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L'Eni di Enrico Mattei
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L'Eni di Enrico Mattei

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Uno dei fattori che impedirono all'Italia di entrare a far parte, insieme con le altre nazioni europee, della moderna società industriale fu la mancanza di fonti di energia abbondante e a buon mercato. In Italia la sostituzione del petrolio con il carbone avvenne più velocemente che non in altri paesi europei: la posizione geografica dell'Italia rese più conveniente l'utilizzo del greggio mediorientale che non del carbone proveniente dall'Europa centrale; inoltre, l'Italia, era pressoché priva di giacimenti carboniferi (quelli presenti in Sardegna erano insufficienti in termini quantitativi e qualitativi, a causa della presenza di alte percentuali di zolfo) e quindi non si dovette affrontare, se non in misura limitata, il problema della riconversione del capitale finanziario e umano utilizzato nell'estrazione del carbone, né conseguenti problemi sociali che sarebbero derivati dalla riduzione delle attività estrattive. I paesi europei ricchi di carbone, come Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, preferirono non abbandonare in tempi rapidi l'utilizzo di questa risorsa naturale, sia per non rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti che derivava dalla presenza di importanti giacimenti all'interno del loro territorio, sia per evitare le difficoltà di carattere economico e sociale che sarebbero sorte da una rapida transizione. L'Italia importava quasi tutto il suo fabbisogno di petrolio, il che contribuiva ulteriormente a ridurre la bilancia valutaria e a limitare l'espansione. In questa situazione, Enrico Mattei sfidò le cosiddette “Sette sorelle”.
LanguageItaliano
PublisherLuisa Gris
Release dateMay 21, 2015
ISBN9786050381269
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    L'Eni di Enrico Mattei - Luisa Gris

    Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza studiare non si può fare strada

    Enrico Mattei

    Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell'usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno

    Giorgio Bocca

    Prefazione

    Uno dei fattori che impedirono all'Italia di entrare a far parte, insieme con le altre nazioni europee, della moderna società industriale fu la mancanza di fonti di energia abbondante e a buon mercato. In Italia la sostituzione del petrolio con il carbone avvenne più velocemente che non in altri paesi europei: la posizione geografica dell'Italia rese più conveniente l'utilizzo del greggio mediorientale che non del carbone proveniente dall'Europa centrale; inoltre, l'Italia, era pressoché priva di giacimenti carboniferi (quelli presenti in Sardegna erano insufficienti in termini quantitativi e qualitativi, a causa della presenza di alte percentuali di zolfo) e quindi non si dovette affrontare, se non in misura limitata, il problema della riconversione del capitale finanziario e umano utilizzato nell'estrazione del carbone, né conseguenti problemi sociali che sarebbero derivati dalla riduzione delle attività estrattive. I paesi europei ricchi di carbone, come Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, preferirono non abbandonare in tempi rapidi l'utilizzo di questa risorsa naturale, sia per non rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti che derivava dalla presenza di importanti giacimenti all'interno del loro territorio, sia per evitare le difficoltà di carattere economico e sociale che sarebbero sorte da una rapida transizione. L'Italia importava quasi tutto il suo fabbisogno di petrolio, il che contribuiva ulteriormente a ridurre la bilancia valutaria e a limitare l'espansione. In questa situazione, Enrico Mattei sfidò le cosiddette Sette sorelle.

    Sommario

    LA NASCITA DELL’AGIP

    Con la legge del 3 aprile 1926  il governo mussoliniano creò un'impresa di stato, l'Azienda Generale Italiana Petroli ( AGIP). Fu fondata come società per azioni di cui lo Stato deteneva l'intero capitale che equivaleva a 100 milioni di lire. Il fine era di individuare giacimenti petroliferi in Italia, ma anche il proposito più vasto di trovare soluzioni al problema della carenza di petrolio. L'Agip mostrò subito una particolare attitudine a muoversi sulla scena internazionale e, nei suoi primi anni di attività, individuò nella politica di accordi diretti con i paesi produttori l'obiettivo prioritario della questione petrolifera italiana e, nonostante gli ostacoli frapposti dalle grandi compagnie straniere smisuratamente più ricche e potenti, riuscì a sviluppare un'intensa azione.

    * * *

    Fu fallimentare la ricerca del petrolio da parte dell'Agip, infatti vennero scavati 350 pozzi tra Albania, Ungheria, Romania e Italia, senza alcun successo e riscontro economico positivo per lo Stato italiano. Risaliva dunque a epoca fascista e già durante la guerra maturava il pensiero di disfarsi di questo ente fascista che non aveva mai portato utili all'economia italiana. A causa delle politiche fallimentari già durante la guerra matura il bisogno di liberarsi della compagnia che al fine di trarre qualche beneficio aveva finito per cedere a cifre irrisorie anche quelle concessioni in Iran che avrebbero potuto far guadagnare del denaro.

    * * *

    Poco prima del 25 aprile 1945 la commissione del Clnai  si riunì per decidere sulle aziende e gli enti controllati dallo Stato. Per l'Agip ormai è arrivata l'ora della liquidazione. Bisogna selezionare un commissario che sia incaricato alla chiusura dell'azienda. Per l'incarico venne scelto Enrico Mattei, il quale all'epoca possedeva una fabbrica per la lavorazione di oli e solventi industriali. E Enrico Mattei, da liquidatore dell'Agip, diviene il nuovo

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