che quest’opera sarà giudicata dalla maggior parte di quei pochi che la leggeranno una cosa paradossale, o disprezzata come banale, anche perché non ha alcuna utilità materiale immediata. Chi ravvisa nelle intuizioni e nelle ispirazioni personali- ovvero l’istinto divenuto cosciente di sé, capace di riflettere sul proprio oggetto e di estenderlo all’infinito- un pericoloso potenziale destabilizzante per il credo religioso fissato per iscritto, e per la società omologata, si adopererà con tutti i mezzi a sua disposizione per sminuire opere come questa, ma, come dice Arthur Schopenhauer, la vita umana è breve, mentre la Verità ha una vita lunghissima e sa operare nel tempo attendendo pazientemente che giunga il suo momento.
La storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con Dio, né Lui capisce noi, né noi capiamo Lui1. Questo libro è il tentativo di risolvere tale incomprensione.
1 Da Caino
di José Saramago.
PRESENTAZIONE
Oggi, Novembre 2009, sono trascorsi due anni da quando ho iniziato a lavorare su un manoscritto. È la mia prima opera ed è lungi dall’essere compiuta, non perché mi sia venuta meno l’ispirazione, anzi, direi che è il problema opposto.
Il tema dell’opera è uno dei più complessi da trattare, infatti, parlo di Dio. Non sono un teologo, un filosofo, tanto meno uno storico; sono solamente un autodidatta.
Tuttavia, ho deciso di compiere l’impresa perché ho vissuto una traumatica esperienza personale che ha inciso la mia vita in profondità. Questo fatto è accaduto nell’estate 2004, ma non è trattato nel Le Tesi
; ne accenno brevemente nel paragrafo 190. Un’esperienza brevissima, fulminea, i cui effetti, che sono come un’eco che continua a rimbalzarmi dentro, li avvertirò per tutto il resto della mia vita.
Non ho voluto concentrarmi su quell’esperienza dilungandomi nel raccontarla per catturare l’attenzione del lettore, ma sull’uso che ne ho fatto. Inoltre, io posso anche essere molto abile nell’usare al meglio le parole che raccontano l’esperienza, ma esse non sono l’esperienza, al massimo possono rappresentare un’ombra di quell’esperienza. Ho vissuto prima l’esperienza, poi ho prodotto dei concetti, poiché non avevo nella mia mente nessun concetto religioso che rivestisse una particolare importanza. Diversamente, per la stragrande maggioranza dei fedeli cristiani i concetti, che sono lì belle pronti sotto forma di dottrina, precedono e formano l’eventuale esperienza, per cui è ovvio che quell’esperienza personale, sovente propagandata con molta enfasi dall’editoria o dalla televisione, confermi i concetti già radicati nella mente del fedele, in caso contrario lui non può definirsi un cristiano. Con parole diverse: per quelle persone prima c’è stata la comprensione, poi il fatto (l’esperienza) che scaturisce da quella comprensione. Per me prima c’è stato il fatto, poi la comprensione che scaturisce da quel fatto.
Ho chiesto ad alcuni conoscenti di leggere il manoscritto in questione e quasi tutti si sono resi latitanti quando si è trattato di esprimere il loro giudizio. Queste persone probabilmente non hanno letto l’opera, ma certamente l’hanno fiutata
e avvertito un odore sgradevole per il loro olfatto. Con parole diverse: a quelle persone ripugna l’idea di dovere concepire un nuovo concetto, magari un nuovo modello di pensiero, che si discosti da qualcosa di già concepito, di già conosciuto, anche se rifiutato da qualcuno di loro. Solamente un giovane laureato ingegnere su mia insistenza mi ha riferito delle difficoltà a comprendere un’opera che, ben lungi dall’essere completata, è già assai complessa e stratificata. Ho capito che aveva ragione, anche perché la sua opinione coincideva, in parte, con il giudizio di due editori, gli unici che si sono pronunciati fra i tanti cui avevo inviato il manoscritto.
Per continuare l’opera avrei bisogno a questo punto della collaborazione di una persona laureata in scienze umanistiche, ma non conosco nessuno con quella cultura. Tuttavia, sono sicuro di riuscirci anche da solo, ma ci vorrà ancora molto tempo.
Caso ha voluto che nello stesso momento abbia acquistato il libro Le 95 tesi
di Martin Lutero e così mi si è accesa la classica lampadina in testa. Ecco il modo
, mi sono detto, per rendere fruibile l’opera su cui sto lavorando prima ancora che sia completata, visto che i concetti ce li ho tutti in testa
. Brevi periodi, sintetici e nello stesso tempo contenenti i concetti principali di quello che qualcuno ha denominato un nuovo credo
. Così è nata Le Tesi
, ma qui finisce l’analogia con l’opera di Lutero.
I vari paragrafi che compongono Le Tesi
sono raggruppati, nel limite del possibile, a temi
per realizzare una sequenza armonica che, confido, faciliti la lettura. Tuttavia esorto il lettore a tenere sempre presente che quest’opera è, in sostanza, la produzione di miei pensieri che si susseguono in cascata
, ogni paragrafo è un pensiero compiuto in sé.
Tutta l’opera si sviluppa, e si sostiene, sul contrasto fra due piani che si sovrappongono e s’intersecano. Il piano della critica, rigorosa, ma che evita di ricorrere ai soliti luoghi comuni e abusati qualunquismi, della religione cristiana fino alle sue radici, che mostra la configurazione di un credo migliore, per cui è una critica che ha una funzione religiosa, e il piano dell’effettiva proposta di un nuovo credo. Nel formulare la critica della religione cristiana ho usato un solo strumento, il più efficace: la profondità di pensiero, evitando accuratamente di fare ricorso all’ideologia.
Ho iniziato l’opera con pensieri espressi in forma semplice e immediata, in poche righe, per poi passare a pensieri più profondi e articolati con lo scopo di circoscrivere i principi che costituiscono le fondamenta su cui poggia la mia predicazione
.
L’unico ostacolo che sbarra la strada che conduce alla conoscenza di Dio è la religione istituzionalizzata, che è in sostanza una raffinata e collaudata arte di manipolare le menti dei cosiddetti fedeli
. Arte che è essenziale e strutturale in tutte le religioni, particolarmente quelle monoteiste. Perché, amico lettore, non è questione di credere, ma di conoscere. Ma come si può conoscere qualcosa quando si è estranei all’oggetto che si vuole conoscere? Ho scritto quest’opera per spiegare le motivazioni che mi hanno portato a formulare pensieri così gravidi di conseguenze.
Questo non è un testo teologico o filosofico in senso stretto, non l’ho scritto con l’intento di gettare le basi di una nuova religione (sarebbe un’enorme presunzione sconfinante nel grottesco), spero solamente che il lettore si ponga i medesimi interrogativi che mi sono posto io e possa giungere, infine, al riconoscimento della propria verità. Se avrò raggiunto questo obbiettivo mi riterrò pienamente soddisfatto. Indubbiamente un obbiettivo molto ambizioso perché, se si guarda dietro alle apparenze, i pensieri delle persone sui temi spirituali seguono dei percorsi irregolari e imprevedibili, mescolando e selezionando secondo esigenze che mal rispettano l’ordine dottrinale voluto dai teologi o dai capi religiosi; è sempre stato così, sia nel passato come oggi, soprattutto oggi.
Auspico che il complesso significato dell’opera appaia intellegibile, seppure condensato in pochi paragrafi.
S’intende che continuerò a lavorare sul manoscritto che s’intitola: Sono sempre stato qui; ovvero: chi è Dio?
.
Le Tesi
può essere considerata, a tutti gli effetti, un’anteprima a quell’opera che sarà completata, prevedo, entro due, tre anni.
Tutto ciò che il lettore troverà scritto nelle pagine successive l’ho sperimentato su me stesso. Non ho scritto nemmeno una riga che non sia passata attraverso una severa verifica nella mia mente e nel mio cuore. Sono sempre stato consapevole dei rischi che correvo man mano che procedevo nella scrittura. Ho capito che è facile farsi prendere la mano quando si trattano certi temi, tanto da smarrirsi, tanto da cadere nella stessa trappola in cui sono caduti gli uomini che accuso di essere degli impostori. Ho sempre cercato di distinguere il sottile confine fra l’ispirazione sincera e la tentazione di usare le parole per sedurre la mente del lettore. Tutte le volte che ho dubitato che un brano appena scritto non collimasse con il mio calibro interno l’ho cancellato.
Sarò lieto si dialogare con chiunque abbia interesse per i temi trattati in quest’opera; trascrivo il mio indirizzo e-mail: lodato.f@virgilio.it
Le Tesi
1- Dedico il paragrafo d’apertura a un teologo e filosofo ebreo d’origine portoghese, vissuto in Olanda nel XVII secolo. Il suo nome è Baruch Spinosa. Era un uomo pacifico, amico di tutti, che si guadagnava da vivere molando le lenti per gli occhiali. Non si è immanicato con i potenti, ha vissuto la sua breve vita in conformità con i principi che professava. È stato un uomo molto religioso, nel senso che viveva religiosamente. È morto povero e solo, a parte una piccola cerchia di amici. Non ha avuto discepoli, non ha fondato nessuna religione e per questo io nutro un’istintiva simpatia per lui. Eppure, i suoi scritti hanno fatto tremare i polsi ai capi religiosi, di tutte le religioni, suoi contemporanei che avevano compreso il contenuto esplosivo delle sue tesi. I rabbini diedero fondo a tutto il loro repertorio d’ingiurie e anatemi, forse ne hanno inventati di nuovi per l’occasione, da scagliargli contro.
Concordo con gli studiosi, per quanto può valere la mia opinione, che giudicano le tesi di Spinosa la proposta più intelligente, fino ad oggi, di una fede alternativa al cristianesimo. L’idea di un monismo immanente
che percorre tutto il pensiero religioso-filosofico di Spinosa deve avere affascinato lo spirito di Albert Einstein, che era un attento lettore delle sue opere.
2- Dio è il frutto di un atto creativo d’amore dell’uomo, altrimenti crea un idolo -non necessariamente fatto di materia solida- che esprime l’artificiosità della mente umana.
3- Dio esiste in quanto manifestazione della relazione, dico meglio: interazione, fra l’uomo e la sua stessa dimensione spirituale, ossia l’IO
profondo e autentico, e pongo l’accento autentico, incontaminato, il luogo ove palpita il moto spontaneo dell’anima. È, quindi, una realtà soggettiva.
4- Ma ci deve essere questa dimensione spirituale, che va cercata e edificata. Un rigoroso percorso di autoapprendimento che non ammette concessioni di nessun tipo, rigidi schemi precostituiti, indottrinamenti, dogmi, e quant’altro. Con altre parole: avere l’animo come un campo ripulito dalla gramigna e arato per seminare la pianta della libertà, che darà poi i suoi frutti.
5- Chi non si libera da quegli impedimenti percorre solo pochi, incerti passi e lì si ferma. Per lui Dio appartiene alla sfera dell’inesprimibile, dell’inconoscibile, un’entità lontana e misteriosa, dai contorni sfumati, che con più cerca di afferrare più guadagna distanza.
6- Eppure, Dio gli è sempre stato davanti, quasi a contatto fisico, e gli ha parlato. Ma lui ha distolto lo sguardo impedendosi d’incrociare il Suo, né Lo ha udito perché ha ascoltato altre voci, altri suoni.
7- Qualsiasi sistema sociale, che sia politico o religioso, che si pone come mediatore in quella relazione è contro l’uomo perché gl’impedisce di esprimersi nella sua pienezza umana, cioè come individuo pienamente cosciente di sé, ossia sa di possedere una coscienza illimitata -in senso cognitivo- e responsabile dei propri pensieri e azioni, ossia sa di possedere una legge morale, sia riguardo a se stesso, che ai suoi simili.
8- Chi conferisce a un altro la delega di gestire i propri pensieri e sentimenti ha deciso di vivere in uno stato di dormiveglia, della coscienza, s’intende. Quella persona ha bisogno di un’autorità alla quale sottomettersi psicologicamente in cambio della garanzia di ricevere delle sicurezze e certezze. È una persona educata fin dall’infanzia alla passività e pigrizia mentale, che è la sua normale condizione se non ha un interesse immediato che lo spinga, se non è coinvolta emotivamente.
9- Quell’autorità non opera per il bene dell’uomo, anche se proclama il contrario. Quell’autorità è quindi contro Dio, ed è inutile che si mascheri di sacro con un paludato travestimento spirituale.
10- L’uomo che ha compiuto quell’atto creativo la sua creazione se la porta dentro e niente e nessuno la può cancellare. Quello è un uomo libero e per questo è capace di amare, perché Dio significa libertà e amore, di più: Egli è la libertà, Egli è l’amore, inteso nel suo significato di agape.
11- La Verità che riguarda la relazione dell’uomo con il divino è di natura escatologica e nessuno può arrogare a sé il diritto, anzi, la pretesa, di gestirla.
12- La pretesa della chiesa cattolica di farsi mediatrice della grazia divina non ha nessuna base, né razionale, né evangelica.
13- Molti sono gli strumenti di cui il cristianesimo, soprattutto il cattolicesimo, si è avvalso per esercitare siffatta pretesa. Si possono raccogliere in un’unica espressione: fantasia mistica atta a descrivere un mondo che non c’è, se non nei desideri dell’uomo.
14- Chiaramente la fantasia costituisce la base psicologica, occorrono degli strumenti operativi ricchi di simboli e rituali. Non è stato difficile costruirli, c’erano le pratiche magiche e le religioni prima del cristianesimo, o contemporanee, e con le quali la nuova religione era in competizione, cui ispirarsi. Si veda, ad esempio, il culto di Mitra2.
15- L’aspirazione al trascendente fa parte della natura umana, quindi è pienamente legittima. Il male sta nel fatto che qualcuno ha convinto l’uomo che siffatta aspirazione, che è un desiderio dell’animo, non si richiama a una realtà interiore, quindi soggettiva, ma a una realtà oggettiva, cioè effettivamente esistente fuori dalla mente dell’uomo e indipendente da essa3. Questo è il Dio inteso come persona dotato di volontà e potere decisionale della teologia cristiana. Un concetto del divino chiaramente antropomorfo; il Dio biblico si comporta come un essere umano dotato di poteri soprannaturali. Partendo da tale impostura è stato costruito un sistema di potere su cui si basano le religioni di massa.
16- La religione è il fallace tentativo di rendere esprimibile qualcosa
che è per sua natura oggettivamente inesprimibile, ossia non può essere tradotto in una rappresentazione valida per tutti4. Lo è, invece, la matematica, con un buon grado d’approssimazione al fenomeno che vuole rappresentare, fino a quando una nuova rappresentazione con un miglior grado d’approssimazione inficia quella precedente. In altre parole: la religione è il conferimento di un significato concreto e autonomo a nozioni estratte da una realtà fenomenica interiore, quindi, indistinta.
Citando il pensiero di un uomo passato alla storia, si può dire che (il corsivo è mio): la religione