Il delitto di via Luigia Sanfelice
By Lara Maini
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Il delitto di via Luigia Sanfelice - Lara Maini
affetto.
I
La luce nel salone era accesa e così pure il lume nella stanza della bambina.
La porta d’ingresso era spalancata, lasciata così, come da persona che fugge senza voltarsi indietro.
Il giardino tutto intorno alla casa era parzialmente illuminato dalla luce proveniente dal salone attraverso le ampie vetrate schermate appena da tende leggere e preziose, che lasciavano intuire l’opulenza degli arredi di quella casa, da cui proveniva il vagito disperato di un neonato; fatto che aveva allarmato il preside Fiorani, proprietario della villetta accanto, rincasato a sera tarda, ancor più insospettito dalla porta spalancata dell’appartamento, sul buio freddo della notte in cui aveva appena smesso di piovere; una pioggia torrenziale e gelida che gli aveva attraversato il consistente strato di adipe e indolenzito tutte le ossa.
Il preside conosceva bene la bella vicina e la sua splendida figlioletta e, preoccupato, era stato tentato di avvicinarsi al citofono per chiedere se tutto fosse a posto, sebbene l’ora non fosse proprio opportuna; ma subito era stato bloccato da un pensiero sinistro che gli aveva ispirato quella scena inquietante: aveva con sé il telefonino e aveva chiamato il 113. Così, dopo pochi minuti era arrivato l’ispettore Carotenuto sulla volante ché era proprio nei dintorni e riportava al distretto il commissario Semprini, dopo una ricognizione effettuata presso una discoteca, sospettata di traffico di droga, su cui c’era stata una segnalazione.
Sollevato, il preside Fiorani si era presentato ai due poliziotti e li aveva informati dei suoi sospetti. Poi si era tenuto in disparte per non apparire curioso e invadente, pur rimanendo sul luogo, a disposizione del commissario, per ulteriori chiarimenti. Semprini e Carotenuto entrarono in casa e si precipitarono nella stanza da cui proveniva il pianto disperato della neonata.
La scena era raccapricciante!
Ai piedi del fasciatoio sul quale la bimba si trovava in pericolosa stabilità, mezza nuda, col pancino scoperto, le gambine e le braccia percorse da un fremito convulso, giaceva il corpo della donna riverso, in una pozza di sangue, col capo fracassato. Accanto a lei, certo la madre della piccola, l’arma del delitto: una bottiglia di vetro di acqua Sangemini in frantumi e un pacco di pannolini Lines da cui la povera vittima ne aveva estratto uno che ancora stringeva nella mano destra.
Carotenuto, sapete rivestire la bambina? Sapete, voglio dire, rimetterle il pannolino pulito? Povera creatura! Deve aver preso troppo freddo e deve avere anche tanta fame!
Il commissario si era rivolto all’ispettore perché, al contrario di lui che non aveva alcuna esperienza di bambini, l’altro era invece padre di quattro figli ancora piccoli e certo doveva essere praticissimo di cambi, pappe e ninna nanne!
Commissario, i biberon sono tutti qua dentro,
disse Carotenuto, indicando l’apposito contenitore con le poppate sterilizzate e pronte all’uso.
Povera figlia!
si lamentò prendendo la bambina tra le braccia e infilandole il poppatoio tra le labbra piccole e livide per il gran freddo che aveva patito.
Quanto è bella! Guardate che occhi! Somiglia alla madre! Ma i suoi non si riapriranno mai più,
aggiunse, indicando quelli che Semprini pietosamente aveva provveduto a richiudere.
Ma quale disgraziato ha potuto compiere questo misfatto! E in presenza della figlia! Maledetta bestia!, non ci si abitua mai alla crudeltà degli uomini!
Vedi, Carotenuto, questa bestia maledetta come dici tu, doveva ben conoscere la signora! Cioè la vittima, voglio dire. Non si è introdotto in casa furtivamente; è stato ricevuto in salotto, forse dalla signora stessa che aveva con sé la bambina. Lo scialle in cui era avvolta è ancora là sulla poltrona dove forse era seduta e certamente l’assassino era accomodato anche lui nella poltrona accanto. Infatti sul tavolino ci sono due bicchieri, del tabacco!, e si avverte ancora l’odore penetrante della pipa che il maledetto ha fumato. Conversavano, forse litigavano, chi può saperlo! Poi la mamma avrà sentito che la bambina aveva bisogno del cambio del pannolino ed è venuta qui per sostituirglielo. Ed è qui che la poveretta, seguita dall’assassino, è stata colpita alle spalle. Perché proprio qui nella camera della piccola… mi chiedo. Sarà scoppiato un alterco, qualcosa di serio. Questo non è un omicidio premeditato… l’arma del delitto… una bottiglia di acqua, trovata sul posto!
Era intanto arrivata la scientifica; i tecnici entravano e uscivano da ogni stanza, scattavano foto da tutte le angolazioni, rilevavano impronte un po’ dappertutto cercando di non contaminarle, per quanto possibile. E, alla fine, dopo aver tracciato sul pavimento la sagoma del povero corpo dove era caduto, per rilevare la posizione, avevano provveduto a rimuoverlo e ad apporre i sigilli alla stanza.
II
Erano le due di notte e il preside Fiorani che per primo aveva sentito il pianto della bambina, notato la porta aperta della casa e chiamato la polizia, aveva poi provveduto, sollecito e premuroso, ad avvertire la madre della povera vittima che ben conosceva; la quale in quell’ora di notte stava arrivando trafelata, in preda a una disperata crisi di dolore, rivestita in fretta, i capelli in disordine e il viso stravolto.
Strappata dalle braccia dell’ispettore Carotenuto la piccola nipote, la povera donna la stringeva convulsamente al seno e intanto urlava frasi sconnesse, emettendo lamenti strazianti come bestia ferita a morte. Vigliacco,
sbraitava, me l’hai uccisa! Verme! Verme schifoso! Senza pietà! Senza cuore… Senza umanità! Maledetto!
Il commissario le si era avvicinato e tenendola per le spalle, l’aveva con dolcezza accompagnata accanto al divano invitandola a sedersi.
Signora, mi scusi, capisco il suo dolore e lo condivido profondamente. Ma la prego di calmarsi anche per questa povera creatura che è terrorizzata.
Sinceramente commosso, provava per quella madre grande comprensione e pena, per cui, parlandole con tono accorato: Ma chi sarebbe questo Verme che le avrebbe ammazzato sua figlia?
chiese.
Vigliacco, vigliacco! Chi è il Verme?
rispose la donna voltandosi di scatto e guardandolo allucinata. Suo marito!, e chi se non lui? la odiava! La odiava da quando lei lo ha lasciato!, e per fortuna non ha ammazzato anche la bambina!
Ma come, signora, pensa che suo genero avrebbe potuto anche infierire sulla propria figlia?
la interruppe Semprini alquanto turbato.
Ma che dice commissario!, lui non è il padre della bimba! Mia figlia era ormai divorziata, mia nipote è la figlia del professor Serrani!
Questo professor Serrani era il convivente di sua figlia dunque?!
fece il commissario cercando di capirci qualcosa attraverso il fiume di parole che usciva dalla bocca della poveretta. Ma scusi dov’è stasera il professore se a quest’ora non è ancora rincasato?
Oh lui non c’è… non viene tutte le sere a casa, commissario, perché… perché vive ancora con la moglie!
Ha moglie il professore?
chiese Semprini facendosi sempre più attento, cercando, a ogni parola della signora, di intravedere una possibile soluzione in quel terribile giallo.
La bimba intanto si era addormentata serena tra le braccia della nonna, la quale, stringendola a sé quasi a trasmetterle il suo calore, a volte continuava ancora a lamentarsi e a volte riprendeva a gridare come in preda a un incubo.
Sandra, tesoro mio, figlia, figlia adorata! Tutte le mie speranze, tutta la mia vita! Come farò?, mi lasci in questo inferno!, sola con la bambina e con quel povero disgraziato di Giovanni!
Giovanni è suo marito? A proposito… perché non è qui con lei?
la interruppe.
Ma mio marito è morto, commissario, sono vedova! Giovanni è mio figlio! Lui è in comunità adesso; si sta disintossicando…
Suo figlio è un tossicodipendente?, quanti anni ha questo ragazzo?
Sembrava una tragedia senza fine!
Giovanni ha ventiquattro anni; è più giovane di mia figlia, di Sandra voglio dire, di otto anni. È stata la nostra croce questo figlio! Mia e di mio marito, prima che morisse di cancro. Una croce anche per questa povera sorella che ne ha dovuto fare di sforzi, prima per laurearsi e poi per affermarsi nella professione! Perché, lo sa commissario, mia figlia era un medico, un bravo medico come suo padre; che Iddio li abbia in gloria tutti e due ormai!
Tirava su col naso poverina, come fanno i bambini. E invero, così piccola com’era, con quella zazzeretta intorno al viso di un biondo grigiastro sembrava veramente una povera bimba smarrita, con la sua bambola tra le braccia.
Giovanni, signor commissario, Giovanni deve guarire adesso!, altrimenti, perché devo continuare a vivere io?
Allora Semprini la interruppe: Signora Anastasi, la prego, si calmi! Ora suo figlio si sta curando; prima o poi ne verrà fuori. Però ora dovremmo avvertire il professore, il compagno di sua figlia. Sa è indispensabile, anche se doloroso. E anche il marito divorziato,
aggiunse.
"Ma sì, andate a prenderlo!, mettetelo in galera!, altrimenti vado io e lo ammazzo, quel dannato, con queste mani! E pensare che gli volevo tanto bene. Era cresciuto in casa nostra e si erano amati tanto da piccoli. Ma dopo la morte di mio marito Sandra non lo voleva più; non voleva più sposarlo; forse il dolore per la morte del padre le aveva spento quell’amore dentro! Io, invece, sì che gli volevo bene! convinsi mia figlia e si sposarono. E lui un giorno ebbe il coraggio di scacciarmi perché ero andata a piangere a casa loro quando Giovanni il giorno in cui gli avevo negato il denaro per farsi mi aveva quasi