Un inizio senza Fine
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Book preview
Un inizio senza Fine - Nicolò Chiara
casuale.
Prologo
Non aveva mai dato peso al lavoro che faceva.
Non era un tipo messo alle strette, a causa di contratti o impegni da dover rispettare al limite di una scadenza precisa.
A lui importava poco delle critiche o dei giudizi che potevano essergli rivolte. Odiava queste due parole.
Critica e Giudizio.
La prima dava il senso di un chissà quale esperto di cause perse, pronto a rigettare sugli altri le sue frustrazioni con il massimo della malvagità possibile.
La seconda troppo vicina all’onnipotenza, a chi forse in passato ha dominato le menti e le coscienze delle masse, prive di un proprio ideale e senza alcuna voglia di ribellarsi al potere della dittatura filosofica.
Opinione.
Ecco l’esatta posizione neutrale in cui si rispecchiava perfettamente.
Il lavoro per lui era una passione, un modo di vivere la vita…
Ogni volta che di fronte al suo pc cominciava a dare vita ad un nuovo libro, iniziava ad assaporare il piacere di creare.
Un paesaggio, un uomo, una donna.
Una storia.
E non era mai sconvolto dai momenti negativi,
quando anche per intere settimane non riusciva a scrivere neanche una parola, preso da altri impegni personali, o semplicemente da senso di pigrizia.
Riusciva a fare altro.
Ma non accantonava un libro per iniziarne uno nuovo.
Un inizio deve avere una fine.
E’ naturale, è sempre stato così.
Darwin ci insegna che tutto si trasforma, ma per trasformasi in qualcosa di nuovo, ciò che prima era deve finire.
E lui per diverso tempo proseguì su questa logica di pensiero, riuscendo ad ottenere piccole e grandi soddisfazioni.
Da tempo stava provando a creare qualcosa di nuovo, diverso
dai soliti concetti che lo avevano accompagnato nei suoi lavori, quando di fronte la macchina da scrivere prima, ed il pc dopo, iniziava a scrivere le sue storie.
Stava cercando di scrivere qualcosa di molto personale.
Qualcosa che non era riuscito a dimenticare…
Quella ragazza, sognata tante volte in mezzo a quella bellissima casa su quel mare di grano.
E quei bellissimi capelli.
Ci aveva provato.
Era riuscito a dare un inizio a questa storia.
Capitolo I
Come cavolo mi é saltato in mente?
Stava seduto davanti allo schermo del computer chiedendosi se fosse uscito di senno o se era solo un momento di maniacale senso di superbia.
Mentre cercava una via di fuga da un casino di pensieri e domande alle quali spesso non trovava risposte, adesso era alla ricerca delle parole giuste.
Stava provando a scrivere un libro.
Lui con un diploma tecnico di scuola superiore e neanche un corso di poesia. Ciò che in quel preciso momento di confusione rompeva di più, erano quelle maledette moto che con i loro schifosi motori truccati, di tanto in tanto rombavano nelle strade del quartiere, rompendoti i timpani e facendoti maledire il giorno che non hai deciso di chiuderti in un convento silenzioso, dove l’unico problema sarebbe stato pregare chissà quante volte al giorno e cercare conforto in una buona dose di autoerotismo.
Neanche il tempo di capire il perché o il motivo della decisione presa (ancora oggi se lo domanda), che venne colto da un senso di panico.
Chi cavolo sono io per scrivere un libro? Ci sono tanti scrittori bravi e famosi in questo paese ed in tutto il mondo, io che cosa c'entro? Forse devo dimostrare qualcosa a me stesso?
Forse si.
Ma non aveva la risposta a queste domande. Da tempo non riusciva più a darsene molte. Da quando non poteva più esercitare il suo lavoro in marina mercantile (quanto avevo lottato per averlo) e da quando la vita aveva preso una piega diversa da come l'aveva un tempo programmata, sembrava che ad ogni domanda si facesse, le risposte fossero troppo difficili o addirittura incomprensibili.
Ed era rimasto come una delle anime di Dante nel girone del Limbo.
Avrei bisogno di una bella camminata
.
Camminare fà rilassare e pensare a cose positive.
La macchina la usava rare volte, considerandolaun mezzo utile alla pigrizia
.
Camminerebbe pure la notte se almeno ci fossero mezzi notturni che lo riaccompagnassero a casa.
Onestamente pagare un taxi ogni notte non credo farebbe bene al bilancio familiare. Fortuna che suo padre paga le tasse, ma i mezzi pubblici mancano in maniera costante da almeno quindici anni. Misteri della vita!
Erano quasi le sei del pomeriggio quando preso da un forte senso di confusione misto a una voglia di libertà chiuse tutto di fretta, mise in tasca le chiavi di casa, le cuffie in testa (la musica viaggia sempre con lui) ed uscì di casa.
Ma sì chi se ne frega, non devo dire nulla di così importante a nessuno, a quello ci pensano i giornali e la tv.
Cominciò a percorrere la strada che scende lungo il cimitero monumentale della città, una enorme opera inaugurata nel 1872 con grandi mausolei scolpiti in marmo, cappelle di famiglia e chissà quante celle e tombe sconosciute di cui non esistono più nemmeno i parenti.
In testa aveva la sua musica che lo teneva di buon umore, e gli faceva dimenticare le noie quotidiane che a volte lo rendevano anche di cattivo umore. Arrivò su una delle arterie principali della città, il Viale Europa, un vero inferno sia al mattino che alla sera, infestato di macchine e mezzi pesanti che dagli imbarcaderi delle navi si trascinano fino a questa strada, per imboccare la tangenziale e poter proseguire in tutte le direzioni della Sicilia.
Attorno a quella rotonda, voluta da non sò quale amministrazione che affermava avrebbe snellito il traffico, sembrava di vedere un vortice di acqua che gira costantemente senza fermarsi mai.
Ma al posto dell'acqua, ci trovi tantissime macchine piene di furiosi guidatori, che inveiscono gli uni sugli altri per accaparrarsi il diritto di precedenza.
Alex a tutto questo non diede tanta importanza, e girò l'angolo per la via che porta dritto alla cortina del porto. In quel momento non aveva molto da pensare. Ho forse ne ha aveva anche troppo, mentre decise di mollarsi in piazza. Chissà forse troverà qualcuno per fare due chiacchiere.
Di solito in quella piazza cé sempre una persona con cui parlare anche nei giorni più inutili dell'anno, e ad Alex piace parlare, dalle cazzate più inutili alle cose più semplici e normali, di politica oppure della giornata trascorsa, o di tutto quello che lo distraesse dalla monotonia che, qualche volta, lo rendeva troppo introverso.
Arrivato nei pressi della piazza, di fronte al municipio, pensò prima di recarsi in libreria e vedere se ci fosse qualche libro che potesse interessargli.
Chissà potrei avere qualche idea se ne compro uno. E’ un casìno che non leggo.
ed entrò vedendo una marea di libri ed autori, di case editrici e di copertine. La sua grinta venne travolta, come una mandria di cavalleria travolge un prato del vecchio west.
Sono proprio un idiota! Che cazzo credo di fare!
Diede una occhiata a qualche autore, messo in primo piano vicino alla porta di ingresso. I titoli erano interessanti ed anche la storia, ma Alex in quel momento non aveva alcuna voglia di leggere. Anzi sembrava volersi allontanare da una possibile realtà che lo avrebbe distrutto.
Leggendo avrebbe capito che lui non era per nulla adatto a scrivere?
Non ne aveva le capacità, la bravura?
Quella idea balenatagli in testa era stata davvero assurda.
Ma in compenso anche poderosa.
Mentre si trovava in quella libreria ad osservare tutti quei libri ed a chiedersi, come era accaduto a casa, se lui ne fosse capace, sentiva un calore salirgli su per il corpo, una energia che non riusciva bene a descrivere, ma capì che era qualcosa che lo faceva stare bene e che gli apriva l’anima e lo rendeva libero. Libero di essere se stesso e di poter comunicare sensazioni: paura, rabbia, tristezza, amore.
Condividere e descrivere tutto quello che poteva appartenergli, ed essere a sua volta condiviso con il mondo intero. E soprattutto cercare di trasmettere quella sensazione che sentiva parte di sè e che lui amava di più: sentirsi libero.
Uscì dalla libreria e si recò in piazza. Erano già le sette e mezza ed il tempo, che già da diversi giorni si era alternato tra pioggia e qualche piccola schiarita, adesso dava spazio ad un cielo sereno accompagnato solo da qualche piccola nuvola grigia, e da una luna che già compariva luminosa e bianca come una cima nevosa, sopra il palazzo di fronte al porto.
Alex si recò verso le scale della piazza, e da lontano vide Roberto seduto sulla panchina che fumava la sua Marlboro e fissava il suo cane Zan, che rosicchiava una palla da baseball, ed ogni tanto fissava il suo padrone come a volergli dire
"Senti un