Le piante di Omero
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Le piante di Omero - Friedrich Anton Wilhelm Miquel
Friedrich Anton Wilhelm Miquel
Le piante di Omero
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Indice dei contenuti
Prefazione
Parte I
Il frumento. (Πυρος)
La Spelta. (Ολυρα e ζεια)
L’Orzo. (Κριθη ο κρι).
Parte II
La Vite. (Αμπελος).
Il Fico. (Ερινδος)
L’Ulivo (Ελαιη e Φυλιη)
Il Pero, il Melo, il Melograno. (Ογχναι, μηλέαι, ροιαι)
Il Loto (Λωτός)
Il Corniolo (Κρανεια)
Parte III
La Quercia (Δρυς e Φηγος)
Il Platano (πλατάνιςος)
Il Pioppo (Αιγειρος e άχερωις)
L’Olmo (πτέλεα)
Il Frassino (μελίη)
L’Alloro. (δάφνη)
L’Ontano (κλήθρη).
Il Pino. (πεύκη, έλάτη, πίτυς)
La Palma. (φοίνκξ)
Il Cedro. (Κέδρος)
Il Cipresso. (κυπαρισσος)
Il Tio. (θύον)
L’agnocasto. (λίγος)
Il salice. (ίτέαι e ρίπες οίσυίναι)
Il Bosso. (πύξος)
La Tamerice. (μυρίκη)
Le siepi. (αίμασιαί, ἄχερδος e βάτος)
Il Mirto. (μυρσίνη)
L’edera. (κισσος)
Parte IV
Il Cece e la Fava. (έρέβινθος e κύαμοι)
L’Aglio e la Cipolla. (πράσον e κρόμυον)
Il Lino. (λίνον)
Parte V
L’asfodelo. (ἀσφόδελος)
Il Papavero ed il Nepente. (μήκων e νηπενθἑς φάρμακον)
La radice di Patroclo. (ῥίζα πικρὴ)
Il Moly. (μῶλυ)
Parte VI
La viola. (ἴου)
Il Croco ed il Giacinto. (κρόκος e ὑάκινθος)
L’Agallis. (ἀγαλλίς)
Il Narciso. (νάρκισσος)
Il Giglio. (λείριον)
La Rosa. (ῥοδον)
Parte VII
Il Papiro. (βύβλος)
Il Sedano ed il Sion. (σέλινον e σίον)
La Malva. (μαλάχη)
La Canna di palude. (σέλινον e σίον)
Il Cipero. (μαλάχη)
Il Giunco. (σχοῖνος e θρύον)
L’Alga. (φῦκος)
Le piante nei poemi Omerici
Storia della Botanica
Friedrich Anton Wilhelm Miquel
Le piante di Omero.
Analisi della flora descritta nei Poemi Omerici
Traduzione a cura di Francesco Barducci.
Prefazione
Quando l’immortale poeta quasi mille anni prima della venuta di Nostro Signore narrava l’ira di Achille, la conquista di Troia, ed i viaggi di Odisseo, lo sviluppo sociale in Grecia e Asia Minore non era ancora giunto a piena maturazione. Le usanze erano semplici, le necessità modeste. Come dimostrano le opere di Omero l’intelletto a quei tempi era in gran parte orientato all’immaginazione.¹)
Egli descriveva le manifestazioni della natura con estrema semplicità e amore per il vero; gli estimatori della sua lirica ne hanno prove evidenti,²) ed i viaggiatori che come Wood o Lechevalier si avventuravano con l’Iliade e l’Odissea a portata di mano ebbero più volte occasione di convincersene.³)
L’immagine che Omero si era costruito dell’universo non era affatto complicata,⁴) egli conosceva soltanto una piccola regione della Terra; ad oriente le sue conoscenze geografiche non si estendevano oltre la Colchide, regione in cui gli Argonauti si diressero all’epoca della loro spedizione, ad occidente le ultime aree conosciute erano quelle delle scogliere della Leucade, a meridione le coste Egizie, l’Africa settentrionale, la Libia ecc., delle regioni a Nord, oltre la Tracia, possedeva cognizioni piuttosto vaghe, e non poteva saperne molto di più su paesi come l’Italia, la Spagna, e la Francia.
Le aree geografiche che conosceva meglio, di cui ci è giunta notizia attraverso le sue opere, sono le terre vicino Troia, la Grecia, le sue isole, ed in generale tutti i luoghi dove giunse Odisseo, soprattutto le coste Africane e Siciliane.⁵)
Da quanto detto finora possiamo facilmente immaginare quali sono le piante su cui possiamo attenderci notizie da Omero; e cioè quelle da cui si ricavavano pietanze, bevande, dolci, il foraggio per i cavalli, gli alberi che rendono legno per le costruzioni, per fabbricare armi ed altri strumenti, un’erba unica per le virtù medicinali o celebre per qualche proprietà segreta, un fiore che si distingue tra gli altri per bellezza, o che seppe attirare l’attenzione di qualche eroe, questo è il nostro campo d’indagine.
Ad ogni modo la determinazione delle piante che compaiono nei poemi epici è tutt’altro che semplice. Quasi sempre se ne fa il nome ma non vengono descritte; si è dunque obbligati a prendere in esame gli epiteti, i quali sovente contengono qualche indicazione, o qualche caratteristica singolare, o a valutare come venivano utilizzate. Anche il luogo di origine, la località, la fioritura, ecc., contribuiscono all’identificazione, ed anche il nome stesso, poiché talvolta è possibile rintracciare un certo significato etimologico, talaltra compare negli scritti di autori omerici posteriori.
La maggior parte delle piante citate da Omero erano note ovunque, ed il popolo diede loro dei nomi che continuarono ad essere adoperati anche in epoche successive. A tal riguardo è estremamente proficuo consultare le opere degli antichi autori e le fonti storiche, cosa peraltro piuttosto faticosa date le frequenti difficoltà ad accedervi.
Inoltre non possiamo dimenticare le numerose scoperte dei botanici nei paesi dove crescono le piante oggetto delle nostre indagini; queste, unitamente alle ricerche dei filologi, confermano spesso le conclusioni alle quali si è pervenuti. Al professor Geel e al signor Bosse va il mio ringraziamento per l’amichevole consiglio datomi circa le fonti letterarie che più avrebbero potuto essermi utili.
¹) Se decidessi di approfondire quest’argomento mi allontanerei troppo dall’oggetto del mio saggio, fallendo per altro lo scopo che mi sono prefisso. Rimando quindi alla lettura degli scoliasti di Omero e dell’ottimo libro scritto da J.Terpstra, Antiquitas Homerica,1831.
²) Cfr. La descrizione dell‘alba. Iliade. I,478. II, 48. VI,175. VIII,1. XIV,417. XXIV,785. Oppure II,1. IX,152. X,541.
³) L’Iliade d’Homère par A.J.Bitaubé. Paris 1832. T.1, pag.10 e 11. Soprattutto la preziosa opera di J.F.Reimmann, Ilias post Homerum hoc est Incunabula omnium Scientiarum ex Homero eruta, Lemgov, 1728. Cfr. il capitolo De physica e De astronomica.
⁴) Iliade. XVIII. 483/490.
⁵) Iliade.XIV, 246. XVIII, 607/608. Cfr. Il secondo libro dell’Iliade e l’Odissea in diversi punti.
Parte I
I Cereali
Il frumento. (Πυρος)
Capitolo 1
Il frumento ebbe una parte fondamentale nella storia del mondo antico, e forse a qualcuno può essere sfuggito che il nostro poeta ebbe modo di parlarne molte volte. Già ai suoi tempi veniva coltivato regolarmente. Nelle fertili terre di Sparta ne cresceva in quantità, come pure prosperavano altre piante utili all’uomo;¹) A Itaca per nutrire le oche si preparava una pappa ammorbidendo il frumento in acqua.²) In Sicilia questo cereale cresceva addirittura spontaneo.³) Omero seppe costruire delle allegorie meravigliose basandosi sulla mietitura del frumento e dell’orzo,⁴) raccontando inoltre come veniva macinato.⁵)
Sfortunatamente non è possibile dedurre dai poemi omerici quali cereali all’epoca fossero i più coltivati: nondimeno si può giungere con buona probabilità a formulare delle ipotesi plausibili consultando le fonti antiche e tenendo a mente il parere degli storici.
Pare che il frumento coltivato a quei tempi fosse soprattutto frumento estivo. Nel pentateuco leggiamo che in Egitto l’Orzo sviluppava le spighe prima del frumento,⁶) la cui mietitura lì e in Palestina avveniva tardi.⁷) Nelle tombe Egizie Passalacqua trovò dei semi di frumento che sembrano appartenere alla stessa specie coltivata attualmente.⁸)
La differenza tra frumento estivo e frumento invernale viene spiegata chiaramente soltanto da Teofrasto:⁹) quest’ultimo deriva probabilmente dalla coltivazione del primitivo frumento estivo. A qualcuno parve di riconoscere anche il frumento degli antichi tra le specie con arista lunga, e certo di spighe simili se ne sono viste su alcune monete coniate ad Alessandria sotto Augusto, e in Sicilia.¹⁰)
Desfontaines chiamava Triticum Durum la specie di frumento che ancora oggi viene coltivata più spesso nell’Europa meridionale; a questa pianta ben si adatta quanto detto finora, benché devo rilevare che già in epoche remote esistevano così tante varietà di questo cereale che è impossibile determinarlo con esattezza, essendo inoltre in sospeso dal punto di vista botanico la determinazione dei confini tra tutte le specie e sottospecie coltivate oggidì.¹¹)
Dunque benché stando così le cose riterremo il πιροςdi Omero grano estivo, occorre dire che già Galeno¹²) non fece